Frasi su prima
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“Chi legge vive mille vite prima di morire" disse Jojen. "Chi non legge mai, ne vive una sola.”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

I guerrieri del ghiaccio - I fuochi di Valyria - La Danza dei Draghi

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“In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.”

Gesù (-7–30 a.C.) fondatore del Cristianesimo

10, 5
Nuovo Testamento, Vangelo secondo Luca

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“Ma sono vittima del mio personaggio | e me ne accorgo quando parlo allo specchio da solo che lo incoraggio | e dico: "Vai Fibra, vai Fibra, dillo a tutti | che prima di cominciare li hai già distrutti."”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Incomprensioni, n. 10
Chi vuole essere Fabri Fibra?

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“Io sono nato e cresciuto a Palermo, e a Palermo c’è la mafia, e se la mafia non si è completamente impossessata della città, se comunque abbiamo avuto un barlume di civiltà e di speranza, è grazie ad un gruppo di persone che si è opposto. Lo sapete perché queste persone mi mettono in crisi? Perché non erano dei santi, erano fatti di carne e ossa, esattamente come me, avevano dei pregi e sicuramente dei difetti, esattamente come me. Io spesso incontro gente che è sotto scorta, perché è nel mirino della mafia e può capitare che queste persone siano egocentriche, paranoiche, noiose, vanitose, fissate col sesso, testarde, ritardatarie, egoiste, presuntuose, ingrate, stronze, insomma può capitare che abbiano tutti o qualcuno dei difetti che posso avere io ed è questo che mi mette in crisi, che sono esattamente come me, che quello che hanno fatto loro potrei farlo anche io. Quanto farebbe bene alla mia coscienza se fossero dei santi del paradiso? Ma nonostante siano come me, loro sono quelli che fanno il lavoro sporco, al posto mio. Pensare che una persona in prima fila nel combattere la mafia debba necessariamente avere anche il carattere di San Francesco forse è da ingenui. Se un giornalista scrive di mafia io non mi chiedo perché scriva di mafia, non mi chiedo se così abbia avuto più successo con le ragazze, non mi chiedo se così si sia arricchito, io mi chiedo se quello che scrive sia vero, mi chiedo se quello che scrive dia fastidio alla mafia, mi chiedo se, leggendolo, la mia conoscenza e la mia coscienza siano migliorate; io mi sono rotto i coglioni di aspettare che una persona venga ammazzata per rivalutarla; sarò ingenuo, ma ho visto troppa gente a casa mia disprezzata in vita e apprezzata in morte e così, ingenuamente, sosterrò tutti coloro che credono che la Mafia, la Camorra, la 'Ndrangheta, la Sacra Corona Unita e la Stidda, debbano essere non tollerate, ma sconfitte e, per fare questo, mettono in gioco la loro vita. E li ascolterò anche se eventualmente saranno egocentriche, paranoiche, noiose, vanitose, fissate col sesso, testarde, ritardatarie, egoiste, presuntuose, ingrate, stronze.”

Pif (1972) conduttore televisivo e scrittore italiano
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“[…] mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…”

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Variante: mi viene solo in mente quella storia dei fiumi, […] e al fatto che si son messi lì a studiarli perché giustamente non gli tornava 'sta storia che un fiume, dovendo arrivare al mare, ci metteva tutto quel tempo, cioè scelga, deliberatamente, di fare un sacco di curve, invece di puntare dritto allo scopo, […] c'è qualcosa di assurdo in tutte quelle curve, e così si sono messi a studiare la faccenda e quello che hanno scoperto alla fine, c'è da non crederci, è che qualsiasi fiume, […], prima di arrivare al mare fa esattamente una strada tre volte più lunga di quella che farebbe se andasse diritto, sbalorditivo, se ci pensi, ci mette tre volte tanto quello che sarebbe necessario, e tutto a furia di curve, appunto, solo con questo stratagemma delle curve, […] è quello che hanno scoperto con scientifica sicurezza a forza di studiare i fiumi, tutti i fiumi, hanno scoperto che non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico tutti, alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, in effetti, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perché, ho pensato, c'è una regola per loro vuoi che non ci sia per noi, voglio dire, il meno che ti puoi aspettare è che anche per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte e dall'altra, come se fossimo matti, o peggio smarriti, in realtà è il nostro modo di andare diritti, modo scientificamente esatto, e per così dire già preordinato, benché indubbiamente simile a una sequenza disordinata di errori, o ripensamenti, ma solo in apparenza perché in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare, il modo che è specificatamente nostro, la nostra natura, per così dire, cosa volevo dire?, quella storia dei fiumi, sì, è una storia che se ci pensi è rassicurante, io la trovo molto rassicurante, che ci sia una regola oggettiva dietro a tutte le nostre stupidate, è una cosa rassicurante, tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, e sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai…

