Frasi su genio
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“Ho avuto il privilegio di conoscere un genio come Berio, uomo dolcissimo, aperto a mille canali della musica.”

Elio (cantante) (1961) cantante, compositore e polistrumentista italiano

Citazioni di Elio

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“Non è che se uno si droga diventa automaticamente un talento. Io sono antiproibizionista, ma non faccio uso di sostanze stupefacenti. Ammiro Frank Zappa: un genio che non usava droghe. Anzi, nei tour le vietava anche alla band.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

Origine: Citato in Andrea Laffranchi, La rabbia di Caparezza https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/marzo/17/rabbia_Caparezza_co_9_080317064.shtml, Corriere della Sera, 17 marzo 2008.

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“Ho studiato più per riflessione e per compiacere alla madre mia che per elezione. Il mio genio sarebbe stato per le matematiche e per molti anni mi piangeva il cuore al vedere libri di matematica. Sono contento per altro d'aver dato questa consolazione alla mia povera madre…”

Bartolomeo Veratti (1809–1889) giurista, giornalista e filologo italiano

citato da G.B. Rossi Veratti, nel necrologio per lo zio, in Bartolomeo Veratti, in Studi Letterari e Morali ed Atti dell'Accademia Ecclesiastica di S. Tommaso d'Aquino, Tomo 6, 1889, p. I-XI

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“Kant è un genio, e i geni hanno questa virtù, di scoprire fatti e idee che sembrano strani e complessi al primo impatto, ma che poi, quando ce li siamo fatti calare dentro a poco a poco, a ripensarci, sembrano cristallini e naturali.”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 1, Perché proprio Kant? Ovvero: il fascino discreto della ragione pura, p. 27

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“Non e' che sono un genio, sono solo un rapper che ci mette un tot d'impegno. (da Vivo e vero”

Bassi Maestro (1973) rapper, disc jockey e beatmaker italiano

intro)
Vivo e vero EP

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“Tutti convengono che l'eccellenza di Velázquez non appartiene al genio filosofico e ideale della pittura, ma all'imitazione della natura. Perciò, nella classificazione dei pittori, viene collocato tra i "naturalisti"; nome, questo, che si dà a coloro che, pur senza innalzarsi all'ideale regione della bellezza, la cercano nella natura, tal quale esiste in essa, ed aspirano unicamente a trasferirla integra nei loro quadri.”

Gaspar Melchor de Jovellanos (1744–1811) politico, scrittore e filosofo spagnolo

da Reflexiones y conjeturas sobre el boceto original del cuadro llamado «La familia», Madrid 1789
Origine: Citato in Velázquez, I Classici dell'arte, a cura di Elena Ragusa, pagg. 183 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\TO0\1279609 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?select_db=solr_iccu&searchForm=opac%2Ficcu%2Favanzata.jsp&do_cmd=search_show_cmd&db=solr_iccu&Invia=Avvia+la+ricerca&saveparams=false&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&nentries=1&rpnlabel=+Identificativo+SBN+%3D+IT%5CICCU%5CTO0%5C1279609+%28parole+in+AND%29+&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2B%2540attr%2B1%253D1032%2B%2540attr%2B4%253D6%2B%2522IT%255C%255CICCU%255C%255CTO0%255C%255C1279609%2522&&fname=none&from=1
Origine: Citato in Diego Velázquez, pag. 167 http://books.google.it/books?id=2J4viLbwEA0C&lpg=PA167&dq=Reflexiones%20y%20conjeturas&hl=it&pg=PA167#v=onepage&q&f=false, Anthropos Editorial, 1983. ISBN 9788485887231

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“Una delle più spiccate caratteristiche del genio è il potere di alimentarsi da solo.”

Ari Kiev psichiatra statunitense

Vivere meglio giorno per giorno

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“Nostra Signora dei Turchi, il primo film dell'autore, attore e regista Carmelo Bene, pone impetuosamente alcuni problemi. Per cominciare, questo: in Italia abbiamo un genio, ce lo meritiamo?”

Oreste del Buono (1923–2003) scrittore, giornalista e traduttore italiano

Origine: Carmelo Bene e Giancarlo Dotto, Vita di Carmelo Bene, p. 272.

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“Il genio della violenza è fuggito dalla bottiglia.”

Alex Zanotelli (1938) religioso, presbitero e missionario italiano

da Senza ritorno, il manifesto, 10 dicembre 2002

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“[Riferendosi a Silvio Berlusconi] Le immagini di piazza San Babila stracolma di gente che lo circonda, e lui che sale sul predellino dell'auto per salutare, mi ricordano l'arrivo di Lenin in Russia a bordo del treno piombato.”

Fedele Confalonieri (1937) manager italiano

dall'intervista di Francesco Verderami, «Silvio come Lenin, genio e fisicità» http://www.corriere.it/politica/07_novembre_20/confalonieri_berlusconi_come_lenin.shtml, Corriere della sera, 20 novembre 2007

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“A volte nella follia risiede il genio.”

