Frasi su bisogno
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“Bisogna aver rinunciato al buon senso per non convenire che non conosciamo nulla se non attraverso l'esperienza.”

Voltaire (1694–1778) filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, aforista, enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e s…

Il filosofo ignorante

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“Non basta che lo scrittore sia padrone del proprio stile. Bisogna che lo stile sia padrone delle cose […].”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

2611, 27 agosto 1822; 1898, Vol. IV, p. 334

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“Lo psichiatra ha bisogno dello psichiatra.”

Martin Heidegger (1889–1976) filosofo tedesco

citato in Roudinesco Elisabeth, Jacques Lacan. Profilo di una vita, storia di un sistema di pensiero, Cortina, 1995

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“I motori sono come le donne: bisogna saperli toccare nelle parti più sensibili.”

Enzo Ferrari (1898–1988) imprenditore, pilota

Origine: Citato in Palla lunga e pedalare, p. 53.

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“Bisogna essere pazienti: non si produce un bambino in un mese mettendo incinte nove donne.”

Warren Buffett (1930) imprenditore e economista statunitense

Origine: Citato in Gianfilippo Cuneo, Così parlò Warren Buffett: lezioni per investire in Italia, Baldini Castoldi Dalai editore

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“Per agire bene nel governo di uno stato bisogna ascoltare molto e parlare poco.”

Armand-Jean du Plessis de Richelieu (1585–1642) cardinale, politico e vescovo cattolico francese

Origine: Citato in Dizionario mondiale di Storia, Rizzoli Larousse, Milano, 2003, p. 994. ISBN 88-525-0077-4

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“Bisogna saper vincere il malumore.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Appendice

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“Bisogna servire il popolo e non cercare di piacergli; il miglior modo di guadagnarsene il favore è fargli del bene.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Appendice

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“Il nostro corpo è una macchina, è un organismo che tende alla vita; si difende da sé; ha la forza e i rimedi per guarire senza bisogno di impiastri.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Appendice

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“In guerra come in amore bisogna guardarsi da vicino.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Appendice

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“In tutti i paesi la religione è utile per il governo; e bisogna servirsene per agire sugli uomini.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Aforismi politici

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“La pace è il primo bisogno, come è la prima gloria.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Aforismi politici

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“Non bisogna essere severo e debole nello stesso tempo.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Aforismi politici

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“Quando un nemico è in nostro potere bisogna far sì che non ci possa mai più nuocere.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

L'arte di comandare, Aforismi politici

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“Non si può insieme essere ed apparire: bisogna scegliere.”

Georges Bernanos (1888–1948) scrittore francese

da Le cheminde la croix-des-âmes

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“Il ventre d'un miserabile ha più bisogno d'illusione che di pane.”

cap. II
Diario di un curato di campagna

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“Quando non si ha ciò che si ama, bisogna amare quel che si ha.”

Roger de Bussy-Rabutin (1618–1693) scrittore francese

Origine: Da Corrispondenza con M.me de Sévigné.
Origine: Citato in Dammi mille baci, e ancora cento. Le più belle citazioni sull'amore, a cura delle Redazioni Garzanti, Garzanti, 2013.

