Frasi su divenire
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“So bene che una "verità" giudiziaria non esonera dall'obbligo di andare oltre. Ma sembra quasi che, attraverso quelle spiegazioni, si cerchi di essere liberati dall'onere di analizzare fatti precisi e responsabilità personali. Riaffora un vecchio vizio della nostra cultura politica: parlar di cose generali per eludere quelle concrete. Proprio come faceva la critica dell'extrasinistra, tutto viene attribuito alla dinamica, a suo modo invincibile, del "sistema". Il risultato è una grande condanna o una grande assoluzione: conclusioni apparentemente antitetiche, ma nella sostanza coincidenti; che incarnano una volontà politica, perfino comprensibile, di voltar pagina e di avviare un'epoca nuova, ma che possono divenire un ostacolo a un lavoro di scavo, di analisi puntuale. Molte tra le tesi ricordate assomigliano assai più a un alibi che a una spiegazione. Alcune, tra l'altro, non reggono neppure a una banale prova basata sul principio di non contraddizione. Si ricorda, ad esempio, che era impossibile per il PCI aver ingresso nel governo. E poi si imputa al PCI di non aver reso possibile quell'alternanza che avrebbe immunizzato il sistema dal virus della corruzione. Poiché i sostenitori di tesi del genere non sono stupidi (o, almeno, non sempre lo sono), è evidente che il loro obiettivo è soltanto quello di impedire che si possa distinguere o graduare le responsabilità, accomunando in un'unica condanna partiti di governo e di opposizione.”

Stefano Rodotà (1933–2017) giurista e politico italiano
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“Il Divenire: un'agonia senza epilogo.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Sillogismi dell'amarezza

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“Tutte le volte che un uomo rifiuta, in nome del suo senso morale (coscienza), di divenire complice di una situazione che ritiene ingiusta, o di eseguire certi comandi o certe azioni, si fa obbiezione di coscienza.”

Aldo Capitini (1899–1968) filosofo, politico e antifascista italiano

Origine: Citato in Mario Martini, Introduzione, in Le ragioni della nonviolenza, p. 31.

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“«Quando il mondo della creatività avrà compiuto la sua secessione, l'industria dell'appropriazione che limita i diritti d'uso […] deperirà lentamente nel campo cinto di filo spinato che finge di coltivare. Ne è così consapevole che è pronta a tutto per impedirlo. Noi dobbiamo proteggere l'ecosistema dell'informazione da questi attacchi, ma ciò non ci esime dal riflettere sui vincoli al suo sviluppo e al suo divenire. E se ce ne daranno l'occasione, potrà essere utile aiutare questa industria a reinventarsi in forme meno distruttive.» Queste parole di Philippe Aigrain, nel suo libro dedicato al conflitto fra la condivisione libera e il monopolio proprietario dei beni informativi, possono essere lette e riprodotte in virtù di una scelta coerente e consapevole del suo autore, che ha sottoposto il testo a una licenza Creative Commons. La domanda di Aigrain – fino a che punto la cosiddetta "proprietà intellettuale", un monopolio che rende artificiosamente costoso qualcosa che sta diventando riproducibile sempre più facilmente, danneggia la creatività e la cultura?”

Maria Chiara Pievatolo (1963) accademica italiana

è ormai molto comune, 2 anche se buona parte degli autori accademici italiani, almeno nel settore delle scienze umane, sembra continuare a ignorarla. (introduzione, p. 11)
Sette scritti politici liberi, Incipit
Origine: Traduzione di Maria Chiara Pievatolo da Philippe Aigrain, [//paigrain.debatpublic.net/?page_id=160/ Cause commune: l’information entre bien commun et propriété], Fayard, Parigi, 2005, p. 215 sg.

