Frasi su tragedia
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“Il teatro non è per me una novità dal tempo dell'Orestea di Gibellina negli anni Ottanta, quando lavorai parecchie stagioni nella Valle del Belice per la reinvenzione della tragedia greca in lingua siciliana. D'altra parte non è un caso che anche il mio Malaparte-Ulisse parli in siciliano.”

Emilio Isgrò (1937) artista, scrittore e drammaturgo italiano

Origine: Citato in Emilio Isgrò: Maledetti toscani, benedetti italiani http://www.giornalesentire.it/article/emilio-isgro-maledetti-toscani-benedetti-italiani-curzio-malaparte.html, GiornaleSentire.it, 18 maggio 2014.

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“Vivo La bohème la mente si annebbia | in fase REM scrivo tragedia | corrotto se le tipe che mi fotto vedi | hanno la terza media.”

Rayden (1985) rapper e beatmaker italiano

da La Uannamaica, n. 14
C.A.L.M.A

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“Mentre il Cilento è stato sempre l'antesignano delle nostre rivoluzioni patriottiche ed unitarie, pure gli omicidi avvengon quasi sempre a tradimento che è l'arma delle anime vili e ingenerose. Oggi però, le condizioni della pubblica sicurezza vanno migliorando, e la civiltà penetrando nelle borgate, raddolcisce gli istinti selvaggi nelle classi meno elevate, che son le sole che rappresentino queste tragedie.
Ma poi v'è un bel rovescio della medaglia nelle classi superiori, e torna ad onore del Cilentano. Accanto alla sveltezza dell'intelligenza, voi trovate una tempra veramente granitica di carattere, un patriottismo che va fino al martirio, un'amicizia sincera ed onesta, e soprattutto un'ospitalità franca, cordiale, e senza orpello. È questa la pagina più bella che renderà simpatica a tutti gli Italiani questa regione, come ha lasciato in me dei ricordi carissimi!
Eraclide scriveva che Lucani sunt hospitales et iusti, e parlò ancota della zelotypia Lucanorum. Si potrebbe dire che i moderni cilentani sono il perfetto ritratto dei loro vecchi progenitori. Basta rammentarsi di queste due qualità caratteristiche dei cilentani – ospitalità e gelosia – per percorrere il Cilento senza neppure un temperino addosso, siccome feci io. Bisogna ricordarsi che qui le offese di onore non restano impunite. Il cilentano sente anche oggi scorrere nelle sue vene il sangue degli antichi lucani!”

da Da Salerno al Cilento, Firenze, 1882; Viaggio nel Cilento, Casalvelino Scalo, 1995.
Origine: Citato in in Monumenti e Miti della Campania Felix, Paestum e il Cilento, Pierro, 1996, pp. 98-99.

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“Con l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea i popoli croato e italiano condividono un futuro comune nell'Europa unita. Radici profonde uniscono i nostri popoli e ci assegnano anche il dovere di ricordare le tragedie e le divisioni causate dalle ideologie totalitarie e dal più cieco nazionalismo nel secolo scorso.”

Giorgio Napolitano (1925) 11º Presidente della Repubblica Italiana

Origine: Citato in Giorgio Napolitano, Napolitano: «Evento storico e Trieste ritorna crocevia» http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/06/30/news/napolitano-evento-storico-e-trieste-ritorna-crocevia-1.7341541, il Piccolo, 30 giugno 2013.

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“Tragedia del Titanic: e se l'iceberg veniva da destra? (da Crozza Alive, 2010”

Maurizio Crozza (1959) comico, imitatore e conduttore televisivo italiano

Imitazioni, Roberto Giacobbo, In questo numero...

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“Quando succedono tragedie irrisolvibili, cercare un colpevole guarisce il senso di impotenza.”

Silvana De Mari (1953) scrittrice italiana

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“Non sono proprio una tragedia le rughe e i capelli bianchi… che siam belli perché siam pieni di difetti! Siamo belli, non perché siamo onnipotenti, ma perché siamo fragili, per quello siamo belli! Perché abbiamo paura! Perché ci tremano le gambe! Perché ci sentiamo goffi! Perché abbiamo bisogno di amore! Per questo siam belli!”

Nichi Vendola (1958) politico italiano

Origine: Da un comizio a Piazza Sant'Oronzo, Lecce, 25 marzo 2010; visibile al minuto 06:00 di Nichi Vendola in Piazza Sant'Oronzo a Lecce https://www.youtube.com/watch?v=GtVSzOkc7s8, YouTube.com, 27 marzo 2010

