Frasi su battaglia
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“Comunque ho lasciato gli altri a pallavolare in palestra e sono uscita dalla scuola, c'era un sole pallido color miele. Sono andata al bar di fronte, a vedere le facce. Come faccio spesso, mi sono tappata le orecchie per concentrarmi e capire cosa succedeva intorno. E mi sono sentita strana. Qual'era il motivo del mio disagio? E quale segrato nascondeva la gente seduta?
L'uomo corpulento con la fronte sudata, che sbarrava gli occhi in segno di meraviglia, e disegnava rabbia con la mano. E l'uomo piccolo che ne seguiva il discorso scuotendo la testa e ricalcando i gesti dell'altro. E la giovane carica di gioielli come una Cleopatra che sibilava a bassa voce contro qualcuno, un veleno d'astio che le sue amiche assorbivano come un balsamo ristoratore, ammiccando tra loro per dividere il piacere. O il ragazzo che litigava ad alta voce con la ragazza, costringendola a guardarlo negli occhi, mentre lei si mordeva la mano per la vergogna, col volto rigato di lacrime. O la tavolata dove un giovane zerbinotto raccontava e tutti ridevano. O i due ragazzi che parlavano probabilmente di sport, uno battendo le mani su un giornale, l'altro interrompendolo con una voce roca.
E di colpo ho capito.
Quei signori e signore e ragazzi e ragazze seduti, tutti avevano ragione. E parlandone, si rafforzavano in questa loro certezza. E la loro ragione era costruita sul dileggio, sulla rovina, sul disprezzo degli altri. E più parlavano, più la ragione cresceva e chiedeva il suo tributo di parole, di minacce, di gesti. E sempre di più gli altri, quelli dalla parte del torto, diventavano lontani e miserabili. Ma guardando oltre la strada, nei bar di fronte, altra gente era seduta e anche loro avevano ragione. Una gigantesca, unica ragione divideva il mondo in quelli che l'avevano, cioè tutti, e gli altri, e cioè tutti.
E io, che sentivo di non avere ragione, cosa avrei fatto?
Sono tornata in classe e c'era aria pesante. Marra e Gasparrone avevano insultato Zagara chiamandolo terrone e figlio di galeotto. Lui li aveva assaltati con un tirapugni fatto con la maniglia di una porta. Erano finiti tutti e tre dal preside. Quante battaglie stupide e quante nobili e giuste ci sono nella giornata media di ognuno?”

Stefano Benni (1947) scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano

Margherita Dolce Vita

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“Il fatto incredibile è che qui, su questa tenda, come in battaglia, ho perso la vita. È mai possibile? Che cosa orribile e stupida! Non può essere! Non può essere, ma lo è.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

