Frasi su invenzione
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“Vedemmo l’eco artificiale che dicono essere stato fatto fabbricar da Dionisio in una prigione, dove teneva molti schiavi, perchè si sentisse ciò ch’essi colà dentro parlavano; e parmi, se non fallo, che di tal fabbrica fosse artefice Archimede. È in vero una delle più belle cose ch’io abbia visto al mondo, ed anche degli artifizii che l’arte abbia saputo inventare, imitando così bene la natura che fa un eco bellissimo che replica le parole ed i detti interi, imita i suoni e i canti perfettissimamente, come alla presenza nostra con diversi instromenti si provò; e se si batte con una verga qualche panno grosso steso, rende tanto rimbombo ch’imita i colpi delle più grosse artiglierie; e che tutto questo faccia cosi bene una grotta formata non dalla natura, ma dall’artificio umano, è certo cosa strana e mostra il grandissimo ingegno di colui che l’inventò e lo seppe fare. Non è da tacere che la fabbrica del concavo di questa grotta è fatta e cavata appunto nella forma del concavo d’una orecchia umana, donde l’artefice debbe pigliar l’invenzione che, come la voce percotendo nell’orecchie fabbricate in quel modo rende suono e si sente, cosi si vede per isperienza che percotendo colà in quel grande ed artifizioso orecchio, intagliato a mano nella dura pietra, fa il medesimo effetto di rendere il suono, benchè gli altri echi naturali non sappiamo che siano in caverne in tal modo fabbricate. Vedemmo presso al luogo dell’eco i gran vani sotterranei cavati per stanza e prigione dei sopraddetti schiavi, e sopra quelli, nell’alto il luogo del palazzo di Dionisio in bellissimo sito che scuopriva da lunge la terra e ‘l mare.”

Pietro Della Valle (1586–1652) scrittore italiano

Il pellegrino

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“Palazzeschi non perde il gusto della invenzione, ma accoglie sempre maggiormente una immagine misteriosa da confessare.”

Francesco Grisi (1927–1999) scrittore, critico letterario e giornalista italiano

Origine: Citato in Omaggio a un poeta ancora sorprendente http://digital.sturzo.it/spogliogenerale/1965/19650206/22/5/gliot, Il Popolo, 6 febbraio 1965, p. 5.

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“Informato su testi ebraici più o meno esoterici, Kafka, non avendo trovato risposta alle sue interrogazioni su Dio, usa le invenzioni e le metafore di quei testi per abbozzare una teologia negativa. Dio non appare più circonfuso di assurdo, ma s'identifica con l'assurdo stesso. In questo senso è non solo un padre terribile, ma una specie di terribile dittatore. Kafka però descrive l'assurdo in termini burocratici e giuridici.”

Cesare Segre (1928–2014) filologo, semiologo e critico letterario italiano

dall'articolo Franz Kafka, Primo Levi e Carlo Emilio Gadda: tre modi diversi di confrontarsi con il potere https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/marzo/28/Franz_Kafka_Primo_Levi_Carlo_co_0_01032810667.shtml, Corriere della sera, 28 marzo 2001

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“L'idea dell'infanzia è una delle grandi invenzioni dell'età rinascimentale: forse la più umanistica.”

Neil Postman (1931–2003) sociologo statunitense

La scomparsa dell'infanzia

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“Le due grandi invenzioni: la grotta nella montagna, il libro nel linguaggio.”

Pascal Quignard (1948) scrittore e saggista francese

cap. XLIV, 139
Ombre erranti

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“Se vinco aumento le tasse? No, è un'invenzione di Tremonti.”

Romano Prodi (1939) politico e economista italiano

Origine: Citato in City, 22 marzo 2006.