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“I tatuaggi visti allo specchio | li avrò anche quando io sarò vecchio, | ma è solo pelle, non è immortale | e prima o poi la dovrai buttare.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Sempre io, n. 13
Bugiardo

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“Devi diventare forte, una roccia. Sennò non sopravvivi. È stato un anno molto duro. Qui a Los Angeles i media sono molto aggressivi e sì, forse tendono a giudicarmi prima del tempo. Anche i fan sul campo sembra che mi abbiano già giudicato, ma loro sono tifosi, fanno il loro mestiere, non ho nessun risentimento. Gioco a basket, la mia terapia. La mia fuga da ciò che mi sta succedendo. Forse mi diverto più in allenamento che in partita.”

Kobe Bryant (1978–2020) cestista statunitense

Origine: Citato in Riccardo Romani, Kobe e LeBron, faccia a faccia tra presente e futuro dei Lakers https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2004/febbraio/16/Kobe_LeBron_faccia_faccia_tra_co_9_040216124.shtml, Corriere della Sera, 16 febbraio 2004.

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“Ascolta il tuo maestro, il mondo è questo: prima l'arte e la passione e dopo il resto.”

Renato Zero (1950) cantautore e showman italiano

da Il maestro
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“I 18 principi della felicità

1. Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grande risultati comportano un grande rischio.
2. Quando perdi, non perdere la lezione.
3. Segui sempre le tre "R": Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni.
4. Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna.
5. Impara le regole, affinché tu possa infrangerle in modo appropriato.
6. Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.
7. Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo.
8. Trascorri un po' di tempo da solo ogni giorno.
9. Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciar andare i tuoi valori.
10. Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.
11. Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.
12. Un'atmosfera amorevole nella tua casa deve essere il fondamento della tua vita.
13. Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.
14. Condividi la tua conoscenza. E' un modo di raggiungere l'immortalità.
15. Sii gentile con la Terra.
16. Almeno una volta l'anno vai in un posto dove non sei mai stato prima.
17. Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l'uno dell'altro.
18. Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.”

Dalai Lama (1935) 14º Dalai Lama e Premio Nobel per la Pace 1989

rivista Rivista "Roba di Donne"

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“[Sulla festa dei morti in Sicilia] Noi siamo stati un popolo che ha subito ben tredici dominazioni. Forse la dominazione che avrebbe potuto riscattarci, in un certo senso, dal carattere, sarebbe stata quella francese. Ma le altre, la greca, la romana, l'araba e la spagnola, sono state dominazioni che avevano un acutissimo senso della morte ed un altissimo senso della ritualità connessa ad essa. Quando ero bambino, ricevevo il regalo il 2 novembre, vale a dire il giorno dei morti, perché la tradizione voleva che in quel giorno i morti, durante la notte precedente, fossero tornati nelle loro case e portassero i regali ai loro discendenti. Come si svolgeva questo rito? Prima di andare a dormire, mettevamo sotto il letto un canestrino, e aspettavamo che il morto o la morta di casa, a cui avevamo scritto una letterina, come si fa oggi con Babbo Natale, ci portasse i regali. I dolci erano il regalo che avevamo scelto. Nessuna paura di un morto, anzi la voglia di averlo in qualche modo presente. Quindi di mattina, appena svegliati, andavamo alla ricerca di questo cestino. La ricerca dei regali era una cosa fantastica. Finalmente trovavi il cestino e quindi si andava tutti assieme al cimitero per ringraziare il morto che ci aveva portato i regali. Quel cimitero il 2 novembre si animava come a festa, perché noi bambini, nei vialetti, ci scambiavamo i doni, e il giorno dei morti era una festa meravigliosa. Poi nel 1943 arrivarono gli americani, lentamente i morti persero la strada di casa e vennero sostituiti dell'albero di Natale. Credo che però le tradizioni non si perdano del tutto. Non si trovano più i regali, i bambini non mettono più il cestino sotto il letto. Ciò non toglie che tutte le pasticcerie siciliane, per il 2 novembre, preparino quei dolci speciali che servivano una volta per il cestino dei bambini. Mi riferisco ai pupi di zucchero, ai frutti di martorana, oppure a quei dolci di miele, tra l'altro squisiti, detti ossa di morto. Questo è un modo di conservare comunque la memoria delle tradizioni. Credo non possa esserci un popolo senza memoria delle proprie tradizioni. Le tradizioni si modificano ma è fondamentale continuare a conservarle, in qualche modo, perché in un'epoca come la nostra, che è un'epoca di mutamenti, l'unico modo per non avere paura di tutto ciò che sta avvenendo, è sapere chi sei, senza bisogno di dirlo, di proclamarlo. Ma se sai chi sei, con le tue tradizioni, non perderai mai la tua identità.”

