Frasi su vicenda
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“La vita delle persone che lavorano è noiosa. Interessanti sono le vicende e le sorti dei perdigiorno.”

Hermann Hesse (1877–1962) scrittore, poeta e aforista tedesco

Origine: Aforismi, p. 49

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“Ci sono coppie di sposi che si voltano le spalle mentre dormono per non rubarsi a vicenda i sogni ideali.”

Ramón Gómez De La Serna (1888–1963) scrittore e aforista spagnolo

Origine: Mille e una greguería, Greguería‎s‎, p. 51

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“[Si riporta l'esempio, divenuto celebre, della manifattura di spilli usato da Smith per illustrare gli effetti della divisione del lavoro. ] In queste grandi produzioni destinate a soddisfare i bisogni di un gran numero di persone, ogni ramo differente del lavoro richiede un gran numero di lavoratori, che rende impossibile radunare tutti nella stessa casa lavoro. Noi raramente possiamo vedere in una volta sola più di quelli impegnati in un singolo ramo. Sebbene in simili produzioni, di conseguenza, il lavoro può essere davvero diviso in un gran numero di parto, rispetto a quelle di natura più frivola, la divisione non è così ovvia, ed è stata perciò poco osservata.
Prendiamo dunque un esempio in una manifattura di poco conto dove la divisione del lavoro è stata molto spesso citata, quella, cioè, dello spillettaio; un operaio non educato in questa manifattura (che la divisione del lavoro ha reso uno speciale mestiere), non preparato all'uso del macchinario realizzato per questo (la cui invenzione probabilmente è stata resa possibile dalla stessa divisone), può a fatica, forse, con la sua laboriosità, produrre uno spillo al giorno, e di certo non può produrne 20. Dato il modo in cui viene svolto oggi questo compito, non solo tale lavoro nel suo complesso è divenuto mestiere particolare, diviso in un certo numero di specialità, la maggior parte delle quali sono anch'esse mestieri particolari. Un uomo trafila in metallo, un altro raddrizza il filo, il terzo lo taglia, un quarto gli fa la punta, un quinto lo schiaccia l'estremità dove deve inserirsi la capocchia; fare la capocchia richiede due o tre operazioni distinte; inserirle in attività distinta, pulire gli spilli è un'altra, e persino il metterli nella carta un'altra occupazione se stante, sicché l'importante attività di fabbricare uno spillo viene divisa, in tal modo in circa 18 distinte operazioni che, in alcune manifatture, sono tutte compiute da mani diverse, sebbene si diano casi in cui la stessa persona ne compie due o tre. Io ho visto una piccola manifattura di questo tipo dove erano impiegati solo 10 uomini, e dove alcuni di essi di conseguenza compivano due o tre distinte operazioni. Ma sebbene loro fossero assai poveri, e perciò non disponessero molto delle macchine necessarie, potevano, quando si impegnavano a vicenda, fare all'incirca dodici libbre di spilli in un giorno. Una libbra contiene più di mille spilli di grandezza media. Quelle 10 persone, quindi, riuscivano a fare più di 40.000 spilli al giorno. Ciascuno di loro 10 dunque, facendo una decima parte di 48000 spilli, può essere considerato come se ne fabbricasse 4800 in un giorno. Se invece avessero lavorato tutti separatamente e indipendentemente senza che alcuno di loro fosse stato previamente addestrato a questo compito particolare, non avrebbero certamente potuto fabbricare neanche 20 spilli al giorno per ciascuno, forse neanche un solo spillo al giorno; cioè certamente non la duecentoquarantesima parte, e forse neanche la quattromilaottocentesima parte di quel che sono intanto capaci di compiere in conseguenza di una appropriata divisione e combinazione delle loro differenti operazioni.
In tutte le altre arti e manifatture, gli effetti della divisione del lavoro sono analoghi a quelli che abbiamo riscontrato in quest'attività di modestissimo rilievo; sebbene, in molte di esse, il lavoro non possa essere suddiviso fino a questo punto, né ridotto a una tale semplicità di operazioni. La divisione del lavoro, comunque, nella misura in cui può essere introdotta, determina in ogni mestiere un aumento proporzionale delle capacità produttive del lavoro.”

cap. 1 http://www.wsu.edu/~dee/ENLIGHT/WEALTH1.HTM
La ricchezza delle nazioni

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“Due miei marescialli gareggiano per ritenere sotto i proprii ordini la divisione italiana; io la lascio a Suchet che ha molto più grandi cose a fare che Macdonald. Gl'Italiani torneranno un giorno a divenire i primi soldati d'Europa. Dite al Viceré che sono molto contento del mio bravo esercito italiano.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

Origine: Citato in De Laugier, Fasti e vicende dei popoli italiani dal 1801 al 1815, to. X, Firenze, 1836, p. 43 – Aless. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana, cenni storico-statistici dal 1796 al 1814, vol. II, Milano, 1845, p. 145.

