Frasi su commesso
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“[Dopo la sentenza in primo grado nel processo penale dello Scandalo del calcio italiano del 2006 a Napoli, nel 2011] Bastava leggere le intercettazioni per ritenere giuste, anzi troppo lievi, le sanzioni sportive a Juve, Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina (la Juve evitò la Serie C solo perché si doveva salvare il Milan dalla B). E basta rileggerle oggi per ritenere sacrosanta la sentenza del Tribunale di Napoli che ha condannato gran parte degli imputati per associazione per delinquere e frode sportiva. Tre giudici, con una presidente tutt'altro che tenera con l'accusa (che tentò addirittura di ricusarla) e sempre elogiata dalle difese, hanno ritenuto provate le accuse dopo tre anni di dibattimento. E si son fatte una risata dinanzi alla linea difensiva moggian-craxiana del "così fan tutti". Sia perché l'eventuale responsabilità altri non cancella quella di un imputato colpevole; sia perché le mirabolanti intercettazioni sfoderate dalla difesa dimostrano al massimo che l'Inter tentò di entrare nel giro, non che ha commesso reati. Ora Moggi manda a dire che lui ha fatto tutto per conto della Juve: bella novità. […] Quando Umberto Agnelli lo ingaggiò, Moggi era imputato a Torino per aver fornito prostitute ad arbitri per le partite di Uefa del Torino. Quindi fu assunto proprio perché si sapeva chi era e come operava. […] Anziché lasciarsi lo scandalo alle spalle, come aveva fatto suo cugino John Elkann, Andrea Agnelli figlio di Umberto e amico di Moggi e Giraudo ha ripreso a gridare al complotto e a rivendicare gli scudetti dello scandalo, giustamente revocati. Ora, con la sentenza di Napoli e i messaggi di Moggi, ha quel che si merita. Forse, anziché vellicare gli istinti peggiori della tifoseria peggiore, farebbe bene a guardare al futuro. A farsi spiegare lo "stile Juventus" da chi ancora sa cos'è come Boniperti, Trapattoni, Zoff e Platini. E magari a costruire stadi più sicuri.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

citato in Sapevano tutti, anzi nessuno, 10 novembre 2011
Il Fatto Quotidiano

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“Sono uno di quegli attori che ogni volta che si rivede cerca sempre di capire gli errori che può avere commesso. Anche nella vita vera sono abbastanza duro con me stesso, un critico severo.”

Michael Fassbender (1977) attore irlandese

Origine: Dall'intervista di Alessandra Mattanza, Michael Fassbender: «Sono il più severo critico di me stesso» http://www.leiweb.it/celebrity/personaggi-news/2013/michael-fassbender-intervista-401716762327.shtml, Leiweb.it, 31 ottobre 2013.

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“[Sull'assassinio di Boris Nemcov. ] Lo scopo di chi ha commesso questo omicidio era probabilmente spaventare l’opposizione. Un assassinio politico spesso ha invece l’effetto opposto, proprio come è successo in questo caso. Quando la risposta ad una certa attività politica arriva dalle armi, la gente comincia a reagire, a muoversi, a realizzare l’ingiustizia e cominciano le proteste, proprio come è successo a Mosca.”

Péter Balázs (1941) politico, diplomatico e economista ungherese

Origine: Dall'intervista Péter Balázs: “L’omicidio di Nemtsov avrà un forte impatto politico” http://it.euronews.com/2015/03/02/peter-balazs-l-omicidio-di-nemtsov-avra-un-forte-impatto-politico/, Euronews.com, 2 marzo 2015.

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“Ho portato a termine il più sofisticato e spettacolare attacco politico mai commesso in Europa sin dai tempi della Seconda guerra mondiale.”

Anders Behring Breivik (1979) terrorista norvegese

dalle dichiarazioni al processo per le stragi di Oslo e Utoya; citato in Il delirio di Anders Breivik: "sì lo rifarei di nuovo" http://tg.la7.it/esteri/video-i540434, Tg. la7. it

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“Sono orgogliosa di avere come nonno dei miei figli un uomo che ha ingiustamente subito una condanna a 22 anni di carcere per qualcosa che non ha commesso, e che è sempre rimasto la persona straordinaria che è.”

