Frasi su americano
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“La costruzione di moschee in tutto il mondo è pretesa come un diritto inalienabile; la costruzione di chiese cristiane in molti paesi arabi è impensabile. La propaganda della fede musulmana è un dovere sacro, la missione di altre religioni un crimine. Il semplice possesso di una Bibbia viene penalmente perseguito nell'Arabia Saudita. Un califfo autonominatosi tale si scaglia contro la propria espulsione in quanto lesiva dei diritti dell'uomo. Laddove l'incitamento ad ammazzare un romanziere apostata è approvato da molti musulmani. Slogan del tipo «morte agli infedeli (agli americani, ai danesi, ai tedeschi, ecc.)» sono considerati una forma legittima di protesta, per la quale tutti devono mostrare comprensione. Con l'aria dell'innocenza bistrattata predicatori dell'odio pretendono la libertà di opinione, la cui eliminazione è il loro scopo dichiarato. La disintegrazione al tritolo delle statue di Buddha a Bamiyan è stata considerata in Afghanistan un atto di devozione; di reazioni violente in Thailandia o in Giappone non è giunta notizia. Ma non appena si prospetta la proiezione di un film che critica i costumi islamici, la plebaglia si schiera compatta e fioccano le minacce di morte. Si chiede a gran voce rispetto, ma lo si nega agli altri. Mentre le lamentele per la discriminazione dei musulmani della diaspora sono all'ordine del giorno, del tutto ovvia è la discriminazione degli «infedeli» e delle donne da parte dei musulmani stessi.”

XIII; 2007, pp. 54-56
Il perdente radicale

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“Assumere rimedi tossici per risolvere scelte cattive sullo stile di vita è estremamente inefficace e permette l’avanzare del processo di malattia. La dieta americana è degenerata nel fast-food, cibo trattato e raffinato.”

Joel Fuhrman (1953) medico statunitense

Origine: Citato in Maurizio Martucci, Alimentazione, rivoluzione coltello e forchetta http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/06/alimentazione-rivoluzione-coltello-e-forchetta/1015021/, il Fatto Quotidiano.it, 6 giugno 2014.

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“Quanto all'Occidente, osservava in imbarazzato silenzio e chi aveva salutato con entusiasmo l'avvento dell'ayatollah confessava quasi a denti stretti il proprio errore o pentimento. La cosiddetta sinistra, quella sinistra per cui una rivoluzione va sempre assolta e chi non è d'accorso su questo è un fascista, tentava addirittura di giustificare lo scempio. «Devi capire che la rivoluzione non è un invito a nozze.» «Pensa a Robespierre e alle migliaia di ghigliottinati durante il Terrore, pensa a Lenin e alle centinaia di migliaia liquidati con le Grandi Purghe.» «Non dimenticare che certi eccessi sono inevitabili e necessari. Non è la prima volta che la rivoluzione divora i propri figli.» Non avevano detto le stesse cose, del resto, quando la libertà era stata assassinata in Polonia e in Cecoslovacchia e in Ungheria e nella Germania dell'Est, quando i sogni erano stati traditi a Cuba e in Vietnam? Non s'erano forse macchiati della stessa malafede, gli ipocriti, non s'erano forse rifugiati dietro la stessa disonestà, lo stesso timore d'apparir reazionari? Lo sapevo ben io che fino al giorno in cui avevo raccontato le infamie viste a Saigon, le colpe degli americani e dei sudvietnamiti e dei Loan, me l'ero cavata benissimo: conquistando orde di ammiratori e di amici. «Gran giornalista, grande scrittrice, gran donna.» Però appena avevo raccontato le infamie viste ad Hanoi, le colpe dei nordvietnamiti e dei vietcong e dei Giap, ero stata linciata sui loro giornali. E gli ammiratori s'erano trasformati in dispregiatori, gli amici in nemici: «Mascalzona, calunniatrice, serva del Pentagono. Ha offeso la rivoluzione!».
La rivoluzione. È dalla presa della Bastiglia che l'Occidente vive nella bugia chiamata rivoluzione. È da allora che questa parola equivoca ci ricatta come una parola santa, in quanto tale ci viene imposta come sinonimo di libertà-uguaglianza-fraternità, simbolo del riscatto e del progresso, speranza per gli oppressi. È da allora che le stragi compiute in suo nome vengono assolte, giustificate, accettate, che i suoi figli vengono macellati dopo aver macellato: convinti che essa sia la cura di ogni cancro, la panacea di ogni male. Ma rispettosamente la pronunciamo, rispettosamente la studiamo a scuola, rispettosamente la analizziamo nei trattati di politologia e nei saggi di filosofia. Rispettosamente non osiamo contestarla, rifiutarla, sbugiardarla sputando in faccia agli imbecilli e ai violenti che se ne servono per carriera.”

Origine: Intervista con il Potere, pp. 36–37

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“Robert ha di nuovo, diciamo, mascolinizzato il panorama degli attori americani, ma i suoi personaggi riflettono anche tanta fragilità e i difficili legami che spesso i ragazzi di oggi hanno con la famiglia o nei rapporti.”