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“Noi miseri mortali non possiamo mai pretendere di sapere come si giudichi lassù una vicenda umana.”

Arthur Schnitzler (1862–1931) scrittore, drammaturgo e medico austriaco

Origine: La contessina Mizzi, p. 52

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“Mille società sportive, piccole e grandi, si cancellano a vicenda perché il loro modo di essere era dilettantesco fin dalle origini, viveva d' emotività, di risultati, di traguardi miracolosamente raggiunti, di sfide occasionali. La Juventus: mai. Gioca nel tempo. Il suo "valore" non è in un titolo in più o in meno, ma nella durata.”

Giovanni Arpino (1927–1987) scrittore italiano

Origine: Citato in Darwin Pastorin, La Juventus di Umberto http://archiviostorico.gazzetta.it/2003/maggio/12/JUVENTUS_UMBERTO_ga_0_0305122154.shtml, la Gazzetta dello Sport, 12 maggio 2003.

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“Attraverso varie avventure, e tante vicende di cose.”

Publio Virgilio Marone (-70–-19 a.C.) poeta romano

I, 204

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“[Sulla divisione dell'orazione] Ora, per darvene una giusta idea, io mi fermerò alle parole del mio testo, la cui esposizione letterale svilupperà tosto il mio disegno. Vedetene l'ordine e la divisione. Ecce merces vestra copiosa est in coelis. Questa ricompensa che Dio prepara a' suoi eletti, è una ricompensa sicura: Ecce, vedetela, è un Dio che ve la promette; e se la volete di buona fede, ella è vostra: Ecce merces vestra. È una ricompensa abbondante, che non avrà altra che la magnificenza d'un Dio, e che metterà ella sola il colmo a tutte le vostre brame: Ecce merces vestra copiosa. Finalmente è una ricompensa eterna che voi non perderete mai, perché vi attende nel cielo dove non è cangiamento o vicenda: Ecce merces vestra copiosa est in coelis. […] La ricompensa degli eletti di Dio è una ricompensa sicura; mentre quelle del mondo sono fallibili ed incerte: sarà il primo punto. La ricompensa degli eletti di Dio è una ricompensa abbondante; mentre quelle del mondo sono vuote e difettose: sarà il secondo punto. La ricompensa degli eletti di Dio è una ricompensa eterna; mentre quelle del mondo sono fragili e passeggere: sarà l'ultimo punto.
Forse mi direte essere alquanto lunga una tal divisione, e che sarebbesi potuta spedire con tre voci, dicendo che la mercede de' giusti è mercede sicura, piena, eterna.”

Louis Bourdaloue (1632–1704) gesuita e predicatore francese

Guglielmo Audisio, in Lezioni di eloquenza sacra, Giacinto Marietti, Torino 1870
Gaudete et exultate: ecce enim merces vestra copiosa est in coelis, Citazioni sul testo

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“A far dell'alme strazio | Venne così quel crudo | Di ree vicende artefice | Fanciul bendato e nudo.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Variante: A far dell'alme strazio | Venne così quel crudo | Di ree vicende artefice | Fanciul bendato e nudo.
Origine: Amor peregrino, p. 26

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“Una delle cose che amo di più di questo show [Dr. House] è il poter fare dei cambi radicali, concentrandoci non tanto sulla medicina quanto sui personaggi. E in futuro porremo l'attenzione molto più sulle vicende personali, anche se la serie non cambierà.”