Daria Bignardi (1961) giornalista, conduttrice televisiva e scrittrice italiana

Origine: Citato in Andrea Indini, Bignardi difende Adriano Sofri: "Orgogliosa di lui, è innocente" http://www.ilgiornale.it/news/bignardi-difende-adriano-sofri-orgogliosa-lui-innocente-991265.html, il Giornale.it, 11 febbraio 2014.

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“Il disegno dei borghi fu commesso, con opportuna delibera, ad otto architetti siciliani; perché fin dal suo sorgere (nella luce nuova delle opere e dei giorni attesi) l'edilizia rurale dell'appoderamento ripetesse dagli autori e inventori, nati nell'isola, forme congeniali alla natura e ai paesi di Sicilia: direi al senso del suo costume e della sua storia mediterranea, al suo essere: antico e nuovo. E davvero le forme han corrisposto, per felicità intera e nativa, all'aspettazione ed alla fede. Ho veduto i raduni bianchi dei cubi nella immensità della terra, quasi gregge portatovi da Geometria: e una limpida disciplina di masse, riquadri, diedri, gradi; e li avviva una grazia semplice, un'opportunità dell'atto, una speranza. E mi parvero già custoditi dal senno: non nati dall'arbitrio tetro, come può accadere a chi ha matita tra mano da fare i rettangoli, e soltanto matita. E vi erano brevi, puri portici: tinti alla calce i volti, i pilastri: e a sfondo il sereno. Archi a sesto, campiti di turchese. E la torre. Sul lastrico del cortile erano portate le ombre, come ore. E gli sgrondi cadevano alla serpentina lunga dei tegoli veduti in taglio, quasi ghirigoro o belluria: ma non ghirigoro, disegno sano anzi e venuto da necessità. E la porta era accesso già sacro, e la cucina in luce, con l'acquaio, pareva sbandire tutti i mali del luogo come dèmoni il fulgore dell'Arcangelo.”

Carlo Emilio Gadda (1893–1973) scrittore italiano

Origine: Da I nuovi borghi della Sicilia rurale http://www.gadda.ed.ac.uk/Pages/resources/essays/borghisici.php, La Nuova Antologia, Roma, 1941, 1° febbraio 1941, p. 7.

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“[Al passaggio di consegne di Presidente della Repubblica a Giovanni Leone] Ella è qui per assumere le alte funzioni che il Parlamento Le ha affidato e che io ho l'onore di trasmetterLe. È un atto assai semplice questo e tuttavia solenne poiché in esso si realizza la continuità delle istituzioni democratiche, la continuità del più alto Ufficio del nostro Ordinamento Costituzionale, l'Ufficio di Presidente della Repubblica. Mi consenta con l'occasione di esprimerle, Signor Presidente, il mio compiacimento per il privilegio che mi ha concesso, di concludere il mio settennato passando le consegne di questo Ufficio ad una persona come Lei: che possiede doti eminenti di uomo politico, di parlamentare, di uomo di governo, di uomo di cultura che crede nei valori della libertà e della democrazia. A Lei, Signor Presidente, a partire da oggi, è commesso di rappresentare l'Unità Nazionale ed essere il Supremo Custode e il Garante degli Ordinamenti della Repubblica. È, perciò, nel nome della Patria ed è nello spirito della Costituzione Repubblicana che nel riprendere il mio posto di Cittadino, Le rinnovo il mio saluto formulando per Lei e per l'opera Sua il più sentito e il più caldo augurio.”

Giuseppe Saragat (1898–1988) 5º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Audio originale in Rai Storia - Q verso il Quirinale http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9ee3cd33-17f5-4a0d-a073-db975f226192.html, Rai, 6 aprile 2013.

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“Quando si è commessa un'indiscrezione, si crede di cavarsela raccomandando che si sia più discreti di quanto non lo siamo stati noi stessi.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

21 aprile 1890; Vergani, p. 36
Diario 1887-1910

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“La storia di cosa nostra è una storia di misteri irrisolti o solo parzialmente risolti. Non solo per le stragi, ma anche per i cosiddetti omicidi politici di Michele Reina, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, che danno l'impressione di essere stati commessi non solo per le esigenze di cosa nostra; anzi, l'hanno danneggiata.”

Pietro Grasso (1945) magistrato e politico italiano

Origine: Citato in Cosa nostra, Grasso: la mafia fu braccio di altri interessi http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/cronaca/17_gennaio_30/cosa-nostra-grasso-mafia-fu-braccio-altri-interessi-07c63764-e6e5-11e6-ac41-e29b490c68c2.shtml, Corrieredelmezzogiorno.corriere.it, 30 gennaio 2017.

