Frasi su grandezza
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“Risuscitando il mito di Faust Mann fa sì che Adriano, per salvarsi dall'aridità e dalla crisi dell'arte contemporanea, crisi che è nello stesso tempo crisi di una civiltà al tramonto, stringa un patto con il diavolo che gli darà la grandezza e la potenza creatrice in cambio della rinunzia all'amore e alla salvezza della sua anima. Per Mann la Germania, sfiduciata, inibita ed impotente, ha tentato di liberarsi dalle sue inibizioni con la morbosa e diabolica intossicazione nazista. Sembra che anche l'arte, nel mondo contemporaneo, non riesca a sopravvivere se non si allea con il morboso e con il diabolico, e se non ride di sè condannandosi nel momento stesso nel quale si crea, risolvendosi nella parodia di se stessa L'arte e in particolare la musica, è oggi, nel massimo disordine, nella massima ambiguità. Come uscirne? Come superare il caos? Come e dove trovare un principio, un ordine, un si stema di regole? Politicamente tale ordine è stato cercato nella negazione della libertà. Il compositore Adriano Leverkühn lo cerca nelle nuove regole della musica dodecafonica dopo essersi anche lui diabolicamente intossicato servendosi della malattia, della sifilide, come di una mostruosa droga, per stimolare la propria fecondità estetica, per poi sprofondare nella notte fonda della pazzia e della morte.”

Enzo Paci (1911–1976) filosofo italiano

Origine: Da Profili: Thomas Mann, L'Italia che scrive, a. XXXIX, n. 1, gennaio 1956, p. 2.

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“Chi dice che gli italiani non sanno quello che vogliono? Su certi punti, anzi, siamo irremovibili. Vogliamo la grandezza senza spese, le economie senza sacrifici e la guerra senza morti. Il disegno è stupendo: forse è difficile da effettuare.”

Ferdinando Martini (1841–1928) scrittore e politico italiano

Origine: Da Lettere 1860-1923; citato in Domenico Quirico, Adua: la battaglia che cambiò la storia d'Italia, Mondadori, 2004, p. 99. ISBN 8804526815

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“[Sul Deinonico] Benché di grandezza modesta, questa creatura fu uno dei dinosauri più strani e ci dà una prospettiva totalmente nuova sulla classificazione dei dinosauri carnivori e sulle capacità sorprendentemente sofisticate possedute da certi teropodi.”

John Ostrom (1928–2005) scienziato e paleontologo statunitense

Although of modest size, this creature was one of the most unusual of all dinosaurs and provides entirely new insight on the classification of predaceous dinosaurs and on the surprisingly sophisticated capabilities possessed by some theropods.
Osteology of Deinonychus antirrhopus...

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“Quali sarebbero i nostri pensieri e i nostri sentimenti riguardo i dinosauri carnivori se fossero vivi al giorno d'oggi? Gli umani hanno da tempo sentito antipatia verso i carnivori, i nostri concorrenti per le proteine scarseggianti. Ma i nostri sentimenti sono leggermente placati dai tratti attraenti che vediamo in loro. Per quanto siano grandi e possenti, i leoni ci rammentano delle bestiole che si raggomitolano sui nostri grembi e che fanno le fusa quando li accarezziamo. Allo stesso modo, i nobili lupi ci rammentano dei nostri compagni canini. I cani e i gatti sono buoni compagni perché sono intelligenti, sensibili alle nostre esigenze e i loro corpi flessibili li rendono piacevoli da toccare e per giocarci. Più importante, sono ammaestrabili. I loro occhi rivolti di fronte ci fanno ricordare noi stessi. Al contrario, neanche i dinosauri carnivori più piccoli presenterebbero un vantaggio di questo tipo. Nessuno di loro era abbastanza intelligente per essere addomesticabile o ammaestrabile e infatti avrebbero rappresentato un pericolo continuo per i loro padroni. I loro corpi rigidi, forse piumati, non sarebbero del tipo che ci piacerebbe avere ai piedi in letto. I giganti dai tratti rettiliani, i grandi carnivori, sarebbero stati veramente orribili e terrificanti. Avremmo ammirato la loro grandezza e la loro potenza, nello stesso modo in cui molti s'interessano alle macchine da guerra, ma non ci piacerebbero. Le loro immagini nella letteratura e nella musica sarebbero demoniache e potenti — mostri da temere e distruggere ma, allo stesso tempo, d'ammirare.”