David Shore (1959) sceneggiatore e produttore televisivo canadese

citato in Telesimo.com http://www.telesimo.it/dr.-house/news-2009/i-rimanenti-episodi-inediti-della-quinta-stagione-di-dr.-house-su-canala-5.html

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“[Dopo la sentenza in primo grado nel processo penale dello Scandalo del calcio italiano del 2006 a Napoli, nel 2011] Le sentenze in linea di massima (cfr. il casino su Amanda Knox…) si rispettano, e se ne attendono le motivazioni: questo penso e questo farei se non vedessi un rischio preciso nella pesantissima, delicata e sorprendente sentenza di condanna del Tribunale di Napoli per Moggi e compagni. Non vorrei cioè che essa fosse un macigno a chiudere, invece che un argomento di riflessione. […] Machete adoperato a Napoli. Benissimo: la forza di gravità nei due sensi porta in basso e questo è il segnale che arriva dalla sentenza. Da un lato però mi basterebbe poter pensare che tutta questa vicenda fosse rimasta all'interno del recinto giudiziario, della verità processuale intendo, senza altre valutazioni politiche, o di opportunità ambientale, o di messaggio pubblico ecc. Con una sentenza opposta sarebbe crollato il potere istituzionale, non dimentichiamocelo (Figc, Alta corte del Coni ecc.). Dall'altro che se non sono state prese in considerazione altre prove finora, venga fatto nei successivi gradi di giudizio. Più verità, non un target prescelto. Senza cioè lasciare l'impressione che Moggi, bollato come l'Al Capone del calcio, sia servito perfettamente da tappo a una bottiglia di pessimo liquore per l'ubriacatura pubblica, finendo in un trappolone: sarebbe un rischio ancora peggiore.”

Oliviero Beha (1949–2017) giornalista, scrittore e saggista italiano

citato in "A Napoli con il machete" http://ilfattoquotidiano.it/2011/11/10/a-napoli-con-il-machete/169668/, il Fatto Quotidiano.it, 10 novembre 2011

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“Prendendo le mosse da un classico quesito di Mario Pagano, celebre pensatore e giurista napoletano di fine Settecento ("un reo, che chiama il complice, per quante ragioni può ciò fare?"), l'agile volumetto [Il truglio] dovuto alla penna fluida dello storico Nico Perrone si sviluppa su due piani diversi, spesso tra loro intersecati […]. Da un canto vi è il piano della vicenda storica, sullo sfondo dei fermenti giacobini alla vigilia della Repubblica partenopea, soprattutto incentrata sul famoso processo istruito nel 1794 contro Emmanuele De Deo, accusato di lesa maestà per avere cospirato contro la corona borbonica e, perciò, condannato a morte al termine di un giudizio celebrato in forma sommaria, senza reali garanzie e sulla base di prove di scarsa consistenza. […] D' altro canto, e proprio in rapporto alla realtà processuale del tempo, vi è il piano della analisi dedicata a un singolare istituto (il "truglio", per l' appunto, da cui trae titolo il volume) consistente in una sorta di transazione tra accusato e accusatore sulla entità della pena da infliggere al primo, al di fuori di un normale processo, anche sulla base delle dichiarazioni rese dal medesimo a carico di sé o di altri […]. È facile immaginare a quali oscure manovre potesse dar luogo un istituto del genere, soprattutto nel contesto di un sistema sostanzialmente antigarantistico come quello borbonico.”