The Death of Ivan Ilych

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“Robert Lindet, ossessionato creatore di quella piovra che aveva la sua testa nel comitato di sicurezza generale e che stendeva le braccia, ventunmila!, su tutta la Francia attraverso i comitati rivoluzionari; Lebuef, sul quale Girey-Duprè scrisse nel suoquesto verso: «Lebouf vit Legendre et beugla»; Thomas Paine, americano, incline alla clemenza; Anacharsis Cloots, tedesco, barone, milionario, ateo, hébertiano, animo candido; l'integerrimo Lebas, amico dei Duplay; Rovère, una delle rare creature che godono della perfidia come uno può godere dell'arte per l'arte, il che avviene più frequentemente di quanto non si creda; Charlier, il quale voleva che si trattassero gli aristocratici con il; Tallien, elegiaco e feroce, dai cui amori nascerà il 9 termidoro; Cambacéres, un procuratore che diverrà principe; Carrier, un procuratore che si paleserà tigre; Laplanche, il quale esclamò un giorno: «Voglio che sia data priorità al cannone d'allarme»; Thuriot, che propose la votazioneda parte dei giurarti del tribunale rivoluzionario; Bourdon de l'Oise, che sfidò a duello Chambon, denunciò Paine e fu denunciato da Hébert; Fayau, il quale propose l'invio nella Vandea di «un'armata incendiaria»; Tavaux, che il 13 aprile tentò la mediazione tra Gironda e Montagna; Vernier il quale chiese che i capi girondini e quelli della Montagna andassero a servire la patria come semplici soldati; Rewbell, che si chiuse dentro Magonza assediata; Bourbotte, che ebbe il suo cavallo ucciso alla presa di Saumur; Guimberteau, che fu a capo dell'armata delle Côtes di Cherbourg; Jard-Panvilliers, il quale comandò le truppe della Côtes de la Rochelle; Lecarpentier, che comandò la squadra di Concale; Roberjot, vittima dell'imboscata di Radstadt; Prieur de la Marne, che si compiaceva di indossare sul campo di battaglia le sue vecchie spalline di comandante si squadrone; Levasseur de la Sarthe, il quale, con una sola parola, indusse al sacrificio Serrent, comandante del battaglione di Saint-Armand; Reverchon, Maure, Bernard de Saintes, Charles Richard, Lequinio, e, in testa a questo gruppo un Mirabeau che portava il nome di Danton. Estraneo a questi due gruppi e dominatore di entrambi, Robespierre.”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese
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“Simone de Beauvoir che scrive la leggenda di Sartre, scolpendo la statua del grand'uomo, sacrificando tutta la verità alla mitologia, fornisce la versione parigina e quindi francese, e quindi europea, e quindi mondiale, della vicenda. Ne, scrive: “Di fronte a un vasto pubblico egli (Camus) dichiarò: “amo la Giustizia, ma prima di essa difenderò mia madre” il che significava mettersi dalla parte dei. Il peggio era che al tempo stesso dava a intendere che si manteneva al di sopra della mischia, avvallando così quanti desideravano ocncilaire questa guerra e i suoi metodi con l'umanesimo borghese.”
È lo stesso libro in cui la liberazione di Sartre dallo stalag nell'aprile del 1941, dovuta probabilmente a un intervento del filo nazista Drieu la Rochelle, si trasforma in un'evasione; in cui la partecipazione di Sartre alla rivista collaborazionistadurante la guerra viene presentata come un errore commesso una sola volta nel 1941, (mentre sappiamo che in realtà ancora nel settembre del 1943 il filosofo entra a far parte di una giunta organizzata dal giornale e il 5 febbraio del 1944 scrive l'elogio funebre di quel Giradoux che aveva celebrato le virtù del Reich nazista), e varie altre verità sulla Resistenza della famosa coppia.
Camus paga per la rettitudine, per l'integrità, per la correttezza delle proprie battaglie, paga per l'onestà, per la passione nei confronti della verità, paga per aver partecipato alla Resistenza quando molti avevano resistito così poco, paga per i propri successi, per le vendite formidabili dei propri libri, paga per il talento e paga, ovviamente, per il Nobel, paga per il fatto di non essere corruttibile, di non aver bisogno di mentire quando si è trattato di tracciare la retta via, paga per la giovinezza, la bellezza, il successo con le donne, paga per la vita filosofica che suona come un rimprovero di fronte all'esistenza di tanti falsari, paga per la fedeltà all'infanzia passata in mezzo alla gente umile, paga per non aver tradito e venduto niente, paga per essere entrato con effrazione, lui figlio di povera gente, nel mono bene di Saint-Germain-des-Prés, paga per aver scelto la Giustizia, la libertà e il popolo in un universo di intellettuali affascinati dalla violenza, dalla ferocia e dalle idee, paga per essere un autodidatta riuscito, paga per aver scritto lui, figlio di un'analfabeta, libri che non avrebbe mai dovuto scrivere perché riservati all' élite, paga perché a fare da legge, sono il risentimento, l'invidia, l'astio e la gelosia.”

Michel Onfray (1959) filosofo francese
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“Se solo potessi fare del mio cuore e della mia anima qualcosa di diverso da un campo di battaglia!”

