Frasi su motivo
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“La Slovacchia è un bellissimo paese con gente magnifica. Prometto di essere il presidente che unisce e motiva, che restituirà la fiducia nell'ufficio presidenziale e renderà umana la nostra politica. Sarò dalla parte di tutti gli uomini onesti.”

Andrej Kiska (1963) imprenditore e politico slovacco

Origine: Citato in Slovacchia, Kiska eletto presidente http://www.lastampa.it/2014/03/30/esteri/slovacchia-kiska-eletto-presidente-bWbpA82DuxCGOtCHC7IWJJ/pagina.html, La Stampa.it, 30 marzo 2014.

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“Il «free verse» di Whitman era un assalto alla fortezza della poesia in se stessa; una sfida, rivolta a tutti i poeti viventi, a spiegare per quali motivi non dovessero anche loro scrivere allo stesso modo. Una sfida che dura ancora dopo un secolo di vigorosa esistenza nel corso del quale è stata sotto il fuoco continuo degli avversari ma non è mai stata sconfitta.”

William Carlos Williams (1883–1963) poeta, romanziere e medico statunitense

Origine: Da An Essay on Leaves of Grass, in Leaves of Grass One Hundred Years After, a cura di Milton Hindus, 1955; citato in Walt Whitman, Foglie d'erba, poesie scelte e tradotte da Enzo Giachino, cronologia della vita e dell'Autore e del suo tempo, antologia critica e bibliografia a cura di Anna Luisa Zazo, Arnoldo Mondadori Editore, II edizione, 1972, Antologia Critica, p. 34

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“Correvo per il motivo più vecchio del mondo: per amore.”

Luciano De Crescenzo (1928–2019) scrittore italiano

Ti porterà fortuna: Guida insolita di Napoli

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“Non si può escludere che Salvini abbia ragione, quando accusa Berlusconi di essersi mosso nella battaglia di Roma spinto da motivi "aziendali", perché Mediaset avrebbe bisogno della benevolenza di Renzi. Non sarebbe del resto la prima volta che l'ex Cavaliere confonde il bene delle sue aziende con il bene del paese.”

Antonio Polito (1956) giornalista e politico italiano

Origine: Da un editoriale per il Corriere della Sera, 28 aprile 2016, p. 1; riportato su Dagospia.com http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/meloni-non-sono-maturi-dite-salvini-borgia-che-populisti-123600.htm.