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“Più che per la scuola della reminiscenza, questo fatto è indubbiamente vero per la scuola del sospetto. La dominano tre maestri che in apparenza si escludono a vicenda, Marx, Nietzsche e Freud. […] Sotto la formula negativa, "la verità come menzogna", si potrebbero porre questi tre esercizi del sospetto. Ma il senso positivo di queste imprese siamo ancora lontani dall'averlo assimilato, siamo ancora troppo attenti alle loro differenze e alle limitazioni che i pregiudizi del loro tempo fanno subire ai loro epigoni ancor più che alle imprese stesse. Si relega ancora Marx nell'economicismo e nell'assurda teoria della coscienza-riflesso; si riporta Nietzsche a un biologismo e a un prospettivismo incapace di enunciare se stesso senza contraddirsi; e Freud è accantonato nella psichiatria e gli si affibbia un pansessualismo semplicistico. Se risaliamo alla loro intenzione comune, troviamo in essa la decisione di considerare innanzitutto la coscienza nel suo insieme come coscienza "falsa". Con ciò essi riprendono, ognuno in un diverso registro, il problema del dubbio cartesiano, ma lo portano nel cuore stesso della fortezza cartesiana. Il filosofo educato alla scuola di Cartesio sa che le cose sono dubbie, che non sono come appaiono; ma non dubita che la coscienza non sia così come appare a se stessa; in essa, senso e coscienza del senso coincidono; di questo, dopo Marx, Nietzsche e Freud, noi dubitiamo. Dopo il dubbio sulla cosa, è la volta per noi del dubbio sulla coscienza. Ma questi tre maestri del sospetto non sono altrettanti maestri di scetticismo; indubbiamente sono tre grandi "distruttori"; e tuttavia anche questo fatto non deve ingannarci; la distruzione, afferma Heidegger in Essere e tempo, è un momento di ogni nuova fondazione, compresa la distruzione della religione, nella misura in cui essa è, secondo Nietzsche, un "platonismo per il popolo". È oltre la "distruzione" che si pone il problema di sapere ciò che ancora significano pensiero, ragione e persino fede. Ora tutti e tre liberano l'orizzonte per una parola più autentica, per un nuovo regno della Verità, non solo per il tramite di una critica "distruggitrice", ma mediante l'invenzione di un'arte di interpretare. Cartesio trionfa del dubbio sulla cosa con l'evidenza della coscienza; del dubbio sulla coscienza essi trionfano per mezzo di una esegesi del senso. A partire da loro, la comprensione è una ermeneutica; cercare il senso non consiste più d'ora in poi nel compitare la coscienza del senso, ma nella decifrazione delle espressioni.”

Paul Ricœur (1913–2005) filosofo francese

da Della interpretazione. Saggio su Freud, pp. 43-44

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“[Su Fiorenzo Magni] Si è spento un grande faro che illuminava la via maestra. Ma non siamo rimasti al buio. A indicare la strada giusta ci sono i suoi esempi di onestà, intelligenza, fermezza. Anche stavolta è stato imprevedibile, come nelle corse. Era dotato di grande forza, fisica e morale, sapeva credere in se stesso. Noi viviamo del suo esempio, delle sue invenzioni che hanno salvato lo sport.”

Alfredo Martini (1921–2014) ciclista su strada e dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Luca Gialanella, Monza, ultimi applausi per Magni. Martini: "Sii sereno in Paradiso" http://www.gazzetta.it/Ciclismo/20-10-2012/monza-ultimi-applausi-magni-martini-sii-sereno-paradiso-912965526423.shtml, Gazzetta.it, 20 ottobre 2012.

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“Nel 1994 feci una scoperta che mi lasciò letteralmente sbalordito: trovai, infatti, un documento. Questo documento riproduceva fedelmente il quaderno di laboratorio originale di Antonio Meucci e riportava, per tale invenzione, la data del 20 maggio 1862, quindi prima che Bell avesse la più vaga idea di che cosa fosse un telefono.”

Basilio Catania (1926–2010) ingegnere italiano

Origine: Dal programma televisivo La storia siamo noi, Rai, 2012. Video http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/chi-ha-inventato-il-telefono/305/default.aspx disponibile su Lastoriasiamonoi.rai.it.

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“La necessità è madre dell'invenzione e l'essere vegano apre ai cibi (vegani) di tutto il mondo.”

Moby (1965) cantante e compositore statunitense

Origine: Citato in Michela Dell'Amico, Perché ho scelto di essere vegano http://life.wired.it/news/food/2012/07/27/personaggi-famosi-vegani-194345.html, Wired.it, 27 luglio 2012.

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“[L'automobile] Nessun'altra invenzione ha modificato così tanto e in un sol colpo la vita dell'umanità.”

da Strane storie d'automobili, Il Monello, n. 17, 1975, Casa Editrice Universo

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“[Diego Velázquez] è sprovvisto d'immaginazione. È incapace di una qualsiasi invenzione […] e questa "debolezza" d'immaginazione è ciò che costituisce la sua forza.”

