Frasi su eco
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“Questo cambiamento [il retrocedere dell'uomo vecchio e l'inizio dell'attività dell'uomo nuovo] può prodursi progressivamente, per mezzo di molti sforzi, di fatiche e di tentativi, sostenuti con pazienza e tenacia, grazie anche a molte preghiere con lacrime, grida, violenza, dolore e tristezza. Infatti si tratta di una dolorosa duplice operazione di morte e di parto, espressa da una stessa parola nella Bibbia [1]: sono da un lato i dolori della morte dell'uomo vecchio recalcritrante che vi si oppone con tutto il suo essere e dall'altro i dolori del parto dell'uomo nuovo: essi implicano un'immensa trasformazione dell'essere che l'uomo subisce faticosamente, perché rinasce a immagine del suo Creatore nella giustizia e nella santità della verità. Le forze repulsive richieste per espellere il vecchio e el eforze di attrazione necessarie per mettere in opera il nuovo superano le capacità umane. È come se l'essere uomo dovesse ingaggiare la lotta contro se stesso e mettersi a morte. Se non fosse stato per le qualità eccezionali dell'uomo nuovo, la nuova nascita sarebbe stata impossibile. Ma Dio l'ha creato perché viva, perché domini e nulla possa impedirgli di vivere. Le forze vitali dell'uomo nuovo hanno la meglio sugli atteggiamenti recalcitranti dell'uomo vecchio, con una potenza invincibile che il soggetto percepisce con ammirazione, chiedendosi da dove gli venga questo aiuto, e perché prima fosse nascosto. Egli ha l'impressione di essere liberato da ciò che l'ostacolava e comincia a discernere come l'eco di una voce che lo chiama dall'intimo del suo essere e che lo invita alla traversata. Tuttavia questo stesso cambiamento può anche prodursi all'improvviso – come testimonia l'esperienza di molti – senza sforzo né dolore, come un risveglio dopo un profondo sonno. Sul punto di nascere, l'essere nuovo attende solo più un impulso della grazia, in un movimento di fede ardente nel cuore. Allora si sveglia, si manifesta e suscita lo stupore e l'ammirazione. Si dice allore che il tale si è "rinnovato", si è trasformato. Egli stesso percepisce bene che qualcosa è cambiato nel suo essere, nel suo fisico, nel suo stesso corpo. La sua voce, la sua intonazione, l'espressione del suo viso hanno qualcosa di nuovo. Una gioia serena inonda il suo cuore e sprizza dal suo viso e da tutto il suo essere. La calma interiore colma tutta la sua vita: altrettanti segni che una nuova nascita nello Spirito è effettivamente avvenuta. L'uomo si sente riempito di nuove energie spirituali che gli sembrano venire dall'alto ma che, in realtà, hanno la loro origine all'interno, nell'essenza stessa della sua creazione e della sua eredità celeste. [1] Il travaglio del parto (cf. Rm 8,22) e l'agonia della morte (cf. At 2,24) sono espressi in greco dallo stesso termine: odinas.”

Matta El Meskin (1919–2006) monaco egiziano

Il cristiano: nuova creatura

“Perché l'intellettuale | prima schifa l'industria culturale | e poi ingrana? | L'Eco risponde: grana.”

Luigi Compagnone (1915–1998) giornalista, scrittore e poeta italiano

Epigrammi

“La risata ammutolisce quando l'eco non risponde.”

Julien De Valckenaere (1898–1958) scrittore belga

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“Il giorno che vorrò castigare una provincia la farò governare da un filosofo.”

Federico II del Sacro Romano Impero (1194–1250) re di Sicilia

citato in Umberto Eco, Sulla letteratura, Bompiani
Citazioni di Federico II

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“Penso che la domanda "a che serve?" applicata ai contenuti di uno studio o di una ricerca possa essere la spia di una mentalità utilitaristica, pragmatistica, consumistica. Penso che le civiltà evolute debbano lasciare spazio al conoscere in quanto valore in sé.”