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“Maierovitch, uomo dalla loquela sommessa e dai lineamenti un po' da gufo, divenne un personaggio di spicco nei primi anni Ottanta, quando collaborò con Giovanni Falcone nei suoi sforzi, coronati da successo, di rintracciare i mafiosi latitanti. Insieme i due convinsero Tommaso Buscetta a tornare in Italia e a divenire un pentito di stato nel cosiddetto maxiprocesso alla cupola della mafia siciliana. Nel gennaio del 1992, grazie alla sua testimonianza furono condannati circa 350 capi mafiosi. Falcone e il suo collega, il magistrato Paolo Borsellino, sono i titani della lotta antimafia in tutto il mondo. Furono assassinati in Sicilia a due mesi di distanza l'uno dall'altro, nel 1992, poco tempo dopo che la sentenza del maxiprocesso era stata confermata, e la loro morte scosse, e infine scardinò, il sistema politico italiano. Entrambi erano partiti (giustamente) dal presupposto che i personaggi più importanti della mafia siciliana godevano della protezione delle più alte gerarchie politiche di Roma. Maierovitch mi racconta delle sue cene con Falcone, e di come si ingegnarono per proteggere il grande pentito Buscetta vuoi da possibili omicidi vuoi dal suicidio. (Un tentativo di suicidio quasi gli riuscì mentre era sotto la tutela del giudice brasiliano.) Dapprima Maierovitch sorride nel ricordare il suo amico italiano, ma dopo un po' comincia a versare lacrime silenziose: un omaggio che ben si addice a Falcone (cui Maierovitch intitolò il suo Istituto di lotta alla criminalità), il cui carisma e impegno in nome della giustizia, alla faccia della classe dirigente corrotta di Roma, hanno fatto di lui un eroe popolare in tutta Italia e presso tutti coloro che nel mondo lottano contro il crimine.”

Misha Glenny (1958) giornalista e scrittore britannico

da McMafia, pagg. 348-349

“La morte imbàlsama la vita e la sottrae alla corruzione del divenire.”

Rosario Magrì (1924–2005) neurologo e scrittore italiano

Origine: Il medico delle isole, p. 70

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“Così si annuncia l'impegno: mi spendo sino a divenire un perduto”

Primo Mazzolari (1890–1959) presbitero, scrittore e partigiano italiano

Impegno con Cristo

“Mi sembra sia dotato di intelligenza ciò che gli uomini chiamano aria, che tutti siano da esso governati e che tutto esso domini. Ciò stesso mi sembra che sia dio e giunga dovunque e tutto disponga e in tutto sia. E non c'è niente che non ne partecipi: però niente ne partecipa in maniera uguale, questo come quello, ma molti sono i modi e dell'aria e dell'intelligenza. Essa è poliforme, più calda e più fredda, più asciutta e più umida, più ferma o dotata di più rapido movimento: e vi sono in essa molte altre differenziazioni e un numero infinito di sapori e di odori. E di tutti i viventi l'anima è la stessa cosa, aria più calda di quella esterna in cui viviamo, ma molto più fredda di quella che sta presso il sole. Tuttavia questo calore non è uguale in nessun essere vivente (come neppure in un uomo rispetto all'altro) e differisce non molto, ma in modo che rimangano simili. Però nessuna delle cose che si differenziano può divenire perfettamente uguale all'altra, senza diventare la stessa. Poiché la differenziazione è multiforme, multiformi debbono essere anche gli esseri viventi e molti e, dato il grande numero delle differenziazioni, non simili l'uno all'altro né per forma né per condotta di vita né per intelligenza. Eppure tutti per la stessa cosa vivono e vedono e odono, e dalla stessa cosa tutti hanno intelligenza differente.”

Diogene di Apollonia (-460) filosofo greco antico

frammento 5
Frammenti di Sulla natura

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“[Su Roger Federer] Per quanto mi riguarda, lo ritengo di gran lunga il più dotato della sua generazione, l'unico capace di giocare a tutto campo, come accadeva prima delle invenzioni delle padelle supersoniche, quelle che hanno consentito ad un gioco di divenire uno sport.”

Gianni Clerici (1930) giornalista italiano

la Repubblica
Origine: Da Wimbledon abbraccia Federer vince il profeta del bel tennis http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/07/05/wimbledon-abbraccia-federer-vince-il-profeta-del.092wimbledon.html, la Repubblica, 5 luglio 2004.