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“[…] si può dire ancora che vi siano delle 'donne'? Certo la teoria dell'eterno femminino conta numerosi adepti […]; altri sospirano: 'La donna si perde, la donna è perduta.'. Non è più chiaro se vi siano ancora donne, se ve ne saranno sempre, se bisogna augurarselo o no, che posto occupano nel mondo, che posto dovrebbero occuparvi. 'Dove sono le donne?' […]. Ma innanzi tutto: cos'è una donna? 'Tota mulier in utero: è una matrice', dice qualcuno. Tuttavia parlando di certe donne, gli esperti decretano 'non sono donne', benché abbiano un utero come le altre. Tutti sono d'accordo nel riconoscere che nella specie umana sono comprese le femmine, le quali costituiscono oggi come in passato circa mezza umanità del genere umano; e tuttavia ci dicono 'la femminilità è in pericolo'; ci esortano: 'siate donne, restate donne, divenite donne'. Dunque non è detto che ogni essere umano di genere femminile sia una donna; bisogna che partecipi di quell'essenza velata dal mistero e dal dubbio che è la femminilità. La femminilità è una secrezione delle ovaie o sta congelata sullo sfondo di un cielo platonico? Basta una sottana per farla scendere in terra? Benché certe donne si sforzino con zelo di incarnarla, ci fa difetto un esemplare sicuro, un marchio depositato. Perciò essa viene descritta volentieri in termini vaghi e abbaglianti, che sembrano presi in prestito dal vocabolario delle veggenti. […] le scienze biologiche e sociali non credono nell'esistenza di entità fisse e immutabili che definiscano dati caratteri, come quelli della donna, dell'Ebreo o del Negro; esse considerano il carattere una reazione secondaria a una situazione. Se oggi la femminilità è scomparsa è perché non è mai esistita. […] il fatto è che ogni essere umano concreto ha sempre la sua particolare situazione. Respingere le nozioni di eterno femminino, di anima negra, di carattere giudaico non significa negare che vi siano, oggi Ebrei, Negri e donne: questa negazione non ha per gli interessati un significato di libertà ma una fuga dall'autenticità.”

dall'introduzione; Il saggiatore, 1949, p. 13
Il secondo sesso

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“Ho imparato che solo i bisogni e le necessità della grande massa possono portare a dei mutamenti.”

Georg Büchner (1813–1837) scrittore e drammaturgo tedesco

da una lettera alla famiglia, giugno 1833
Origine: Citato in Vladimiro Cajoli, Mi vergogno di essere servo, La Fiera Letteraria, aprile 1973.

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“Quanti s'occupano di nozze che non furono fissate
faticano invano: bisogna che per un marito
colei che è migliore ed irreprensibile venga in casa.”

Euripide (-480–-406 a.C.) tragediografo ateniese

frammento 501
Frammenti di alcune opere, Melanippe incatenata

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“Noi non vogliamo, non abbiamo bisogno di espellere gli arabi e prenderci i loro posti.”

David Ben-Gurion (1886–1973) politico israeliano

Attribuite

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“Noi abbiamo bisogno di credere.”

pag 247
Di qua dal Paradiso

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“Bertold: Io non ho bisogno dell'oro, cerco la sola verità.
Martin: Io me ne infischio della verità, io ho bisogno di oro.”

Alexander Sergejevič Puškin (1799–1837) poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo

da Scene dei tempi cavallereschi, in Opere

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“La vita è come una granatina, bisogna saperla sorbire.”

5500 Charlie Brown, novembre 1971
Peanuts, Charlie Brown

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“Essere potenti è come essere una donna. Se hai bisogno di dimostrarlo vuol dire che non lo sei.”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

Origine: Da un'intervista al Times, in risposta sul suo essere una delle poche donne potenti al mondo; citato in Come Meryl diventò Margaret http://www.alfemminile.com/donne-societa-diritti-della-donna/meryl-streep-the-iron-lady-d28577c354833.html, alfemminile.com, gennaio 2012.
Origine: A seconda delle traduzioni a volte si trova nella forma «Essere potente è come essere una signora. Se sei costretta a dirlo, non lo sei», come sul sito del sole 24 ore http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-04-08/ecco-frasi-celebri-margaret-152928.shtml.

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“Ai bambini che hanno bisogno di essere educati al rispetto di valori morali tradizionali viene insegnato che godono del diritto inalienabile di essere gay.”

Margaret Thatcher (1925–2013) primo ministro del Regno Unito

dalla conferenza del Partito Conservatore, 9 ottobre 1987

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“La critica va fatta a tempo; bisogna disfarsi del brutto vizio di criticare dopo.”

