Frasi su regina
pagina 2

“[Il Monti nella Proposta dètte al Perticari dell' ingegno divino, sul che il Torti fece le seguenti osservazioni] Fino a qual punto avete potuto così obbliare voi stesso, e tutte le regole di ciò che conviene? Ma v'è anche di più. Egli è il suocero di Giulio, siete ancora voi stesso che avete stampato in faccia al pubblico, e col vostro nome le precise parole che si leggono alla pagina CXX, con cui lo dichiarate un'uomo divino; quel divino ingegno del Perticari. Una tale espressione, indecente nella vostra bocca, quando non fosse ridicola in quella d'ogni altro equivale, esattamente a questa: il divino marito di mia figlia. Qual rispetto dovrà il pubblico al domestico diploma di divinità spedito dal suocero al proprio genero? Siete voi che scrivete così? Quando Alessandro partecipò ad Olimpia sua madre, che egli era stato fatto già Dio ed acclamato per fìglio di Giove, quella buona regina benché donna, e madre tenera ebbe pietà della follìa di suo figlio, e si burlò di quella ridicola apoteosi. Non dimeno il gran Macedone era il conquistatore della terra; cento popoli vinti adoravano il suo nome; era il mondo attonito che ardeva gl'incensi avanti alla sua immagine. Ma mostrateci i titoli luminosi, le conquiste, i trofei letterari che hanno divinizzato il vostro piccolo Giulio?”

Francesco Torti (1763–1842) critico letterario italiano

Origine: Dante rivendicato: Lettera al sig. Cavalier Monti, p. 146

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“Diffidavo di qualunque politico, ma Jackie mi faceva scrivere quel che voleva.”

Theodore White (1915–1986) storico, scrittore, giornalista

da È scomparsa la regina di ghiaccio https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1994/maggio/21/scomparsa_regina_ghiaccio_co_0_94052111502.shtml, Corriere della sera, 21 maggio 1994

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“[Salvatore Di Giacomo] Sembra che il componimento poetico sia la descrizione pittorica di un quadro che l'autore sta ammirando.”

da La poesia: S. Di Giacomo, F. Russo, F. Gaeta; citato in Vincenzo Regina, L'opera letteraria di Salvatore Di Giacomo

“Errare è umano, perseverare è da arbitri.”

Franco Rossi (1944–2013) giornalista italiano

Con data
Origine: Da Quando gli arbitri decidono tutto. E anche di più http://archive.is/5ZdAz, Francorossi.com, 31 ottobre 2004.

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“La carità, nostra regina, fa di tutto per i suoi figli.”

Francesco di Sales (1567–1622) vescovo cattolico francese

Trattato dell'amor di Dio

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“È più sicuro nel ritrovare la via di casa in una notte cieca, che non i gatti della Regina Berúthiel.”

Aragorn riferito a Gandalf
Il Signore degli Anelli, Proverbi e modi di dire delle varie razze della Terra di Mezzo