Richard Rahl a Kahlan Amnell su Joseph Ander
L'anima del fuoco

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“L'evoluzione umana è basata più sulla coscienza di uomini come Brandeis che sul genio creativo.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Dal messaggio inviato alla rivista bostoniana The Jewish Advocate, 19 ottobre 1931, in occasione del 75° compleanno di Louis Brandeis.
Origine: Il lato umano, p. 80

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“Beniamino Placido è stato un genio moderno. Era una persona splendida, un intellettuale aperto al nuovo e curioso. I suoi articoli sui media, i suoi libri e le sue trasmissioni televisive erano lievi, eleganti e popolari.”

Walter Veltroni (1955) politico italiano

citato in Beniamino Placido genio moderno http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/01/07/beniamino-placido-genio-moderno.html, repubblica.it, 7 gennaio 2010

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“Petrarca […] una delle più amabili figure nella schiera degli eroi dello spirito, soffusa in tutti i tempi del soffio incantato del romanticismo e circondata dall'aureola del genio.”

Eduard Norden (1868–1941) filologo e storico delle religioni tedesco

vol. II, p. 737
La prosa d'arte antica dal VI secolo a. C. all'età della Rinascenza

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“Ogni animale ha il suo intelletto evidentemente solo allo scopo di trovare e procacciarsi il cibo, e secondo ciò è anche determinata la misura del suo intelletto. Non altrimenti stanno le cose per l'uomo; solo che la maggiore difficoltà della sua conservazione e l'infinita moltiplicabilità dei suoi bisogni ha reso necessaria una misura maggiore di intelletto. Soltanto quando questa misura viene superata, per una anormalità, si ha un'eccedenza assolutamente esente dal servizio della volontà, che, se è considerevole, si chiama genio. Per questa ragione soltanto un tale intelletto diventa dapprima oggettivo; ma può avvenire che, a un certo grado, diventi anche metafisico, o per lo meno aspiri a esserlo. Infatti, proprio in conseguenza della sua oggettività, la natura stessa, la totalità delle cose, diventa il suo oggetto e il suo problema. Soltanto in lui, cioè, la natura comincia a percepirsi proprio come qualcosa che è, e pur tuttavia potrebbe anche essere diversamente; mentre, nell'intelletto comune, normale, la natura non si percepisce chiaramente – come il mugnaio non ode il rumore della macina, o il profumiere non sente il profumo del suo negozio. Sembra per lui una cosa pacifica: ne è prigioniero. Solo in certi momenti più chiari la percepisce, e quasi se ne spaventa: ma si rassegna ben presto. È facile vedere che cosa questi cervelli normali possono dare in filosofia, anche quando si riuniscono in grandi masse. Se invece l'intelletto fosse metafisico per origine e destinazione, essi potrebbero, specialmente unendo le loro forze, promuovere la filosofia come ogni altra scienza.”

Arthur Schopenhauer (1788–1860) filosofo e aforista tedesco

Parerga e Frammenti postumi
Origine: Da Alcune considerazioni sul contrasto; in Parerga e paralipomena, Adelphi, § 67, pp. 128-129.

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“Soffre lo spirito nella sua purezza | genio prigioniero che possente si esalta | nella materia che fa vita.”

Pietro Nigro (1939) poeta italiano

da Soffre lo spirito, vv. 1-3
Alfa e Omega

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“Nella sua selvatica ruvidezza quello [la Finlandia] è uno dei paesi d'Europa che mi siano andati più a genio e destate più idee fantastiche, malinconiche e anche grandiose, per un certo vasto indefinibile silenzio che regna in quell'atmosfera ove ti parrebbe quasi di essere fuor del globo.”

Vittorio Alfieri (1749–1803) drammaturgo italiano

1967, p. 47
Origine: Citato in Edoardo Roberto Gummerus, Storia delle letterature della Finlandia, Nuova Accademia Editrice, Milano, 1962<sup>2</sup>, p. 58.

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“Il genio muore per se stesso e chiede d'esser sepolto entro memorie deboli.”

Alda Merini (1931–2009) poetessa italiana

Fiore di poesia

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“Le lampade o i fari del suo [di Napoleone] genio diffusero uno splendore che dura ancora e che si estinguerà all'alba del Giorno di Dio.”

Léon Bloy (1846–1917) scrittore, saggista e poeta francese

Da cap. I, L'anima di napoleone, p. 62
L'anima di Napoleone

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“Marx è un genio, magari la gente lo leggesse. Adesso ci sono i Simpson a sinistra… Anzi, a sinistra hanno i difetti, ma non i pregi dei Simpson, basta guardarli in faccia.”

Giulio Tremonti (1947) politico e avvocato italiano

dall'intervista a Klaus Davi in "Klauscondicio", 19 marzo 2008

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“Se uno non è un genio, è meglio che cerchi di essere comprensibile.”

