Frasi su ateneo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema ateneo, città, fatto, stato.

Frasi su ateneo

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“Ricordate le parole immortali di Socrate nel carcere di Atene? Parla delle leggi come di persone vive, come di persone di conoscenza. «le nostre leggi, sono le nostre leggi che parlano». Perché le leggi della città possano parlare alle nostre coscienze, bisogna che siano come quelle di Socrate, le «nostre» leggi. Nelle più perfette democrazie europee, in Inghilterra, in Svizzera, in Scandinavia, il popolo rispetta le leggi perché ne è partecipe e fiero; ogni cittadino le osserva perché sa che tutti le osservano: non c'è una doppia interpretazione della legge, una per i ricchi e una per i poveri! Ma questa è, appunto, la maledizione secolare che grava sull'Italia: il popolo non ha fiducia nelle leggi perché non è convinto che queste siano le sue leggi. Ha sempre sentito lo Stato come un nemico. Lo Stato rappresenta agli occhi della povera gente la dominazione. Può cambiare il signore che domina, ma la signoria resta: dello straniero, della nobiltà, dei grandi capitalisti, della burocrazia. Finora lo Stato non è mai apparso alla povera gente come lo Stato del popolo. Da secoli i poveri hanno il sentimento che le leggi siano per loro una beffa dei ricchi: hanno della legalità e della giustizia un'idea terrificante, come di un mostruoso meccanismo ostile fatto per schiacciarli, come di un labirinto di tranelli burocratici predisposti per gabbare il povero e per soffocare sotto le carte incomprensibili tutti i suoi giusti reclami.”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Giugno 1951

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“Chi muore senza portar nella tomba una pedata, dono di un amico?”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Apemanto: atto I, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber
Timone di Atene

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“Gli uomini chiudono la propria porta contro il sole che tramonta.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Apemanto: atto I, scena II
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“A Sydney volevo esserci, ad Atene volevo vincere, a Pechino fare quello che nessuno aveva mai fatto, a Londra entrare nella storia, a Rio fare in modo che il mio paese e la mia famiglia fossero fieri di me.”

Michael Phelps (1985) nuotatore statunitense

Origine: Citato in Emanuela Audisio, Papà Phelps conquista tutti addio al soldato del nuoto: "Ora conta solo la famiglia" http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/08/11/papa-phelps-conquista-tutti-addio-al-soldato-del-nuoto-ora-famiglia46.html, la Repubblica, 11 agosto 2016.

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“Diamante di Roma. Perla d'Atene. Domani, scarabeo d'Egitto. Rodi è la prima pietra barocca della collana.”

Jean Cocteau (1889–1963) poeta, saggista e drammaturgo francese

Origine: Il mio primo viaggio, p. 27

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“L'Atene del terzo secolo, se potessimo visitarla, ci sembrerebbe quasi popolata di pazzi.”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

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“Io vivo una vita così solitaria, e la mia solitudine m'è sì dolce, che non cerco né soffro distrazioni.”

Niccolò Tommaseo (1802–1874) scrittore italiano

da una lettera del 20 dicembre 1820; citato in Giovanni Gambarin, Ateneo veneto, vol. 129, n.° 1-3, 1942, p. 9 http://www.archive.org/stream/ateneoveneto129veneuoft#page/8/mode/2up

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“Le fornaie son use proverbiarsi, e non le sacre muse.”

Niccolò Tommaseo (1802–1874) scrittore italiano

citato in Giovanni Gambarin, Ateneo veneto, vol. 129, n.° 1-3, 1942, p. 10

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“Silenzio d'amico è delitto di traditore.”

Niccolò Tommaseo (1802–1874) scrittore italiano

citato in Giovanni Gambarin, Ateneo veneto, vol. 129, n.° 1-3, 1942, p. 12

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“Uscir di se medesimo, e parlare al maggior numero possibile di uomini, egli è il più dolce, il più proficuo, il più sacro dovere e del buon poeta e d'ogni vero scrittore.”

Niccolò Tommaseo (1802–1874) scrittore italiano

da L'Antologia, agosto 1831; citato in Dizionario estetico; citato in Giovanni Gambarin, Ateneo veneto, vol. 129, n.° 1-3, 1942, pp. 20-21

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“Le Panatenee, in quanto festa principale del mese di Ecatombeone, sono anche la festa del capoluogo, l'anniversario della fondazione della città di Atene.”

