Frasi su segno
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“Sotto questo segno vincerai.”

Eusebio di Cesarea (265–339) vescovo e scrittore greco antico

da Vita di Costantino, I, 27, 31

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“Fare proprie alcune abitudini del partner è segno di affetto.”

Nasr Hamid Abu Zayd (1943–2010) teologo egiziano

pag. 167
Una vita con l'islam

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“La mancanza di coerenza è segno di genialità. Essa costituisce il marchio di qualità della playgirl.”

Gianni Monduzzi (1946) scrittore, giornalista e editore italiano

Origine: Il manuale della Playgirl, p. 10

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“Il teatro è anche finzione solo perché è anzitutto segno.”

Umberto Eco (1932–2016) semiologo, filosofo e scrittore italiano

Il segno teatrale

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“In Italia, quando segno un gol, durante la settimana lo rivedo in televisione 50 volte. In Inghilterra, se segno un gol e non lo vedo negli highlights della BBC dopo la partita, non lo vedo più perché nessuno lo trasmette durante la settimana.”

Hernán Crespo (1975) calciatore argentino

Origine: Citato da José Mourinho in un'intervista a Sky; Yahoo! sport http://it.eurosport.yahoo.com/02022011/45/liga-nostalgia-mourinho-italia-mi-manchi.html, 2 febbraio 2011.

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“Ritorna o padre santo al tuo San Pietro, | e stringi el freno al tuo caldo desire, | che, per dar in segno e poi fallire, | reca altrui più disonor che starsi adietro.”

Marin Sanudo il Giovane (1466–1536) storico e politico italiano

citato in Claudio Rendina, I peccati del Vaticano, Newton Compton 2009
Citazioni di Marin Sanudo

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“Mio padre non ha lasciato un vuoto, ma un segno fortissimo. Ci ha regalato la gioia per il lavoro; era come un sarto, e con divertimento, rabbia e passione, portava a casa il cinema. Inoltre aveva una passione infantile per la vita.”

Ricky Tognazzi (1955) attore, regista, produttore cinematografico e doppiatore italiano

citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895

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“Rare tracce di un passato | che è passato e che ritorna, | lascia un segno e poi sparisce, | dove andrà?”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da Rare tracce, n. 7
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“Quelle prudenza, giudicio e moderazione mostrata per avanti nelle risoluzioni che prendeva, dopo il giuramento datosi dal Viceré e Collaterale, il sabato 13, in questa mia Cattedrale, per l'osservanza e adempimento de' concordati a favore del popolo, stabiliti il mercoledì 11, giorno dedicato alla Beatissima Vergine del Carmine, di cui tutta questa città è divotissima, l'aveva affatto perduta, e convertita in temerità, furore e tirannide; a segno tale che, sendosi reso esoso allo stesso popolo e suoi fautori, questa mattina, partito che io sono stato dalla chiesa del Carmine, dopo avervi celebrata messa, per solennizarsi oggi la sua generale festa, e ritornato a casa, nel claustro del medesimo convento è stato ucciso e troncatagli la testa. A questo avviso, montato di nuovo in carrozza, mi sono portato volando dal Viceré, al cui palazzo è concorsa anco in un tratto tutta la nobiltà. E perché si poteva temere di qualche nuova sollevazione in questo punto; per mantenere la città in fede, e sossegata, si è preso ispediente di uscire in cavalcata, come abbiamo fatto, il Viceré ed io, col Collaterale, senza nobiltà, licenziata ad ogni buon fine; e siamo in quest'ora, che sono le quindici in sedici, venuti all'arcivescovato a renderne grazie a Dio benedetto, alla Beatissima Vergine, ed al glorioso S. Gennaro, il cui sangue e testa ho fatto stare esposti in questi giorni di turbolenze, per consolazione de' devoti, e per implorare il suo patrocinio, dal quale, ma principalmente da quello della Beatissima Vergine, questa città e popolo deve riconoscere la grazia fattagli in questa giornata da Sua Divina Maestà, con avergli estinto il perturbatore, e restituita la perduta quiete. (dalla lettera a papa Innocenzo X del 16 luglio 1647)”