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“[La vicenda biografia di Macalda Scaletta] Della vita di que' baroni ci è saggio la storia di Macalda di Scaletta. Vedova di un Guglielmo d'Amico, esigliato al tempo degli Svevi, era andata profuga in abito di frate Minore, stette a Napoli, a Messina, e da Carlo d'Angiò ricuperò i beni confiscati al marito. Sposatasi ad Alaimo di Lentini, uno de' più fervorosi nel Vespro, tradì i Francesi che a lei, come beneficata da Carlo, rifuggiavano in Catania, della qual città suo marito fu fatto governatore. Quand'egli andò alla guerra di Messina, essa ne tenne le veci; e sui quarant'anni, pure ancor bella, generosa net donare, vestiva piastre e maglie; e con una mazza d'argento alla mano, emulava i cavalieri ne' cimenti guerreschi. Di sua onestà chi bene disse, chi ogni male. Aspirò agli amori di re Pietro, lo accompagnò, gli chiese ricovero; ma egli non volle comprenderla, di che essa pensò vendicarsi.
Alaimo fu poi fatto maestro giustiziere, e valse a reprimere i molti che reluttavano alla nuova dominazione, e acquistò tal reputazione che eccitò la gelosia dell'infante don Giacomo. La crescevano i superbi portamenti di Macalda, la quale tenevasi alta fin con Costanza, e non volea dirle regina, ma solo madre di don Giacomo; se compariva alla Corte, era per isfoggiare abiti e gioie. Contro ogni decenza, volle in un convento passar la gravidanza e il parto, sol per godere l'amenità del luogo : Costanza fu a visitarla, e n'ebbe accoglienze sgarbate; offri di levar al battesimo il neonato, e Macalda rispose non voler esporlo a quel bagno freddo, poi tre giorni appresso vel fece tenere da popolani. Costanza, mal in salute, si fece portare in lettiga da Palermo al duomo di Monreale; e Macalda essa pure, per le strade della città e fin a Nicosia in lettiga coperta di scarlatto, di che fu un gran mormorare. Re Giacomo viaggiava con trenta cavalli di scorta; e Macalda con trecento, e volea far da giustiziere, e apponeva a re Pietro di avere mal compensato coloro, che del resto l'aveano domandato compagno e non re.
Alaimo condiscendeva alla moglie, e dicono le giurasse non dar mai consigli a danno de' Francesi, anzi procurarle il ritorno in Sicilia. Se il facesse noi sappiamo; certo i re aragonesi gli si avversarono, fors'anche per la solita ingratitudine a chi più beneficò. Giacomo finge spedire Alaimo in gran diligenza a suo padre in Catalogna per sollecitarne ajuti : Alaimo va, è accolto con ogni maniera di cortesia; ma appena egli partì, la plebe di Messina, sollecitata dal Loria, lo grida traditore, affollasi alla sua casa ad ammazzare i Francesi prigionieri di guerra che vi tenea, e così quelli che stavano nelle carceri e che egli aveva salvati. Macalda accorse per sostenere i suoi fautori, ma vide il marito dichiarato fellone e confiscatigli i beni, Matteo Scaletta fratello di lei, decapitato; ella stessa chiusa in un castello, forse vi lini la vita. Alaimo, dopo alquanti anni, fu rimandato verso la Sicilia, e come fu in vista della patria isola, buttato in mare.”

Cesare Cantù (1804–1895) storico, letterato e politico italiano

Vol. IV, cap. CII, p. 177
Storia degli Italiani

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“Osmida: Siam traditi, o regina.”

I, 16
Didone abbandonata

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“È l'una senza luna senza te.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Reginella Reginè

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“Ma perché hai dato un po' di te a ognuna delle altre donne?”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Reginella Reginè
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“Anche quei nomi che inventavo quando li pronunciavo, non era per chiamarti ma per sospirarli.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Reginella Reginè
Io sono qui

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“Chissà se amavi proprio me nel tempo in cui mi hai amato…”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Reginella Reginè
Io sono qui

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“Figlia mia, mentre voi vi separate da me, io non riesco a separarmi da voi; vi conservo nel mio cuore, nel mio seno, nel mio ricordo e voglio che questa lettera vi resti a memoria perpetua di ciò che sono per voi…
Verso Dio. Sulla terra voi non avete più che Dio per padre, che lo sarà per sempre, perché egli è eterno; è da lui che traete l'essere e la vita; è lui che, avendovi fatto nascere da un grande re, vi mette oggi una corona sul capo… Dio vi ha tenuto al mondo per colmarvi in esso di benefici… Ricordatevi che siete figlia della Chiesa e che il primo e il principale titolo che avete e che mai avrete… Voi siete nipote di San Luigi, e voglio che riceviate da me, in quest'ultimo saluto, la medesima istruzione che egli ricevette da sua madre, che gli diceve avrebbe preferito vederlo morto che offendere Dio, vostro tutto e vostra vita. Siate ferma e zelante nella religione, secondo il suo esempio… Non permettete in nessun caso che in vostra presenza si dica mai nulla di contrario alla vostra fede e alla vostra religione… frequentate i sacramenti che sono il vero nutrimento della nostra anima.
Abbiate cura di proteggere i cattolici nei confronti di vostro marito, affinché non ricadano più nella miseria da cui sono usciti grazie alla fortuna del vostro matrimonio; siate verso di loro come Ester… Non intendo che dimentichiate nella vostra carità e nei vostri favori quelli che sono di un'altra religione…
Verso il re. L'amore che dovete al re vostro marito vi obbliga ad amare i suoi sudditi… Diventate la loro madre. Il vostro titolo di regina vi lega all'Inghilterra e, partendo, dovete ormai considerarne gli interessi…
Verso i vostri domestici. Potete tranquillamente credere che se servono bene Dio, serviranno bene anche voi… Trattate bene i vostri servitori e vogliate loro anche bene.
Verso di voi. Siate esempio d'onore, di virtù e di modestia… Abbiate una dolcezza accompagnata da una regale gravità… Siate cortese e rispettosa con tutti, non offendete mai nessuno con parole o azioni… Bandite dalla vostra presenza la maldicenza e la canzonatura, vizi comuni nella corte dei Grandi.
Addio, figlia mia, vi lascio e vi affido alla custodia di Dio e del suo angelo, e vi dò Gesù Cristo suo unico Figlio, vostro Signore e Redentore… Addio, ancora una e molte volte; siete di Dio, di Dio, restate fedele a Dio per me, è ciò che desidero dal più profondo del mio cuore.”