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“Il vero soldato mente a sé stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perché sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perché ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sé. Con la vitalità, la sfida e la scommessa e il mistero di cui essa si nutre. Sul palcoscenico della gran commedia che ha nome "pace" il mistero non esiste. Sai già che lo spettacolo si compone di alcuni atti e che dopo il primo atto vedrai il secondo, dopo il secondo vedrai il terzo: le incognite riguardano solo lo sviluppo della storia narrata e il suo epilogo. Sul palcoscenico della gran tragedia che ha nome "guerra", invece, non sai mai che cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore o interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. E il secondo è una possibilità. Il terzo, una speranza. Il futuro, un'ipotesi. Puoi morire in qualsiasi momento, alla guerra, e in qualsiasi momento puoi restar ferito cioè venire tolto dal cast o dal recinto del pubblico. Tutto è un'incognita lì, un interrogativo che tiene col fiato sospeso, ma proprio per questo ci vibri d'una vitalità esasperata. I tuoi occhi sono più attenti, alla guerra, i tuoi sensi più svegli, i tuoi pensieri più lucidi. Scorgi ogni particolare, percepisci ogni odore, ogni rumore, ogni sapore. E, se hai cervello, puoi studiarvi l'esistenza come nessun filosofo potrà mai studiarla: puoi analizzarvi gli uomini come nessun psicologo potrà mai analizzarli, capirli come non potrai mai capirli in un tempo e in un luogo di pace. Se poi sei un cacciatore, un giocatore d'azzardo, ti ci diverti come non ti sei mai divertito e non ti divertirai mai nel bosco o nella tundra o al tavolo della roulette. Perché l'atroce gioco della guerra è la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all'Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno.”

I, V, I; pp. 145–146
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“Una novella d'intonazione tragica, quando è come dev'essere, deve, come la tragedia, scuotere, non commuovere.”

Theodor Storm (1817–1888) poeta e scrittore tedesco

Origine: Dalla prefazione di Aldo Fulizio a Storia di Hans e Heinz Kirch, introduzione e traduzione di Aldo Fulizio, Edizioni Paoline, Catania, 1962, p. 10.

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“Non lo dimentichiamo: esistono treni rapidi che «avvicinano» Torino (o Düsseldorf) al meridione, c'è la televisione che invia messaggi di… unità attraverso i presentatori e le acconciature delle belle annunciatrici, c'è il cinema, ci sono anche i libri e i rotocalchi (senza contare l'azione più specificamente politica dei partiti governativi e delle opposizioni)… Pure non si sfugge all'impressione che il Mezzogiorno resti ancora e in larga parte la terra solitaria e difficile, talvolta incomprensibile, che Abba e gli altri – le armi in pugno – vennero a scoprire e a «ricondurre» all'Italia vincendo, com'è noto, molte e cruente e gloriose battaglie ma in definitiva perdendo la loro guerra liberatrice. […] non è una affermazione che si faccia a cuor tranquillo, giacché resta comunque incomprensibile come un secolo così complesso di tragedie e di sommovimenti possa aver lasciato tanta parte del Mezzogiorno ferma ed estranea.
Come è possibile questo?
Se appena però ci si rifiuta di limitare il ragionamento alle modifiche più evidenti e naturali del costume meridionale (del resto molto limitate per esempio nei paesi dell'interno) e si bada invece al crescente dislivello nello sviluppo economico e culturale del sud rispetto alle altre regioni italiane (dislivello paurosamente cresciuto negli ultimi dieci anni) si deve ammettere come un dato della situazione italiana la perdurante «estraneità» del sud rispetto al resto della Nazione.
Né vi può ormai essere alcuno disposto seriamente a imputare questo ai meridionali in genere e non al blocco industriale-agrario che ha guidato secondo il proprio interesse la Nazione determinando per il Mezzogiorno una funzione e un destino coloniali.”

Aldo De Jaco (1923–2003) giornalista e scrittore italiano

da Letteratura e Mezzogiorno a cento anni dall'Unità, in Francesco D'Episcopo, «Le ragioni narrative» 1960-1961, Antologia di una rivista, Tullio Pironti Editore, Napoli, 2012, pp. 194-195. ISBN 978-88-7937-408-8

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“All'inizio di questa giornata del 24 aprile, vorrei fare memoria in quest'Aula del genocidio armeno: 97 anni fa, nel 1915, ci fu il culmine di una persecuzione che avveniva già da parecchi anni, sin dalla fine dell'Ottocento. È ancora una ferita aperta, ancora vi è bisogno di una coscienza collettiva condivisa delle parti che sono state protagoniste di quella drammatica vicenda: la coscienza di quel che è stato, di quello che ha significato e la consapevolezza che oggi, a 97 anni di distanza, solo la politica può chiudere quella ferita aperta. Vi sono in Italia e nel mondo (in diverse città del nostro Paese, da Roma a Milano) comunità armene che per tutto l'anno, ma in modo particolare in questo giorno, tengono vivo il senso di una storia, di una cultura, della vicenda di un popolo che non appartiene soltanto a quel popolo ma alla coscienza europea e mondiale. Noi oggi non possiamo che auspicare l'attraversamento – mi viene da dire – dei confini, nel senso del superamento dei muri, degli ostacoli che impediscono oggi alle comunità, così vicine, dell'Armenia e della Turchia di trovare, di ritrovare il filo della comune appartenenza ad una comunità internazionale in cui gli accordi, l'apertura delle frontiere, l'incremento dei rapporti e dei contatti possono aprire in quella zona una fase nuova che diventa un grande segno per l'Europa e per tutta l'area del Medio Oriente che ha visto questa tragedia. Questa tragedia appartiene alla comunità internazionale, all'Unione europea, e l'Italia ne è parte. Di fronte a questa tragedia non possiamo che auspicare, con tutte le nostre forze, verità e riconciliazione. Vi sono già accordi internazionali che attendono solo di essere applicati. Oggi, a 97 anni di distanza da quel tragico evento, da quel grande male, la nostra solidarietà e il nostro impegno è perché sia superata quella ferita e si apra una fase nuova nella vita del popolo armeno e della Turchia.”