Anthony Hope (1863–1933) scrittore inglese

da The Dolly Dialogues

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“[Su Albert Einstein] Un uomo contraddistinto dal desiderio di stare nell'ombra, se possibile, eppure sospinto dall'inconfondibile forza del genio, che non permette all'individuo del quale ha preso possesso di riposare neppure un attimo.”

Richard Burdon Haldane (1856–1928) politico e avvocato scozzese

Origine: Dal Times di Londra, 14 giugno 1921; citato in Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso (The Quotable Einstein), a cura di Alice Calaprice, prefazione di Freeman Dyson, traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 176. ISBN 88-04-47479-3

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“Se dovessi descrivere Paolo Poli a qualcuno che non l'avesse mai visto, direi di lui che la sua figura è quella di un giovinetto esile: ignoro la sua età, ma ho l'idea che comunque resterà sempre come un esile giovinetto; che il suo linguaggio è un puro toscano; che i suoi spettacoli sono, in genere, parodie di romanzi o di commedie dell'Ottocento, o del primo Novecento, inframmezzate da canzoni; che quando canta alza nell'aria le sue lunghe braccia snodate e le mani fini e soavi, assomigliando a una bella ragazza, o a un cigno, o a un fiore dall'altissimo stelo; che suscita ilarità con la grazia, in un tempo in cui la comicità sembra poter nascere soltanto su note stridenti e odiose, da volti e gesti scomposti e ripugnanti. Lui è comico restando sé stesso, conservando i suoi tratti lindi e gentili. Non c'è tuttavia nulla di lezioso o vezzoso nella sua grazia: non c'è in lui nessuna civetteria, e nessuna timidezza, nei confronti della realtà. La sua grazia sembra rispondere a un'armonia intima, sembra sprigionarsi da un'intima e lucidissima intelligenza. Fra i suoi molteplici volti nascosti, c'è essenzialmente quello d'un soave, ben educato e diabolico genio del male: è un lupo in pelli di agnello, e nelle sue farse sono parodiati insieme gli agnelli e i lupi, la crudeltà efferata e la casta e savia innocenza.”

Natalia Ginzburg (1916–1991) scrittrice italiana

Origine: Da Nella farsa con soavità http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/Itemid,3/action,detail/id,0129_01_1970_0003_0003_4986732/, La Stampa, 4 gennaio 1970, p. 3.

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“Il genio purtroppo non parla | per bocca sua. | Il genio lascia qualche traccia di zampetta | come la lepre sulla neve.”

Eugenio Montale (1896–1981) poeta, giornalista e critico musicale italiano

da Il genio, in Satura
Opere in versi

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“L'arte contemporanea è sublimata nella sua non essenzialità e invisibile concretezza. La metafisica incontra la oltrefisica nell'ulteriorità segmentata del genio. E chi non lo capisce è uno stronzo.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

dall'intervista di Anna Bandettini, L'arte e la controarte in Sgarbi, la Repubblica, 16 settembre 2008
Da interviste

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“Molti artisti contemporanei, – compreso l'autore di questo articolo – hanno subito crisi simili e confuso l'énorme con il grande, la violenza con l'energia. Ma è generalmente una follia romantica della gioventù e quella d'un tempo in cui il cuore si esalta a caso prima che il gusto abbia scelto. Il fatto strano è che essa si sia verificata in Van Lerberghe all'età di quarant'anni, come un improvviso richiamo delle forze dell'adolescenza in un'anima poco a poco rinnovata. Questo ribollire disordinato non è certo inutile ed il genio di Emile Verhaeren ha potuto trarne soprendenti capolavori. In Van Lerberghe esso si è presto contenuto e si è risolto in lirismo.
No, certo, questo nuovo stato non si è riflesso direttamente nella sua opera, ma senza dubbio è servito a darle una più viva ampiezza. Lui, Charles Van Lerberghe non somigliava più al poeta. Aveva da poco iniziato l'ammirevole Chanson d'Eve, e mi mostrò anche l'abbozzo di una commedia leggendaria in tre atti che nulla doveva allo stoicismo. Era una sorta di satira, di spirito pagano, insieme ironica e veemente. Io terminavo le ultime pagine di Clartés e lavoravo ancora ad alcune Banalités indiscrètes impertinenti e talvolta sbrigliate. Essendoci scambiati i nostri scritti, restammo stupefatti; poiché singolare era il contrasto fra il profondo accordo di tutte le nostre tendenze di artisti e la divergenza del nostro spirito. Ma la trasformazione proseguiva in Charles Van Lerberghe e a sua insaputa. A Firenze, dove vivemmo insieme per molti mesi era improvvisamente ridivenuto il sognatore di un tempo. Non lo stesso, tuttavia; era gioioso, più appassionato di ciò che la vita contiene, più lirico. E, in verità, il lirismo trionfa lungo tutti questi poemi della Chanson d'Eve, molti dei quali furono scritti in un giardino di oleandri, all'ombra della vecchia torre che corona la collina di Arcetri, mentre un immenso paesaggio mostrava in lontananza l'Arno che bagnava i palazzi fiorentini.”

Albert Mockel (1866–1945)
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