Paolo Rossi (filosofo) (1923–2012) filosofo e storico della scienza italiano

da Norberto Bobbio, Umberto Cerroni, Umberto Eco, Italo Mancini, Paolo Rossi, Emanuele Severino, Gianni Vattimo, Che cosa fanno oggi i filosofi?, Bompiani, Milano 1982

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“Che pena vedere Umberto Eco sfogare la sua acredine verso il capo del governo italiano dalle colonne di un giornale straniero. Peccato perché il suo astio incontenibile è pari soltanto alla sua insipienza politica e intellettuale.”

Sandro Bondi (1959) politico italiano

citato in Sandro Bondi, quel ministro tutta poesia e Silvio http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=40785, Italia Oggi, 24 aprile 2008

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“La notizia si è dissolta nei vicoli | senza che il suo eco si diffondesse | e si è rifugiata nell'oblio di alcune fosse | la luna ha pianto questa tragedia.”

Nazik al-Mala'ika (1922–2007) poetessa irachena

da Orazione funebre per una donna insignificante, in Non ho peccato abbastanza
Citazioni da poesie

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“Cosa è il leghismo se non la storia di un movimento che non legge?”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Da Eco: se la Lega ignora il romanzo italiano http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/06/eco-se-la-lega-ignora-il-romanzo.html, la Repubblica, 6 marzo 2009.

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“Non credo che Benedetto XVI sia un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto grossolane, nemmeno uno studente della scuola dell'obbligo le formulerebbe come lui. La sua formazione filosofica è estremamente debole.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Da un'intervista sul quotidiano tedesco Berliner Zeitung; citato in Umberto Eco contro Ratzinger http://www.ilpost.it/2011/09/20/umberto-eco-contro-ratzinger/, ilPost.it, 20 settembre 2011.

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“Pensa a una trasmissione come Drive in, al suo ritmo, alla quantità di cose che riesce a far vedere in due minuti e paragona due minuti di Drive in a due minuti della vecchia televisione. Un salto da fantascienza, no? Eppure a quanto pare la cosa non ha provocato traumi, noi siamo passati dal ritmo di valzer a quello di rock'n roll senza perdere nessuna memoria.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Citato in La sinistra amava Drive in. Eco e le ragazze fast food http://www.ilgiornale.it/interni/le_donne_drive_in_ora_sinistra_basima_ma_leggete_cosa_dicevano/televisione-berlusconi-drive-ragazze-sinistra-eco-umberto-scollature-femminismo-italiauno-repubblica-unita/22-02-2011/articolo-id=507661, Il Giornale.it, 23 febbraio 2011.

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“Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Da Umberto Eco e Tiziano Sclavi. Un dialogo, in Alberto Ostini (a cura di), Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure, Euresis, Milano, 1998.

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“[Drive In] È la trasmissione di satira più libera che si sia vista e sentita per ora in televisione.”

Oreste del Buono (1923–2003) scrittore, giornalista e traduttore italiano

Origine: Dal Corriere della Sera, 1988; citato in La sinistra amava Drive in. Eco e le ragazze fast food http://www.ilgiornale.it/interni/le_donne_drive_in_ora_sinistra_basima_ma_leggete_cosa_dicevano/televisione-berlusconi-drive-ragazze-sinistra-eco-umberto-scollature-femminismo-italiauno-repubblica-unita/22-02-2011/articolo-id=507661, Il Giornale.it, 23 febbraio 2011.

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“Quando voglio sapere che cosa pensa la sinistra di qualche categoria culturale o di un evento o personaggio storico o contemporaneo, cerco su Wikipedia. Esprime la mentalità media del ricercatore universitario italiano, di solito allievo frustrato e (crede lui) misconosciuto di Umberto Eco.”

Renato Brunetta (1950) economista e politico italiano

Origine: Da Demolizione della satira servile, furba e canagliesca (in Rai) http://www.ilfoglio.it/soloqui/19939, Il Foglio.it, 25 settembre 2013. Ospitata anche sul fattoquotidiano.it http://archive.is/gXwgP/.