La prescelta e l'erede: Le storie di Terre d'Ange - La saga di Phèdre [vol. 2]

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“L'operazione Iraq è motivata con il proposito di punire uno Stato canaglia. Ma con quale decorrenza Saddam Hussein è tra le canaglie? Fino alla sua provocatoria operazione del Kuwait il personaggio, che era sempre lo stesso, ha stoltamente ricevuto l'appoggio e il sostegno di molti Paesi oggi schierati in battaglia.”

Giulio Andreotti (1919–2013) politico, scrittore e giornalista italiano

Origine: Citato in Iraq: Andreotti, rischiamo suicidio collettivo http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/03/19/Politica/IRAQ-ANDREOTTI-RISCHIAMO-SUICIDIO-COLLETTIVO-2_194800.php, Adnkronos.com, 19 marzo 2003.

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“La pazienza vi gioverà in ogni ora, ogni volta e in ogni occasione. Vi aiuta a superare il vostro avversario, per quanto forte possa essere. Vi aiuterà in tempi di avversità e difficoltà, durante le battaglie, in guerra e in pace.”

Abd al-Karim Qasim (1914–1963) militare e politico iracheno

Patience will benefit you in every hour, every time and every opportunity. It helps you to overcome your opponent, howsoever strong he may be. It will help you in times of distress and hardships, in battles and in war and peace.
The historical extempore speech at the Reserve Officers' College

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“Avete continuato la vostra aggressione senza trarre alcuna lezione dalle battaglie del Basra dell'est, in cui il popolo d'Iraq trionfò, e le vostre inutili legioni vennero schiacciate. Poi lanciaste due offensive a est del settore Maysan. Dopo il vostro fallimento e sconfitta, vi siete sposti a tutti gli altri settori del fronte per mettere alla prova la vostra sfortuna.In ciascuna di quelle offensive, la stampa sionista, insieme alle stampe e i servizi di intelligenza dei nemici d'Iraq e della nazione araba, tentarono di rincuorarvi dopo aver mobilitizzato tutti i loro mezzi diretti e indiretti in un tentativo disperato e palese di scoraggiare gli iracheni. In ogniuna di queste offensive, di cui c'erano più di venti, due di esse di maggior importanza, voi e i vostri alleati parlarono arrogantemente sul come avrete mandato milioni di soldati. Ma dal momento che cominciassero le battaglie, si conobbe la verità, smascherando la vostra debolezza, le vostre menzogne e fesserie, dimostrando che le vostre truppe all'attacco numeravano solo diecimigliaia che gli iracheni, con il sostegno di Dio e la loro propria forza e capacità, fecero a pezzi con ovvia superiorità in tutti i levelli e in ogni settore.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

An open letter from President Saddam Hussein to the rulers of Iran
Variante: Avete continuato la vostra aggressione senza trarre alcuna lezione dalle battaglie a est di Basra, in cui il popolo d'Iraq trionfò e le vostre inutili legioni vennero schiacciate. Poi lanciaste due offensive a est del settore Maysan. Dopo il vostro fallimento e sconfitta, vi siete spostati in tutti gli altri settori del fronte per mettere alla prova la vostra sfortuna.In ciascuna di quelle offensive la stampa sionista, insieme alle stampe e i servizi di intelligence dei nemici d'Iraq e della nazione araba, tentarono di rincuorarvi dopo aver mobilitato tutti i loro mezzi diretti e indiretti in un tentativo disperato e palese di scoraggiare gli iracheni. In ognuna di queste offensive, che erano più di venti, due di esse di maggior importanza, voi e i vostri alleati parlaste arrogantemente di come avreste mandato milioni di soldati. Ma dal momento in cui cominciarono le battaglie si conobbe la verità, smascherando la vostra debolezza, le vostre menzogne e fesserie, dimostrando che le vostre truppe all'attacco erano solo diecimila, che gli iracheni, con il sostegno di Dio e la loro propria forza e capacità, fecero a pezzi con ovvia superiorità su tutti i livelli e in ogni settore.