“Michele Zagaria: Sentite, io sono Michele Zagaria.
Carlo Pascarella: Ah.
Michele Zagaria: Eh. Allora sentimi bene. Io le sto telefonando perchè, perchè le voglio dire, no, che lei non è un giornalista serio.
Carlo Pascarella: Sì ma scusi un attimo ma lei è Michele Zagaria chi?
Michele Zagaria: E lo sai bene, chi scrivi sul giornale no? Che sta in guerra con Antonio Iovine.
Carlo Pascarella: Ma è… ma scusi ma è uno scherzo questo?
Michele Zagaria: No, no. Non è uno scherzo, sono io, personalmente. Io così le faccio le cose perchè io sono una persona seria e lei no. Aspetta un attimo, ti passo pure Antonio Iovine. Va bene? E così ti togli questo pensiero di scrivere sempre stronzate, stronzate… Secondo me un professionista serio. no? Tutte queste stronzate non le scrive. È chiaro? Adesso te lo passo.
Antonio Iovine: Pronto, sono Antonio Iovine. Senta noi non stiamo scherzando perchè ci siamo stufati di fare tutte queste cretinate, no? Noi siamo delle famiglie che… ci rispettiamo da tanti anni. Allora se lei deve scrivere le notizie le scriva serie e scriva le verità. Allora voi fate il vostro mestiere… e noi vi rispettiamo per quello che fate. Purtroppo noi facciamo un altro mestiere e ce lo siamo scelto noi, no? È vero?
Carlo Pascarella: Sì.
Antonio Iovine: Allora, il mestiere che fate voi è quello di scrivere le notizie e siamo d'accordo, però scrivetele come si devono scrivere le notizie, no?
Michele Zagaria: Stai facendo una confusione, no? Che la gente ha paura di salutare sia mio fratello che il fratello di Antonio. Allora qua non stiamo facendo nessuna minaccia e niente. Io sto parlando da persona seria come sta parlando Antonio. Per un professionista serio, secondo me non sei serio scrivendo tutte queste cose che non sono vere.
Carlo Pascarella: Posso sapere una cosa?
Michele Zagaria: Sì.
Carlo Pascarella: Da dove state chiamando?
Michele Zagaria: Noi? Dall'America.
Carlo Pascarella: Eh, hai voglia…
Michele Zagaria: È importante? È importante questo?
Carlo Pascarella: È fondamentale.
Michele Zagaria: Eh… ma per quale motivo?
Carlo Pascarella: Mi occorre una prova per sapere che siete voi!
Michele Zagaria: Sentimi bene, allora io domani ti mando mio fratello con il documento e il fratello di Antonio con il documento e vedi che vanno assieme e tutto questo problema si è chiarito. È chiaro o no? Mo io ti prego un altra cosa: domani mattina, domani mattina, ti raccomando di non scrivere quello che stiamo dicendo. Mi sono spiegato? Allora io ti ho telefonato solo per farti rendere conto che chi ti viene a dire queste stronzate sono stronzate sul vero senso della parola. Basta. Questo, non stiamo minacciando, non… niente. È chiaro questo? Va bene?
Carlo Pascarella: Va bene.
Michele Zagaria: Vuoi la conferma che ti mando mio fratello? O può bastare così?
Carlo Pascarella: Per me basta anche così.
Michele Zagaria: Ti ringrazio assai, assai.
Carlo Pascarella: Ok.
Michele Zagaria: Va bene? Da domani mattina non scrivere più queste stronzate. Io non dico che tu a me e Antonio non devi mettere sul giornale, però devi scrivere le serietà. È chiaro?
Carlo Pascarella: Voi adesso siete liberi?
Michele Zagaria: Perchè tu non lo sai che io sono latitante?”

Michele Zagaria (1958) criminale italiano

Origine: Dall'intercettazione telefonica del novembre 1998; visibile in "Pronto? Sono Michele Zagaria" http://www.serviziopubblico.it/2015/05/pronto-sono-michele-zagaria/, Serviziopubblico.it, 5 maggio 2015.

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“Due sono i motivi per cui gli uomini si astengono dalle colpe: la paura e la vergogna.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 210 Jensen, conservato da Massimo il Confessore in Loci communes, col. 729 Migne; traduzione in Oratori attici minori, p. 313
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“[Su Ronaldo] Il giocatore più determinante degli ultimi venticinque anni, come Messi oggi. Era un talento clamoroso. La differenza tra lui e me era che, pur essendo anche lui su di peso, la stessa domenica io facevo una partita allucinante e lui faceva due gol. Era chiamato il fenomeno.”

Antonio Cassano (1982) calciatore italiano

Ci sarà stato un motivo.
Origine: Citato in Cassano: "Juve rifiutata tante volte, Inter piazza top. Mazzarri mi tradì" http://www.fcinternews.it/in-primo-piano/cassano-juve-rifiutata-tante-volte-inter-piazza-top-mazzarri-mi-tradi-238286, fcinternews.it, 4 febbraio 2017.

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“Sono arrivato alla convinzione che l'abolizione della pena di morte sia auspicabile per i seguenti motivi:1) Irreparabilità in caso di errore giudiziario.
2) Conseguenze morali deleterie per quanti hanno a che fare direttamente o indirettamente con il procedimento dell'esecuzione.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Qualche mese prima, il New York Times del 6 marzo 1927 riferiva: «Il Professor Einstein non è favorevole all'abolizione della pena di morte [...]. Non vede perché la società non dovrebbe liberarsi degli individui che si sono dimostrati socialmente dannosi. Aggiunge che la società non ha più diritto di condannare una persona all'ergastolo di quanto ne abbia di condannarlo a morte.» Pensieri di un uomo curioso, p. 161.
Origine: Da una lettera a un editore berlinese, 3 novembre 1927; Archivio Einstein 46-009; citato in Pensieri di un uomo curioso, p. 161.
Origine: Il lato umano, p. 78

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“Purtroppo è un'idea sbagliata quella che i sentimenti siano noiosi. In America pensano che il pubblico voglia solo azione, sia stupido. Ma in realtà i sentimenti e l'immaginazione creano empatia e sono un modo di riflettere. Il che fa paura, perché si potrebbe iniziare a pensare diversamente, e questo è uno dei motivi. Non si favorisce l'immaginazione e si mantiene il controllo.”