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“Accade talvolta che, mentre si legge, si sentono pronunziare, da persona che si trova nella stanza, precisamente le stesse parole sulle quali i nostri occhi si posano in quel punto della pagina. Spesso si tratta delle più semplici parole, e non facciamo più caso che d'una curiosa coincidenza tra fatti senza rapporto alcuno tra loro. V'è tuttavia qualcosa di preternaturale in questa che sembra come l'eco udibile di parole mute, quasiché ci sorprendessimo a ripetere con voce non nostra ciò che leggiamo, o che l'altra persona nella stanza pronunziasse per telepatia il nostro testo. Non ci sfugge il carattere strano di queste coincidenze, che per lo meno ci danno un piccolo brivido di sorpresa come la gherminella d'un prestigiatore che, ad esempio, ti fa ritrovare in tasca l'oggetto veduto un attimo prima sul tavolino. Altre volte la coincidenza è più profonda, e veramente ci fa trasalire. Havelock Ellis racconta nella sua Vita come, mentre assisteva la madre ammalata, s'era preso da leggere per la prima volta Peer Gynt di Ibsen; e proprio la mattina che leggeva la scena in cui Peer Gynt è al capezzale di mamma Aase morente, udì dal letto presso cui stava un suono di respiro penoso: quello della propria madre che entrava in agonia. […] Quell'improvvisa rima tra due fatti in apparenza slegati, quella strana cadenza in cui essi combaciano e si fondono quasi, par suggerire un'identità segreta, alzare per un momento il velo d'un mondo metafisico di cui ordinariamente ignoriamo l'esistenza […], perché ci sono momenti in cui effettivamente par che alle nostre parole, alle nostre azioni un'eco si risvegli nel grembo dell'invisibile mondo.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano

Origine: Citato in La lingua, la parola e la scrittura http://www.ildialogo.org/filosofia/documenti_1279749889.htm, a cura di Federico La Sala, ildialogo.org, 22 luglio 2010.
Origine: Il patto col serpente, p. 82

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“Vedemmo l’eco artificiale che dicono essere stato fatto fabbricar da Dionisio in una prigione, dove teneva molti schiavi, perchè si sentisse ciò ch’essi colà dentro parlavano; e parmi, se non fallo, che di tal fabbrica fosse artefice Archimede. È in vero una delle più belle cose ch’io abbia visto al mondo, ed anche degli artifizii che l’arte abbia saputo inventare, imitando così bene la natura che fa un eco bellissimo che replica le parole ed i detti interi, imita i suoni e i canti perfettissimamente, come alla presenza nostra con diversi instromenti si provò; e se si batte con una verga qualche panno grosso steso, rende tanto rimbombo ch’imita i colpi delle più grosse artiglierie; e che tutto questo faccia cosi bene una grotta formata non dalla natura, ma dall’artificio umano, è certo cosa strana e mostra il grandissimo ingegno di colui che l’inventò e lo seppe fare. Non è da tacere che la fabbrica del concavo di questa grotta è fatta e cavata appunto nella forma del concavo d’una orecchia umana, donde l’artefice debbe pigliar l’invenzione che, come la voce percotendo nell’orecchie fabbricate in quel modo rende suono e si sente, cosi si vede per isperienza che percotendo colà in quel grande ed artifizioso orecchio, intagliato a mano nella dura pietra, fa il medesimo effetto di rendere il suono, benchè gli altri echi naturali non sappiamo che siano in caverne in tal modo fabbricate. Vedemmo presso al luogo dell’eco i gran vani sotterranei cavati per stanza e prigione dei sopraddetti schiavi, e sopra quelli, nell’alto il luogo del palazzo di Dionisio in bellissimo sito che scuopriva da lunge la terra e ‘l mare.”

Pietro Della Valle (1586–1652) scrittore italiano

Il pellegrino

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“Il riflesso è per i colori quello che l'eco è per i suoni.”

Joseph Joubert (1754–1824) filosofo e aforista francese

Da Carnets; citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand

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“Carnera era un mito annebbiato, eco lontana dell'età del jazz e del Charleston.”