Albertina Soliani (1944) politica italiana

Origine: Citato in Seduta del Senato della Repubblica Italiana n. 715 del 24 aprile 2012 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=16&id=658674 Legislatura XVI – Sull'anniversario dei massacri di armeni nell'Impero ottomano – Resoconto stenografico della seduta. Senato della Repubblica Italiana, 24 aprile 2012.

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“Crescere a Hollywood è un'esperienza molto intensa perché lì succedono tante cose, c'è tanta bellezza e tanta tragedia allo stesso tempo, e gli stimoli che ti arrivano sono fenomenali.”

Anthony Kiedis (1962) cantante statunitense

Origine: Da un articolo pubblicato sul quotidiano Il Piccolo; citato in Elisa Russo, RHCP a Udine 2007 http://www.elisarusso.com/rhcp-a-udine-2007/, Elisarusso.com, 29 giugno 2007.

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“Il solo di cui la tragedia si apparenti strettissimamente con quella di Rimbaud è Vincent Van Gogh.”

Henry Miller (1891–1980) scrittore, pittore e saggista statunitense

Il tempo degli assassini

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“La miseria è il vero copione della comicità. È già tragedia, perciò si ride.”

Peppino De Filippo (1903–1980) attore italiano

Pappagone e non solo

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“Senza tragedie, senza i cattivi non c'è storia. Prendi Tolstoi con Anna Karenina, una stupida, una puttana, lascia il bambino, lascia marito… Ma ti ci affezioni, la adori. Lo sapeva anche il padre eterno: quando si accorse che Adamo si annoiava gli creò la moglie, una rompicogliona, che però ha fatto andare avanti la storia. Nei romanzi ci vogliono i cattivi. La bisbetica quando è domata finisce la commedia.”

Paolo Poli (1929–2016) attore italiano

Origine: Citato in Anna Benedettini, Teniamoci i cattivi movimentano la vita parola di Paolo Poli http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/27/teniamoci-cattivi-movimentano-la-vita-parola-di.html, la Repubblica, 27 novembre 2010.

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“È evidente che Ilaria Cucchi sta sfruttando la tragedia del fratello.”

Carlo Giovanardi (1950) politico italiano

Origine: Citato in "Sfrutta la morte del fratello Stefano" Giovanardi choc contro la Cucchi http://www.lastampa.it/2013/02/01/italia/speciali/elezioni-politiche-2013/sfrutta-la-morte-del-fratello-stefano-giovanardi-choc-contro-la-cucchi-2I2AC7Vbfctsaa5dTn71ZM/pagina.html, Lastampa.it, 1° febbraio 2013.

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“La vita è un banchetto, e la tragedia è che la maggior parte della gente sta morendo di fame.”

Anthony de Mello (1931–1987) gesuita e scrittore indiano

Messaggio per un'aquila che si crede pollo

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“E il babbo diceva è perché sei vergine: non vedi? Le donne non sono mai vergini. La purezza è uno stato negativo e perciò contronatura. È la natura che ti fa soffrire non Caddy e io dicevo Queste sono soltanto parole e lui diceva Anche la verginità è una parola e io dicevo tu non sai. Non puoi sapere e lui diceva Sì. Nell'attimo, in cui si arriva a rendersene conto si scopre che non è più una tragedia.
Dove cadeva l'ombra del ponte potevo spingere lo sguardo molto in basso, ma non fino al fondo. Quando lasci una foglia nell'acqua per molto tempo dopo un po' il tessuto se ne va e restano le fibre delicate a ondeggiare con la stessa lentezza dei movimenti che si fanno nel sonno. Non si toccano, anche se prima formavano un groviglio… E forse quando Lui dirà Sorgete anche gli occhi verranno a galla, dal silenzio e dal sonno dell'abisso, per contemplare la sua gloria.
Non vedevo il fondo ma potevo spingere lo sguardo molto in basso nel moto dell'acqua, prima che l'occhio si desse per vinto, e allora vidi un'ombra sospesa come una grossa freccia che andava contro corrente. Le effimere entravano e uscivano dall'ombra del ponte sfiorando la superficie. Se di là ci fosse almeno un inferno: la pura fiamma noi due più che morti. Allora tu avrai soltanto me allora solo me allora noi due tra l'esecrazione e l'orrore oltre la pura fiamma… Il vorticce che svaniva fu portato via fu portato via dalla corrente e allora rividi la freccia, ferma a un palmo dalla superficie, tremare appena al moto dell'acqua sopra la quale le effimere volteggiando si posavano.
Tu e io soltanto allora tra l'esecrazione e l'orrore in un cerchio di pura fiamma”

The Sound and the Fury

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