Susan Sarandon (1946) attrice e produttrice cinematografica statunitense

Origine: Citato in Paola Nicita, Susan Sarandon a Taormina: "Hillary Clinton non mi rappresenta" http://palermo.repubblica.it/societa/2016/06/12/news/susan_sarandon_a_taormina_hillary_clinton_non_mi_rappresenta_-141859341/, Repubblica.it, 12 giugno 2016.

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“Si ama senza ragione, ci si dimentica senza motivo.”

Alphonse Karr (1808–1890) giornalista e scrittore francese

Origine: Aforismi sulle donne, sull'uomo e sull'amore, p. 48

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“Oggi è il giorno del Gay Pride di Gerusalemme. C'è stata qualche polemica su questa sfilata, quindi voglio condividere con voi la mia prospettiva. Amare qualcuno non dovrebbe mai significare vivere nella paure e nel terrore. Per troppo tempo, la comunità LGBT in tutto il mondo ha affrontato la violenza e l'intimidazione. Settimane fa, decine di membri della comunità LGBT sono stati freddati a Orlando da un terrorista con un'ideologia fanatica. Abbiamo visto tutti le immagini orribili dell'ISIS che uccide le persone omosessuali gettandole dai tetti. E il regime iraniano li appende alle gru nelle piazze. Questo è a dir poco follia. Siamo attorniati da regimi che uccidono qualcuno solo per essere gay. In Israele, la comunità LGBT marcia con orgoglio. La mia convinzione incrollabile è che tutte le persone sono state create uguali. Questo principio di uguaglianza è il motivo per cui a 16 anni Shira Banki ha marciato alla parata lo scorso anno ed è per questo migliaia di voi sono in marcia oggi. Shira è stata assassinata da un estremista pieno di odio. E questo odio non ha posto nella società israeliana. Lotteremo contro di essa. Purtroppo, alcuni elementi della nostra società non sono ancora pronti ad accettare la comunità LGBT. La mia solenne promessa a voi oggi è quello di continuare a promuovere il rispetto per tutti i cittadini di Israele, senza eccezione. Sia che stiate marciando oggi o no, vi chiedo di essere solidali con i nostri fratelli e sorelle nella comunità LGBT. Non lasceremo che l'odio uccida l'accoglienza. Dignità, rispetto, accettazione. Questi sono i valori che trionferanno.”

Benjamin Netanyahu (1949) politico israeliano

Origine: Dal discorso al Gay Pride di Gerusalemme del 2016. Citato in Gay Pride Gerusalemme: il discorso del Primo Ministro Netanyahu è bellissimo http://www.lezpop.it/gay-pride-israele-discorso-del-primo-ministro-bellissimo-video/, Lezpop.it, 26 luglio 2016.