Nantas Salvalaggio (1923–2009) scrittore italiano

da L'Epopea di Primo Carnera

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“E qual rovinio era sopravvenuto in Sicilia di tutte le illusioni, di tutta la fervida fede, con cui s'era accesa alla rivolta! Povera isola, trattata come terra di conquista! Poveri isolani, trattati come barbari che bisognava incivilire! Ed erano calati i Continentali a incivilirli… e i tribunali militari, e i furti, gli assassinii, le grassazioni, orditi ed eseguiti dalla nuova polizia in nome del Real Governo; e falsificazioni e sottrazioni di documenti e processi politici ignominiosi: tutto il primo governo della Destra parlamentare! E poi era venuta la Sinistra al potere, e aveva cominciato anch'essa con provvedimenti eccezionali per la Sicilia… – Ridere, ridere! – incalzò donna Caterina con più foga. – Lo sa bene anche lei come quegli ideali si sono tradotti in realtà per il popolo siciliano! Che n'ha avuto? Com'è stato trattato? Oppresso, vessato, abbandonato e vilipeso! Gli ideali del Quarantotto e del Sessanta? Ma tutti i vecchi qua gridano: Meglio prima! Meglio prima! La Francia che soffia nel fuoco? Lei si conforta così? Sono tutte calunnie, le solite, quelle che ripetono i ministri, facendo eco ai prefetti e ai tirannelli locali capielettori; per mascherare trenta e più anni di malgoverno! Qua c'è la fame, caro signore, nelle campagne e nelle zolfare; i latifondi, la tirannia feudale dei cosiddetti cappelli, le tasse comunali che succhiano l'ultimo sangue a gente che non ha neanche da comperarsi il pane! Si stia zitto! Si stia zitto! Perché voi lo vedrete, – concluse. Faccio una facile profezia: non passerà un anno, assisteremo a scene di sangue.”

cap. III, p. 59
I vecchi e i giovani

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“L'evoluzione è solo il risultato di una serie di mutazioni che si affermano o scompaiono. Giusto?" "Giusto", confermò Arby. "Ma in questo concetto sono insiti alcuni problemi", proseguì Malcolm. "In primo luogo, il problema tempo. Un singolo batterio – la più antica forma di vita – ha duemila enzimi. Gli scienziati hanno calcolato che per raccogliere a caso questi enzimi da un brodo primordiale occorrerebbe un tempo che varia da quaranta miliardi a cento miliardi di anni. Ma la terra ha solo quattro miliardi di anni. Quindi un processo casuale sembrerebbe troppo lento. Tanto più che sappiamo che i batteri sono comparsi solo quattrocento milioni di anni dopo il principio della Terra. La vita è comparsa molto rapidamente, ed è per questo che gli scienziati hanno ipotizzato che essa debba avere origini extraterrestri. Anche se, a mio avviso, questa non è una vera e propria risposta". "D'accordo, ma…". "Secondariamente, c'è un problema di coordinazione. Se si accetta la teoria attuale, allora tutta la straordinaria complessità della vita altro non è se non l'accumularsi di eventi casuali… una serie di eventi genetici riuniti insieme. Ma osservando attentamente gli animali, si direbbe che molti elementi debbano aver avuto un'evoluzione simultanea. Prendiamo per esempio i pipistrelli, che sono guidati dall'eco degli ultrasuoni da loro emessi. Per fare una cosa simile, molti elementi devono evolversi. I pipistrelli hanno bisogno di un apparato speciale per emettere suoni, di un udito speciale per udire l'eco, di un cervello speciale capace di interpretare i suoni, e di un corpo capace di scendere in picchiata per catturare gli insetti. Se tutte queste cose non si evolvono contemporaneamente, non vi è alcun vantaggio. E immaginare che tutto questo avvenga per puro caso è come immaginare che un tornado possa abbattersi su un cimitero di rifiuti industriali e mettere insieme un jumbo jet funzionante. Difficile da credere.”

Origine: Cfr. Fred Hoyle: "Che quella faccenda complicata e complessa che è una cellula sia nata spontaneamente e per caso sulla Terra ha la stessa probabilità che un tornado, passando su un deposito di rottami, ne tiri fuori un Boeing 747 perfettamente funzionante. (Times, 1981)
Origine: Il mondo perduto, p. 240

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“Negli spazi svanito | il lor clamore è sempre di qualche gemito eco; | memore che per l'umana scoria | sempre al mondo ripeton la stessa storia; | e, ora allegre, ora tristi, questo è certo | che anche quando segno di gloria, suonano a morto.”

Federico Balart (1831–1905) politico spagnolo

da Le campane
Origine: In Lorenzo Misuraca, Antologia della poesia religiosa spagnola. Con alcuni saggi di poesia ispano-americana, traduzione di Lorenzo Misuraca, Edizioni Paoline, Roma, stampa 1962, p. 106.

