Frasi su città
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“Con Juve e Milan sono rivalità diverse. Quella con la Juve è tradizione, si riaccende a ogni battuta. Con Milan meno cattiva, normale perché siamo nella stessa città e non è mai successo qualcosa di grave.”

Massimo Moratti (1945) imprenditore e dirigente sportivo italiano

Origine: Da un'intervento rilasciato alla casa del Corriere della Sera a Expo 2015; citato in Laur Baldinelli, Moratti: "Il titolo più bello? Dopo la Champions lo scudetto a tavolino" http://www.lastampa.it/2015/05/24/sport/calcio/qui-inter/moratti-il-titolo-pi-bello-dopo-la-champions-lo-scudetto-a-tavolino-FmMvi1hlzHigTsok6lByeN/pagina.html, LaStampa.it, 24 maggio 2015.

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“Venezia non era più che una città e voleva essere un popolo.”

Ippolito Nievo (1831–1861) scrittore italiano

da Memorie di un italiano, cap. XI
Origine: Citato in Nuova Antologia, luglio-settembre 1980, Feliciano Benvenuti, Venezia nel Settecento, pp. 123 e 142.

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“Con l'unificazione, i reali Savoia vollero trasformare Napoli in una città provinciale, senza successo, saccheggiandone gli immensi tesori. Non riuscirono a governare perché refrattaria, persino usando la collaborazione della Camorra e dei capi di quartieri. Napoli si vide privata, negli anni, di spazio e creatività. Il genio partenopeo si rifugiò nell'illegalità.”

Origine: Citato in Vincenzo Russo, Napoli e Parigi, le vere capitali http://napule.org/napoli-e-parigi-le-vere-capitali/2011/, napule.org, 29 dicembre 2011; traduzione dall'articolo di Marco Cesario, NAPLES, PARIS, THE TRUE CAPITALS http://groups.yahoo.com/group/pamle/message/1045, ANSAMed, 2007.

“[Su Benevento] Questa meravigliosa città è attraversata dal fiume Calore e non poteva essere diversamente visto che c'è tanto calore sia atmosferico che umano.”

Andrea Mugione (1940) arcivescovo cattolico italiano

citato in Luca Romano, Monsignor Mugione si insedia a Benevento http://www.ilcrotonese.it/monsignor-mugione-si-insedia-benevento/, il Sannio Quotidiano; riportato in ilCrotonese.it

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“[Se sarò eletto Governatore della regione Liguria] Andremo insieme a Novi Ligure per porre fine allo scempio toponomastico. Chiederemo al sindaco di tornare ad aggregarsi alla Regione Liguria oppure di cambiare il nome della città in Novi Piemontese.”

Giovanni Toti (1968) giornalista italiano

Origine: Dichiarazione resa a seguito di una nota gaffe (aveva affermato che Novi Ligure fosse in Liguria anziché in Piemonte) fatta dopo essersi candidato per la carica di Governatore della Regione Liguria.
Origine: Citato in Massimo Putzu, Toti dopo la gaffe: «Novi Ligure? Se vinco io la annetto o cambia nome in Novi Piemontese» http://www.ilsecoloxix.it/p/basso_piemonte/2015/04/11/ARbOvF6D-piemontese_annetto_cambia.shtml, Il Secolo XIX.it, 11 aprile 2015.

