Frasi sulla natura
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“Piacemi in Donna bellezza che dura, | E quella è da natura.”

Francesco da Barberino (1264–1348) notaio e poeta italiano

da Reggimento e costumi di donna

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“Penetrando nel museo, la scorsi subito in fondo ad una sala, e bella proprio come l'avevo immaginata. Non ha la testa, le manca un braccio; mai tuttavia la forma umana mi è parsa più meravigliosa e più seducente. Non è la donna vista dal poeta, la donna idealizzata, la donna divina o maestosa, come la Venere di Milo, è la donna così com'è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. È robusta, col petto colmo, l'anca possente e la gamba un po' forte, è una Venere carnale che si immagina coricata quando la si vede in piedi. Il braccio caduto nascondeva i seni; con la mano rimasta, solleva un drappeggio col quale copre, con gesto adorabile, i fascini più misteriosi. Tutto il corpo è fatto, concepito, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi si concentrano, tutto il pensiero vi confluisce. Questo gesto semplice e naturale, pieno di pudore e di impudicizia, che nasconde e mostra, che vela e rivela, che attrae e che fugge, sembra definire tutto l'atteggiamento della donna sulla terra. Ed il marmo è vivo. Lo si vorrebbe palpeggiare, con la certezza che cederà sotto la mano, come la carne. Le reni soprattutto sono indicibilmente animate e belle. Si segue, in tutto il suo fascino, la linea morbida e grassa della schiena femminile che va dalla nuca ai talloni, e che, nel contorno delle spalle, nelle rotondità decrescenti delle cosce e nella leggera curva del polpaccio assottigliato fino alle caviglie, rivela tutte le modulazioni della grazia umana. Un'opera d'arte appare superiore soltanto se è, nello stesso tempo, il simbolo e l'esatta espressione di una realtà. La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne. Dinnanzi al volto della Gioconda, ci si sente ossessionati da non so quale tentazione di amore snervante e mistico. Esistono anche donne viventi i cui occhi ci infondono quel sogno di tenerezza irrealizzabile e misteriosa. Si cerca in esse qualcos'altro dietro le apparenze, perché sembrano contenere ed esprimere un po' di quell'ideale inafferrabile. Noi lo inseguiamo senza mai raggiungerlo, dietro tutte le sorprese della bellezza che pare contenere un pensiero, nell'infinito dello sguardo il quale è semplicemente una sfumatura dell'iride, nel fascino del sorriso nato da una piega delle labbra e da un lampo di smalto, nella grazia del movimento fortuito e dell'armonia delle forme. Così i poeti, impotenti staccatori di stelle, sono sempre stati tormentati da una sete di amore mistico. L'esaltazione naturale di un animo poetico, esasperato dall'eccitazione artistica, spinge quegli esseri scelti a concepire una specie di amore nebuloso, perdutamente tenero, estatico, mai sazio, sensuale senza essere carnale, talmente delicato che un nonnulla lo fa svanire, irrealizzabile sovrumano. E questi poeti sono, forse, i soli uomini che non abbiano mai amato una donna, una vera donna in carne ossa, con le sue qualità di donna, i suoi difetti di donna, la sua mente di donna, ristretta ed affascinante, i suoi nervi di donna e la sua sconcertante femminilità. Qualsiasi creatura davanti a cui si esalta il loro sogno diventa il simbolo di un essere misterioso, ma fantastico: l'essere celebrato da quei cantori di illusioni. E la creatura vivente da loro adorata è qualcosa come la statua dipinta, immagine di un dio di fronte al quale il popolo cade in ginocchio. Ma dov'è questo dio? Qual è questo dio? In quale parte del cielo abita la sconosciuta che quei pazzi, dal primo sognatore fino all'ultimo, hanno tutti idolatrata? Non appena essi toccano una mano che risponde alla stretta, la loro anima vola via nell'invisibile sogno, lontano dalla realtà della carne. La donna che stringono, essi la trasformano, la completano, la sfigurano con la loro arte poetica. Non sono le sue labbra che baciano, bensì le labbra sognate. Non è in fondo agli occhi di lei, azzurri o neri, che si perde così il loro sguardo esaltato, è in qualcosa di sconosciuto e di inconoscibile. L'occhio della loro dea non è altro che un vetro attraverso cui essi cercano di vedere il paradiso dell'amore ideale. Se tuttavia alcune donne seducenti possono dare alle nostre anime una così rara illusione, altri non fanno che eccitare nelle nostre vene l'amore impetuoso che perpetua la razza. La Venere di Siracusa è la perfetta espressione della bellezza possente, sana e semplice. Questo busto stupendo, di marmo di Paros, è - dicono - La Venere Callipigia descritta da Ateneo e Lampridio, data da Eliogabalo ai siracusani. Non ha testa! E che importa? Il simbolo non è diventato più completo. È un corpo di donna che esprime tutta l'autentica poesia della carezza. Schopenhauer scrisse che la natura, volendo perpetuare la specie, ha fatto della riproduzione una trappola. La forma di marmo, vista a Siracusa, è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico, la donna che nasconde rivela l'incredibile mistero della vita. È una trappola? Che importa! Essa chiama la bocca, attira la mano, offre ai baci la tangibile realtà della carne stupenda, della carne soffice bianca, tonda e soda e deliziosa da stringere. È divina, non perché esprima un pensiero, bensì semplicemente perché è bella.”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Incipit di alcune opere, Viaggio in Sicilia