“La scoperta della Sicilia è uno dei motivi più fertili e frequenti della letteratura sette-ottocentesca dei «viaggiatori» stranieri in Italia. L'aspirazione al mitico, solare Sud sembra, nella immaginazione di tedeschi, inglesi francesi nordici, raggiungere l'apice più ricco di sorprese e di novità nell'esplorazione attonita, stupita (ma non per questo meno animata da vigile spirito critico e selettivo) dell'isola «del sole», della «terra del fuoco», della «terra della primavera perenne»
Ma la scoperta – come "comprensione" e serena valutazione – della Sicilia è un fatto che riguarda ancor oggi noi italiani. E possiamo compierla, completarla anche seguendo la lunga eco che il Viaggio in Sicilia ha suscitato attraverso le pagine dei viaggiatori stranieri.
Ogni scrittore, dal Settecento al Novecento, possiede una sua «retorica» della Sicilia, che è in parte la retorica del suo tempo, in parte il contributo di una propria suggestione, colma d'attesa e di speranza. E la scoperta si conclude sempre, o quasi sempre, col senso di una gioiosa meraviglia: questo sentimento di un mirabile remoto paradiso che aveva donato al Goethe il gusto dolcissimo e malinconico della sua celeberrima evocazione:
«sai tu la terra ove i cedri fioriscono?
Splendon tra le brune foglie arance d'oro
pel cielo azzurro spira un dolce zeffiro
umil germoglia il mirto, alto l'alloro…»
Da Goethe a Peyrefitte – i due estremi cronologici e spirituali di questa antologia – il senso dell'ammirata scoperta si ripete e si conferma.”

dalla prefazione a Viaggiatori stranieri in Sicilia

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“Brera è Gadda spiegato al popolo.”

Gianni Brera (1919–1992) giornalista e scrittore italiano

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“Una stanza o è piena di cose, o è piena di idee. La mia è così priva di tutto che fa eco, è un po' come stare in cima a una montagna. L'essenzialità è fondamentale per non essere distratti dalle cose terrene. In parte è un modo per alimentare le proprie ossessioni, nel vuoto si moltiplicano più facilmente.”

Maurizio Cattelan (1960) artista italiano

Origine: Dall'intervista di Francesca Pini La guerra, l'amore e le brutture dell'arte. La crisi, Renzi, Grillo, anche Marzullo. La ricetta? «Seguire l'esempio di Ratzinger», Sette, 17 ottobre 2014.

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“[Il seme della follia] Parla di uno scrittore di libri dell'orrore, che hanno cominciato ad influenzare i fan. Infetta i fan, trasformandoli in qualcos'altro, in assassini. Pensandoci, fa eco a questo ridicolo dibattito sul fatto che la televisione stia trasformando i nostri figli in assassini. Questo film è una sorta di punto di vista horror di vedere la questione.”

John Carpenter (1948) regista statunitense

This is about a horror writer whose books are starting to affect the fans. And infect the fans, turn them into something else, into killers. If you think about it, that kind of echoes this ridiculous debate about television, about how it's turning all of our children into murderers. This is kind of a horror way of looking at that.

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“Un giorno d'improvviso m'apparve l'idea, che l'eco stava alla mia voce come l'immagine nello specchio alla mia persona visibile.”

Massimo Bontempelli (1878–1960) scrittore, saggista e giornalista italiano

da Mia vita morte e miracoli, in Racconti e romanzi, a cura di P. Masino, Mondadori, Milano, 1961, p. 931.

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“Le parole sopravvivono ai sistemi perchè vivono di loro stesse: sono fuochi di memoria, segnali di trasmissione, transiti tra passato e presente, ancoraggi per evitare derive, non certo approdi definitivi, ma porti sicuri nel mare aperto della verità. Le parole, com'è noto, sono sapienti di per sè e per questo, ogni volta, prima ancora di pronunziarle bisognerebbe ascoltarle: come all'inizio. Infatti, non sono nostre, ma ci sono state donate, le abbiamo apprese.