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“Quanti crimini ha commesso o coperto Togliatti negli anni '30 e '40? Eppure è considerato parte della nostra storia.”

Palmiro Togliatti (1893–1964) politico e antifascista italiano

Fabrizio Cicchitto

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“Stamattina ho chiesto a mia moglie un soldo. Le ho detto, amore, è per il caffè, i giornali… […] Mi ha detto che devo mettermi a fare qualcosa. […] Sono amareggiato, avvilito, indignato […] con quelli che nella vita non hanno mai fatto niente di buono e ci trattano peggio dei delinquenti. Urlano, sputano, tirano monetine. […] Però una fine così, con Franceschini, i cori, gli sputi… no, non la meritavamo. […] Tremonti non lo perdonerò mai! Mai! […] ho visto da parte sua un'arroganza, una protervia. Ci ha trascinati nel baratro. […] Io dico che Tremonti non è dei nostri. Lui non ha mai fatto parte della nostra squadra. […] Sono stati diciassette anni belli. Abbiamo davvero fatto cose positive: abbiamo fermato la Gioiosa macchina da guerra di Occhetto, abbiamo fondato un sistema bipolare che aveva tutte le caratteristiche per diventare un sistema bellissimo, civilissimo. […] [Su Berlusconi] Potrei elencare mille suoi difetti, riempire cento pagine con gli errori che ha commesso ma… sono con lui da 27 anni, gli devo tutto, non è neppure ipotizzabile che non gli sia riconoscente, fedele, leale fino a pagare il prezzo più alto. E poi, per quante sciocchezze abbia fatto, lui è ancora il migliore di tutti. Mi viene il magone…”

Giancarlo Galan (1956) politico italiano

Origine: Intervista a La Stampa http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/429652/, 14 novembre 2011.

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“Quei buddhisti che si esercitano nella dottrina dell'assoluta buddhità, dovrebbero rendere la loro mente simile a un pezzo di roccia, essere oscuramente ignoranti, rimanere inconsapevoli (di tutte le cose), non aver discriminazione, mostrare disinteresse per tutte le cose, rassomigliare a un idiota. E perché? Perché il Dharma non ha consapevolezza né intelligenza; perché non dà intrepidità; esso è l'ultimo rifugio ove riposare. È come un uomo che ha commesso un delitto capitale ma che, graziato dal re, viene liberato dalla paura della morte. Così è per tutti gli esseri. Essi commettono i dieci atti malvagi e le cinque offese gravi che li porteranno sicuramente all'inferno. Ma il Dharma, come un re, ha il potere supremo di perdonare tutti i peccati, in modo da liberare i colpevoli dalla punizione. Vi è un uomo che è in amicizia col re. Egli viene a trovarsi in un luogo lontano dalla terra ove è nato, e uccide uomini e donne. Catturato, sta per essere punito dei suoi misfatti. Non sa cosa fare, non ha alcun aiuto, quando inaspettatamente vede il suo re e viene così liberato. Anche quando un uomo viola i precetti, commettendo omicidio, adulterio, furto, ed è terrorizzato all'idea di sprofondare nell'inferno, egli è risvegliato alla purezza del suo Dharma-re interiore e così compie la propria emancipazione.”

Bodhidharma (483–540) monaco buddhista indiano

Origine: Citato in Daisetz T. Suzuki, La dottrina Zen del Vuoto Mentale, Ubaldini Editore, 1968, pp. 95-96.

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“Eppure, dal 2002 a oggi, il tifoso interista, ancora scioccato forse da quel maledetto 5 maggio, ha smesso di guardare il mondo con occhi sinceri e ha creato una realtà virtuale all'interno della quale ha accettato di diventare il prototipo del grillino perfetto […] Le notizie degli ultimi giorni – con ampia e documentata e ridicola polemica sui presunti errori commessi dall'arbitro Rizzoli durante la partita vinta domenica scorsa dalla Juventus sull'Inter per 1-0 – sono soltanto la coda di un problema più grande che affonda le radici in un momento preciso della nostra vita calcistica: quando, nel 2006, venne istruito un processo farsa contro la Juventus, in cui tutte le frustrazioni degli anti casta del calcio italiano vennero prima abilmente trasformate in illeciti sportivi e poi amabilmente trasferite in forma di gogna in tutti i talk-show. Fu in quel preciso momento che il tifoso medio interista – che grazie al supporto decisivo di un interista piazzato al vertice della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Guido Rossi) riuscì a vincere un campionato a tavolino (2005/2006) e uno successivo nell'anno in cui la Juventus fu mandata in B (2006/2007) – scelse di alimentare il circo mediatico sportivo portando in prima serata e sulle prime pagine dei giornali le chiacchiere da bar, facendole uscire dai confini delle serate con Aldo Biscardi con lo stesso effetto che si avrebbe oggi se in prima serata venissero riproposte le telefonate registrate senza filtri da Radio Radicale ai tempi di Radio Parolaccia.”