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“I politici, che cercano oggi ingegnose soluzioni alla questione di Napoli, non si sono giammai chiesti in qual modo crescessero sotto i Borboni i figli del povero, in questo paese tanto malmenato e dalla stupidità e dall'ignoranza e dalla miseria, e dalla tirannia degli uomini, quanto beneficato da tutti i doni del Cielo. Quando il bambino staccavasi dal seno materno, e sovente anche prima, — dacché i fanciulli qui vengono allattati fino al terzo anno — stendeva la mano ai passeggeri e si struggeva in lacrime, giurando per tutti i santi del paradiso esser egli orfano di nascita, e morente per fame. Mancavano scuole ed asili, ed il pane era a sì mite prezzo, che i genitori non si trovavano costretti ad insegnare ai figli la necessità del lavoro. Il piccolo vagabondo restava dunque mendicante, e addiveniva ladro di buon'ora Rubava fazzoletti, col furto si assicurava ne' mercati il suo vitto, si impadroniva or qua or là di qualche piccola moneta di rame, e finiva un giorno o l'altro col risvegliarsi in prigione. Allora di due cose l' una : o avea coraggio, o ne difettava. Vigliacco, era sfruttato dalla camorra; coraggioso, aspirava a divenir camorrista. Ma per giungervi era mestieri che ei superasse i vari gradi di iniziamento. Dapprima, garzone di mala vita, era tenuto al servizio de' più rigorosi e de' meno produttivi, semplice servo de' servi de' settari, in realtà assai più di quello che il Papa sia servo de' servi di Dio. Rimaneva in questo stalo fino a che non avesse fornito prova di zelo e di ardire. Passando allora dal terzo grado al secondo, dalla candidatura al noviziato, diveniva picciotto di sgarro.”

Marc Monnier (1827–1885) scrittore italiano

Origine: La camorra, p. 6

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“Siete qui per celebrar la conquista del Diluvio? Come mai celebrate una vittoria che vi ha lasciati conquistati? Poiché, col soggiogar i propri abissi, Noè non ha soggiogato i vostri, ma ha solo indicato la via per farlo. E guardate, i vostri abissi son pieni di collera e minacciano di farvi affondare. Se non avete superato il vostro Diluvio, voi non siete degni di questo Giorno. Ognuno di voi è un diluvio, un'arca e un capitano. Ma fino a che non sarà giunto il giorno in cui potrete sbarcar su una terra vergine ed appena lavata, non abbiate fretta di celebrar la vostra vittoria. Voi vorrete sapere come ha fatto l'Uomo a divenir un diluvio per se stesso. Ebbene, allorché il Divino Volere Supremo spaccò Adamo in due – sì da fargli conoscer se stesso e realizzar la sua identità con l'Uno – questi divenne un maschio ed una femmina; un Adamo maschio ed un Adamo femmina. Egli fu allora inondato di desideri, che erano il prodotto del Dualismo; desideri così numerosi, così variati nel colore, così immensi nella grandezza, così sregolati e così prolifici, che fino al giorno d'oggi l'Uomo è un relitto sulle loro onde. Un'onda non fa a tempo a sollevarlo ad altezze vertiginose, che un'altra lo trascina sul fondo. E ciò perché i suoi desideri sono appaiati, così come è appaiato egli stesso. E sebbene, in realtà, due opposti non fan che completarsi a vicenda, all'ignorante essi appaiono in conflitto e mai disposti a dichiarar un momento di tregua. È questo il diluvio che l'Uomo è chiamato a fronteggiar ora per ora, giorno per giorno, attraverso la sua lunga ed ardua vita dualistica. È questo il diluvio le cui possenti sorgenti, sgorgando dal cuore, trascinan voi nella loro precipitosa corsa. È questo il diluvio il cui arcobaleno non adornerà il vostro cielo prima che quest'ultimo abbia sposato la vostra terra e si sia identificato con essa. È da quando Adamo seminò se stesso in Eva che gli uomini stanno raccogliendo trombe d'aria e diluvi. Quando le passioni di un certo tipo predominano, la vita degli uomini viene a trovarsi sbilanciata; allora gli uomini vengono inghiottiti da un diluvio o dall'altro affinché l'equilibrio possa esser ristabilito.”

