Frasi su ritorno
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“Il silenzio mantenuto finora [sui massacri delle foibe], o quasi silenzio, si spiega facilissimamente: tutta la storiografia italiana del dopoguerra era di sinistra, apparteneva all'intellighenzia di sinistra, la quale era completamente succuba del Partito Comunista. Quindi non si poteva parlare delle foibe, che non appartenevano al comunismo italiano, ma appartenevano certamente al comunismo slavo, di cui però il comunismo italiano era alleato e faceva gli interessi. Quindi di questo non si poteva parlare, e non si poteva parlare delle stragi del triangolo della morte, perché anche queste ricadevano sulla coscienza – ammesso che ce ne sia una – del Partito Comunista, il che sta a dimostrare quello che dicevo prima, cioè che la Resistenza non fu una resistenza, fu una guerra civile tra italiani che continuò anche dopo il 25 aprile. […] [Sull'eccidio dei conti Manzoni] Andai come giornalista […] per appurare com'era andata la strage dei conti Manzoni, dopo la fine della guerra. […] Una famiglia di persone che col fascismo non aveva niente a che fare, ci aveva convissuto come tutti gli italiani. Bene, nessuno mi voleva parlare di questa faccenda. […] Nessuno ne aveva parlato, né dei Carabinieri né della Polizia e tantomeno della magistratura, eppure lo sapevano. […] C'era una complicità assoluta, una complicità dannata. […] Se ne parla ora perché il Muro di Berlino è crollato, ma si ricordi che trent'anni fa, quando De Felice annunziò di mettere allo studio il ventennio fascista per sapere com'era andata, fu proposta la sua estromissione dalla cattedra universitaria, solo perché metteva allo studio un ventennio di storia italiana che, bella o brutta, c'era stata. […] Non era possibile inquadrare storicamente il fascismo: chi lo faceva, cercando di spiegare i perché della sua durata, ed anche i perché della sua catastrofe, veniva accusato di fascismo.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Dalla Monarchia alla Repubblica
Interviste

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“Crisalo: I due Atridi sono famosi per aver compiuto un'impresa grandiosa: conquistarono dopo dieci anni Pergamo, la patria di Priamo, difesa da mura divine, con armi, cavalli, un esercito di fortissimi combattenti, una flotta di mille navi. Roba veramente da nulla rispetto a quello che farò io per espugnare il mio padrone, senza flotta e senza tutto quel grande esercito. L'ho preso, sono riuscito a portargli via l'oro per il padroncino innamorato. Prima che ritorni, voglio intonare un lamento funebre. O Troia, patria, Pergamo, o vecchio Priamo, sei bello che morto: ti sto per scucire quattrocento filippi d'oro. Le tavolette sigillate che ti ho consegnato non sono mica delle tavolette, sono il cavallo di legno degli Achei. Pistoclero, da cui le ho prese, è Epeo, il costruttore, Mnesiloco è Sinone, quello che fu lasciato indietro, ma non sta presso la tomba di Achille, è a letto con Bacchide. Quello vero un tempo accese del fuoco per dare il segnale, questo qua invece… è proprio lui a bruciare. E io sono Ulisse, grazie alla cui astuzia sta avvenendo tutto questo. Tutte le cose scritte qui, nelle tavolette, sono i soldati all'interno del cavallo, ben armati e pien di coraggio. Fino a questo momento tutto è andato per il verso giusto. Il cavallo ora dovrà attaccare non una rocca, ma un forziere: per l'oro del vecchio sarà rovina, strage, terribile lusinga. Al nostro sciocco vecchio posso dare sicuramente il nome di Ilio; al soldato è Menelao, io sono Agamennone e anche Ulisse figlio di Laerte, Mnesiloco è Paride che manda in rovina la sua patria. Ha rapito Elena, per questo sto assediando Ilio. Ho sentito che anche lì Ulisse fu coraggioso e perfido, proprio come me. Io sono stato beccato nel mezzo dei miei inganni, lui rischiò quasi di morire mentre spiava le mosse dei Troiani travestito da mendicante. Oggi a me è successo qualcosa di simile. Mi hanno incatenato, ma me la sono cavata con l'inganno: anche lui si salvò con i suoi inganni. Ho sentito che tre furono i segni del fato che preannunciavano la rovina di Troia: se fosse stata portata via la statua dalla rocca, poi la morte di Troilo, terzo, quando si fosse spaccato lo stipite superiore delle porte frigie. E tre sono anche i segnali del fato per la nostra Ilio. Primo: quando ho raccontato al vecchio la storia dell'ospite, dell'oro e della barca: in questo modo ho portato via dalla rocca la statua. Poi me ne rimanevano ancora due per prendere la roccaforte. Quando ho consegnato le tavolette al vecchio: lì ho ucciso Troilo: lui pensava che Mnesiloco fosse a letto con la moglie del soldato. Qui mi sono salvato per un pelo. Ma è come il pericolo che corse Ulisse quando, raccontano, fui riconosciuto da Elena e consegnato a Ecuba; ma, come allora Ulisse riuscì a liberarsi grazie alle sue lusinghe, convincendo Ecuba a lasciarlo andare, così io con la mia astuzia sono scampato al pericolo e ho messo nel sacco il vecchio. Poi mi son dovuto scontrare con il grande soldato che conquista le città senza armi, solo con le sue ciance, e ho sistemato anche lui. Poi altra battaglia con il vecchio. M'è bastato un solo inganno per sbaragliarlo e ho preso il bottino in un colpo solo. Ora consegerà al soldato i duecento filippi che ha promesso. Però ne servono altri duecento da spendere dopo la presa di Troia, che ci sia del vino per il trionfo dei vincitori. Questo Priamo è molto meglio dell'altro: non c'ha mica cinquanta figli, ne ha quattrocento e tutti di prima scelta, senza un solo difetto. Li farò a pezzi in due soli colpi. Se c'è qualcuno che lo compra, il nostro Priamo, io lo metto pure in vendita: penso che questo vecchio sia veramente roba da vendere, da mettere all'asta, dopo che avrò espugnato la roccaforte. Ma eccolo là il nostro Priamo, davanti alla porta. Gli vado a parlare.”