Gregory Scott Paul (1954) paleontologo, sociologo e illustratore statunitense

Predatory Dinosaurs of the World

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“A qualche distanza sopra le latomie trovasi il gran teatro dell'antica Siracusa intagliato nella roccia, ed ancorché la scena ne sia totalmente distrutta, la sua grandezza, l'imponente maestà di un edificio così intagliato nel vivo della montagna, combinate alla più deliziosa delle situazioni, ispirano il rispetto, e l'ammirazione. Io ho passato colla più grande soddisfazione due giorni interi a esaminarlo; esso è uno de' colpi d'occhio i più pittoreschi che abbia riscontrato in Sicilia, ed io me ne attristo il più di non averlo potuto disegnare da un artista abile ed esatto.”

Johann Hermann von Riedesel (1740–1784) viaggiatore tedesco

Viaggio attraverso la Sicilia e la Magna Grecia
Origine: Da Vojage en Sicile et dans la Grande Grèce addressé par l'auteur a son Ami; citato in Maurizio Paoletti, «Questa rovina è indicibilmente bella e pittoresca»: le antichità della Sicilia e il culto della Grecia classica nel XVIII secolo https://www.academia.edu/2528879/_Questa_rovina_e_indicibilmente_bella_e_pittoresca_le_antichita_della_Sicilia_e_il_culto_della_Grecia_classica_nel_XVIII_secolo, traduzione di Gaetano Sclafani.

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“[Sulla Juventus Football Club] L'avversaria più forte e, insieme, una patente di grandezza. Se la affronti con possibilità di vittoria concrete – e io sono stato fortunato, mi è successo di prevalere più di una volta – vuol dire che il tuo valore è elevato. È automatico.”

Roberto Mancini (1964) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Dall'intervista di Paolo Condò, Mancini rivela il suo top "Rigiocare Juve-Samp" http://www.gazzetta.it/Calcio/17-01-2014/mancini-juventus-sampdoria-202098905622.shtml, Gazzetta.it, 18 gennaio 2014.

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“Ecco cosa devi osare: essere te stesso. Ecco cosa invocare: che la grandezza della vita si rispecchi in te a misura della tua purezza.”