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“Il messaggio di San Francesco è un messaggio universale. Ne rimani affascinato, non c'è niente da fare! Ma sono un peccatore come gli altri. Faccio attenzione alla natura e do tanta importanza agli altri. L'altro va rispettato sempre ed è questo aspetto del messaggio di San Francesco che provo in particolar modo a mettere in pratica con umiltà.”

Carlo Conti (conduttore televisivo) (1900) conduttore televisivo italiano

Citazioni di Carlo Conti
Origine: Da Luigi Carnevale, Intervista a Carlo Conti: "Il messaggio di San Francesco è un messaggio universale" http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/home-eventi/intervista-a-carlo-conti-san-francesco-che-affascina-30892#.VBQgKf4cTMx, Sanfrancescopatronoditalia.it.

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“Uno scrittore perfetto potrebbe far sì che le parole cantino, ballino, bacino, portino bambini, piangano, sanguinino, s'infurino, pugnalino, rubino, cannoneggino, pilotino navi, saccheggino città, carichino di cavalleria o fanteria, o facciano qualunque cosa possano fare l'uomo o la donna o le forze della natura.”

Walt Whitman (1819–1892) poeta, scrittore e giornalista statunitense

Origine: Dall'articolo postumo An American Primer, The Atlantic Monthly, aprile 1904; citato nella prefazione «Chi fa tanto caso a un miracolo?». Come leggere la poesia di Walt Whitman di Antonio Spadaro, p. 17 in Walt Whitman, Canto una vita immensa, a cura di Antonio Spadaro, Ancora, Milano, 2009. ISBN 88-514-0632-4

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“I signori erano tutti iscritti al Partito, anche quei pochi, come il dottor Milillo, che la pensavano diversamente, soltanto perché il Partito era il Governo, era lo Stato, era il Potere, ed essi si sentivano naturalmente partecipi di questo potere. Nessuno dei contadini, per la ragione opposta, era iscritto, come del resto non sarebbero stati iscritti a nessun altro partito politico che potesse, per avventura, esistere. Non erano fascisti, come non sarebbero stati liberali o socialisti o che so io, perché queste faccende non li riguardavano, appartenevano a un altro mondo, e non avevano senso. Che cosa avevano essi a che fare con il Governo, con il Potere, con lo Stato? Lo Stato, qualunque sia, sono «quelli di Roma», e quelli di Roma, si sa, non vogliono che noi si viva da cristiani. C'è la grandine, le frane, la siccità, la malaria, e c'è lo Stato. Sono dei mali inevitabili, ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Ci fanno ammazzare le capre, ci portano via i mobili di casa, e adesso ci manderanno a fare la guerra. Pazienza!
Per i contadini, lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall'altra parte. Non importa quali siano le sue formule politiche, la sua struttura, i suoi programmi. I contadini non li capiscono, perché è un altro linguaggio dal loro, e non c'è davvero nessuna ragione perché li vogliano capire. La sola possibile difesa, contro lo Stato e contro la propaganda, è la rassegnazione, la stessa cupa rassegnazione, senza speranza di paradiso, che curva le loro schiene sotto i mali della natura.”