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“Non ho paura. Gli orrori dei Khmer Rossi facevano paura. Ma sapere che stai perdendo la tua battaglia e il tuo paese è una sensazione di tristezza.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

I am not frightened. The Khmer Rouge horrors were frightening. But to know that you are losing your battle, losing your country, is a feeling of sadness.
Citazioni tratte dalle interviste

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“I Cavalieri dello zodiaco: L'ultima battaglia (1989) – doppiaggio”

Neri Marcorè (1966) attore, comico e imitatore italiano

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“Un anno fa, ho detto nella stessa occasione che negli anni che seguirono la Rivoluzione, l'Iraq giunse decisamente e completamente da un'era all'altra: dall'era della schiavitù, dello sfruttamento, della povertà, dell'arretratezza e della debolezza all'era della libertà, della giustizia, della prosperità, del progresso e della forza.
Questa è l'essenza del trionfo della Rivoluzione – che è la fonte del nostro orgoglio. Il vero valore di questa impresa è straordinariamente messo in luce oggi, in questa grande battaglia in cui combattiamo contro l'aggressione iraniana. L'Iraq ha ottenuto la vittoria in dieci mesi di combattimento eroico contro uno stato aggressivo, la cui popolazione e grandezza sono più di tre volte superiori a quelle dell'Iraq, e la cui potenza militare era fino a poco tempo fa [prima della guerra] considerata fra le più potenti e moderne del mondo.
L'Iraq ha ottenuto la vittoria mentre lottava da solo, senza alcun sostegno da parte d'una grande potenza o gruppo internazionale.”

Saddam Hussein (1937–2006) politico iracheno

Last year, I said on the same occasion that in the years that followed the Revolution, Iraq had moved decisively and comprehensively from one age to another – from the age of servitude, exploitation, poverty, backwardness and weakness to the age of freedom, justice, prosperity, progress and strength.
This is the essence of the Revolution's achievement – which is the source of our pride. The real value of this achievement is remarkably highlighted today, in this great battle which we are fighting against Iranian aggression. Iraq has achieved victory in ten months of heroic fighting against an aggressive state, whose population and size are more than three times those of Iraq, and whose military power was until recently [before the war] considered among the strongest and most modern in the world.
Iraq has achieved victory while fighting alone, without any support from a great power or an international group.
Variante: Un anno fa, ho detto nella stessa occasione che negli anni che seguirono la Rivoluzione, l'Iraq giunse decisamente e ampiamente da un'era all'altra: dall'era della schiavitù, lo sfruttamento, la povertà, l'arretratezza e la debolezza all'era della libertà, la giustizia, la prosperità, il progresso e la forza.Questa è l'essenza del trionfo della Rivoluzione, la fonte del nostro orgoglio. Il vero valore di questa vittoria è particolarmente ovvia oggi, in questa grande battaglia in cui combattiamo contro l'aggressione iraniana. Iraq ha ottenuto la vittoria in dieci mesi di combattimento eroico contro uno stato aggressivo, la cui popolazione e grandezza sono tre volte superiori a quelle dell'Iraq, e la cui potenza militare era fino a recentemente [prima della guerra] considerata fra le più potenti e moderni del mondo.Iraq ha ottenuto la vittoria mentre lottava da solo, senza alcun sostegno da parte d'una grande potenza o gruppo internazionale.