vv. 925-978; 2007
Bacchides
Origine: Il servo plautino è anche un personaggio sbruffone e strafottente. Qui celebra le proprie gesta con lessico e argomenti attinti dall'epica di Omero, che è parodiata nel monologo. Tutti i personaggi epici ivi citati: Achille, Agamennone, Ecuba, Elena, Epeo, Laerte, Menelao, Paride, Priamo, Sinone, Troilo, Ulisse.

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“II Il viaggio e il ritorno”

Dino Campana (1885–1932) poeta italiano

Salivano voci e voci e canti di fanciulli e di lussuria per i ritorti vichi dentro dell'ombra ardente, al colle al colle. A l'ombra dei lampioni verdi le bianche colossali prostitute sognavano sogni vaghi nella luce bizzarra al vento. (p. 14)
Dal giardino una canzone si rompe in catena fievole di singhiozzi: la vena è aperta: arido rosso e dolce è il panorama scheletrico del mondo. (p. 15)
O il tuo corpo! il tuo profumo mi velava gli occhi: io non vedevo il tuo corpo (un dolce e acuto profumo): là nel grande specchio ignudo, nel grande specchio ignudo velato dai fumi di viola, in alto baciato da una stella di luce era il bello, il bello e dolce dono di un dio: e le timide mammelle erano gonfie di luce, e le stelle erano assenti, e non un Dio era nella sera d'amore di viola: ma tu leggera tu sulle mie ginocchia sedevi, cariatide notturna di un incatevole cielo. (p. 15)
Aprimmo la finestra al cielo notturno. Gli uomini come spettri vaganti: vagavano come gli spettri: e la città (le vie le chiese le piazze) si componeva in un sogno cadenzato, come per una melodia invisibile scaturita da quel vagare. Non era dunque il mondo abitato da dolci spettri e nella notte non era il sogno ridesto nelle potenze sue trionfale? Qual ponte, muti chiedemmo, qual ponte abbiamo noi gettato sull'infinito, che tutto ci appare ombra di eternità? A quale sogno levammo la nostalgia della nostra bellezza? La luna sorgeva nella sua vecchia vestaglia dietro la chiesa bizantina. (p. 16)
Canti orfici e altri scritti

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“Testimoniare non vuol dire predicare il ritorno sulle strade di una volta.”

Primo Mazzolari (1890–1959) presbitero, scrittore e partigiano italiano

Impegno con Cristo

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“Ho capito che il Vaticano non ce l'ha con noi.”

Umberto Bossi (1941) politico italiano

di ritorno dalla visita al cardinale Bagnasco con Roberto Calderoli
citato in Corriere della sera, 5 settembre 2009

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“Il sostantivo śaṭan ha dunque, in ebraico, il significato di «colui che si oppone», e di «avversario», anche nel senso generico di nemico di guerra. Cosí, nel libro dei Re, vengono indicati con tale termine i nemici di Salomone, mentre nei libri di Samuele śaṭan è sia Davide – in tal modo definito dai suoi antagonisti filistei – sia, in senso collettivo, i rivoltosi che si oppongono al ritorno di Davide stesso. In due passi la parola è poi impiegata nel senso tecnico di «colui che sostiene l'accusa in giudizio.»”