Perchè non suonino vane è necessario che non se perda l'eco profonda, che nel dirle si sia ancora capaci di risentirle - quasi a trattenerle - per evitare che con il suono ne svanisca anche i senso. La sapienza delle parole ha preceduto la filosofia e per molti versi l'ha preparata: in essa, poi, le parole sono maturate come frutti, si sono fissate in idee, si sono trasformate in concetti.

Variamente definite, hanno acquisito spessore e pur rimanendo le stesse nel corso del tempo sono divenute polisemiche, in taluni casi anche equivoche. Una stratificazione di significati tutta da indagare. Le parole della filosofia, come del resto tutte le parole, sono poi vincolate dalla logica del contesto, ma, ora, nell'attenuarsi dei vincoli di tradizione hanno acquistato una loro singolare libertà perchè nessuno più ha l'autorità di sottoporle a una previa restrizione.

Non si sono affatto sgravate del passato, ma sono più che mai feconde in forza di quel passato: eccedono se stesse per un sovraccarico di storia che mettono a disposizione senza ipoteche per la più ampia e e libera interpretazione. Per fare una buona filosofia basta, quindi, meditare sulle sue parole, seguirle nelle loro peripezie, procedere a una loro delucidatio, vincolarle di nuovo a più alti e differenziati livelli di definizione. Consapevoli, nel far questo, di prendere decisioni su di esse, di fare, appunto, teoria.

Le parole, poi, sono depositi di sapienza, sono tradizione e perciò garanzia di continuità pur nella variazione dei significati: certo, per investigare, scoprire, bisogna disfarsi del peso del passato, ma il già noto se non costringe sostiene, rassicura, è piattaforma per il futuro, è possibilità di mettersi al riparo se si perde la rotta e si fa naufragio.”

Parole della filosofia, o dell'arte di meditare

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“Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno.”

The Shadow of the Wind
Variante: Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale - non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo - prima o poi faremo ritorno.

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“Si indicava lo scanno dove sedevano gomito a gomito i sette rappresentanti dell'Haute Garonne, che invitati a pronunciarsi sul verdetto di condanna di Luigi XVI, avevano così proposto uno dopo l'altro: Mailhe, la morte. Delmas, la morte. Projean, la morte, Calès, la morte, Ayral, la morte, Julien, la morte. Desancy, la morte. Eco fatale che riempie in sé tutta la storia, dal giorno in cui fu instaurata la giustizia umana, eco sepolcrale tra le mura di tribunali. Si indicavano a dito gli uomini che avevano espresso il loro tragico giudizio, in tanta confusione; Paganel, che aveva detto: «Un re non può essere utile che con la sua morte. Dunque, a morte»; Millaud, il quale aveva gridato: «Se la morte non esistesse, oggi bisognerebbe inventarla»; il vecchio Raffron du Truillet, che aveva detto: «La morte, al più presto»; Goupilleau, il quale aveva urlato:«Subito al patibolo. Ogni lentezza aggrava la morte»; Sièyès, che aveva espresso con funerea concisione il suo voto: «La morte»; Thuriot, che si era opposto alla proposta di Buzot, tendente a proporre un appello al popolo: « È mai possibile? Le assemblee primarie? È mai credibile? Quarantamila tribunali, processo senza fine. La testa di Luigi XVI avrebbe tempo di incanutire, prima di cadere»; Augustin-Bon Robespierre, che, dopo il voto del fratello, aveva gridato: « Io non riconoscerei umanità che sgozzasse i popoli e perdonasse ai despoti. A morte! Chiedere un rinvio vuol dire appellarsi ai tiranni e non al popolo »; Foussedoire, sostituto di Bernardin de Saint-Pierre, il quale aveva sentenziato: «Sento tutto l'orrore di un'effusione di sangue, ma il sangue di un re non è sangue di creatura umana. A morte!»
Jean-Bon Saint-André che aveva detto: «La libertà dei popoli si identifica con la morte dei tiranni»;
Lavicomterie, assertore di questa formula: «Finchè un tiranno respira, la libertà soffoca. A morte!»; Chateauneuf-Randon, il quale aveva gridato: «Morte a Luigi l'ultimo!» Guyardin che vaeva espresso questo parere: «Deve essere giustiziato alla Barrière – Renversée!» volendo indicare la barriera del Trono; Tellier, il quale aveva detto: «Si deve fondere un cannone che abbia il calibro della testa di Luigi XVI, per combattere i nostri nemici».”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese

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“Ogni qualcosa è un eco del nulla.”