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“Scrisse già Claudio Fauriel che l'Alighieri «ha voluto fare ed ha fatto di Sordello il tipo, l'ideale del patriotta in generale e più particolarmente forse del patriotta italiano; egli ne ha fatto un ghibellino, il quale non sa perdonare a Rodolfo d'Asburgo d'aver neglette le cose d'Italia, aggravandone con siffatta negligenza le condizioni; ma che tuttavia spera ed invoca ancora da un altro imperatore la salvezza della penisola». Vi sono in cotesto giudizio del dotto francese inesattezze gravi. Sordello non rappresenta già nel Purgatorio l'amor di patria in generale e neppur l'amore dell'Italia, bensì personifica, a mio avviso, nella sua forma più caratteristica, più primitiva, se così posso esprimermi, la carità verso il loco, la tenerezza, che lega indissolubilmente l'uomo al terreno dove posò pria, dove fu nudrito dolcemente, dove riposano l'ossa dell'uno e dell'altro suo parente. Dante ha voluto mostrare in lui non l'Italiano, bensì il Mantovano; e se egli sorge così impetuoso, obliando l'alterezza innata e l'abituale disdegno, ad abbracciare Virgilio, ciò è dovuto unicamente al magico suono di quel nome che spunta sul labbro del poeta: Mantua me genuit. S'egli non fosse nato tra i canneti del Mincio, se non trasse l'origine dal luogo ond'ei pure è venuto, avrebbe il cattano di Goito mutato sì prontamente contegno? No davvero. È dunque indubitabile: Sordello raffigura quel sentimento, quel vincolo che nasce dall'avere comuni, secondo dice Cicerone, i monumenti dei maggiori, i templi, i sepolcri.Ma codesto sentimento non esiste più nel petto degli italiani a' dì dell'Alighieri: esso ne è stato violentemente sradicato. In luogo suo i cuori non nutriscono che odio; e dall'odio son generate le fazioni, per colpa delle quali appaiono partiti non gli abitanti soltanto delle città tutte della penisola, ma quelli pure de' borghi, e fin de' villaggi.”

Francesco Novati (1859–1915) filologo italiano

Origine: Citato in Maria Acrosso, La critica letteraria, pp. 78-79

“[Canaletto] Si ha l'impressione precisa che Venezia sia stata davvero la musa geniale della pittura canalettiana. Non è la vibrazione molecolare ed atmosferica della pittura di Francesco Guardi, per cui la città è trasfigurata in una visione di capricciosa fantasia; è una serena compiacenza dell'impaginazione precisa di alcuni aspetti monumentali e scenografici, mediata attraverso i canoni rigorosi della prospettiva, rivissuta con una luminosità calda, armoniosa, quasi sensuale.”

Rodolfo Pallucchini (1908–1989) storico dell'arte italiano

da Canaletto e Guardi, 1941
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“Gioacchino poi che vidde possibile ogni delitto a' briganti, fece legge che un generale avesse potere supremo nelle Calabrie su di ogni cosa militare o civile per la distruzione del brigantaggio. Il generale Manhès, a ciò eletto, passò il seguente ottobre in apparecchi, aspettando che le campagne s'impoverissero di frutta e foglie, aiuti a' briganti per alimentarsi e nascondersi; e dipoi palesò i suoi disegni. Pubblicate in ogni comune le liste de' banditi, imporre a' cittadini di ucciderli o imprigionarli; armare e muovere tutti gli uomini atti alle armi; punire di morte ogni corrispondenza co' briganti, non perdonata tra moglie e marito, tra madre e figlio; armare gli stessi pacifici genitori contro i figli briganti, i fratelli contro i fratelli; trasportare le gregge in certi guardati luoghi; impedire i lavori della campagna, o permetterli col divieto di portar cibo; stanziare gendarmi e soldati ne' paesi, non a perseguire i briganti, a vigilare severamente sopra i cittadini. Nelle vaste Calabrie, da Rotonda a Reggio, cominciò simultanea ed universale la caccia al brigantaggio.
Erano quelle ordinanze tanto severe che parevano dettate a spavento; ma indi a poco, per fatti o visti o divulgati dalla fama e dal generale istesso, la incredulità disparve. Undici della città di Stilo, donne e fanciulli (poiché i giovani robusti stavano in armi perseguitando i briganti), recandosi per raccorre ulivi ad un podere lontano, portavano ciascuno in tasca poco pane, onde mangiare a mezzo del giorno e ristorare le forze alla fatica. Incontrati da' vigilatori gendarmi, dei quali era capo il tenente Gambacorta (ne serbi il nome la istoria), furono trattenuti, ricercati sulla persona, e poiché provvisti di quel poco cibo, nel luogo intesso, tutti gli undici uccisi. Non riferirò ciò che di miserevole disse e fece una delle prese donne per la speranza, che tornò vana, di salvare, non sé stessa, ma un figliuolo di dodici anni. […]
Lo spavento in tutti gli ordini del popolo fu grande, e tale che sembravano sciolti i legami più teneri di natura, più stretti di società; parenti e amici dagli amici e parenti denunziati, perseguiti, uccisi; gli uomini ridotti come nel tremuoto, nel naufragio, nella peste, solleciti di sé medesimi, non curanti del resto dell'umanità. Per le quali opere ed esempi viepiù cadendo i costumi del popolo, le susseguenti ribellioni, le sventure pubbliche, le tirannidi derivavano in gran parte dal come nel regno surse, crebbe e fu spento il brigantaggio. Questa ultima violenza non fu durevole: tutti i Calabresi, perseguitati o persecutori, agirono disperatamente; e poiché i briganti erano degli altri di gran lunga minori, e spicciolati traditi, sostenitori d'iniqua causa, furono oppressi. Sì che, di tremila che al cominciare di novembre le liste del bando nominavano, né manco uno solo se ne leggeva al finire dell'anno; molti combattendo uccisi, altri morti per tormenti, ed altri di stento, alcuni rifuggiti in Sicilia, e pochi, fra tante vicissitudini di fortuna, rimasti, ma chiusi in carcere. (Libro VII, Regno di Gioacchino Murat”