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“Maria non si stupì affatto della presenza di un angelo. Fu invece l'angelo a stupirsi di lei. Maria vedeva il Creatore in tutte le creature, e vederlo negli occhi di un angelo le sembrava altrettanto sublime che vederlo in quelli di un uomo. Non la stupiva scorgere ovunque il Creatore. Era intenta a normali lavori domestici. Aveva forse un panno in mano o una spazzola di legno che a un certo punto le erano caduti non perché fosse rimasta trasecolata dall'apparizione di Gabriele, ma per lo stesso identico motivo per cui a ciascuno di noi cascano di mano le penne e gli smartphone. Gabriele ha il volto di un giovane molto bello, dai lineamenti molto delicati. Capelli leggermente ondulati, castani. Occhi verdi. Niente ali però, questo no. Solo una veste candida. È lui a stupirsi. Molto, molto più di Maria. Gabriele è un arcangelo eviterno abituato a guardare fisso l'eterno Dio, e sa bene tutta l'opaca caligine che avrebbe trovato arrivando sulla terra. Aveva ancora fresca una certa esperienza con Zaccaria (cfr Lc 1). Proprio per questo si stupì. Di Maria. Si stupì molto. Non si aspettava di vedere il Creatore guardando una creatura. Di vedere una creatura "tutta così piena di Creatore. Così stracolma, così piena di grazia, così kecharitoménê. Devo aver sbagliato strada, pensò Gabriele. Credevo d'esser sceso sulla terra, e guarda un po' sono arrivato in cielo. Si guardava attorno nella stanza mentre Maria curava cose casalinghe impercettibili a un angelo, e quel principe del cielo pensava: «Guarda un po', qui è tutto pieno di cielo. È tutto pieno degli spirituali sorrisi che si sorridono nei cieli, delle trepidanti parole che alitano su da noi nei cieli». Era molto stupito, Gabriele, di fronte a Maria. Era stupefatto. Non aveva mai visto nulla di simile. Con nessuna creatura aveva mai visto Dio comportarsi in simile modo. Gabriele disse «il Signore è con te» (Lc 1, 28) e non lo aveva mai detto a nessuno. Una cosa così non l'aveva mai detta. Era una prima volta, una primizia. Di tutta la creazione, di tutte le creazioni. Mai vista una cosa simile, pensava Gabriele, mentre Maria lo guardava e non si stupiva più di tanto. E lui proprio di questo era stupefatto. Dell'atmosfera famigliare, normale, che lo sguardo di Lei, le sue mani, la sua presenza, creavano. Lei era quasi seduta a terra (forse a filare o a pulire) e lui, che veniva dal più alto dei cieli, era molto affascinato da quelle dita, da quelle mani. E si chiedeva se stesse filando o forse solo pulendo, e si stupiva di essere affascinato da una cosa così semplice e umile.”

Mauro Leonardi (1959) giornalista italiano

Il Signore dei Sogni

“Dolce, o amici, il sorriso di Laide, ma dolci le lagrime | pur anche giù scorrenti dalle palpebre care. | Ieri, senza motivo gemeva su me reclinata, | appoggiando la testa su la mia spalla, a lungo. | Lei piangente io baciavo: le lagrime come da un fonte | di rugiada scorrevano giù rigando le gote. | Le domandai: per quale ragione piangi? Rispose: | «Temo che tu mi lasci: siete tutti spergiuri.»”

Paolo Silenziario poeta bizantino

Tutti spergiuri, V, 258
Origine: In Francesco Pedrina, Musa Greca, Antologia di poeti e prosatori greci con profili degli autori e pagine critiche organicamente scelte per un disegno storico-estetico, Casa Editrice Luigi Trevisini, Milano, V ristampa, traduzione per questo epigramma di Enrico Thovez, p. 1075.

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“La Via della Foglia?» disse Egwene. «Che cos'è?»
Aram indicò gli alberi, continuando a guardarla intensamente negli occhi. «La foglia vive il tempo che le spetta e non si oppone al vento che la porta via. La foglia non danneggia e alla fine cade per nutrire nuove foglie. Così dovrebbe essere, per tutti gli uomini. E le donne.» Egwene lo fissò, con un lieve rossore sulle guance.
«Ma cosa significa?» disse Perrin.
Aram gli rivolse un'occhiata piena d'irritazione, ma fu Raen a rispondere. «Significa che nessun uomo dovrebbe danneggiare un altro per nessun motivo.» Rivolse un fuggevole sguardo a Elyas. «Non ci sono scuse, per la violenza. Mai.»
«E se uno ti assale?» continuò Perrin. «Se ti colpisce o cerca di derubarti o di ucciderti?»
Raen sospirò, paziente, come se Perrin non vedesse quello che per lui era chiarissimo. «Se uno mi colpisse, gli chiederei perché l'ha fatto. Se volesse colpirmi ancora, scapperei, e farei lo stesso se volesse derubarmi o uccidermi. Preferirei lasciargli prendere quello che vuole, anche la mia vita, anziché ricorrere alla violenza. E mi augurerei che non riportasse grande danno.»
«Ma hai detto che non gli faresti male» obiettò Perrin.
«Infatti. La violenza fa male a chi la usa quanto a chi la riceve.» Perrin parve dubbioso. «Potresti abbattere un albero, con la tua ascia» continuò Raen. «L'ascia fa violenza all'albero e non ne resta ferita. È così che tu la vedi, no? Il legno è tenero, a confronto del ferro, ma anche l'ascia migliore perde il filo, a furia di tagliare, e la linfa degli alberi la farà arrugginire. La possente ascia usa violenza all'inerme albero, ma ne riporta danno. La stessa cosa vale per le persone, anche se il danno è spirituale.”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