Mikha'il Nu'ayma (1889–1988) scrittore e poeta libanese

Origine: Il libro di Mirdad, pp. 254-255

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“Quando ho lasciato la band, più di un anno fa, noi eravamo in una pausa a tempo indefinito. Non era presente nessun dramma o rabbia all'interno di ciò, e gli altri ragazzi del gruppo avevan capito le mie ragioni. Sono stati realmente solidali su qualsiasi cosa rendesse me contento ed era come se di riflesso lo fossero anche loro. Lo dichiaro nella forma più semplice, il mio interesse musicale mi ha portato in una strada diversa. Una volta tornato nel gruppo, e durante tutto il periodo che sono stato nella band, sono stato molto preso dall'esplorare le strade musicali che aveva da offrirmi l'essere in una rock band, e approfondendo ciò con le persone con cui interagivo. Diversi anni fa, ho iniziato ad essere mosso dalla medesima eccitazione, ma stavolta ero intriso di un desiderio di una concezione di musica diversa, più intima, divenire l'ideatore di me stesso. Amo realmente la band e ciò che abbiamo creato. Capisco e valuto quanto davvero il mio contributo sia stato significativo per tanta gente, ma devo seguire le mie ispirazioni. Per me, l'arte non deve mai essere qualcosa da creare sotto l'ispirazione del dovere. È qualcosa che compongo quando davvero mi diverto, mi affascino, e ne sono immerso. In questi 12 anni, sono cambiato, come persona quanto da artista, a tal punto da considerare che se avessi continuato con la band, sarei andato contro la mia stessa natura. Non c'è nient'altro dietro questa mia decisione. Semplicemente devo essere ciò che sono, e far ciò che devo fare.”

John Frusciante (1970) chitarrista e cantautore statunitense

Origine: Da un comunicato pubblicato sul suo sito ufficiale e sul suo profilo MySpace, dicembre 2009; citato in Adesso è ufficiale: John Frusciante ha lasciato la band http://www.venicequeen.it/cms/News/adesso-e-ufficiale-john-frusciante-ha-lasciato-la-band.html, Venicequeen.it, 17 dicembre 2009.

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“«Per poter divenire dei capi» […] «e occupare il posto che è adatto per voi, dovete prima imparare ad obbedire e a servire.»”

John P. Marquand (1893–1960) scrittore e giornalista statunitense

Il molto onorevole signor Pulham

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“[Sui rapporti tra Serbia e Albania] Abbiamo combattuto tante guerre, creandoci problemi a ripetizione, io penso che sia importante ora guardare insieme al futuro, alla volontà comune di divenire parte della Ue.”

Aleksandar Vučić (1970) politico serbo

2015
Origine: Citato in Serbia-Albania: Vucic, guardiamo a comune futuro in Ue http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/politica/2015/05/28/serbia-albania-vucic-guardiamo-a-comune-futuro-in-ue_3b7fa037-1dc8-49a8-a9a1-ed964e0884f6.html, Ansa.it, 28 maggio 2015.

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“L’amore cambia, i sentimenti cambiano, anche noi cambiamo, siamo in continuo movimento. Io credo sia importante non sognare troppo e non cercare di ricatturare vecchi ricordi. Dobbiamo vivere ogni istante e ogni esperienza nel loro divenire.”

Uma Thurman (1970) attrice statunitense

Origine: Citato in Alessandra Venezia, Uma Thurman: "Fare solo la moglie non mi basta" http://www.iodonna.it/personaggi/interviste/2012/uma-thurman-quello-che-so-sull-amore-intervista-401099690562.shtml, iodonna.it, 28 novembre 2012.

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“[La libertà di pensiero] È la libertà di pensare quel che si vuole e di esprimere tutto ciò che si pensa, entro i limiti della verità e della moralità: senza questi potrebbe divenire ingiuria, calunnia, pervertimento.”

Igino Giordani (1894–1980) scrittore, giornalista e politico italiano

Origine: Citato in La Fiera Letteraria, Che cos'è la libertà di pensiero, n. 14, aprile 1973.