Dag Hammarskjöld (1905–1961) 2º segretario generale delle Nazioni Unite

Origine: Tracce di cammino, p. 41

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“[Su Giorgio Morandi] Non ebbe mai un atelier nel senso pomposo del termine. Viveva e lavorava in una camera di media grandezza, una finestra della quale dava su un piccolo cortile ricoperto di verde […]. Qui si trovava anche la sua brandina, un vecchio scrittoio e il tavolo da disegno, una specie di libreria, il cavalletto e poi tutt'intorno su stretti scaffali l'arsenale, in attesa discreta, delle semplici cose che noi tutti conosciamo attraverso le sue nature morte: bottiglie, recipienti, vasi, brocche, utensili da cucina, scatole. Le aveva scovate chissà dove, per lo più da rigattieri, si era innamorato di ciascuna di esse, le aveva portate a casa una ad una, per poi disporre in fila questi trovatelli quali suoi compagni di stanza, in via sperimentale e con grandi speranze. Qui si trovavano dunque i suoi modelli veri e propri: le "cose" nel loro isolamento silenzioso, gli interlocutori del suo incessante dialogo. […] Quanto più essi diventavano parte del suo mondo abituale, dimostrando il proprio diritto di cittadinanza attraverso un crescente strato di polvere, tanto più gli stavano a cuore. Tutto ciò sembrava molto ordinato in modo piuttosto piccolo-borghese, relativamente ordinato; infatti attorno, davanti e dietro al cavalletto vi era abbastanza spesso una traccia evidente di inquietudine e di caos. Là si trovava una consolle a tre ripiani. Nel settore più basso, che poteva comprendere anche il pavimento, giaceva una confusione di quegli oggetti che l'avevano colpito a un primo esame ma che poi gli si erano dimostrati insufficienti per un discorso prolungato. Al piano di sopra si trovavano oggetti come comparse in attesa di una ancor possibile entrata in scena. Ma la scena, sulla quale comparivano i protagonisti scelti come interlocutori di un lungo dialogo, si trovava nell'ultimo ripiano, situato pressoché all'altezza degli occhi. Lì si trovavano queste cose scelte in tutta la loro imperturbabile solitudine; nelle mutevoli composizioni acquisivano una sconcertante personalità e cercavano anche di allacciare tra loro delle sottili relazioni dalle quali si costituiva pian piano, lenta-mente dalla loro prossimità, una compagine armonica. L'arrangiatore paziente era Morandi, che stava a vedere con dedizione ed ansia estreme il lento formarsi della comparsa delle cose; tutto ciò poteva durare dei giorni. […] E in questa comunicazione meditativa, che si faceva sempre più stretta, la distanza tra le cose e l'io contemplante era abolita […], sicché l'immagine infine raggiunta, la controimmagine che rispondeva al pittore, era al tempo stesso la sua autorappresentazione. Giunto a questo punto, Morandi si metteva a dipingere e trasponeva questa realtà, che egli aveva prefigurato con tanta cura, nella visualità del quadro, nella "seconda", più comprensiva realtà. Il vero e proprio atto pittorico durava spesso solo poche ore. Alcuni quadri mostrano chiaramente le tracce di una certa corsività nella pennellata. Sono segni di spontaneità, di un'estrema visione creatrice divampante come la fiamma di una candela che sprigiona l'ultimo guizzo.”

Werner Haftmann (1912–1999) storico dell'arte tedesco

Origine: Citato in Marilena Pasquali, Morandi, Art Dossier, n°50, Giunti, Firenze, ISBN 88-09-76143-X, pp. 6-8.

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“Cerco di fare attenzioni ai miei songwriter preferiti e mi rendo conto che hanno fatto cose migliori di quelle che potrò mai fare io. Persone come Paul McCartney, Neil Young e Randy Newman, artisti fenomenali; tuttavia, nessuno di loro è mai riuscito ad avere la stessa grandezza da "adulti" di quanto abbiano fatto quando avevano 20 o 30 anni […]. Penso che sia un ciclo, è quasi impossibile scrivere musica in grado di toccare il cuore delle persone una volta che lo hai già fatto. Quando ti puoi permettere di comprare una, due o tre case, quella linea di comfort finisce per cambiarti […]. Ma sono speranzoso quando ascolto una canzone che Paul McCartney ha pubblicato negli ultimi anni e mi ricorda che c'è ancora tanto dentro di lui. Non ha niente da dimostrare, ha già dato al mondo le migliori canzoni possibili, eppure mi rende felice il fatto che abbia deciso di continuare a farlo.”

Anthony Kiedis (1962) cantante statunitense

I pay attention to my favorite songwriters, and they're way smarter and way better at writing songs than I could ever be. You know, like Paul McCartney, Neil Young, Randy Newman are all just phenomenally gifted singers and songwriters; however, none of them have really been able to create real greatness in their older years compared to what they were doing in their 20s and 30s [...]. I guess it's a cycle, it's almost impossible to write music that crushes and touches people's hearts in that way once you've made it. Once you can afford a house, another house over there and another over there, it's like that weird fine line of comfort changing you [...]. But it gives me hope when I hear a Paul McCartney song that he did in the last couple of years that reminds me of who he is deep down inside. Not that he's got anything to prove, he's already given the world more great songs than anybody else I can think of, but it makes me happy that he's still able to do it.

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“Poche province meridionali e sopra tutto poche città hanno monumenti così importanti e così degni di studio come Benevento. Capitale di un forte ducato, sede di principi valorosi, conserva ancora oggi nei suoi monumenti le tracce dell'antica grandezza.”

Matilde Serao (1856–1927) scrittrice e giornalista italiana

Origine: da Corriere di Napoli, N.° 226, anno XVIII; citato in Almerico Meomartini, I monumenti e le opere d'arte di Benevento, 1889, p. 492.