Walter Burkert (1931–2015) storico delle religioni e filologo tedesco

Origine: La saga delle Cecropidi e le Arreforie, p. 47

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“In tutti i paesi del mondo la ricerca vive di finanziamenti pubblici. Ci sono essenzialmente tre modi per assegnarli: criteri di opportunità politica, indici bibliometrici, o la peer review, la valutazione da parte dei pari, anonima e indipendente. Prima di assumere un docente, qualsiasi dipartimento chiederà cosa ne pensino i rappresentanti della sua disciplina sparsi per il mondo. Il capo del dipartimento manderà una ventina di e-mail ai più noti studiosi in quella disciplina, chiedendo loro di scrivere una o due pagine con una valutazione della ricerca e delle prospettive future del docente in esame, e una comparazione della sua ricerca con quella di altri studiosi della stessa età che insegnano in atenei dello stesso livello. E prima di decidere se pubblicare un lavoro, un direttore di rivista scientifica chiederà a dei referees esterni cosa ne pensano. Questi sottoporranno dei rapporti, con una valutazione dettagliata degli elementi di innovazione nel lavoro e di eventuali difetti, ed eventuali suggerimenti su come correggere questi ultimi. Il direttore della rivista deciderà quindi se accettare il lavoro, rigettarlo, oppure rimandarlo agli autori perché vi apportino modifiche, da far poi valutare nuovamente ai referees. Con questa procedura, le migliori riviste di ogni disciplina pubblicano meno del 10% dei lavori ad esse sottoposte. Infine, molti dipartimenti pagano per essere sottoposti periodicamente alla valutazione dei migliori colleghi di altri atenei che ne indichino i punti di forza e di debolezza.”

Roberto Perotti (1961) economista italiano

Origine: L'università truccata, p. 148

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“La storia insegna — anche se l'uomo raramente impara — che se Atene piange Sparta non ride.”

Carlo M. Cipolla (1922–2000) storico italiano

cap. 26: p. 222
Storia economica dell'Europa pre-industriale

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“[Parlando dei "politici di professione"] Ci sono tanti signori che sento, che vanno, che hanno la casa al mare, che hanno la casa in città, che hanno la casa ai monti, che hanno la barca e io, guardando quello che guadagnano ogni mese e quello che anche devono dare, qualcuno di loro, ai loro partiti, dico: come hanno fatto a farsi tutte queste proprietà? Sono soldi rubati. Soldi rubati!”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2004
Origine: Dalla riunione del Partito Popolare Europeo ad Atene; citato in I politici? Per Silvio Berlusconi "Solo chiacchiere e soldi rubati" http://www.repubblica.it/2004/b/sezioni/politica/cdlverifica2/soldirubati/soldirubati.html, Repubblica.it, 19 febbraio 2004.

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“[Sulla sinistra] Dio ci deve proteggere perché sono profeti di sventura, fanno male al paese e da quando l'italia non obbedisce ai loro stimoli, da quando ha deciso di cambiare hanno smesso del tutto di amarla.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

dalla riunione del Partito Popolare Europeo ad Atene; citato in I politici? Per Silvio Berlusconi "Solo chiacchiere e soldi rubati", la Repubblica, 19 febbraio 2004
2004

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“Ah sì! la vita passa, la fama s'irrugginisce, e non ne accompagna oltre il sepolcro che quel poco di bene, che avremo fatto quaggiù.”

Luigi Carrer (1801–1850) giornalista, scrittore e poeta italiano

da una lettera a Niccolò Tommaseo, 13 agosto 1829; citato in Giovanni Gambarin, De infirma amicitia, Ateneo veneto, vol. 129, n.° 1-3, 1942, p. 17 http://www.archive.org/stream/ateneoveneto129veneuoft#page/16/mode/2up