Vittorio Grevi (1942–2010) giurista e editorialista italiano

da Corriere della sera, 24 novembre 2000

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“[La vicenda biografia di Macalda Scaletta] Della vita di que' baroni ci è saggio la storia di Macalda di Scaletta. Vedova di un Guglielmo d'Amico, esigliato al tempo degli Svevi, era andata profuga in abito di frate Minore, stette a Napoli, a Messina, e da Carlo d'Angiò ricuperò i beni confiscati al marito. Sposatasi ad Alaimo di Lentini, uno de' più fervorosi nel Vespro, tradì i Francesi che a lei, come beneficata da Carlo, rifuggiavano in Catania, della qual città suo marito fu fatto governatore. Quand'egli andò alla guerra di Messina, essa ne tenne le veci; e sui quarant'anni, pure ancor bella, generosa net donare, vestiva piastre e maglie; e con una mazza d'argento alla mano, emulava i cavalieri ne' cimenti guerreschi. Di sua onestà chi bene disse, chi ogni male. Aspirò agli amori di re Pietro, lo accompagnò, gli chiese ricovero; ma egli non volle comprenderla, di che essa pensò vendicarsi.
Alaimo fu poi fatto maestro giustiziere, e valse a reprimere i molti che reluttavano alla nuova dominazione, e acquistò tal reputazione che eccitò la gelosia dell'infante don Giacomo. La crescevano i superbi portamenti di Macalda, la quale tenevasi alta fin con Costanza, e non volea dirle regina, ma solo madre di don Giacomo; se compariva alla Corte, era per isfoggiare abiti e gioie. Contro ogni decenza, volle in un convento passar la gravidanza e il parto, sol per godere l'amenità del luogo : Costanza fu a visitarla, e n'ebbe accoglienze sgarbate; offri di levar al battesimo il neonato, e Macalda rispose non voler esporlo a quel bagno freddo, poi tre giorni appresso vel fece tenere da popolani. Costanza, mal in salute, si fece portare in lettiga da Palermo al duomo di Monreale; e Macalda essa pure, per le strade della città e fin a Nicosia in lettiga coperta di scarlatto, di che fu un gran mormorare. Re Giacomo viaggiava con trenta cavalli di scorta; e Macalda con trecento, e volea far da giustiziere, e apponeva a re Pietro di avere mal compensato coloro, che del resto l'aveano domandato compagno e non re.
Alaimo condiscendeva alla moglie, e dicono le giurasse non dar mai consigli a danno de' Francesi, anzi procurarle il ritorno in Sicilia. Se il facesse noi sappiamo; certo i re aragonesi gli si avversarono, fors'anche per la solita ingratitudine a chi più beneficò. Giacomo finge spedire Alaimo in gran diligenza a suo padre in Catalogna per sollecitarne ajuti : Alaimo va, è accolto con ogni maniera di cortesia; ma appena egli partì, la plebe di Messina, sollecitata dal Loria, lo grida traditore, affollasi alla sua casa ad ammazzare i Francesi prigionieri di guerra che vi tenea, e così quelli che stavano nelle carceri e che egli aveva salvati. Macalda accorse per sostenere i suoi fautori, ma vide il marito dichiarato fellone e confiscatigli i beni, Matteo Scaletta fratello di lei, decapitato; ella stessa chiusa in un castello, forse vi lini la vita. Alaimo, dopo alquanti anni, fu rimandato verso la Sicilia, e come fu in vista della patria isola, buttato in mare.”

Cesare Cantù (1804–1895) storico, letterato e politico italiano

Vol. IV, cap. CII, p. 177
Storia degli Italiani

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“C'è vicenda di morte in paradiso?”

Wallace Stevens (1879–1955) poeta statunitense

Senza fonte

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“Monte Argentario, 18 aprile 2001
Al Presidente della Repubblica CARLO AZEGLIO CIAMPI Palazzo del Quirinale -- Roma
Signor Presidente
Ho appena visto al telegiornale la cerimonia svoltasi al Quirinale in onore del prof. Ardito Desio per il suo 104° compleanno. Lei lo ha premiato con un prestigioso riconoscimento che assume il massimo valore proprio perché consegnato dalle Sue mani.
Anch'io come tanti rispetto il traguardo anagrafico del professor Desio e la sua opera di studioso; ben diverso credo sia invece il suo merito come Capo della riuscita Spedizione Nazionale Italiana per la conquista del K2, nel 1954.
La stimo, moltissimo, Signor Presidente, ed è la ragione per cui mi permetto di inviarLe questo mio libro sperando che trovi il tempo per sfogliarlo: è la storia postuma di questa grande Spedizione Nazionale, di cui ho fatto parte.
Non è tanto la mia vicenda personale che intendo portare alla Sua conoscenza, essendo essa complementare all'impresa, bensì voglio informarLa sul falso storico contenuto, tuttora, nelle relazioni e nei documenti ufficiali della conquista del K2; un falso storico ormai riconosciuto come tale nel mondo intero.
Vorrei dunque che una persona come Lei fosse totalmente informata sull'argomento, poiché la posizione ufficiale di questo fatto non fa certo onore al nostr Paese.
Grazie per avermi ascoltato.
Con il massimo rispetto e ammirazione”

Walter Bonatti (1930–2011) alpinista italiano

Walter Bonatti
Origine: K2 La verità. 1954 – 2004, p. 201

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“La vicenda passaporti falsi? E io che ne so? Ieri però ho visto Recoba e gli ho chiesto: ma te ti chiami veramente Recoba?”

Christian Vieri (1973) calciatore italiano

Origine: Citato in Le più belle barzellette sull'Inter, Sonzogno, 2004, p. 114, ISBN 88-454-1202-4.