capitolo 25
La ruota del tempo. L'occhio del mondo

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“Il secondo motivo che rese questa Costituzione veramente impalatabile e nociva per il regime che ne doveva nascere, fu che i nostri costituenti partirono dal punto di vista opposto a quello da cui sarebbero partiti i costituenti tedeschi quando la Germania fu libera di elaborare una sua Costituzione. Da che cosa partirono i costituenti tedeschi? Da questo ragionamento: il nazismo fu il frutto della Repubblica di Weimar. Cos'era la Repubblica di Weimar? Era l'impotenza del potere esecutivo, cioè del Governo. […] La Germania rimase nel disordine, nel caos, nella Babele dei partiti che non riuscivano a trovare mai delle maggioranze stabili, quindi dei governi efficaci. Ecco perché Hitler vinse, perché il nazismo vinse. I costituenti nostri partirono dal presupposto contrario, cioè dissero: «Cos'era il fascismo? Il fascismo era il premio dato a un potere esecutivo che governava senza i partiti, senza controlli eccetera. Quindi noi dobbiamo esautorare completamente il potere esecutivo, [negando] la possibilità di dare ai governi una stabilità, eccetera». Per rifare che cosa? Weimar. Cioè, mentre i tedeschi partivano dalla negazione di Weimar, noi arrivavamo [a Weimar] senza dirlo. Nessuno lo disse, ma questo fu il risultato. […] Non fu possibile nemmeno introdurre quella solita linea di sbarramento che invece fu introdotta in Germania, per cui i partiti che non raggiungevano non ricordo se il 5 o il 3%, non avevano diritto a una rappresentanza. No, tutti i partiti dovevano esserci e tutti avevano un potere di ricatto sulle maggioranze, che erano per forza di cose di coalizioni.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

da Dall'assemblea costituente alla vigilia delle elezioni del 1948
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“Penso di non essere allo stesso livello dei Pearl Jam, loro sono un derivato e la loro musica parla di questo. Sono una gran band ed hanno un grandissimo pubblico, ma io che sono un fan dei Rolling Stones, Beatles e Kinks credo che i Pearl Jam non abbiano le stesse capacità, gli mancano le canzoni. Non stanno allo stesso livello dei Nirvana. Sono una band da grandi arene ma non riesco a capirne il motivo.”

Billy Corgan (1967) cantante e chitarrista statunitense

Origine: Da un'intervista al Wall Street Journal, citato in Smashing Pumpkins: Billy Corgan contro Pearl Jam e Foo Fighters http://www.virginradio.it/43661/smashing-pumpkins-billy-corgan-contro-pearl-jam-e-foo-fighters/, Virginradio.it, 9 dicembre 2014.