1990, pp. 67-68
Cristo si è fermato a Eboli

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“Gli utopisti di sinistra quasi sempre postulano un cambiamento drastico della natura dell'uomo; per la sinistra l'uomo non ha alcuna natura. Si ritiene che l'individuo sia infinitamente malleabile […] e quindi l'ideale comunista (o il sistema socialista di transizione) dovrebbe portare al Nuovo uomo.”

Murray N. Rothbard (1926–1995) economista, filosofo e politico statunitense

Origine: Da Per una nuova libertà (1973), Liberilibri, Macerata, 1996; citato in Piero Vernaglione, Il libertarismo: la teoria, gli autori, le politiche, Rubbettino Editore, 2003, p. 53 https://books.google.it/books?id=UF1qcPqVY2YC&pg=PA53. ISBN 8849804156

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“Orgoglio di che cosa? Non si sa. Questo stravagante modo di pensare perviene alla inaccettabile conclusione per la quale una situazione di oggettiva diversità rispetto alla natura, come quella gay, diventa norma. E al contrario chi rispetta la natura come gli eterosessuali sembra fuori dal mondo e da mettere alla gogna. Si capovolgono i valori.”

Michele De Rosa (1940) vescovo cattolico e teologo italiano

Origine: Citato in Michele M. Ippolito, Il vescovo De Rosa: "Per fare l'opinionista in tv bisogna essere gay o fare l’occhiolino alla mentalità gay" http://www.lafedequotidiana.it/il-vescovo-de-rosa-per-fare-lopinionista-in-tv-bisogna-essere-gay-o-fare-locchiolino-alla-mentalita-gay/, LaFedeQuotidiana.it, 20 aprile 2016.

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“La sincerità è un fatto della mente, che ha la purità della luce. E chi nell'arte giungesse alla sincerità morale che è richiesta nella confessione religiosa, che è un modo di avviarsi a una piena purificazione, avrebbe torto nel credere che ciò basti a far poesia: perché in tal caso i più grandi poeti sarebbero stati coloro che vergognosi confessarono i loro delitti al confessore. La «franchise absolue» dell'arte è di ben diversa natura.”

Francesco Flora (1891–1962) critico letterario e scrittore italiano

da La poesia come ricerca dell'ignoto., vol. V, p. 625
Storia della letteratura italiana
Origine: «La franchise absolue, moyen d'originalité.» (La franchezza assoluta, mezzo d'originalità.) (Baudelaire), citato da Francesco Flora a p. 625 della Storia della letteratura italiana, volume quinto.

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“Il suo discepolo più famoso [di Antistene] fu Diogene, il quale riuscì a spuntarla su Alessandro e vinse sulla natura umana.”

San Girolamo (345–420) scrittore, teologo e santo romano

II, 14
Adversus Iovinianum
Origine: Traduzione di Roberto Pomelli, in Aa. Vv., L'anima degli animali, Einaudi, Torino, 2015, p. 417. ISBN 978-88-06-21101-1

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“Ogni animale ha il suo intelletto evidentemente solo allo scopo di trovare e procacciarsi il cibo, e secondo ciò è anche determinata la misura del suo intelletto. Non altrimenti stanno le cose per l'uomo; solo che la maggiore difficoltà della sua conservazione e l'infinita moltiplicabilità dei suoi bisogni ha reso necessaria una misura maggiore di intelletto. Soltanto quando questa misura viene superata, per una anormalità, si ha un'eccedenza assolutamente esente dal servizio della volontà, che, se è considerevole, si chiama genio. Per questa ragione soltanto un tale intelletto diventa dapprima oggettivo; ma può avvenire che, a un certo grado, diventi anche metafisico, o per lo meno aspiri a esserlo. Infatti, proprio in conseguenza della sua oggettività, la natura stessa, la totalità delle cose, diventa il suo oggetto e il suo problema. Soltanto in lui, cioè, la natura comincia a percepirsi proprio come qualcosa che è, e pur tuttavia potrebbe anche essere diversamente; mentre, nell'intelletto comune, normale, la natura non si percepisce chiaramente – come il mugnaio non ode il rumore della macina, o il profumiere non sente il profumo del suo negozio. Sembra per lui una cosa pacifica: ne è prigioniero. Solo in certi momenti più chiari la percepisce, e quasi se ne spaventa: ma si rassegna ben presto. È facile vedere che cosa questi cervelli normali possono dare in filosofia, anche quando si riuniscono in grandi masse. Se invece l'intelletto fosse metafisico per origine e destinazione, essi potrebbero, specialmente unendo le loro forze, promuovere la filosofia come ogni altra scienza.”