Maria de' Medici (1575–1642)

Lettera d'addio alla figlia Enrichetta Maria regina d'Inghilterra
Origine: Citato in Maria de' Medici. Un'italiana alla corte di Francia, pp. 171-172.

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“Per quanto mi riguarda, nessuno mi metteva a parte di ciò che stava avvenendo. Vedevo che tutti erano indaffarati, e che gli ugonotti, disperati per la ferita inferta all'ammiraglio, parlottavano fra loro a voce bassa. Ero sospetta agli ugonotti in quanto cattolica, e ai cattolici perché avevo sposato il re di Navarra. Fui tenuta all'oscuro di tutto, finché la sera [del fallito attentato a Coligny], mentre mi trovavo al coucher della regina mia madre, ed ero seduta su una cassapanca accanto a mia sorella la duchessa di Lorena, che aveva un'aria assai triste, la regina mia madre mi disse di andare a dormire. Mentre facevo la riverenza, mia sorella mi trattenne prendendomi per un braccio, e mettendosi a piangere forte mi disse: "Mio Dio, sorella mia non andate". La cosa mi riempì di spavento. La regina mia madre se ne accorse, chiamò a sé mia sorella, la rimproverò aspramente e le proibì di parlarmi. Mia sorella le disse che non c'era motivo di mandarmi allo sbaraglio e che se si fossero accorti di qualcosa si sarebbero certo vendicati su di me. La regina mia madre rispose che, a Dio piacendo, non mi sarebbe successo niente di male ma che, comunque andassero le cose, bisognava che io mi ritirassi nei miei appartamenti per non destare sospetti che potevano pregiudicare il successo dell'impresa. Mi ordinò di nuovo, con molta rudezza, di andare a dormire. Mia sorella in lacrime, mi augurò la buonanotte senza osare dirmi altro, e io me ne andai, colma di ansia e di sgomento, senza riuscire a immaginare che cosa dovessi temere.”

Margherita di Valois (1553–1615)

Regina Margot

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“È la lancia la regina dell'armi a cavallo.”

Raimondo Montecuccoli (1609–1680) militare, politico e scrittore italiano

libro III, XVI
Memorie
Origine: Citato in Harbottle, p. 293.

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“[Leggendo la rubrica telefonica:]…Elisabetta Regina, Eva Henger, saranno due stagiste… Er Pecora, Elton John, Eminem… ecco, questo me lo ricordo! Deve essere il materasso con l'elefante!”

Fiorello (1960) showman, imitatore e conduttore radiofonico italiano

Citazioni dal programma radiofonico Viva Radio 2, Imitazioni e personaggi, Lo Smemorato di Cologno (Silvio Berlusconi)
Origine: Fiorello, Marco Baldini, Viva Radio 2 2006, RCA, 2006.

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“Via, via, in prigione. In prigione per mediocrità.”