“La parabola pronunciata da Fellini può anche lasciarci freddi, se la isoliamo dal contesto […], ma l'eccezionalità del film sta proprio nella "bella confusione" […] di errore e verità, di realtà e sogno, di valori stilistici e valori umani, nel totale adeguamento del linguaggio cinematografico di Fellini alle sconnesse immaginazioni di Guido. Come distinguere il regista della realtà da quello della finzione è impossibile, così i difetti di Fellini coincidono con le ombre spirituali di Guido. L'osmosi tra arte e vita è strabiliante. Certo siamo di fronte a un esperimento irripetibile. […] In Otto e mezzo l'operazione è riuscita fino allo spasimo. […] I motivi (e le polemiche) che serpeggiano nel film sono infiniti e appartengono a un repertorio già noto: è vano tentare di farne un elenco, così come degli scorci di racconto, dei ritratti e dei paesaggi umani. Ovunque qui il genio di Fellini brilla come raramente si è visto al cinema. Non c'è ambiente, non c'è personaggio, non c'è situazione privi di un significato preciso sul grande palcoscenico di Otto e mezzo.”

Giovanni Grazzini (1925–2001) critico cinematografico italiano

da Corriere della Sera, Milano, 16 febbraio 1963
Origine: Citato in Claudio G. Fava, I film di Federico Fellini, Volume 1 di Effetto cinema, Gremese Editore, 1995, pp. 108-109 https://books.google.it/books?id=DNMSsPUpWnoC&pg=PA108. ISBN 8876059318

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“L'avaro e il dissipatore hanno un solo e medesimo difetto. Entrambi non sanno far uso del denaro e per entrambi esso è motivo di infamia. Perciò con ragione entrambi ricevono uguale castigo, perché ugualmente non sono degni di possedere.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 216 Jensen, conservato da Rutilio Lupo in De figuris sententiarum et elocutionis, II, 9; traduzione in Oratori attici minori, pp. 313 e 315
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“Desidero risvegliare negli altri e in me stesso un fervore più grande affinché il deposito cattolico della fede, che l'Apostolo non ci ha affidato senza motivo e che è preferibile a tutti i tesori di questo mondo, venga custodito preziosamente intatto e autentico, poiché da esso dipendono la saggezza cristiana, la pace generale e la santità dell'uomo.”

Pietro Canisio (1521–1597) gesuita e teologo olandese

Pietro Canisio, Meditationes seu Notae in Evangelicas Lectiones, in Societatis Iesu Selecti Scriptores, II, Freiburg im Breisgau 1955 dalla lettera http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/letters/1997/documents/hf_jp-ii_let_19970925_canisio.html di Giovanni Paolo II ai vescovi tedeschi in occasione del IV centenario della morte di s.Pietro Canisio

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“Ad urne chiuse voglio spiegare a voi telespettatori perché il Tg1, malgrado le polemiche, ha avuto una posizione prudente sull'ultimo gossip o pettegolezzo del momento: le famose cene, feste o chiamatele come vi pare, nelle dimore private di Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli o Villa Certosa. Il motivo è semplice: dentro questa storia piena di allusioni, testimoni più o meno attendibili e rancori personali non c'è ancora una notizia certa e tantomeno un'ipotesi di reato che coinvolga il premier e i suoi collaboratori. Accade che semplici ipotesi investigative e chiacchericci si trasformino in notizie da prima pagina nella realtà virtuale dei media o per strumentalizzazioni politiche o per interessi economici. È avvenuto in passato, come ricorderete, quando si tentò di colpire il presidente del consiglio di allora strumentalizzando la foto che ritraeva un suo collaboratore in una situazione definita scabrosa. È accaduto più volte in queste settimane in cui è stata messa sotto i riflettori la vita privata del premier in nome di un improvviso moralismo: abbiamo visto addirittura celebri mangiapreti vestire i panni di novelli Savonarola. Queste strumentalizzazioni, questi processi mediatici, non hanno nulla a che vedere con l'informazione del servizio pubblico. Nella settimana in cui gli Stati Uniti hanno scelto le nuove regole per proteggere il risparmio nel mondo, mentre esplodeva il caso Iran, e alla vigilia del G8, sarebbe stato incomprensibile privilegiare polemiche sul gossip nazionale solo per scimmiottare qualche quotidiano o rotocalco. Questa è la linea editoriale del Tg1 che vi ho promesso, cari telespettatori, fin dal primo giorno. E che continuerò a garantirvi.”