Giulio Busi (1960) filologo italiano

da Śaṭan שטן. Avversario, in Simboli del pensiero ebraico. Lessico ragionato in settanta voci, pp. 319-320.
Origine: [Nota presente nel medesimo testo da cui è tratta la citazione] I</small>Re <small>II.I4, II.23 e II.25</small>
Origine: [Ibid. nota precedente] <small>I</small>Sam. <small>29.4</small>
Origine: [Ibid. nota precedente] <small>I</small>Sam. <small>19.23

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“I mezzi di annientamento di massa corrispondono al ritorno in grande stile del valore al posto dell'essere.”

Manlio Sgalambro (1924–2014) filosofo, scrittore e poeta italiano

Dialogo sul comunismo

“La cosa più irritante di questi giorni insanguinati sono le facce dei capi della destra che sfilano in tv con cupi sorrisi e una soddisfazione implosa che irrigidisce i loro sguardi, tipo: lo sapevamo che sarebbe finita così. Quel loro pattinare sui nervi scoperti del Paese per annettersi qualche voto, qualche consenso, qualche maledizione. Gianfranco Fini in impermeabile bianco che sfila, insieme al suo manipolo di colonnelli, tra le sterpaglie di Tor Di Quinto, dove è stata uccisa Giovanna Reggiani. Fuma, si guarda in giro, vede tutto per la prima volta, ma la racconta come se fosse l'ultima: è copla del governo, è colpa di Veltroni. Silvio Berlusconi che passa la serata al Bagaglino, sale sul palco, racconta barzellette, se la spassa, poi esce e davanti ai cronisti ritorna in parte: sono davvero addolorato per la vittima. Ma è tutta colpa del governo, è colpa di Veltroni. Pierferdinando Casini che torna, come un figliol prodigo, tra gli applausi, nei saloni bianchi di Palazzo Grazioli all'ultimissimo vertice della destra, convocato sul tema "sicurezza", per dire che finalmente sì "siamo tornati tutti insieme, perche gli italiani non meritano divisioni". E che per il resto è tutta colpa del governo, è colpa di Veltroni. Ma se era tutto risaputo, se la violenza del giorno per giorno, vittima per vittima, stava già chiarissima davanti ai loro fiammeggianti occhi, come mai in cinque anni di governo non hanno varato niente di niente, a parte cancellare il falso in bilancio, tagliare i tempi delle prescrizioni, ideare le migliori modalità per inceppare rogatorie e processi, difendere Previti, occupare la Rai, scalare il Corriere, scassare i conti pubblici?”

Pino Corrias (1955) giornalista e scrittore italiano

da Destra http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/, 6 novembre 2007

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“Finale tra le più strane che ricordi. Dieci minuti scarsi di Manchester, anzi di Cristiano Ronaldo, poi quel gol in coproduzione tra Eto'o e Van der Sar e da lì in poi ottanta di Barcellona, via via più convinto mano a mano che gli inglesi sparivano dal campo. Difficile dire se siano stati più i meriti del Barca o i demeriti degli altri. Fatto sta che il verdetto è ineccepibile. E che a gioco lungo la qualità degli spagnoli ha finito per stagliarsi in tutta la sua nitidezza, pur senza raggiungere i bagliori della magica serata al Bernabeu di un mese fa. Due grandi tessitori, Xavi e Iniesta, un fuoriclasse, Messi, non al suo meglio ma capace comunque di una prodezza fuori repertorio, quel colpo di testa in avvitamento che ha chiuso la partita. E uno strepitoso Puyol, che si è calato nei panni di Dani Alves prima chiudendo e poi sfiorando due volte nel finale il colpo della goleada. Ma anche una coppia centrale attenta, e un paio di gregari sempre puntuali al servizio dei costruttori di gioco. Pep Guardiola può andar fiero di questa sua creatura che, al debutto assoluto, ha spazzolato Liga, coppa di Spagna e coppa dei Campioni giocando il miglior calcio continentale di stagione. Si sa che la fortuna aiuta gli audaci. Quel colpo di Iniesta all'ultimo istante del ritorno col Chelsea, ha consentito che alla fine a trionfare fossero i più forti.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

28 maggio 2009

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“Il moderno invecchia; il vecchio ritorna di moda.”

Leo Longanesi (1905–1957) giornalista, pittore e disegnatore italiano

Milano, 29 aprile 1952
La sua signora

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“Ritorna o padre santo al tuo San Pietro, | e stringi el freno al tuo caldo desire, | che, per dar in segno e poi fallire, | reca altrui più disonor che starsi adietro.”

Marin Sanudo il Giovane (1466–1536) storico e politico italiano

citato in Claudio Rendina, I peccati del Vaticano, Newton Compton 2009
Citazioni di Marin Sanudo

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“Io invece penso che l'open source sia il sistema migliore per precipitare nella barbarie. Certe cose vengono fatte perché esiste un'industria che le produce e investe senza un ritorno economico. Senza un editore, Hemingway non sarebbe stato scoperto.”