Claudio Cerasa (1982) giornalista e blogger italiano
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“Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quella che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa. Cosí per noi anche l'ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempí gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso di pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai piú sarebbe potuto avvenire di cosí buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell'offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio. È stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.”

La tregua
Variante: Ci pareva, e così era, che il nulla pieno di morte in cui da dieci giorni ci aggiravamo come astri spenti avesse trovato un suo centro solido, un nucleo di condensazione: quattro uomini armati, ma non armati contro di noi; quattro messaggeri di pace, dai visi rozzi e puerili sotto i pesanti caschi di pelo.
Non salutavano, non sorridevano; apparivano oppressi, oltre che da pietà, da un confuso ritegno, che sigillava le loro bocche, e avvinceva i loro occhi allo scenario funereo. Era la stessa vergogna a noi ben nota, quella che ci sommergeva dopo le selezioni, ed ogni volta che ci toccava assistere o sottostare a un oltraggio: la vergogna che i tedeschi non conobbero, quello che il giusto prova davanti alla colpa commessa da altrui, e gli rimorde che esista, che sia stata introdotta irrevocabilmente nel mondo delle cose che esistono, e che la sua volontà buona sia stata nulla o scarsa, e non abbia valso a difesa.
Così per noi anche l'ora della libertà suonò grave e chiusa, e ci riempì gli animi, ad un tempo, di gioia e di un doloroso senso del pudore, per cui avremmo voluto lavare le nostre coscienze e le nostre memorie della bruttura che vi giaceva: e di pena, perché sentivamo che questo non poteva avvenire, che nulla mai più sarebbe potuto avvenire di così buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell'offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti. Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio. E' stolto pensare che la giustizia umana la estingua. Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti; e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia.

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“Dunque," mormorò, "secondo lei le feste natalizie sono un'epoca poco favorevole ai delitti."
"E' quel che penso."
"Perché?"
"Perché?" Johnson parve un pò perplesso. "Perché, come ho detto, c'è un senso diffuso di allegria, di buona volontà… di buoni pranzi…"
"Come siete sentimentali, voi inglesi!"
"Bé, e anche se fosse così, che male ci vede? E' forse un male amare le tradizioni, le vecchie feste?"
"Oh no, nessun male, anzi è una cosa molto poetica! Ma esaminiamo i fatti. Lei ha detto che Natale è un'epoca di buoni pranzi. Questo significa che in questi giorni si mangia e si beve troppo… Per conseguenza… indigestioni, e all'indigestione si accompagna spesso una speciale irritabilità del carattere."
"Ma i delitti non vengono commessi per irritabilità."
"uhm! Non ne sono troppo sicuro… Ma partiamo anche da un altro punto di vista. A Natale impera lo spirito di "buona volontà". Vecchi litigi vengono dimenticati, coloro che si trovano in disaccordo fanno la pace… Sia pure provvisoriamente, le famiglie che sono state separate per tutto l'anno si raccolgono ancora una volta. In queste occasioni, amico mio, deve ammettere che i nervi possono venir sottoposti a dura prova. Persone che non hanno alcuna voglia di essere amabili fanno uno sforzo per apparirlo… C'è in essi molta ipocrisia, a Natale, onorevole ipocrisia, senza dubbio, ipocrisia pour le bon motif, ma sempre ipocrisia."
"Bé… io non presenterei le cose in questo modo," disse Johnson con aria dubbiosa.
Poirot gli sorrise.
"No, no, sono io che le presento così… e che sostengo come lo sforzo per essere buoni e amabili crei un malessere che può riuscire in definitiva pericoloso. Chiudete le valvole di sicurezza del vostro contegno naturale, e, presto o tardi, la caldaia scoppierà provocando un disastro."
Il colonnello Johnson guardò il piccolo belga.
"Non riesco mai a capire quando parla sul serio e quando si sta burlando di me."
"Non parlo sul serio, no!" disse Poirot ridendo. "Nemmeno per sogno. Ma sostengo che condizioni artificiali di vita finiscono sempre con una naturale reazione.”