John Cage (1912–1992) compositore statunitense

Origine: Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 305. ISBN 9788858022894)

Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Novembre

Timido come un bambino
il sole sbircia
dietro alle nuvole
che si prendono per mano come sorelle amiche,
a formare un'unica
lastra di marmo grigio perla
che si specchia sul volto pallido e silenzioso
del lago adagiato ai piedi
di questa collina
dalle tinte aranciate
nei suoi rossori più intensi, mentre salutano il nuovo giorno che nasce,
quando calmo se ne sta
nella sua eterna posa
in quel sonno delle prime ore dalle tenue luci di questo mattino. Lui, indeciso
se sorridermi e scaldarmi
coi sui luminosi raggi
o imbronciarsi versando
le sue lacrime capricciose
sul mio capo, il mio sole oggi non sa imporsi beffeggiandosi indisturbato del mio intimo! E imbroglione è quel vento fresco
e scherzoso che si innalza
avanzando da lontano
a risvegliare le folte chiome degli alberi che ondeggiano distratte come una danza spasmodica a sciogliere
le loro foglie rivelandole bronzate nel fruscio
della loro inconfondibile voce, un dialogo comprensibile
per l'anima pregna
di sensibilità accentuata
nella meditazione di un cuor profondo che sa percepire quei segreti
dell'essere spirituale
della natura del mondo, raccolto nella preghiera protesa all'ascolto,
senza un rosario in mano.
E i fili d'erba del mio giardino
che i miei occhi intravedono
non hanno più quel peculiare profumo dei loro fiori
ad adornare quei loro movimenti sereni ad allietare l'anima mia nei giorni
che verranno, e l'eco
del cuculo che risuona nell'aria è lontano, è altrove,
si farà attendere ancora,
dopo il freddo,
dopo la pioggia,
dopo la neve,
dopo i camini accesi con la sua legna e le caldarroste,
e le corte giornate intorpidite dal cattivo suo umore,
dopo le serate chiuse in casa in compagnia e non,
solo allora lo sentirò cantare al cuore riportando la primavera nelle mie narici. Ricordavo poi trasognante
in frammenti di nostalgia
la mia antica betulla triste
e gialla nella caduca
dei suoi innumerevoli sorrisi quando accarezzava lieve
le mie gote di adolescente,
baci autunnali!
Quella che regnava una volta nell'altra mia casa,
quella di una volta. Formidabile nel suo abito color giallo brillante mesto
a oro vivido in quegli autunni che si ripetevano nel ciclo del tempo, e questo è uno
di quelli! Come starà!?
Il mio sorriso è uno scolpito malinconico nel segreto ricordo del mio essere
nel volo della reminiscenza,
la rivedrò serena nel sogno agghindare la sua criniera di verde vellutato a primavera,
e sarà ancora lontana,
dovrà aspettare perché
prima dovrà indossare
il suo solito lucido argento, per poi essere grigio
con lenticelle orizzontali,
lei mia confidente che mi
ha visto piangere, gioire,
e aver mal di pancia!
Nel sole, nel vento e sotto
la pioggia del giorno
e della notte, ripenso a lei
e penso che è solo novembre, dietro la finestra ove il suo vetro non riflette l'espressione dei miei sogni
e ricordi, ma solo il mio volto perso e condizionando
dai rivoli del tempo, forse.
La mia dolce micia dal pelo lungo e bianco mi fa le fusa,
e come per incanto
mi risveglio con lei in braccio in un appagante sussulto,
e fiduciosa guardo il presente nella stanza della mia casa, tra le mie cose e i miei affetti, confidandole a gran voce guardando nell'azzurro
dei suoi occhietti,
che è solo novembre,
nel muso lungo plumbeo
del sole che oggi
ha tutta l'aria di non
voler splendere nella
sua bella posa lì in alto
oltre il coro delle nubi
in quel rombo di tuono
che ha appena emanato.
Or piove a dirotto
e sono solo le otto,
ma in cuor mio
sono serena dentro!”