Mao Tsé-Tung (1893–1976) Presidente del Partito Comunista Cinese

31 luglio 1955, p. 170

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“Non c'è bisogno che vi ricordi [discorso di Kien ai libri della sua biblioteca] in modo particolareggiato la storia antichissima e superba delle vostre sofferenze. Scelgo soltanto un esempio per mostrarvi in maniera persuasiva quanto vicini siano odio e amore. La storia d'un paese che tutti noi in egual misura veneriamo, di un paese in cui voi avete goduto delle più grandi attenzioni e dell'affetto più grande, di un paese in cui vi si è tributato persino quel culto divino che ben meritate, narra un orribile evento, un crimine di proporzioni mitiche, perpetrato contro di voi da un sovrano diabolico per suggerimento di un consigliere ancor più diabolico. Nell'anno 213 avanti Cristo, per ordine dell'imperatore cinese Shi Hoang-ti − un brutale usurpatore che ebbe l'ardire di attribuire a se stesso il titolo di "Primo, Augusto, Divino" − vennero bruciati tutti i libri esistenti in Cina. Quel delinquente brutale e superstizioso era per parte sua troppo ignorante per valutare esattamente il significato dei libri sulla base dei quali veniva combattuto il suo tirannico dominio. Ma il suo primo ministro Li-Si, un uomo che doveva tutto ai propri libri, e dunque uno spregevole rinnegato, seppe indurlo, con un abile memoriale, a prendere questo inaudito provvedimento. Era considerato delitto capitale persino parlare dei classici della poesia e della storia cinese. La tradizione orale doveva venire estirpata a un tempo con quella scritta. Venne esclusa dalla confisca solo una piccola minoranza di libri; quali, potete facilmente immaginare: le opere di medicina, farmacopea, arte divinatoria, agricoltura e arboticoltura − cioè tutta una marmaglia di libri di puro interesse pratico. «Confesso che il puzzo di bruciato dei roghi di quei giorni giunge ancor oggi alle mie narici. A che giovò il fatto che tre anni più tardi a quel barbaro imperatore toccasse il destino che s'era meritato? Morì, è vero, ma ai libri morti prima di lui ciò non arrecò alcun giovamento. Erano bruciati e tali rimasero. Ma non voglio tacere quale fu, poco dopo la morte dell'imperatore, la fine del rinnegato Li-Si. Il successore al trono, che aveva ben capito la sua natura diabolica, lo destituì dalla carica di primo ministro dell'impero che egli aveva rivestito per più di trent'anni. Fu incatenato, gettato in prigione e condannato a ricevere mille bastonate. Non un colpo gli venne risparmiato. Fu costretto a confessare mediante la tortura i suoi delitti. Oltre all'assassinio di centinaia di migliaia di libri aveva infatti sulla coscienza anche altre atrocità. Il suo tentativo di ritrattare più tardi la propria confessione fallì. Venne segato in due sulla piazza del mercato della città di Hien-Yang, lentamente e nel senso della lunghezza, perché in questo modo il supplizio dura più a lungo; l'ultimo pensiero di questa belva assetata di sangue fu per la caccia. Oltre a ciò non si vergognò di scoppiare in lacrime. Tutta la sua stirpe, dai figli a un pronipote di appena sette giorni, sia donne che uomini, venne sterminata: tuttavia, invece di essere condannati al rogo, come sarebbe stato giusto, ottennero la grazia di venir passati a fil di spada. In Cina, il paese in cui la famiglia, il culto degli antenati, il ricordo delle singole persone sono tenuti così in gran conto, nessuna famiglia a mantenuto viva la memoria del massacratore Li-Si; solo la storia l'ha fatto, proprio quella storia che l'indegna canaglia, più tardi finita come ho detto, aveva voluto distruggere.”

1981, pp. 98-99
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“Quando il diluvio ci minaccia, non bisogna temere di bagnarsi i piedi.”

Anton Pavlovič Čechov (1860–1904) scrittore, drammaturgo e medico russo

Origine: Il duello, p. 132

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“Non bisogna cercare la salvezza che in se stessi; e se non si trova, perché perdere il tempo? Bisogna uccidersi; ecco tutto…”

Anton Pavlovič Čechov (1860–1904) scrittore, drammaturgo e medico russo

Origine: Il duello, p. 144

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