Augusto Minzolini (1958) giornalista italiano

al Tg1 del 22 giugno 2009, in risposta ai richiami del presidente Rai, Paolo Garimberti
Origine: Critiche al Tg1, interviene Garimberti Minzolini attacca in video- Il Pd: "Incredibile" http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-9/pd-tg1/pd-tg1.html, la Repubblica, 23 giugno 2009.

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“Erano queste le caratteristiche invocate dai partigiani dell'integrazione. I responsabili del movimento operaio lavoravano quindi all'avvicinamento tra operai ebrei e non ebrei, assicurando che quello che li accomunava (la loro condizione) era più importante di quello che li divideva (l'ebraismo). Senza dubbio, nei gruppi operai ebraici ci si esprimeva soprattutto in yiddish, ma per il semplice motivo che quello era il modo più facile di comunicare. Tuttavia, il primo intellettuale ebreo a constatare le difficoltà di un progetto di assimilazione fu proprio Martov. Indirizzandosi il 1º maggio 1894 agli operai di Vilno, egli affermò che gli interessi degli operai russi ed ebrei non erano sempre concordanti. Certamente, essi dovevano lottare insieme, ma gli ebrei non potevano fidarsi completamente dei russi. Occorreva dunque, concluse Martov, formare delle organizzazioni separate. Opinione destinata ad avere un seguito in un'epoca in cui un terrificante antisemitismo era diventato prassi quotidiana.
Fu contro questa visione specifica di un movimento operaio ebraico che il Bund venne invece fondato. Senza dubbio, al momento della sua costituzione, era un'organizzazione della classe operaia ebraica, ma, nello spirito di Martov si trattava di un temporaneo sacrificio alle condizioni specifiche della Russia; il fine ultimo era sempre l'internazionalizzazione della classe operaia che bisognava preparare.”

Hélène Carrère d'Encausse (1929) storica francese

cap. 3, p. 67
Lenin

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“C'è stato un giorno, e mi rattrista dire che in molti posti non è ancora passato, in cui la maggior parte del genere umano, grazie all'istituzione della schiavitù è stata trattata dalla legge esattamente nello stesso modo in cui, per esempio in Inghilterra, sono trattate ancora le razze inferiori di animali.
Forse verrà il giorno in cui tutte le altre creature animali si vedranno riconosciuti quei diritti che nessuno, che non sia un tiranno, avrebbe dovuto negar loro. I Francesi hanno già scoperto che il colore nero della pelle non è una buona ragione perché un uomo debba essere abbandonato, per motivi diversi da un atto di giustizia, al capriccio di un torturatore. Forse un giorno si giungerà a riconoscere che il numero delle zampe, la villosità della pelle o la terminazione dell'osso sacro sono ragioni altrettanto insufficienti per abbandonare a quello stesso destino un essere senziente. In base a che cos'altro si dovrebbe tracciare la linea insuperabile? In base alla ragione? O alla capacità di parlare? Ma un cavallo o un cane che abbiano raggiunto l'età matura sono senza confronto animali più razionali e più aperti alla conversazione di un bambino di un giorno, di una settimana o di un mese. Supponiamo che così non fosse; che cosa conterebbe? La domanda da porsi non è se sanno ragionare, né se sanno parlare, bensì se possono soffrire.”

Jeremy Bentham (1748–1832) filosofo e giurista inglese

Origine: Da Principles of Morals and Legislation, cap. 17, sez. 1, nota; citato in Ditadi 1994, p. 764.

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“[…] Ci deve sempre essere un motivo per fare un film, ma amando molto l'azione mi sono chiesto come potevo alleggerirne la violenza e ho capito che la commedia era la mia strada.”

Jackie Chan (1954) attore, regista e produttore cinematografico cinese

Origine: Citato in Adriano Aiello, Jackie Chan e il cast di Little Big Soldier a Berlino http://www.movieplayer.it/film/articoli/jackie-chan-e-il-cast-di-little-big-soldier-a-berlino_6618/, movieplayer.it, 17 febbraio 2010.