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“Quali sono le zone di ipersensibilità della società italiana? Bisognerebbe proprio chiederselo, perché è lì che la battaglia andrebbe condotta. Ma noi non abbiamo avuto i Padri Pellegrini, e che un presidente del consiglio menta non scandalizza nessuno. Che un generale perda una guerra, dopo che abbiamo avuto Carlo Alberto, Persano e gli artefici di Caporetto, sembra quasi umano. Non ci scandalizzeremo nemmeno per qualche bustarella, una concussioncella, un pastrocchio valutario, una evasioncella fiscale. Siamo uomini, tutti abbiamo le nostre debolezze. E allora? Allora bisognerebbe chiedersi chi e che cosa riesca ancora a scandalizzare gli italiani, senza speranza di perdono. E la risposta è preoccupante. Nell'ordine sono: 1) il cornuto contento; 2) l'impotente beffato; 3) l'omosessuale non autorizzato (quindi sono esclusi gli artisti); 4) chi picchia i bambini; 5) chi non ama la mamma; 6) chi guadagna più di me. […] Ma questo significa che nel nostro paese di Lucrezie Borgia che avvelenano, Maramaldi che tradiscono, Freda che bombardano, dove non ci si scandalizza né per il malgoverno né per la mafia, l'ultima battaglia per la libertà non dovrebbe essere combattuta rivelando le conversazioni segrete tra gli ammiragli e i ministri, ma filmando dietro un falso specchio un ammiraglio che si masturba bevendo champagne mentre il suo attendente nudo picchia la vecchia madre inferma. Il che, ammettiamolo, è un po' triste.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

da L'uomo che morde troppo, Cronache dei regni vassalli, pp. 78-79
Dalla periferia dell'Impero

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“Finché un solo piede di suolo africano rimane sotto la dominazione straniera, la battaglia deve continuare.”

Kwame Nkrumah (1909–1972) rivoluzionario e politico ghanese

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“Sono ribelle a modo mio perché anche le lotte utili sono quasi inutili, nel senso che le battaglie vere e forti alla prova dei fatti hanno sempre procurato tanti danni e tante morti inutili. Mi pare una follia uccidere qualcuno perché ha un'idea opposta alla tua. In ogni caso io con le lotte sono sempre stato sfortunato: nel '68 ero troppo piccolo e negli anni '70 ero ancora un ragazzino che giocava "a guerra" con gli amici facendo sceneggiature improvvisate a braccio.”

Marco Giallini (1963) attore italiano

Variante: Sono ribelle a modo mio perché anche le lotte utili sono quasi inutili, nel senso che le battaglie vere e forti alla prova dei fatti hanno sempre procurato tanti danni e tante morti inutili. Mi pare una follia uccidere qualcuno perché ha un'idea opposta alla tua. In ogni caso io con le lotte sono sempre stato sfortunato: nel '68 ero trppo piccolo e negli anni 70 ero ancora un ragazzino che giocava "a guerra" con gli amici facendo sceneggiature improvvisate a braccio.
Origine: Dall'intervista di M. Caruso, Politicamente scorretto, Tele Sette, anno 40, N. 42, 14-20 ottobre 2018.

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“Il modo migliore per ricordare ed onorare la vita dell'ultimo grande eroe del XX secolo è prenderlo da esempio. Mandela come Ghandi prima di lui e Martin Luther King hanno combattuto battaglie reputate ai tempi impossibili, e lo hanno fatto sfidando la visione del mondo tradizionale espressa dall'opinione pubblica, in nome dell'eguaglianza tra gli uomini.”

Loretta Napoleoni (1955) economista e saggista italiana

Origine: Da Nelson Mandela e la lotta alla moderna apartheid economica https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/07/nelson-mandela-e-la-lotta-alla-moderna-apartheid-economica/804316/, Ilfattoquotidiano.it, 7 dicembre 2013.

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“Mi piacerebbe che per una volta fossero ad ascoltarmi i buoni e i cattivi. Penso che la musica possa far cadere tutte le barriere ed essere un prezioso strumento per sostenere delle battaglie di civiltà.”

Alessandra Celletti (1966) pianista e compositrice italiana

Citazioni di Alessandra Celletti
Variante: Mi piacerebbe che per una volta fossero ad ascoltarmi i buoni e i cattivi. Penso che la musica possa far cadere tutte le barriere ed essere un prezioso strumento per sostenere delle battaglie di civiltà.