Andrea Camilleri (1925–2019) scrittore, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Da http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-db122e96-535f-46a3-8bed-71314f6a9bb5.html, dal film-documentario di John Turturro Prove per una tragedia siciliana (2009).

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“Cerca di essere uomo prima di essere gente.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano
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“Baciami con passione prima che tu vada.”

Lana del Rey (1985) cantante statunitense

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“Ma perché non l'hai detto prima… | chi non ama non sarà amato mai.”

Adriano Celentano (1938) cantautore, ballerino e showman italiano

da Confessa, n. 1
Per sempre

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“Se sotto il cielo c'è qualcosa di speciale passerà di qui prima o poi.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da Seduto in riva al fosso, n. 2
Buon compleanno Elvis

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Adesso che mi ci fai pensare, mi domando anch'io che cosa ho conservato di abruzzese e debbo dire, ahimè, tutto; cioè l'orgoglio di esserlo che mi riviene in gola quando meno me l'aspetto, per esempio quest'estate in Canada, parlando con alcuni abruzzesi della comunità di Montreal, gente straordinaria e fedele al ricordo della loro terra. Un orgoglio che ha le sue relative lacerazioni e ambivalenze di sentimenti verso tutto ciò che è Abruzzo. Questo dovrebbe spiegarti il mio ritardo nel risponderti; e questo ti dice che sono nato a Pescara per caso: c'era nato anche mio padre e mia madre veniva da Cappelle sul Tavo. I nonni paterni e materni anche essi del Teramano, mia madre era fiera del paese di sua madre, Montepagano, che io ho visto una sola volta di sfuggita, in automobile, come facciamo noi, poveri viaggiatori d'oggi… Tra i dati positivi della mia eredità abruzzese metto anche la tolleranza, la pietà cristiana (nelle campagne un uomo è ancora nu cristiane), la benevolenza dell'umore, la semplicità, la franchezza nelle amicizie; e cioè quel sempre fermarmi alla prima impressione e non cambiare poi il giudizio sulle persone, accettandole come sono, riconoscendo i loro difetti come miei, anzi nei loro difetti i miei. Quel senso ospitale che è in noi, un po' dovuto alla conformazione di una terra isolata, diciamo addirittura un'isola (nel Decamerone, Boccaccio cita una sola volta l'Abruzzo, come regione remota: «Gli è più lontano che Abruzzi»); un'isola schiacciata tra un mare esemplare e due montagne che non è possibile ignorare, monumentali e libere: se ci pensi bene, il Gran Sasso e la Majella son le nostre basiliche, che si fronteggiano in un dialogo molto riuscito e complementare… Bisogna prenderci come siamo, gente rimasta di confine (a quale stato o nazione? O, forse, a quale tempo?), con una sola morale: il lavoro. E con le nostre Madonne vestite a lutto e le sette spade dei sette dolori ben confitte nel seno. Amico, dell'Abruzzo conosco poco, quel poco che ho nel sangue.”

Ennio Flaiano (1910–1972) scrittore italiano

Origine: Da una lettera citata in Pasquale Scarpitti, Disincanto, Sarus, Teramo, 1972.

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“Se si aspettasse di sapere prima di parlare non si aprirebbe mai bocca.”

Henri Fréderic Amiel (1821–1881) filosofo, poeta e critico letterario svizzero

libro Diario intimo

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“Gli uomini, per essere liberi, è necessario prima di tutto che siano liberati dall’incubo del bisogno.”

Sandro Pertini (1896–1990) 7º Presidente della Repubblica Italiana

libro Gli uomini per essere liberi

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