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“Ringrazio Antonio Conte di lasciarci certi tipi di giocatori. Credevo che la vicenda fosse già risolta tra i giocatori e che non ci fosse bisogno dell'intervento di persone che all'interno dei club ricoprono cariche di maggiore responsabilità. Se poi qualcuno ha ritenuto di intervenire, pur trovandosi nella sua posizione attuale, da parte mia non trova risposta proprio per non alimentare ulteriormente la polemica e andare contro il clima di serenità che tutti auspichiamo. E, comunque, noi altri lo ringraziamo di lasciarci certi tipi di giocatori”

Marco Branca (1965) dirigente sportivo ed ex calciatore italiano

Origine: In merito alle dichiarazioni di Antonio Cassano che aveva definito come «soldatini» i giocatori della Juventus, Antonio Conte aveva dichiarato in chat con i tifosi: «Se dietro l'uomo c'è solo un chiacchierone allora preferiamo lasciare questo giocatore agli altri.»
Origine: Citato in Conte: "Chi parla troppo non da Juve" Branca: "Grazie, lo lasci a noi" http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Juventus/12-11-2012/conte-la-juve-me-emozione-pogba-puo-diventare-campione-913193758889.shtml, Gazzetta.it, 12 novembre 2012.

“Si può militare per il bene o per il male, in un campo o nell'altro, ma solo chi milita lascia il suo segno nelle vicende storiche.”

Roberto de Mattei (1948) storico italiano

da La Crociata, categoria dello spirito cristiano http://www.radicicristiane.it/stampa.php/id/1100/ref/1/Editoriale/La%20Crociata,%20categoria%20dello%20spirito%20cristiano, Radici Cristiane, n. 56, luglio 2010, p. 3
Editoriali in Radici Cristiane

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“Lei sa tutto onorevole Forgione, sa troppe cose. Anche quelle che noi non sappiamo e che normali cittadini non sanno. Sa anche quello che non si dovrebbe sapere. E credo che questo non sia giusto, e vorremmo capire perché lei sa tutto questo. Questa nostra Sicilia è una terra difficile, contradditoria e complessa. Ma è una terra che merita di essere amata. Respingendo la mozione di sfiducia, vi chiedo di consentirmi di poter continuare a servirla.”

Salvatore Cuffaro (1958) politico e medico italiano

Origine: Dal discorso all'Assemblea regionale siciliana in occasione del voto per la mozione di sfiducia, proposta dall'onorevole Forgione, per via delle vicende giudiziarie che vedevano coinvolto il presidente Cuffaro; citato in La mafia è bianca.

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“Io sono nato il 23 giugno 1923. Dal 28 ottobre 1922, da otto mesi, poco meno, Benito Mussolini era salito al potere con la sua solita ridicola marcia su Roma, fatta in vagone letto. Penso Mussolini in pigiama, o forse in camicia (non nera, speriamo!) farsi la barba la mattina del 27 ottobre all'arrivo a Roma, dopo la sveglia del conduttore, con il giornale ed il caffè! Otto mesi dopo, in Piazza Calderini sono nato: e debbo quindi arguire di essere stato concepito un po' prima di quei fatidici giorni, in una Bologna ormai attesa al destino, ormai quasi pacificata, in vista di un futuro finalmente pieno di promesse. Alla fine di settembre del 1922, mio padre [Aldo Valori] era ancora al Resto del Carlino, il giornale degli agrari emiliani e romagnoli, il giornale liberal-massonico-conservatore che Missiroli aveva diretto e Monicelli spinto verso il fascismo alla fine di un processo di evoluzione incerto e prudente, ma senza speranza di liberazione dell'ormai decisiva rivoluzione reazionaria. Mio padre si trovò coinvolto in quella vicenda. Mi sono chiesto spesso negli ultimi anni dopo la seconda guerra mondiale, perché il babbo aderisse al fascismo. Se ripenso a tutta la vicenda, durata in fondo pochi anni, debbo concludere che noi non comprenderemo mai completamente questo dramma. Il babbo, per educazione e carattere, per formazione culturale e morale, non poteva essere fascista nel senso che ha acquistato in seguito questa parola. Estraneo ad ogni violenza, mansueto di carattere e di modi, anche se molto passionale ed impulsivo, (specialmente negli anni della giovinezza e della maturità), non poteva trovare la sua adesione al Fascismo squadrista. Né poteva trovare, romantico e liberale com'era affinità con il Mussolinismo (culto puerile e comodo della personalità).”

Michele Valori (1923–1979) urbanista e architetto italiano

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