Allen Coulter regista statunitense

Origine: Citato in Il vampiro Pattinson ora è un ribelle come James Dean https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/02/vampiro_Pattinson_ora_ribelle_come_co_9_100302078.shtml, Corriere della Sera, 2 marzo 2010.

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“Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano.”

Franco Zeffirelli (1923–2019) regista italiano

Origine: Citato in Gianluca Maggiocomo, Fiorentina e Juventus: trent'anni contro http://sport.sky.it/sport/calcio_italiano/2012/03/15/perche_fiorentina_e_juventus_sono_rivali.html, Sport.sky.it, 15 marzo 2012.

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“La Guerra del Vietnam è stata la prima guerra che negli Usa è stata condotta soprattutto come una campagna pubblicitaria. La manipolazione della verità attraverso i mezzi di comunicazione di massa e del governo fu uno degli obiettivi di questa campagna. Ciò ha condotto al fatto che l'opinione pubblica americana ha avuto un'immagine falsa e manipolata durante l'intera guerra. Questa campagna indusse i soldati a mentire di continuo e per tutto il corso della guerra il numero dei nemici uccisi venne esagerato. Venivano celebrate delle vittorie, quando queste vittorie erano impossibili. Ma per ironia della sorte la guerra venne persa anche sul piano dei media perché fin dall'inizio la guerra del Vietnam è stata una guerra di Public Relations, una guerra che anche i PR persero. […] I Vietcong pensavano che sarebbe bastato recarsi in quei luoghi e ci sarebbero state rivolte. Non successe nulla di tutto ciò. L'offensiva fu così un errore. Ma i Vietcong non avevano preso in considerazione lo shock che aveva subito l'opinione pubblica americana per la perdita subita in termini di capacità di lotta dal suo esercito. Dopo che per anni erano stati bombardati di false ed esagerate notizie di vittorie, gli americani a casa non si aspettavano un'offensiva del nemico. E così si verificò ironicamente che la disfatta dei Vietcong si trasformò in una loro vittoria psicologica.”

Stanley Kubrick (1928–1999) regista statunitense
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“La grande religione americana della Bistecca.”

Frances Moore Lappé (1944) attivista e scrittrice statunitense

Origine: Da Diet for a Small Planet; citato in Rynn Berry, Da Buddha ai Beatles: la vita e le ricette inedite dei grandi vegetariani della storia, traduzione di Annamaria Pietrobono, Gruppo Futura – Jackson Libri, Bresso, 1996, p. 171. ISBN 88-256-1108-0

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“I nostri professori americani amano la loro letteratura chiara, fredda, pura e sempre morta.”

Sinclair Lewis (1885–1951) romanziere e drammaturgo statunitense

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“Donald Trump è un noto tamarro, e se gli americani dovessero eleggere quel riporto ambulante presidente o anche solo candidato repubblicano mi strapperei i capelli.”

Giuliano Ferrara (1952) giornalista, conduttore televisivo e politico italiano

Origine: Da Argomenti per una misurata tensione misogina (Donald Trump a parte) http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/08/10/argomenti-per-una-misurata-tensione-misogina-donald-trump-a-parte___1-v-131666-rubriche_c379.htm, ilfoglio.it, 10 agosto 2015.

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“I dittatori sono propensi alla cinefilia. Lenin, che detestava la musica perché era irritato dal fatto che lo faceva diventare sentimentale, considerava che tra tutte le arti il cinema poteva essere la più utile alla causa del proletariato. Hitler vedeva quasi tutte le sere in una sala cinematografica perfettamente attrezzata operette viennesi d'epoca e musical americani, e regalò a Eva Braun una cinepresa per girare a colori scene che ancora oggi ci gelano il sangue, un misto di ridenti immagini domestiche e igure genocide che prendono il sole sulle terrazze con vista sulle Alpi. Anche a Stalin piacevano i musical americani e i film western e, dato che soffriva d'insonnia come Hitler e si divertiva a tenere svegli i suoi cortigiani fino a notte fonda, a volte prolungava la sessione cinematografica con una festa alcolica, durante la quale osservava in silenzio adulatori e future vittime come se stesse inventando per ognuno un copione sinistro dall'epilogo ignoto a tutti tranne che a lui. Il generale Franco non andava a letto tardi e non beveva, ma la sua passione per il cinema era altrettanto forte, al punto che scrisse la sceneggiatura di un film, Raza, che era una patetica fantasia ricamata sulla sua biografia, e una dimostrazione del fatto che il cinema può rovinare l'immaginazione di chiunque. Forse ai dittatori piacciono tanto i film perché hanno pochissime opportunità di uscire la sera e perché sono costantemente circondati da persone servili di cui non sanno più che fare.”

Antonio Muñoz Molina (1956) scrittore e saggista spagnolo

Origine: Da El tirano cinéfilo, País; tradotto in Il tiranno cinefilo, Internazionale n. 1101, 8 maggio 2015.

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“Scrivo per me stessa e per gli sconosciuti.”