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“Catturate a volte nella grande arborea libertà della loro giungla natale, le scimmie [destinate alla sperimentazione] vengono confinate in gabbie di poco più di un metro quadrato. […] Per facilitare la pulizia, gli animali vengono costretti a vivere su una rete metallica; non possono mai sedersi o distendersi su una superficie morbida e cedevole. C'è quindi poco da stupirsi se quando viene il momento del coltello o dell'iniezione sono così folli o inerti da non essere più esempi rappresentativi della vita animale.
Gli psicologi che studiano il comportamento di migliaia di tali creature ogni anno raramente tengono conto del fatto che questi loro disgraziati pazienti sono stati talmente provati da divenire più simili a mostri che ad animali. Molte persone che hanno sperimentato uno stretto rapporto affettivo con individui di altre specie testimoniano il considerevole potenziale di sviluppo emotivo ed intellettuale degli animali. Quando sono tenuti in modo appropriato un cane o un gatto sviluppano grandi raffinatezze di comportamento, di cui l'animale da laboratorio non dà mai prova. Coloro che hanno avuto la fortuna di osservare da vicino animali non spaventati che vivono allo stato libero sono spesso colpiti dalla complessità e dalla ricchezza della vita che essi conducono. Questi piaceri l'animale da laboratorio non li conosce mai; per lui sempre gli stessi quattro muri bianchi e lo stesso odore di disinfettante.”

Richard Ryder (1940) psicologo inglese

Origine: Esperimenti sugli animali, p. 52

“Nella ragnatela di mondi in cui tutto è, e tutti siamo, sincronicamente e istantaneamente ovunque, sperimentiamo l’assenza del divenire.”

Umberto Pagano (1950) sociologo italiano

da L'uomo senza tempo. Riflessioni sulla rapidità nell'epoca dell'accelerazione

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“Uno può essere qui, eppure non essere nella vita: è assolutamente un mistero che cosa d'improvviso lo travolga e faccia di lui uno che solo allora può divenire colpevole e innocente, solo allora può avere forza e bellezza.”

Hugo Von Hofmannsthal (1874–1929) scrittore, drammaturgo e librettista austriaco

da Il nuovo romanzo di D'annunzio, «Le vergini delle rocce», I, p. 94»
L'ignoto che appare

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“La totalità del mondo, che accoglie in sé tutto quanto è umano e divino […] si genera, cioè si rivela nella parola, ma non – si badi bene – in una parola "cercata", costruita con i procedimenti astratti e scompositivi dell'intelletto, bensì in una parola che sigilla prodigiosamente in se stessa, in una sorta di estatica trasparenza, la compenetrazione di interno ed esterno, così da ricomporre l'identità antepredicativa del divino e dell'umano; è la parola impronunciata del divenire che cerca la metafora e si fa metafora così da poter ripetere, nel suo "discorrere", l'innocente ebbrezza della metamorfosi, l'intatta pienezza della vita vivente.”

Ferruccio Masini (1928–1988) germanista, critico letterario e traduttore italiano

da Parte terza, cap. secondo, I "campi di significato" del parlò Zarathustra, I, La scrittura metasemantica , p. 256
Lo scriba del caos
Origine: «Gotes sprechen ist sîn gebern» (il parlare di Dio è il suo generare); «got ist ein wort, ein ungesprochen wort [...] daz sich selber sprichtet» ([...] Dio [...] è parola non pronunciata che pronuncia se stessa). Meister Eckhart, Predigten, Traktate, a cura di F. Pfeiffer in Deutsche Mystiker des 14. Jahrhunderts, 2 voll., Leipzig, 1857, (rist. Aalen 1962) (note bibliografiche – con più dettagliati riferimenti nel testo – di Ferruccio Masini a p. 256), citato da Ferruccio Masini in Lo scriba del caos, p. 256.

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“Dapprima è il momento dell'impatto che ci scuote, ma ancora capaci di un nostro giudizio critico, che come in ogni opera d'arte vuole affermare il suo soggettivismo, sebbene frammisto ad elementi volontari ed involontari, soggettivi ed universali propri dell'artista. Poi ci si sente attrarre dalle immagini di personaggi di un tempo senza tempo, dilatatisi nella storia come simboli di tutto un modo della mente, da sempre e per sempre, che sembrano avanzare verso di noi, o nel caso di paesaggi, fissarsi nella loro imperturbabilità di esempio perenne di vita e di filosofia della vita, rapendo non solo la nostra attenzione, ma oserei dire la nostra coscienza, per trascinarci nel loro contesto esistenziale. E lì sentiamo amalgamarsi le nostre angosce con quelle dei personaggi descritti, figure reali diventate simboli, nel loro proporre e riproporre le stesse sequenze che sembrano rinnovarsi, ma che in effetti testimoniano della drammatica condizione umana. Figure destinate a procedere verso confini irraggiungibili, che si muovono in uno spazio ampio quanto l'idea che noi abbiamo dell' eternità. E il loro sguardo, i loro movimenti, il loro divenire esseri diversi dello stesso essere in una dimensione modificata del tempo, ottenuti con i segni sicuri di una mano che sa obbedire alle istanze estetiche e poetiche della mente e che nelle loro mobilità manifestano le svariate posizioni assunte dal soggetto nel corso della sua attività, decodificano un'esistenza che uscita dall'anonimato della materia, per farsi oggetto osservato e osservante, attraverso il labirinto dei chiaroscuri a cui non può sfuggire la nostra tridimensionalità, viene catturata e fermata nella dimensione eterna dell' Arte.”