Henry De Montherlant (1895–1972) scrittore e drammaturgo francese

da La regina morta, p. 143

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“Lei è stato straordinariamente energico e astuto, […] anche se io non riesco a immaginare che cosa spera di guadagnarci. Lei mi è contro. Per una giornata intera mi ha dato la caccia, ha cercato di privarmi anche del riposo notturno. Ma io ho trovato da mangiare e, nonostante tutto, ho anche dormito. Ora la partita è solo all'inizio: incomincia ora. Adesso incomincia il terrore. Questa lettera le annuncia il primo giorno del terrore. Port Burdock non è più sotto la regina, lo dica pure al colonnello di polizia e a tutti gli altri. È sotto di me: il terrore! Questo è il primo giorno, dell'anno primo, della nuova era. È l'era dell'uomo invisibile. Io sono l'uomo invisibile. Il mio governo sarà facile: tanto per cominciare, il primo giorno ci sarà un'esecuzione capitale, che serva da esempio, un uomo di nome Kemp. La morte, oggi, si mette in moto per lui; egli può rinchiudersi, nascondersi, circondarsi di guardie, mettersi pure un'armatura se vuole… ma la morte, la morte invisibile giungerà lo stesso. Che egli prenda pure le sue precauzioni: ciò colpirà di più i miei sudditi. La morte parte a mezzogiorno dalla cassetta postale. La lettera vi cadrà dentro all'arrivo del postino, e poi via! Incomincia la partita! La morte si mette in moto. Non lo aiutate, o miei sudditi, altrimenti la morte cadrà anche su di voi. Oggi Kempo deve morire.”

lettera di Griffin: 1998, p. 171
L'uomo invisibile

“Regina semplice | che amando | hai voluto regnare.”

Piera Paltro (1920–2007)

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“Le sedie incatenanti stavolta erano quattro. I Dissennatori vi spinsero i prigionieri: c'era un uomo grosso che fissò Crouch con occhi vacui, un uomo più magro e nervoso i cui occhi si spostavano rapidi fra il pubblico, una donna con una folta, scura chioma lucente e le palpebre semichiuse, seduta sulla sedia con le catene come una regina su un trono, e un ragazzo sui vent'anni, che sembrava nientemeno che pietrificato. […] Crouch si alzò e guardò i quattro con un'espressione di odio allo stato puro. "Siete stati condotti di fronte al Tribunale della Legge Magica […] perché siate giudicati per un crimine atroce…" "Padre" disse il ragazzo dai capelli color paglia "Padre, ti prego…" "…del quale raramente abbiamo udito il pari in questa corte." Crouch alzò la voce, sovrastando quella del figlio "[…] Siete accusati di aver catturato un Auror – Frank Paciock – e di averlo sottoposto alla Maledizione Cruciatus, convinti che conoscesse l'attuale dimora del vostro signore, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato…" "Padre, non è vero!" strillò il ragazzo in catene. "Non è vero, lo giuro, padre, non rimandarmi dai Dissennatori…" […] "Avete progettato progettato di restaurare il dominio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e di tornare alla vita di violenza che probabilmente avete condotto quando era potente. Io ora chiedo alla giuria…" "Madre!"[…]"Madre, fermalo, madre, non ho fatto niente, non sono stato io!" "Io ora chiedo alla giuria" gridò Crouch "di alzare la mano se è convinta, come me, che questi crimini meritino una condanna a vita ad Azkaban!" Tutti insieme, maghi e streghe dell'ala destra della segreta, alzarono la mano. La folla disposta lungo le pareti scoppiò in un applauso […], i volti pervasi di selvaggio trionfo. Il ragazzo prese ad urlare. "No! Madre, no! Non ho fatto niente, non ho fatto niente, non sapevo! Non lasciare che mi mandi laggiù, non lasciarglielo fare!" I Dissennatori rientrarono scivolando. I tre compagni del ragazzo si alzarono in silenzio; la donna dalle palpebre pesanti guardò Crouch e gridò: "Il Signore Oscuro risorgerà, Crouch! Gettaci pure ad Azkaban, noi aspetteremo! Risorgerà e verrà a cercarci, e ricompenserà noi più di ogni altro suo seguace! Solo noi siamo fedeli! Solo noi abbiamo cercato di trovarlo!" […] "Portateli via!"”

ruggì [Crouch] ai Dissennatori, sputando saliva. "Portateli via, e che possano marcire laggiù!"
Harry Potter e il calice di fuoco