Pietro Colletta (1775–1831) patriota, storico e generale italiano

1808-1815), Capo II "Fatti di guerra e di brigantaggio, poi distrutto.", XXVII-XXVIII, Tip. e libreria Elvetica, Capolago, 1834
Storia del reame di Napoli

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“Finché Pericle fu, durante la pace, a capo della repubblica, la guidò con moderazione e la conservò sicura, e sotto di lui essa fu potente come non mai; quando poi scoppiò la guerra, è evidente che anche allora egli ne seppe ben riconoscere la forza. Sopravvisse (allo scoppio della guerra) due anni e sei mesi; e dopoché fu morto, allora anche meglio si poté conoscere la sua antiveggenza nei riguardi della guerra. Egli infatti andava ripetendo che gli Ateniesi ne sarebbero usciti con successo qualora si fossero condotti prudentemente, avendo cura della flotta, e non cercassero di allargare con la guerra il loro impero, e non mettessero in pericolo la città stessa: ma essi fecero tutto il contrario, e giudicando altre imprese estranee alla guerra meglio rispondenti alle ambizioni private e ai privati vantaggi, mal governarono lo Stato per se stessi e per gli alleati… E la causa di tutto ciò era che Pericle, potente per dignità e per senno, manifestamente incorruttibile, dominava liberalmente la moltitudine e conseguito il potere con mezzi non illeciti, egli non era costretto a parlare per compiacerla, ma poteva, per la sua autorità, contraddirla ed affrontarne la collera… Si aveva dunque di nome la democrazia, ma di fatto il governo tenuto dal primo cittadino.”

Storie, II, 65
Origine: Citato in Giulio Giannelli, Trattato di storia greca. Patron editore, p. 240.

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“[Su Palermo] Bella e immensa città, massimo e splendido soggiorno, ornata di tante eleganze che i viaggiatori si mettono in cammino per ammirarne le bellezze di natura e di arte.”

Idrisi (1100–1165) geografo e viaggiatore arabo

da Sollazzo per chi si diletta di girare il mondo; 1154; citato in V. Di Giovanni, Sopra alcune porte antiche di Palermo e sull'assedio del 1325 in Archivio storico siciliano, p. 25, a. VI, fasc. I-II, 1881

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“Voglio fare di Monaco una città che, chi non l'abbia vista, non possa dire d'avere veduta tutta la Germania.”