Hercule Poirot's Christmas

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“Simone de Beauvoir che scrive la leggenda di Sartre, scolpendo la statua del grand'uomo, sacrificando tutta la verità alla mitologia, fornisce la versione parigina e quindi francese, e quindi europea, e quindi mondiale, della vicenda. Ne, scrive: “Di fronte a un vasto pubblico egli (Camus) dichiarò: “amo la Giustizia, ma prima di essa difenderò mia madre” il che significava mettersi dalla parte dei. Il peggio era che al tempo stesso dava a intendere che si manteneva al di sopra della mischia, avvallando così quanti desideravano ocncilaire questa guerra e i suoi metodi con l'umanesimo borghese.”
È lo stesso libro in cui la liberazione di Sartre dallo stalag nell'aprile del 1941, dovuta probabilmente a un intervento del filo nazista Drieu la Rochelle, si trasforma in un'evasione; in cui la partecipazione di Sartre alla rivista collaborazionistadurante la guerra viene presentata come un errore commesso una sola volta nel 1941, (mentre sappiamo che in realtà ancora nel settembre del 1943 il filosofo entra a far parte di una giunta organizzata dal giornale e il 5 febbraio del 1944 scrive l'elogio funebre di quel Giradoux che aveva celebrato le virtù del Reich nazista), e varie altre verità sulla Resistenza della famosa coppia.
Camus paga per la rettitudine, per l'integrità, per la correttezza delle proprie battaglie, paga per l'onestà, per la passione nei confronti della verità, paga per aver partecipato alla Resistenza quando molti avevano resistito così poco, paga per i propri successi, per le vendite formidabili dei propri libri, paga per il talento e paga, ovviamente, per il Nobel, paga per il fatto di non essere corruttibile, di non aver bisogno di mentire quando si è trattato di tracciare la retta via, paga per la giovinezza, la bellezza, il successo con le donne, paga per la vita filosofica che suona come un rimprovero di fronte all'esistenza di tanti falsari, paga per la fedeltà all'infanzia passata in mezzo alla gente umile, paga per non aver tradito e venduto niente, paga per essere entrato con effrazione, lui figlio di povera gente, nel mono bene di Saint-Germain-des-Prés, paga per aver scelto la Giustizia, la libertà e il popolo in un universo di intellettuali affascinati dalla violenza, dalla ferocia e dalle idee, paga per essere un autodidatta riuscito, paga per aver scritto lui, figlio di un'analfabeta, libri che non avrebbe mai dovuto scrivere perché riservati all' élite, paga perché a fare da legge, sono il risentimento, l'invidia, l'astio e la gelosia.”

Michel Onfray (1959) filosofo francese
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“EDIPO - Non venirmi più a dire che non ho fatto ciò che era meglio, non darmi più consigli. Io non so con quali occhi, vedendo, avrei guardato mio padre, una volta disceso nell'Ade, o la misera madre: verso entrambi ho commesso atti, per cui non sarebbe bastato impiccarmi. O forse potevo desiderare la vista dei figli, nati come nacquero? No davvero, mai, per i miei occhi; e neppure la città, né le mura, né le sacre immagini degli dèi: di tutto ciò io sventuratissimo, l'uomo più illustre fra i Tebani, privai me stesso, proclamando che tutti scacciassero l'empio, l'individuo rivelato agli dèi impuro e figlio di Laio. Dopo avere denunziato così la mia infamia, dovevo guardare a fronte alta questi cittadini? No, affatto: anzi, se fosse stato possibile otturare nelle mie orecchie anche la fonte dell'udito, non avrei esitato a sbarrare del tutto questo misero corpo, così da essere sordo, oltre che cieco. È dolce per l'animo dimorare fuori dai mali. Ahi, Citerone, perché mi accogliesti? Perché, dopo avermi preso, non mi uccidesti subito, così che io non rivelassi mai agli uomini da chi sono nato? O Polibo e Corinto, e voi, che credevo antiche dimore degli avi, quale bellezza colma di male nutrivate in me: ora scopro d'essere uno sventurato, nato da sventurati! O tre strade e nascosta vallata, o querceto e gola alla convergenza delle tre vie, che beveste il sangue di mio padre, il mio, dalle mie stesse mani versato, vi ricordate di me? Quali delitti commisi presso di voi, e quali altri poi, giunto qui, ancora commisi! O nozze, voi mi generaste: e dopo avermi generato suscitaste ancora lo stesso seme, e mostraste padri, fratelli, figli, tutti dello stesso sangue; e spose insieme mogli e madri, e ogni cosa più turpe che esiste fra gli uomini. Ma, poiché ciò che non è bello fare non bisogna neppure dire, nascondetemi al più presto, per gli dèi, via di qui, o uccidetemi, o precipitatemi in mare, dove non mi vedrete mai più. Venite, non disdegnate di toccare un infelice; datemi ascolto, non temete: i miei mali nessun altro mortale può portarli, tranne me.