Gertrude Stein (1874–1946) scrittrice e poetessa statunitense

Origine: Citato in Fredric Jameson, Firme del visibile. [Hitchcock, Kubrick, Antonioni] (Signatures of the Visible, 1990), traduzione di Daniela Turco, a cura di Gabriele Pedullà, Donzelli, Roma, 2003, p. 23 https://books.google.it/books?id=XIepkdFhIlYC&pg=PA23#v=onepage&q&f=false. ISBN 88-7989-766-7

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“Si dice che Fabrizio sia il Dylan italiano, perché non dire che Dylan è il Fabrizio americano?”

Fernanda Pivano (1917–2009) traduttrice italiana

citata in Corriere della Sera http://www.corriere.it/spettacoli/08_ottobre_19/andre_film_f98b87b0-9dac-11dd-b589-00144f02aabc.shtml, 19 ottobre 2008

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“Niente mi fa più paura di una presidenza Trump. Sono terrificato all'idea che diventi presidente. […] Ho considerato di trasferirmi in Canada a tal punto che i miei amici conservatori mi hanno detto: "Va', vattene, non sei un vero americano in ogni caso."”

Stephen King (1947) scrittore e sceneggiatore statunitense

Origine: Citato in Stephen King contro Donald Trump http://www.ilpost.it/2016/09/25/stephen-king-donald-trump/, Il Post.it, 25 settembre 2016.

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“Alligatore (s. m.). Coccodrillo americano superiore sotto ogni punto di vista ai coccodrilli delle fatiscenti monarchie del vecchio mondo.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 24
Dizionario del diavolo

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“la bussola morale dei ventenni americani […].”

Rosie O'Donnell (1962) attrice, conduttrice televisiva e autrice televisiva statunitense
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“Molti americani musulmani hanno servito valorosamente nel nostro esercito, e hanno fatto il sacrificio massimo. Il capitano Khan era uno di questi esempi coraggiosi. Il suo sacrificio – e quello di Khizr e Ghazala Khan – non sarà dimenticato. Punto.”

Paul Ryan (1970) politico statunitense

Origine: Da un comunicato; citato in I Repubblicani stanno un po' mollando Trump http://www.ilpost.it/2016/08/03/sostegno-repubblicani-trump/, ilPost.it, 3 agosto 2016.

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“Credo che si dovrebbe dare rapidamente a Falconi una Green Card ad honorem. Nel panorama dell'urban fantasy, è diventato il nostro scrittore americano.”

Pierdomenico Baccalario (1974) scrittore italiano

Origine: Dallendorsement di Francesco Falconi, Nemesis. L'Ordine dell'Apocalisse, Castelvecchi Editore, 2010. ISBN 9788876154263

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“Come il frastornato vincitore di una lotteria, il governo americano, la mattina dopo la caduta improvvisa del comunismo, non sa cosa fare.”

Ted Sorensen (1928–2010)

da Foreign Affairs, giugno 1990
Origine: Citato in Furio Colombo, Il terzo dopoguerra: conversazioni sul post-comunismo, Rizzoli, Milano, 1990, p. 5. ISBN 88-17-84070-X

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“Oh Dio, io sono il sogno americano | Non credo di essere tanto esagerato | Io sono un bel figlio di puttana | Avrò un buon impiego e diventerò ricco davvero.”

Frank Zappa (1940–1993) chitarrista, compositore e arrangiatore statunitense

da Bobby Brown
Origine: Oh God I am the American dream | I do not think I'm too extreme | & I'm a handsome son of a bitch | I'm gonna get a good job & be real rich.

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“In tutto il mondo ogni paese si trova sotto pressione economica. Paesi devastati dalla guerra cercano di ricostruire le loro industrie. Il loro bisogno di effettuare nei prossimi mesi importazioni sarà superiore alla loro capacità di esportare. Perciò essi sentono la necessità di controllare rigidamente le importazioni […]. Se questa tendenza non verrà rovesciata, il governo degli Stati uniti si troverà presto o tardi sotto pressione perché faccia uso anch'esso degli stessi strumenti, nella lotta per assicurarsi mercati di materie prime […]. Ma questo è proprio ciò che noi abbiamo sempre cercato di evitare sin dal la fine della guerra. Non è un metodo americano. Non è la via verso la pace […]. Il nostro popolo è unito. Esso è stato capace di comprendere le sue responsabilità. Esso è pronto ad assumere il proprio ruolo di guida. Esso è risoluto a operare per un ordine internazionale nel quale la pace e l'ordine siano durevoli. Pace e libertà non sono raggiunte in modo facile. Non possono essere ottenute con la forza. Esse vengono dalla mutua comprensione e collaborazione, dal desiderio di condursi lealmente in tutti campi politici economici con tutte le nazioni amiche. Sia nostra volontà continuare in questa via ora e nel futuro. Se altre nazioni del mondo faranno altrettanto, sarà possibile raggiungere l'obiettivo della pace e della libertà nel mondo.”

Harry Truman (1884–1972) 33º presidente degli Stati Uniti d'America

Origine: Citato in Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali. [Dal 1918 ai giorni nostri], Editori Laterza, Roma, 2008, pp. 694-695. ISBN 978-88-420-8734-2