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“La grandezza di Cézanne, che degli impressionisti era contemporaneo, amico e compagno di lotta, consiste nell'aver avvertito immediatamente che la sua missione era quella di procedere oltre, utilizzando a fini di sintesi ciò che essi avevano ricercato analiticamente.”

Louis Vauxcelles (1870–1943) Critico d'arte francese

da Cézanne au musée de l'Orangerie, in Le monde illustre, 9 maggio 1936
Origine: Citato in Stefania Lapenta, Cézanne, I Classici dell'arte, Rizzoli - Skira, Milano, 2003, pp. 183-188 e frontespizio. ISBN 88-7624-186-8

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“Cercare il raccoglimento all'inizio dell'orazione, significa allora imparare a evitare la «solitudine dei pensieri»: quei pensieri che ronzano incessantemente nella nostra testa e ci impediscono di ascoltare Dio. È necessario imparare a raccoglierli uno per uno e ad abbandonarli nelle sue mani, fossero anche pensieri per le nostre offese a Dio. Guardare a Cristo, piuttosto che rimanere soli nel fastidioso brontolio di quegli sciami che ronzano nella nostra testa, significa aver individuato la differenza tra Pietro e Giuda. Entrambi tradiscono Cristo. Anzi forse Pietro, che tradisce il Maestro per paura di una donnetta e non al cospetto di Caifa, lo fa in maniera più umiliante. Eppure Pietro diventa santo e invece Giuda si suicida. La differenza è molto semplice: Pietro quando si accorge del proprio peccato, non guarda sé stesso ma Cristo («E Pietro si ricordò della parola di Gesù che aveva detto "Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte"» Mt 26, 75). Invece Giuda ha occhi solo per sé stesso, per il progetto della propria vita ormai andato perso, irrecuperabile («Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente», Mt 27, 4). Pietro si conosce nello sguardo di Cristo, Giuda si vede con i propri occhi. Il primo vede la propria grandezza: Cristo mi ama non perché io "lo meriti", ma perché sì; e proprio quest'amore mi renderà amabile ai suoi occhi. Il secondo crede ormai di doversi arrangiare da solo. Di essere diventato grande. Adulto. Cioè orfano.”

Mauro Leonardi (1959) giornalista italiano

Origine: Mezz'ora di orazione, p. 23

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“La grandezza di Einstein sta nella sua stupenda immaginazione e nella tenacia incredibile con la quale continua ad affrontare i problemi.”

Leopold Infeld (1898–1968) fisico polacco

Origine: Da The Quest: The Evolution of a Scientist, Doubleday, New York, 1941, p. 208; citato in Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso (The Quotable Einstein), a cura di Alice Calaprice, prefazione di Freeman Dyson, traduzione di Sylvie Coyaud, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1997, p. 177. ISBN 88-04-47479-3

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“[Mario Rigoni Stern] Era uno scrittore grandissimo, aveva la grandezza che hanno i solitari. Quando sono stato presidente del Pen Club italiano è stato il primo italiano che ho candidato al Nobel: era uno scrittore classico, dalla visione lucida e dalla scrittura semplice ma potente; aveva carisma anche come uomo. Aveva un carattere buono e mite, se ne fregava dei convegni e delle società letterarie.”

Ferdinando Camon (1935) scrittore italiano

Origine: Citato in È morto Mario Rigoni Stern, cantò la tragica ritirata in Russia http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/spettacoli_e_cultura/morto-rigoni-stern/morto-rigoni-stern/morto-rigoni-stern.html, Repubblica.it, 27 gennaio 2014.

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“Se le masse lavoratrici rimangono in uno stato di miseria e di abbrutimento, non v'è grandezza di popolo, né dentro, né oltre i confini della Patria.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

da Discorso da ascoltare, Il Popolo d'Italia, 1° maggio 1919

“La grandezza dell'Occidente è consistita nel non espellere il sacro dal suo orizzonte. Ha imparato a tenerlo a bada senza scacciarlo. Si è creata così una tensione fra i due poli - cioè fra il sacro e la politica - che ha reso possibile la resistenza agli abusi stessi del potere. E ha permesso tra l'altro la nascita di un terzo potere: il potere economico. La modernità si è sviluppata grazie alla fibrillazione di questi tre poli.”