Ascanio Filomarino (1583–1666) cardinale italiano

riferendosi all'uccisione di Masaniello

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“Benche intorno a' corpi gravi diversissime cose si potessero considerare, tutte belle, et tutte curiose, però non cercaremo altro, se non che forte di linea sia quella, per la quale si move esso grave, mercé prima dall'interna gravità, poi del proiciente, e finalmente dell'uno et dell'altro accoppiati insieme, per vedere, se vi havessero che fare le Settioni Coniche, et quali siano quando ciò sia vero.
Dico adunque, se noi consideraremo il moto del grave fatto per la sola interna gravità, in qualcunque modo poi ella si operi, che quello sarà sempre indrizzato verso il centro universale delle cose gravi ciò è verso il centro della terra, et universalmente conspirare tutti i gravi a questo centro, poiché si veggono in tutti i luoghi della superficie terrestre scendere non impediti a perpendicolo sopra l'Orizonte […].
Dico piú oltre, che considerato il mobile che da un proiciente viene spinto verso alcuna parte, se non havesse altra virtú motrice, che lo cacciasse verso un'altre banda, andarebbe nel luogo segnato dal proiciente per dritta linea, mercè della virtú impressali pur per dritta linea, dalla quale drittura non è ragionevole, che il mobile si discosti, mentre non vi è altra virtú motrice, che ne lo rimova, e ciò quando fra di duoi termini non sia impedimento; come per esempio una palla d'Artiglieria uscita dalla bocca del pezzo, se non havesse altro, che la virtú [motrice] impressali dal fuoco, andarebbe a dare di punto in bianco nel segno posto a drittura della canna, ma perche vi è un altro motore, che è l'interna gravità di essa palla, quindi avvienne, che da tal drittura sia quella sforzata deviare, accostandosi al centro della terra. […]
Dico ancora, che quel proietto non solo andarebbe per dritta linea nel segno opposto, ma che in tempi eguali passarebbe pur spatij eguali della medesima linea, mentre che il mobile fosse a tal moto indifferente; e mentre ancora il mezzo non li facesse qualche resistenze, poiche non ci farebbe causa di ritardarsi, ne di accelerarsi. […] Si che il grave, mercè della interna gravità, non anderà se non verso il centro della terra, ma quello, mercè della virtú impressali, potrà incaminarsi verso ogni banda.”

Bonaventura Cavalieri (1598–1647) matematico italiano

da Lo Specchio Ustorio, pp. 153 sgg.; citato in Koiré 1979, pp. 300 sgg.

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“Resta fermo che il termine «liberale» nasce da un'auto-designazione orgogliosa, che ha al tempo stesso una connotazione politica, sociale e perfino etnica. Siamo in presenza di un movimento e di un partito che intendono chiamare a raccolta le persone fornite di un'«educazione liberale» e autenticamente libere, ovvero il popolo che ha il privilegio di essere libero, la «razza eletta» – per dirla con Burke –, la «nazione nelle cui vene circola il sangue della libertà». Tutto ciò non è stupefacente. Come è stato chiarito da eminenti studiosi delle lingue indoeuropee, «liberi» è una «nozione collettiva», è un segno di distinzione che compete ai «ben nati» e solo a loro. Proprio per questo, al di fuori della comunità dei liberi e dei ben nati, la servitù o la schiavitù non solo non è esclusa ma è perfino presupposta. Agli occhi di Cicerone, alla testa dei liberi populi è Roma, che pure procede alla schiavizzazione in massa dei popoli sconfitti e considerati indegni della libertà. In modo analogo, nell'Inghilterra liberale del XVIII secolo, una canzone divenuta assai popolare (Rule Britannia) così inneggia all'impero che ha da poco strappato alla Spagna l'asiento, il monopolio della tratta dei neri: «Questo fu il suo privilegio divino, / che gli angeli cantarono in coro: / Oh Britannia, comanda alle onde, / Mai gli inglesi saranno schiavi».”

Domenico Losurdo (1941–2018) filosofo italiano

cap. VIII, 1, p. 242

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“il graffiante segno di un sogno anarco-conservatore.”

Mario Praz (1896–1982) critico d'arte, critico letterario e saggista italiano
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“La pena di morte è il segno caratteristico ed eterno della barbarie.”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese

Contro la pena di morte
Origine: Estratto da un discorso all'Assemblea Costituente, 15 settembre 1848

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“Coloro che soffrono di febbri quartane, se perdono sangue dal naso, è un cattivo segno.”

Ippocrate di Coo (-460–-370 a.C.) filosofo, medico

VII, 84; p. 83
Aforismi

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“Nessun segno dell'animo gli uomini recano impresso sul volto.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

fr. 196 Jensen, conservato da Clemente Alessandrino in Miscellanea, VI, II, 18, 8 ed. Stählin; traduzione in Oratori attici minori, p. 311
Orazioni, Frammenti, Di orazioni non identificate

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“In caso di evacuazioni non composte, la dissenteria è un brutto segno.”

Ippocrate di Coo (-460–-370 a.C.) filosofo, medico

VII, 23; p. 75
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“Insomma, essere «locali» in un mondo globalizzato è un segno di inferiorità e di degradazione sociale.”

Zygmunt Bauman (1925–2017) sociologo e filosofo polacco

introduzione; p. 5
Dentro la globalizzazione

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