Ludovico I di Baviera (re) (1786–1868) Uno degli ultimi re di Baviera

Origine: Citato in Il re folle. Luigi II di Baviera, p. 38

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“Quando ci siamo trovati a che fare con questi personaggi, meglio, con questi problemi – perché in una prima fase questi personaggi non si trovavano – ne sapevamo molto poco. In progresso di tempo, soltanto in progresso di tempo, abbiamo cominciato a capire alcune cose. Per esempio, che un gruppo terrorista può essere, purtroppo, facilmente forte. Nel senso che basta mescolare alcuni ingredienti: fanatismo ideologico, una certa capacità di organizzarsi, sfruttando le mille possibilità mimetiche di una grande città, di organizzarsi diversificando i compiti tra regolari e irregolari, di organizzarsi cercando collegamenti con la società civile a vario livello. Bastano queste capacità per poter anche duramente colpire, sia pure con una consistenza numerica non elevatissima di gruppo terroristico. Tutto questo – lo abbiamo scoperto in progresso di tempo – le Brigate Rosse erano. Tutto questo rendeva le Brigate Rosse pericolose soprattutto dal punto di vista politico: non è tanto la pericolosità militare – per la quale non occorre a mio giudizio una speciale consistenza numerica – quanto piuttosto la pericolosità politica derivante dal collegamento, dal potenziale collegamento, con settori della società civile e del mondo intellettuale che in quella fase le BR avevano, e che le rendeva un problema politico molto molto grave.”

Gian Carlo Caselli (1939) magistrato italiano

Origine: Dal programma televisivo La notte della Repubblica, Rai 2, 14 febbraio 1990.

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“Andando in guerra, è ovvio che uno o sia ucciso dai nemici o li uccida. Ma piuttosto che vederlo vivere da vigliacco tutta la vita è meglio sapere che ha avuto una morte degna di me, della città e degli antenati.”

Girtiade nonna del re di Sparta Acrotato

citato in Plutarco, Lacaenarum Apophthegmata, 240 F; traduzione di Giuseppe Zanetto, Adelphi, 1996, ISBN 978-88-459-1208-5

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“Ho sempre detto che mi piacerebbe tornare un giorno alla Samp e il direttore Leonardi lo sapeva sin da quest'estate. Il mio rapporto con quella città è particolare ed esula dal calcio. È come la nutella: quando uno la assaggia, un cucchiaio non può bastare.”

Antonio Cassano (1982) calciatore italiano

Origine: Dall'intervista Cassano: "Samp come la nutella, ma resto a Parma. Qui sto benissimo" http://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/parma/2014/01/02/news/parma_cassano_conferenza_voci_mercato-74976412/, Repubblica.it, 2 gennaio 2014.

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“C'è gente senza cuore in giro per la città, | alcuni bruciano persone e cose | solo per vedere che effetto fa.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da Finestre rotte, n. 2
Per brevità chiamato artista

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“Se mai altra volta, certo ora potrà attuarsi la nostra speranza che filosofi e reggitori di grandi città siano le stesse persone.”

Dione (-409–-354 a.C.) tiranno greco antico

da una lettera a Platone; in Platone, Lettera VII, 328a

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“Bagheria è dove sono nato, Palermo è la mia città e Messina è dove ci sono i miei amici.”

Giuseppe Tornatore (1956) regista italiano

Origine: Citato in Il regista Giuseppe Tornatore sale in cattedra «Film su Sicilia? Evito formule preconfezionate» http://meridionews.it/articolo/40027/il-regista-giuseppe-tornatore-sale-in-cattedra-film-su-sicilia-evito-formule-preconfezionate/, Meridionews.it, 24 gennaio 2016.

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“Non dimenticare Aleppo. Resistere con Mosul, per continuare a sperare per il Medio Oriente. Aleppo è una città assediata, sotto le bombe, una città affamata da cui i cristiani non possono uscire perché, se escono, la loro vita è a rischio.”

Andrea Riccardi (1950) storico, accademico e pacifista italiano

Con data
Origine: Dall'intervista Andrea Riccardi: «Aleppo non deve morire» http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/aleppo-non-deve-morire.aspx, Avvenire.it, 12 giugno 2014.