Pietro Nigro (1939) poeta italiano

La dimensione eterna dell'arte
Notazioni estemporanee e varietà, Volume II

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“[Il borghese] Non gli rimprovero né la sua crudeltà né il suo egoismo, incoscienti a volte sotto una finta bontà, ma piuttosto la cura pedante che mette nel credere d'esser lui a far girare la terra e ad assicurare la nostra felicità, pensando alla propria. Comico e grottesco, se non pretendesse ancora, sotto una specie di bonomia quasi sacerdotale, di divenire giustiziere.”

Georges Rouault (1871–1958) pittore francese

Origine: Da Souvenirs intimes, Paris, F. Frapier, 1927, p. 82; citato in Riccardo Marchese e Andrea Grillini Scrittori e opere 3, Storia e antologia della letteratura italiana, curatrice per il capitolo 20 Patrizia Zani, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1992. ISBN 88-221-1029-3, capitolo 20, p. 1145.

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“Divenire è più che vivere.”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

citato in Albert Camus, L'uomo in rivolta, traduzione di Liliana Magrini, Bompiani, 2012

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“Dell'assoluto, bisogna dire che è essenzialmente risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità; e appunto in questo consiste la sua natura: essere qualcosa di effettivo, soggetto, o divenire-se-stesso.”

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770–1831) filosofo tedesco

prefazione; 2008
La fenomenologia dello spirito
Variante: Dell'assoluto, bisogna dire che è essenzialmente risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità; e appunto in questo consiste la sua natura: essere qualcosa di effettivo, soggetto, o divenire-se-stesso.

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“Là dove le leggi non sono state che la volontà dei più forti, tutte le volontà degli uomini potenti possono divenire leggi.”

Louis de Bonald (1754–1840) politico e scrittore francese

Citato in Joseph François Gabriel Hennequin, Dictionnaire de maximes

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“In difesa dell'individuo e del nesso fra verità e felicità (la verità, tradendo la felicità, tradisce sé stessa), Adorno è il filosofo della "vita offesa". La sua specifica tradizione di pensiero non poteva essere che quella esistenzialistica e moralistica. Molto più di Heidegger, ossessionato in astratto dal problema dell'essere e dell'ente, molto più di Gadamer, che teorizza l'ermeneutica come metodo senza praticarla come ha fatto Adorno nei suoi saggi critici, più ancora di Popper, che fa della democrazia e della società aperta un feticcio teorico, Adorno è stato un pensatore dell'esistenza, un critico della cultura e dell'arte moderna, un difensore dei prerequisiti della democrazia, uno straordinario ermeneuta nei suoi scritti su Kafka, Beckett, la poesia e la musica moderna da Wagner a Schonberg, la vita quotidiana e il linguaggio. Un filosofo, ahimè, che oggi i filosofi neoaccademici trascurano o ignorano: si occupano di problemi che non li toccano come individui e come specialisti, parlano di essere e divenire, di alfa e omega, di inizio e di cosa ultima, di Dio e degli dei, saccheggiando scolasticamente l'intera tradizione della filosofia per riproporla "in vacuum". […] Questo Adorno non lo voleva. Anche perché sapeva che il filosofo che si occupa di pensieri e problemi filosofici professionalmente pre-selezionati e filtrati tradisce il primo imperativo del pensare: affrontare e pensare il non ancora pensato, pensare quello che gli è avvenuto ieri e oggi, poiché non esistono oggetti e temi di pensiero che siano più filosofici di altri.”

Alfonso Berardinelli (1943) critico letterario e saggista italiano
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