Arthur Schopenhauer (1788–1860) filosofo e aforista tedesco

Parerga e Frammenti postumi
Origine: Da Alcune considerazioni sul contrasto; in Parerga e paralipomena, Adelphi, § 67, pp. 128-129.

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“Pater è il rarissimo conoscitore nato dell'artista, un critico per necessità e per volere della natura. Egli è innamorato dell'artista, come questi della vita.”

Hugo Von Hofmannsthal (1874–1929) scrittore, drammaturgo e librettista austriaco

da Walter Pater, p. 114
L'ignoto che appare

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“La Sicilia è la gemma splendente di questo nostro secolo per pregi e bellezze. Lo splendore della sua natura e il complesso delle sue architetture ne fanno un paese veramente unico, un paradiso circondato dalle acque del mare, un paese meraviglioso nel quale i viaggiatori giungono provenendo dai paesi più lontani.”

Idrisi (1100–1165) geografo e viaggiatore arabo

dal Libro di Ruggero, XII secolo
Origine: Citato nel film-documentario di Alessandro Giupponi, Sicilia Felix (2007) http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-c9b3857a-f4e7-4365-a0e6-8c5d17084a1f.html, Rai.tv.it, andato in onda il 21 luglio 2011.

“Tutti gli animali, noi soli esclusi e quelli che abbiamo addomesticato per dividere con loro le nostre miserie, gioiscono di tutti i piaceri di cui sono capaci per loro natura; non conoscono il lavoro, la guerra, la malattia.”

Jean-Baptiste-René Robinet (1735–1820) filosofo francese

Origine: Da Parallèle de la condition et des facultés de l'homme avec la condition et les facultés des autres animaux; citato in Gino Ditadi, I filosofi e gli animali, vol. 2, Isonomia editrice, Este, 1994, p. 762. ISBN 88-85944-12-4

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“Lo sguardo si fa tanto più libero quanto meno cerchiamo nella natura il rango e il valore. L'ultima risposta ad ogni domanda è: «Questo sei Tu.»”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

da Lo scarabeo spagnolo, p. 223
Il contemplatore solitario

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“Il fenomeno twitter permette a certa gente, in fondo, di essere in contatto con gli altri, benché abbia una natura leggermente onanistica ed escluda la gente da tanti contatti faccia a faccia. Crea però da un lato un fenomeno anche positivo, pensiamo a cose che succedono in Cina o a Erdogan in Turchia. È stato anche un movimento di opinioni. Qualcuno ha detto se ci fosse stato internet ai tempi di Hitler, i campi di sterminio non sarebbero stati possibili perché la notizia si sarebbe diffusa viralmente. Ma d'altro canto […] dà diritto di parola a legioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società. […] Sono della gente che di solito veniva messa a tacere dai compagni […] e che adesso invece ha lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. […] Credo che dopo un poco si crei una sindrome di scetticismo, la gente non crederà più a quello che gli dice Twitter. All'inizio è tutto un grande entusiasmo, a poco poco a poco dice: chi l'ha detto? Twitter. Allora tutte balle.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Origine: Dall'incontro con i giornalisti in occasione della laurea honoris causa in Comunicazione e cultura dei media conferitagli dall'Università di Torino, 10 giugno 2015; video visibile su Umberto Eco e i social: "Danno diritto di parola a legioni di imbecilli" https://video.repubblica.it/tecno-e-scienze/umberto-eco-e-i-social-danno-diritto-di-parola-a-legioni-di-imbecilli/203952/203032, Video.Repubblica.it, 11 giugno 2015.

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