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“La crisi economica, con i suoi preoccupanti aspetti dell'inflazione e della disoccupazione, minaccia il futuro di intere generazioni, soprattutto di giovani e di donne che reclamano una adeguata collocazione nella società, resi più coscienti dei loro diritti dalle grandi battaglie di libertà e di emancipazione di questi decenni. Accanto ad essi milioni di lavoratori sono impegnati ad avanzare nelle loro conquiste, a difendere ed attuare gli strumenti di mediazione e di accordo che hanno fatto dei conflitti nel mondo del lavoro una componente essenziale della nostra democrazia, una riprova della sua qualità civile e moderna. […] La democrazia italiana ha conosciuto in questi anni e conosce tuttora nemici accaniti che vanno combattuti, e sconfitti, con la forza della Costituzione e delle leggi, con la partecipazione ed il sostegno dei cittadini; con la dedizione di tutti coloro che credono nei valori democratici, impegnandosi, ciascuno nel proprio posto di responsabilità sovente fino al limite del massimo sacrificio. Ad essi va la nostra riconoscenza; alla loro testimonianza deve corrispondere da parte nostra, in piena libertà di giudizio, l'adozione delle decisioni necessarie per la difesa e lo sviluppo delle istituzioni repubblicane.”

Nilde Iotti (1920–1999) politica italiana

Discorsi di insediamento alla Presidenza della Camera dei deputati
Origine: Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera, IX legislatura, 12 luglio 1983; disponibile su Camera.it http://storia.camera.it/presidenti/iotti-nilde/ix-legislatura-della-repubblica-italiana/discorso:0#nav.

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“Una battaglia epocale: da una parte il socialismo, dall'altra parte una società di schiavi. Con un'élite finanziaria economica, protetta da un apparato militare, aiutata da un apparato culturale, che evita che vi siano idee come quelle socialista e comunista che possano in qualche modo mettere in discussione il sistema. (min. 16:33)”

Marco Rizzo (1959) politico italiano

Variante: Una battaglia epocale: da una parte il socialismo, dall'altra parte una società di schiavi. Con un'élite finanziaria economica, protetta da un apparato militare, aiutata da un apparato culturale, che evita che vi siano idee come quella socialista e comunista che possano in qualche modo mettere in discussione il sistema. (min. 16:33)

“È noto che in nome dell'onestà e della lotta alla corruzione, in politica, nel passato come oggi, si combattono opache battaglie di potere.”

Norma Rangeri (1951) giornalista italiana

Origine: Da Lo sguardo corto dei 5 stelle https://ilmanifesto.it/lo-sguardo-corto-dei-5-stelle/, Ilmanifesto.it, 14 maggio 2016.