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“Penetrando nel museo, la scorsi subito in fondo ad una sala, e bella proprio come l'avevo immaginata. Non ha la testa, le manca un braccio; mai tuttavia la forma umana mi è parsa più meravigliosa e più seducente. Non è la donna vista dal poeta, la donna idealizzata, la donna divina o maestosa, come la Venere di Milo, è la donna così com'è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. È robusta, col petto colmo, l'anca possente e la gamba un po' forte, è una Venere carnale che si immagina coricata quando la si vede in piedi. Il braccio caduto nascondeva i seni; con la mano rimasta, solleva un drappeggio col quale copre, con gesto adorabile, i fascini più misteriosi. Tutto il corpo è fatto, concepito, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi si concentrano, tutto il pensiero vi confluisce. Questo gesto semplice e naturale, pieno di pudore e di impudicizia, che nasconde e mostra, che vela e rivela, che attrae e che fugge, sembra definire tutto l'atteggiamento della donna sulla terra. Ed il marmo è vivo. Lo si vorrebbe palpeggiare, con la certezza che cederà sotto la mano, come la carne. Le reni soprattutto sono indicibilmente animate e belle. Si segue, in tutto il suo fascino, la linea morbida e grassa della schiena femminile che va dalla nuca ai talloni, e che, nel contorno delle spalle, nelle rotondità decrescenti delle cosce e nella leggera curva del polpaccio assottigliato fino alle caviglie, rivela tutte le modulazioni della grazia umana. Un'opera d'arte appare superiore soltanto se è, nello stesso tempo, il simbolo e l'esatta espressione di una realtà. La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne. Dinnanzi al volto della Gioconda, ci si sente ossessionati da non so quale tentazione di amore snervante e mistico. Esistono anche donne viventi i cui occhi ci infondono quel sogno di tenerezza irrealizzabile e misteriosa. Si cerca in esse qualcos'altro dietro le apparenze, perché sembrano contenere ed esprimere un po' di quell'ideale inafferrabile. Noi lo inseguiamo senza mai raggiungerlo, dietro tutte le sorprese della bellezza che pare contenere un pensiero, nell'infinito dello sguardo il quale è semplicemente una sfumatura dell'iride, nel fascino del sorriso nato da una piega delle labbra e da un lampo di smalto, nella grazia del movimento fortuito e dell'armonia delle forme. Così i poeti, impotenti staccatori di stelle, sono sempre stati tormentati da una sete di amore mistico. L'esaltazione naturale di un animo poetico, esasperato dall'eccitazione artistica, spinge quegli esseri scelti a concepire una specie di amore nebuloso, perdutamente tenero, estatico, mai sazio, sensuale senza essere carnale, talmente delicato che un nonnulla lo fa svanire, irrealizzabile sovrumano. E questi poeti sono, forse, i soli uomini che non abbiano mai amato una donna, una vera donna in carne ossa, con le sue qualità di donna, i suoi difetti di donna, la sua mente di donna, ristretta ed affascinante, i suoi nervi di donna e la sua sconcertante femminilità. Qualsiasi creatura davanti a cui si esalta il loro sogno diventa il simbolo di un essere misterioso, ma fantastico: l'essere celebrato da quei cantori di illusioni. E la creatura vivente da loro adorata è qualcosa come la statua dipinta, immagine di un dio di fronte al quale il popolo cade in ginocchio. Ma dov'è questo dio? Qual è questo dio? In quale parte del cielo abita la sconosciuta che quei pazzi, dal primo sognatore fino all'ultimo, hanno tutti idolatrata? Non appena essi toccano una mano che risponde alla stretta, la loro anima vola via nell'invisibile sogno, lontano dalla realtà della carne. La donna che stringono, essi la trasformano, la completano, la sfigurano con la loro arte poetica. Non sono le sue labbra che baciano, bensì le labbra sognate. Non è in fondo agli occhi di lei, azzurri o neri, che si perde così il loro sguardo esaltato, è in qualcosa di sconosciuto e di inconoscibile. L'occhio della loro dea non è altro che un vetro attraverso cui essi cercano di vedere il paradiso dell'amore ideale. Se tuttavia alcune donne seducenti possono dare alle nostre anime una così rara illusione, altri non fanno che eccitare nelle nostre vene l'amore impetuoso che perpetua la razza. La Venere di Siracusa è la perfetta espressione della bellezza possente, sana e semplice. Questo busto stupendo, di marmo di Paros, è - dicono - La Venere Callipigia descritta da Ateneo e Lampridio, data da Eliogabalo ai siracusani. Non ha testa! E che importa? Il simbolo non è diventato più completo. È un corpo di donna che esprime tutta l'autentica poesia della carezza. Schopenhauer scrisse che la natura, volendo perpetuare la specie, ha fatto della riproduzione una trappola. La forma di marmo, vista a Siracusa, è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico, la donna che nasconde rivela l'incredibile mistero della vita. È una trappola? Che importa! Essa chiama la bocca, attira la mano, offre ai baci la tangibile realtà della carne stupenda, della carne soffice bianca, tonda e soda e deliziosa da stringere. È divina, non perché esprima un pensiero, bensì semplicemente perché è bella.”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Incipit di alcune opere, Viaggio in Sicilia

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“In tre giorni | lo farò più magro di Filippide! | In così pochi giorni fai dei cadaveri?”

Aristofonte (commediografo) commediografo ateniese della Commedia di mezzo

da Platone, frammento conservato da Ateneo di Naucrati in Deipnosofisti, XII, 552 e; traduzione in Luciano Canfora, I deipnosofisti: Libri XII-XV, Salerno, 2001, ISBN 978-88-8402-355-1
Citazioni di Aristofonte
Origine: Filippide, politico ateniese del IV secolo a.C. noto per la sua magrezza scheletrica (Mario Marzi, Oratori attici minori, UTET, 1995, ISBN 978-88-02-02633-6, pp. 200-201).