Giorgio Faletti (1950–2014) scrittore italiano

Origine: Dall'intervista di Anna Masera, Faletti: «La mia faccia gratis per combattere la pirateria», la Stampa, 10 maggio 2005, p. 14.

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“E nella bocca ho un sapore amaro, più vivo largo più mi sento magro: lo vuole il fato. […] Amo qualcosa di concreto che sento e vedo!”

Bassi Maestro (1973) rapper, disc jockey e beatmaker italiano

da Non chiamatelo un ritorno
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“Io sono la leonessa seduttrice e ritorno per coprire i sottomessi di vergogna e per regnare sulla terra. Ritorno per guarire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva.”

Joumana Haddad (1970) poetessa, giornalista e traduttrice libanese

da Il ritorno di Lilith
In Non ho peccato abbastanza

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“[Sulla stagione 2007-2008 che segna il ritorno in Serie A della Juventus] La Juve è la Juve, deve stare sempre in alto.”

Fabio Capello (1946) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Dall'intervista di Valerio Clari, Capello consulente Inter "Occhio al contropiede" http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Primo_Piano/2008/03_Marzo/11/capello.html, Gazzetta.it, 11 marzo 2008.

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“È un altro giorno che trasforma e tutto intorno cambia forma | È un altro luogo, è un altro modo, è un'altra chance che non ritorna”

Nesli (1980) rapper, beatmaker e cantautore italiano

da Un altro giorno, n. 8
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“Sempre solo sempre a parte abbandonato quanto più mi allontano lei ritorna nella pena di una morna.”

Vinicio Capossela (1965) cantautore e polistrumentista italiano

da Morna
Il ballo di San Vito

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“È una ruota che gira | che gira e se ne va | ma ritorna e dopo parte | gira gira e se ne va.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da AD 4000 dc, n. 3
Ingresso libero

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“Il marchese La Fayette ritorna dall'America | importando la rivoluzione e un cappello nuovo.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Sfiorivano le viole, n. 2
Mio fratello è figlio unico

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“Rare tracce di un passato | che è passato e che ritorna, | lascia un segno e poi sparisce, | dove andrà?”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Rare tracce, n. 7
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“Non ci fu dunque un tempo, durante il quale avresti fatto nulla, poiché il tempo stesso l'hai fatto tu; e non vi è un tempo eterno con te, poiché tu sei stabile, mentre un tempo che fosse stabile non sarebbe tempo. Cos'è il tempo? Chi saprebbe spiegarlo in forma piana e breve? Chi saprebbe formarsene anche solo il concetto nella mente, per poi esprimerlo a parole? Eppure, quale parola più familiare e nota del tempo ritorna nelle nostre conversazioni? Quando siamo noi a parlarne, certo intendiamo, e intendiamo anche quando ne udiamo parlare altri. Cos'è dunque il tempo? Se nessuno m'interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m'interroga, non lo so. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente. Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più, il secondo non è ancora? E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di esso che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà? Quindi non possiamo parlare con verità di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere.”

14, 17
Confessioni, Libro XI (Meditazioni sul primo versetto della Genesi)

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“Il genio della violenza è fuggito dalla bottiglia.”

Alex Zanotelli (1938) religioso, presbitero e missionario italiano

da Senza ritorno, il manifesto, 10 dicembre 2002

“L'Europa ci incastra meno di quanto credessimo: s'è italianizzata col ritorno dell'Est ai tedeschi. Né la sua moneta, né la sua forma politica sono fatte per durare.”

Geminello Alvi (1955) economista e saggista italiano

Origine: Una repubblica fondata sulle rendite, p. 124-125

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“Tu non sai | che i morti al mondo non ritornan mai!”

Giovanni Prati (1814–1884) poeta e politico italiano

da Tutto ritorna

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“[Riferendosi alla Partita del secolo] Non è stata solo una partita, è stato un evento collettivo, storico, roba da sociologia, mica solo sport. Noi ovviamente eravamo solo ragazzi e non avemmo la percezione reale di cosa stavamo vivendo, lo capimmo solo dopo, al nostro ritorno in Italia. Non era calcio, era di più.”

Roberto Boninsegna (1943) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Citato in Monica Colombo e Carlos Passerini; Euro 2016, la nostra Italia-Germania. Boninsegna, Altobelli, Zambrotta e Balotelli raccontano 42 anni di vittorie sui tedeschi http://www.corriere.it/sport/europei-di-calcio-2016/italia/cards/euro-2016-nostra-italia-germania-boninsegna-altobelli-zambrotta-balotelli-raccontano-42-anni-sfide-tedeschi/1970-4-3-boninsegna-furono-cinque-partite-una_principale.shtml, Corriere.it, 30 giugno 2016.