Sofocle, Edipo Re [Esodo]”

Sofocle (-496–-406 a.C.) tragediografo ateniese

Oedipus Rex

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“È ironico che dopo tutte le solenni affermazioni dei leader del cosiddetto mondo civilizzato sull'orrore e le atrocità commesse da Hitler durante la Seconda guerra mondiale, nessun capo d'una grande potenza si sentì obbligato a porre fine a simili atrocità commesse dal mostro in Uganda nell'ultimo quarto del ventesimo secolo.”

Milton Obote (1925–2005) politico ugandese

It is ironic that after all the pontifications by the leaders of our so-called civilised world about the horror and atrocities committed by Hitler during the second World war, no leader of any major power felt compelled to put an end to similar atrocities committed by the monster in Uganda in the last quarter of the 20th century.
Variante: È ironico che dopo tutte le pontifiche da parte dei leader del cosiddetto mondo civilizzato riguardo l'orrore e le atrocità commesse da Hitler durante la Seconda guerra mondiale, nessun capo d'una grande potenza si sentii obbligato a porre fine alle simili atrocità commesse dal mostro in Uganda nell'ultimo quarto del ventesimo secolo.

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“La regina si fermò davanti a Spears, guardandolo dall’alto dei suoi quattro metri di statura.
— Proprio così, puttana! Sono l’uomo che ha il fuoco! Quello che ti cuoce i bambini! Osa solo sfiorarmi e vedrai che bella frittata mi preparo!
Al pari dei cani, gli alieni non erano in grado di sorridere. Tuttavia, dal modo in cui la regina muoveva le mascelle, pareva proprio che stesse ridendo. Allungò uno dei piccoli arti superiori e colpì l’accendino facendolo volare via.
— Maledizione!
Poi afferrò Spears e lo sollevò da terra. Bestemmiando e divincolandosi, lui si tolse il sigaro di bocca e cercò di bruciarla con l’estremità ardente. Stava accadendo il peggio! Non doveva, non poteva finire così! Lui aveva sempre tutto sotto controllo!
La regina allungò un arto e strinse tra i possenti artigli il collo del generale.
— No, non fatelo! Non datele retta! Sono io il vostro comandante! Ubbidite ai miei ordini! Fermatela! Fermatela!
Non poté aggiungere altro. Il suo ultimo pensiero fu che qualcuno aveva commesso un errore. Ed ebbe anche il tempo di capire che quel qualcuno era proprio lui, che la regina stava solo aspettando il momento buono e che quel momento era arrivato…
Con un movimento fulmineo la regina decapitò Spears. Lo fece con la stessa facilità con la quale un uomo strappa un fiore dallo stelo. Gettò il corpo nel fango, ai piedi della rampa, sollevò la testa del generale per un istante, poi si sbarazzò anche di quella.”

Steve Perry (1947) scrittore statunitense

Origine: Aliens. Incubo, pp. 168-169

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“Ricordo il mio ultimo turno da pubblico ministero a Napoli. Sono andato a fare un sopralluogo a Scampia per un omicidio e un ufficiale dei carabinieri mi ha raccontato le gesta delle vittima, che aveva militato in diversi clan e commesso reati gravi. Poi quando sono arrivato sul posto, ho scoperto che si trattava di un ragazzo di soli 19 anni.”

Raffaele Cantone (1963) magistrato italiano

Origine: Da intervista di Gianluca Di Feo, Cantone e la paranza dei bambini: “Mai più altri Sibillo” https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2018/05/11/news/cantone_napoli_paranza_bambini_camorra-196135951/, Rep.repubblica.it, 11 maggio 2018.

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