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“[…] e allora sognò Atene | sotto una nevicata.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da Gambadilegno a Parigi, n. 3
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“Cittadini di Atene, non considerate soltanto se sono amaro, ma se lo sono gratis.”

Iperide (-390–-322 a.C.) politico e oratore ateniese

citato in Plutarco, Vita di Focione, X, 3; traduzione in Oratori attici minori, p. 12

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“Lo Stato di Platone, quello che lui chiamava la polis, e che poi era Atene, aveva, al tempo di Platone, cioè nel momento del suo massimo splendore, ventimila abitanti, di cui solo cinquemila avevano diritto al voto. E veda un po' come quei civilissimi cittadini lo usarono nelle assemblee dell'Acropoli: mettendo sotto processo Pericle e Aspasia, condannando a morte Socrate e provocando la guerra del Peloponneso, che fu la rovina non solo di Atene, ma di tutta la Grecia e della sua civiltà. Ora se il sistema della «democrazia diretta» o, come lei la chiama, «partecipatoria», non funzionò nemmeno in una polis di ventimila abitanti, s'immagini un po' cosa diventerebbe nei formicai umani cui si sono ridotte le polis attuali, e non soltanto quelle italiane. […] Lei ha tutte le ragioni del mondo a dire che l'attuale sistema di democrazia «rappresentativa» o «delegata» ha dei vizi gravissimi e spesso provoca disastri, compresa quella americana, che pure è una di quelle che meglio funzionano. Ma, mi creda, quella «diretta» o «di piazza» è ancora molto più pericolosa perché continuamente a rischio di cadere in balia di qualche ciarlatano che sappia soltanto vendere bene la sua merce. Certo, quella indiretta esige, da parte del cittadino, una partecipazione che in Italia manca. Ma non è certo coi referendum che si può sostituirla. Almeno questo mi ha insegnato l'esperienza.”

Indro Montanelli (1909–2001) giornalista italiano

22 agosto 1999
Corriere della Sera, La stanza di Montanelli – rubrica

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“Ermes, scorta degli dèi, e di Filippide | assegnatario, occhio di Notte dal nero peplo.”

Alessi (-372–-270 a.C.) commediografo ateniese della Commedia di mezzo

da Tesprozi, frammento conservato da Ateneo di Naucrati in Deipnosofisti, XII, 552 d-e; traduzione in Luciano Canfora, I deipnosofisti: Libri XII-XV, Salerno, 2001, ISBN 978-88-8402-355-1

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“[Alessandro Magno] distrusse Tebe e risparmiò Atene, in rispetto al suo passato in derisione al suo presente.”

Guido De Ruggiero (1888–1948) filosofo italiano

da "storia della filosofia greca" II volume 1950

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“[Su Yanis Varoufakis] Potete accusarlo quanto volete per i suoi commenti, il suo progetto politico, il suo cattivo gusto per le camicie e le vacanze a Egina. Ma non potete definirlo un ladro o dire che ha rubato i soldi dei greci, né che aveva un piano segreto per mandare in malora il paese.”

Alexīs Tsipras (1974) politico greco

durante una seduta del parlamento, Atene, 31 luglio 2015
Origine: Citato in Tsipras e le camicie di Varoufakis http://www.ilpost.it/2015/08/01/tsipras-camicie-varoufakis/, IlPost.it, 1° agosto 2015.

“Sei malridotto, per Zeus, sei l'ombra di uno scricciolo: | ti sei "filippidato!"”

Alessi (-372–-270 a.C.) commediografo ateniese della Commedia di mezzo

da La donna che beve la mandragora, frammento conservato da Ateneo di Naucrati in Deipnosofisti, XII, 552 e-553 a; traduzione in Luciano Canfora, I deipnosofisti: Libri XII-XV, Salerno, 2001, ISBN 978-88-8402-355-1
Origine: "Filippidarsi" è un neologismo coniato da Alessi per indicare il diventare magri come Filippide, politico ateniese del IV secolo a.C. noto per la sua magrezza scheletrica (Mario Marzi, Oratori attici minori, UTET, 1995, ISBN 978-88-02-02633-6, pp. 200-201).

“Atene ci assomiglia, è l'archetipo di tutte le malattie del moderno: la piazza, il mercato, l'opinione pubblica, la persecuzione, l'ostracismo.”

Isabella Vincentini (1954) poetessa, saggista e critico letterario italiana

Origine: Atene. Tra i muscoli dei Ciclopi, p. 75

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“[Filippide] era insignificante fisicamente a causa della sua magrezza.”

frammento conservato da Ateneo di Naucrati, Deipnosofisti, XII, 552 d; traduzione in Oratori attici minori, p. 201
Orazioni, Contro Filippide

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