Auguste Bréal (1868–1941) critico e storico dell'arte francese

da Velázquez, 1904
Origine: Citato in Velázquez, I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pagg. 183 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\TO0\1279609 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?select_db=solr_iccu&searchForm=opac%2Ficcu%2Favanzata.jsp&do_cmd=search_show_cmd&db=solr_iccu&Invia=Avvia+la+ricerca&saveparams=false&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&nentries=1&rpnlabel=+Identificativo+SBN+%3D+IT%5CICCU%5CTO0%5C1279609+%28parole+in+AND%29+&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2B%2540attr%2B1%253D1032%2B%2540attr%2B4%253D6%2B%2522IT%255C%255CICCU%255C%255CTO0%255C%255C1279609%2522&&fname=none&from=1

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“Pochi hanno fatto più di lui per la Chiesa: si deve a lui, infatti, l'invenzione delle campane.”

Roger Peyrefitte (1907–2000) diplomatico, scrittore e attivista francese

Origine: Dal Vesuvio all'Etna, p. 117

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“Io sono arrivato alla convinzione che di utile, di cose che valgano ne esistono poche. Se rifletto, non mi rendo nemmeno conto perché ho scritto i miei libri. Perché? Forse per comunicare, per l'appunto, il mio sentimento dell'inutilità: che è l'unica cosa vera che sono riuscito a scoprire. E non è cosa da poco, intendiamoci: poiché sull'inutilità, camuffata o dissimulata da utilità, gira il mondo e gira la vita. Del resto, guai se non fosse così. Non si farebbe più nulla. Eppure bisogna fare qualche cosa, dal momento che si è in questo mondo, per vivere. E questo qualche cosa consiste, per somma stranezza, nella scoperta della reale sostanza della vita, di quel che effettivamente è e perché serve. No, non sono un ateo, non vorrei che lei se ne andasse con questa opinione. Dio! Penso che Dio sia immensamente grande e noi immensamente picccoli; così piccoli che non riusciamo ad intuire nulla, o quasi nulla, di questa grandezza; nulla dei fini per i quali siamo nati. E, nella nostra miseria che è poi ignoranza, ci dibattiamo, ci affanniamo, ci straziamo, ci disperiamo per arrivare a collocarci in un sistema del quale tutto ci sfugge. Ci mettiamo allora a indagare, a escogitare, a inventare. Sì, invenzioni dovute alla nostra incapacità di comprendere i veri fini della creazione. Sicché, quel che noi crediamo di avere scoperto e per cui crediamo di agire, è nulla nulla nulla rispetto alla realtà vera che c'è stata data. E gli anni trascorrono nella illusione.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

Origine: Dall'intervista di Luigi Maria Personè, Il Bacione di Montherlant, La Gazzetta del Mezzogiorno, 7 ottobre 1972, p. 3.

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“Forse nessun'altra invenzione architettonica esercitò un'influenza più duratura dell'arco trionfale, che i romani eressero in tutto il loro impero: Italia, Francia, Africa settentrionale e Asia. L'architettura greca in generale era composta da elementi identici, e lo stesso si può dire anche del Colosseo: gli archi trionfali, invece, adoperano gli ordini per incorniciare e mettere in risalto il grande passaggio centrale affiancandogli aperture più strette. Era una disposizione atta a essere usata nella composizione architettonica quasi come si usa un accordo in musica. (5. I conquistatori del mondo, Romani, buddisti, ebrei e cristiani”

Ernst Hans Josef Gombrich (1909–2001) storico dell'arte austriaco

I-IV secolo d.C.), p. 117
La storia dell'arte
Variante: Forse nessun'altra invenzione architettonica esercitò un'influenza più duratura dell'arco trionfale, che i romani eressero in tutto il loro impero: Italia, Francia, Africa settentrionale e Asia. L'architettura greca in generale era composta da elementi identici, e lo stesso si può dire anche del Colosseo: gli archi trionfali, invece, adoperano gli ordini per incorniciare e mettere in risalto il grande passaggio centrale affiancandogli aperture più strette. Era una disposizione atta a essere usata nella composizione architettonica quasi come si usa un accordo in musica. (5. I conquistatori del mondo, Romani, buddisti, ebrei e cristiani (I-IV secolo d. C.), p. 117)
Origine: voce su Wikipedia

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“Credevo che la Red Bull fosse la più micidiale invenzione degli ultimi cinquant'anni. Mi sbagliavo.”

Tucker Max (1975)

Origine: Spero che servano birra all'inferno, p. 13

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