Paolo Prodi (1932–2016) storico italiano

Origine: da intervista rilasciata ad Antonio Gnoli, Paolo Prodi: "C'era troppa violenza nella politica, per questo ho scelto di fare lo storico" http://www.repubblica.it/cultura/2015/02/09/news/paolo_prodi_c_era_troppa_violenza_nella_politica_per_questo_ho_scelto_di_fare_lo_storico-106852125/?ref=HREC1-8, Repubblica.it, 9 febbraio 2015

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“A pensarci bene, sono poi questi strumenti (l'ironia e il gusto) che impediscono lo scatto verso la grandezza. Un grande artista, un grande scrittore, non ha ironia e non ha gusto; e così anche i grandi momenti della letteratura, dell'arte, sono quelli che mancano di gusto e non sono governati dall'ironia.”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

citato in Paolo Nifosì, Leonardo Sciascia: la passione di un "incompetente", in La bella pittura. Cfr Leonardo Sciascia e le arti figurative, catalogo della mostra, Racalmuto 1999, a cura di Paolo Nifosì, Edizioni Salarchi Immagini, Comiso 1999, p. 19

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“Mi preoccupo sempre quando vedo che una nazione crede di poter raggiungere la grandezza attraverso l'azione dei suoi poliziotti.”

Cyrus S. Eaton (1883–1979)

Origine: Citato in Anthony Summers, La vita segreta di J. Edgar Hoover, traduzione di Adriana Dell'Orto, Tilde Riva e Nicoletta Rosati, Bompiani, Milano, 2012, [//books.google.it/books?id=wswtjxl-k6AC&pg=PT36 cap. 3].

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“Senza ombra di dubbio è il Milan il club più grande in cui abbia mai giocato. Nel mondo tutti lo conoscono, ha una storia incredibilmente vincente […]. Si respirava un'aria di grandezza assoluta e la percepivi da tutti quei campioni di fama internazionale che affollavano il campo d'allenamento, qualcosa di veramente geniale.”

Zlatan Ibrahimović (1981) calciatore svedese

Origine: Da un'intervista a Le Monde; citato in Ibrahimovic esalta il suo passato: "Milan club più grande in cui ho giocato" http://www.goal.com/it/news/2/serie-a/2016/06/07/24369232/ibrahimovic-esalta-il-suo-passato-milan-club-pi%C3%B9-grande-in?ICID=HP_BN_6, Goal.com, 7 giugno 2016.

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“Accanto a questi uomini di passione stavano i sognatori. L'utopia fioriva in tutte le sue forme, da quella bellicosa che giustificava il patibolo, a quella innocente che sosteneva l'abolizione della pena di morte. Spettri per i troni, angeli per il popolo. In faccia a uomini di lotta, spiriti che maturano sogni. Gli uni pensano alla guerra, gli altri invocano la pace; un cervello, Carnot, crea quattro armate; un altro, Jean Derby, medita una federazione democratica universale. […] altri si occupavano di questioni di minor conto e di maggior praticità. Gyuton-Morveau studiava misure per migliorare l'attrezzatura negli ospedali, Maire l'abolizione delle servitù reali, Jean-Bon-Saint-André la soppressione delle pene restrittive per debiti e la detenzione costrittiva. […] L'arte contava fanatici e anche monomaniaci; il 21 gennaio, mentre la testa di un re cadeva sulla piazza della Rivoluzione, Bézard correva ad ammirare una testa dipinta da Rubens, quadro scoperto in un solaio di rue Saint-Lazare. Artisti, orafi, profeti, colossi come Danton e fanciulli come Cloots, gladiatori e filosofi, tutti aspiravano a una sola conquista, quella del progresso. Nulla li intiepidiva. La vera grandezza della Convenzione fu di ricreare il reale nell'impossibile. Agli estremi, Robespierre, fanatico del Diritto e Condorcet, fanatico del dovere.”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese

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