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“I miei ruoli sono sempre di natura diversa e vengono scelti per motivi diversi. Quando guardo ai miei film più importanti, non sempre sono contenta del risultato, allora mi dedico per un po' al teatro o a produzioni più piccole, indipendenti, spesso con amici. I ruoli più importanti sono arrivati spesso per caso.”

Marisa Tomei (1964) attrice statunitense

Origine: Citato in Antonio Cuomo, Marisa Tomei al Napoli FilmFestival http://www.movieplayer.it/film/articoli/marisa-tomei-al-napoli-filmfestival_1294/, movieplayer.it, 7 giugno 2005.

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“Chi si è liberato è tale solo in quanto intrattenga un rapporto con chi è incatenato - solo in quanto egli stesso in una certa misura condivida la condizione di chi è rimasto nella caverna, solo in quanto, come libero, coappartenga a chi è incatenato. Ciò perché "la verità non è un quieto possesso, godendo del quale ci sediamo in pace per pronunciare, da lì, sentenze all'indirizzo degli altri uomini, bensì la svelatezza accade solo nella storia della continua liberazione".
Una volta ritornato nella caverna, il libero, colui che "ha scorto lo spiraglio di luce", non potrà astenersi dal ricercare il confronto con coloro che di essa sono ancora prigionieri, non già perché si prefigga lo scopo di indurre un ravvedimento, né perché ritenga che essi debbano essere redenti. Non sono motivi filantropici quelli che sono all'origine della ridiscesa nelle tenebre. La propria, non l'altrui, salvezza è ciò che spinge il libero al rientro della caverna. Ivi giunto, egli non si limiterà a sopportare lo scherno e la derisione degli incatenare per la sua incapacità di discernere le ombre, ma muoverà all'offensiva. Egli cercherà, infatti, "di rendere loro comprensibile che, sì, sulla parete ha luogo un continuo velamento dell'ente e che essi stessi, gli incatenati, sono trascinati e irretiti da questo occultamento che si ripete di continuo."”

Umberto Curi (1941) filosofo italiano

Origine: Da Polemos. Filosofia come guerra, Bollati Boringhieri, Torino, 2013, p. 159. ISBN 9788833912523

“Gran parte degli animali superiori hanno qualcosa come desideri, pulsioni volitive e scopi rudimentali, la cui mutua soddisfazione costituisce il loro benessere o bene. Naturalmente noi possiamo avere buone ragioni per considerarli semplicemente come un peso, e negare che possiedano diritti; e per molti di loro, in particolare per le specie inferiori, abbiamo ben poche alternative rispetto all'agire in questo modo. Ma a me pare chiaro che, nonostante tutto, in generale gli animali siano tra quegli esseri i cui diritti possono significativamente asserirsi o negarsi. Ora, se si concorda con questa conclusione, cioè che gli animali sono tra quanti possono avere diritti, e se si aderisce inoltre al principio morale secondo cui noi avremmo il dovere di essere umani nei loro confronti, manca solo un'ultima considerazione per poter concludere che certi animali sono in realtà dotati di diritti. […] se decidessimo non solo di dover trattare umanamente gli animali, ma anche di dover agire così per il loro stesso interesse, se cioè decidessimo che tale trattamento è qualcosa di dovuto di cui noi siamo debitori verso di loro, qualcosa che può essere reclamato per loro conto, qualcosa il cui rifiuto sarebbe uningiustizia e un male e non solamente un motivo di fastidio, allora risulterebbe che noi attribuiamo diritti agli animali. Ho l'impressione che il senso morale di molti di noi abbia superato questo tipo di test fenomenologico, e che quindi la maggior parte di noi sia convinta che gli animali abbiano dei diritti […].”

Joel Feinberg (1926–2004) filosofo statunitense

Origine: Da Gli animali possono avere diritti?, in Aa. Vv., Diritti animali, obblighi umani, Gruppo Abele, Torino, 1987, p. 196. ISBN 88-7670-097-8. La traduzione riportata in Diritti animali, obblighi umani è tratta da Silvana Castiglione (a cura di), I diritti degli animali: prospettive bioetiche e giuridiche, il Mulino, Bologna, 1985.

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