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“Milosevic è una vistosa reliquia del nazionalismo primitivo, quello che, su scala assai più grande, con le sue degenerazioni ideologiche, ha provocato le tragedie del '900 europeo. È a questo nazionalismo, ricreatosi a pochi minuti di volo dalla nostra costa adriatica, che la Nato ha dichiarato di fatto la guerra. Quasi volesse distruggerlo prima di entrare nel nuovo millennio. È roba da lasciare al secolo che se ne va. Fallito il comunismo, anche nella sua eccentrica versione jugoslava, Milosevic si è gettato in quel nazionalismo: e nel giugno '89 ha dato solennità alla conversione recandosi nella pianura di Kosovo Polje, ai piedi del monumento alla battaglia del 1389 (da cui cominciò il dominio ottomano, durato quasi mezzo millennio), per annunciare che "mai più i serbi si sarebbero lasciati maltrattare". Con quel gesto e quelle parole Milosevic ha spazzato via tutto quel che Tito aveva fatto per contenere i nazionalismi balcanici. E ha dato il via, in modo più o meno diretto, a una serie di massacri in cui i serbi sono stati carnefici ma anche vittime, e da cui sono sempre usciti sconfitti. Sono stati ripudiati dagli sloveni e dai croati, e molti loro insediamenti secolari sono stati scalzati dalle province di confine bosniache e croate. E adesso il Kosovo. Il nazionalismo serbo assume a tratti una colorazione religiosa e messianica, ereditata dal ruolo nazionale che la Chiesa ortodossa ha avuto nei secoli. Nell'Europa occidentale il territorio della nazione si è sostanzialmente delineato prima che si creassero una lingua e una cultura comune. Al contrario la nazione serba non ha un quadro territoriale di riferimento. Le comunità, non sempre maggioritarie tra cattolici, ebrei e musulmani, si identificavano in rapporto alla Chiesa serba. Era serbo chi era ortodosso. Si sono così creati spazi mistici. Sono nate rivendicazioni territoriali stravaganti, dettate dagli avvenimenti politici del momento e dalle leggende. I poemi nazionali hanno cantato per secoli il Kosovo come "culla del popolo serbo", e così lo è diventato di fatto, e tale è rimasto benché abitato al novanta per cento da albanesi. Crollato il comunismo, Milosevic ha sfruttato quel sentimento, attorno al quale, nei momenti di tensione, si raccolgono anche tanti serbi di solito estranei ad ogni tipo di estremismo. La letteratura serba è generosa in opere in cui si piangono le terre perdute e in cui la nostalgia diventa passione violenta.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano
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“Credo che per Trump sia davvero insopportabile che una donna, giovane e figlia di una collaboratrice domestica stia contribuendo alla battaglia per accedere ai suoi documenti finanziari. Al danno si aggiunge la beffa.”

Alexandria Ocasio-Cortez (1989) politica e attivista statunitense

Origine: Citato in "Sono forte quanto un uomo e questo fa impazzire chi mi critica" https://www.huffingtonpost.it/entry/alexandria-ocasio-cortez-sono-forte-quanto-un-uomo-e-questo-fa-impazzire-chi-mi-critica_it_5cc21f09e4b089c3424ad230, Huffingtonpost.it, 6 marzo 2019

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“Tutti dovrebbero perdere una battaglia da giovani, per non ripetere lo stesso errore quando sono vecchi.”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

Victarion Greyjoy) (2016, p. 307
Il Dominio della Regina

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“Nessuna battaglia è senza speranza fino a quando non viene combattuta.”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

Asha Greyjoy
2016, p. 200
Il Dominio della Regina

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“Un guerriero senza pari… Si tratta di splendide parole, maestà, ma non sono le parole a vincere le battaglie.”

Arstan Barbabianca
a Daenerys Targaryen su Rhaegar Targaryen
2016, p. 123
Tempesta di spade

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“Le violente battaglie ora in corso non creano uno spirito di sconfitta. Al contrario, spingono le nazioni libere ad adottare misure, che speriamo saranno sufficientemente tempestive e vigorose per preservare queste importanti zone dalla dominazione comunista. In questa via sta la migliore speranza di giungere, a Ginevra, al ripristino della pace con libertà e giustizia.”

John Foster Dulles (1888–1959) politico statunitense

Origine: Citato in Fiduciose dichiarazioni di Foster Dulles http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,0052_01_1954_0094_0001_15430503/, La Stampa, 20 aprile 1954

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“Chi sono i bolscevichi? Sono i combattenti che per primi vanno in battaglia e per ultimi si ritirano.”

Stalin (1879–1953) uomo politico sovietico

Origine: Citato in Boris Sokolov, Иосиф Сталин – беспощадный созидатель. ISBN 5457661393

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“Bisogna essere coraggiosi. Le difficoltà esistono per tutti ma, bisogna ammettere che non si possono evitare. Con coraggio bisogna portare avanti le proprie battaglie quotidiane e trasmettere ottimismo a chi abbiamo intorno.”

Luca Abete (1973) personaggio televisivo, conduttore radiofonico e fotografo italiano

Origine: Luca Abete ad Avellino; citato in http://youtube.com/watch?v=FLrPKmyKYM, Il Ciriaco, quotidiano online di Avellino, 1 agosto 2019.

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