Frasi su premessa

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema premessa, essere, stato, fatto.

Frasi su premessa

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“[Sulla serie Being Human] Non immaginavamo sarebbe andata così forte – è stato un grande successo […] La premessa era la più stupida del mondo: un fantasma, un vampiro e un lupo mannaro che condividono un appartamento a Bristol.”

Aidan Turner (1983) attore irlandese

Origine: Citato in Shortlist, Why you need to appreciate Poldark's Aidan Turner http://www.shortlist.com/entertainment/tv/poldarks-aidan-turner-exploitation-interview#art, shortlist.com, 22 maggio 2015.

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“Pretendo di vivere pienamente la contraddizione del mio tempo, che di un sarcasmo può fare la condizione della verità.”

Roland Barthes (1915–1980) saggista, critico letterario e linguista francese

Premessa
Miti d'oggi

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“Provava dolore in tutto il corpo, dovunque premesse la mano. Dopo un po' capì che questo succedeva perché era la mano a fargli male.”

Douglas Adams (1952–2001) scrittore inglese

Serie della Guida galattica per gli autostoppisti, La vita, l'universo e tutto quanto

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“Lasciamo che un Santo scriva di un altro Santo!”

Tommaso d'Aquino (1225–1274) frate domenicano

Origine: Citato in Albino Luciani, Illustrissimi, premessa di Igino Giordani, commento di Giovanni Mocchetti, Edizioni APE Mursia, Milano, 1979.

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“Il progresso sociale e tecnico dell'umanità ha intaccato il tabù molto meno di quanto non sia avvenuto per il totem.”

Roma, settembre 1913; citato in premessa
Totem e tabù (1913)

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“Il film, infatti, è meglio del racconto perché, in questo caso, rappresenta appunto l'ultima stesura, l'ultimo stadio, il più perfezionato, del racconto.”

Graham Greene (1904–1991) scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese

dalla premessa
Il terzo uomo

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“Dirò, fra parentesi, che quella battuta del dialogo, poi diventata popolare, che allude agli orologi a cucù svizzeri, fu inserita nel copione dallo stesso Welles.”

Graham Greene (1904–1991) scrittore, drammaturgo e sceneggiatore inglese

dalla premessa
Il terzo uomo

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“Eppure ogni teoria è speculativa. Quando i concetti fondamentali di una teoria sono relativamente «vicini all'esperienza» (come per esempio i concetti di forza, pressione, massa), il suo carattere speculativo non è facilmente individuabile. Se, però, una teoria è tale da richiedere l'applicazione di procedimenti logici complessi per raggiungere conclusioni, a partire dalle premesse, che possano essere confrontate con l'osservazione, chiunque acquisisce la consapevolezza della natura speculativa della teoria. In tal caso sorge un sentimento quasi irresistibile di avversione in coloro che non hanno esperienza nell'analisi epistemologica e che non sono consapevoli della natura precaria del pensiero teorico in quei campi che sono loro familiari. D'altro canto, si deve ammettere che una teoria ha un vantaggio considerevole se i suoi concetti base e le sue ipotesi fondamentali sono «vicini all'esperienza» ed è certamente giustificata una maggior fiducia in una teoria di questo tipo. Si corre meno il pericolo di andare completamente fuori strada, soprattutto perché ci vuole molto meno tempo e sforzo per invalidare tali teorie con l'esperienza. Eppure, via via che la profondità della nostra conoscenza aumenta, dobbiamo rinunciare a questo vantaggio nella nostra ricerca di semplicità logica e di uniformità nei fondamenti della teoria fisica. Si deve ammettere che la relatività è andata oltre le teorie fisiche precedenti nel rinunciare alla «vicinanza all'esperienza» dei concetti fondamentali allo scopo di raggiungere la semplicità logica.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Altri saggi e articoli, p. 8

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“Allargai il raggio delle mie osservazioni, esaminai la vita di enormi masse di uomini, sia di quelli passati sia di quelli contemporanei. E di uomini che avevano capito il senso della vita, che avevano saputo vivere e morire io ne vedevo non due, tre, dieci, bensì centinaia, migliaia, milioni. E tutti loro, infinitamente diversi per indole, intelligenza, educazione, condizione, tutti allo stesso modo e in completa contrapposizione alla mia ignoranza conoscevano il senso della vita e della morte, sopportavano privazioni e sofferenze, vivevano e morivano vedendo in ciò non la vanità, ma il bene.
Ed io fui preso da amore per quegli uomini. Quanto più penetravo nella loro vita di uomini viventi e nella vita degli uomini che erano già morti, dei quali leggevo o sentivo raccontare, tanto più io li amavo, e tanto più mi diventava facile vivere. Vissi così circa due anni e in me si verificò quel rivolgimento che da tempo già si preparava e del quale erano sempre esistite dentro di me le premesse. Mi accadde che la vita della nostra cerchia – dei ricchi, delle persone istruite non solo mi disgustò, ma perse qualsiasi senso. Tutto quello che noi facevamo, i nostri ragionamenti, la nostra scienza, le nostre arti, tutto ciò mi apparve come un trastullo da ragazzi. Io capii che non si doveva cercare un senso in tutto ciò. E invece quel che faceva il popolo lavoratore, il quale costruisce la vita, mi appariva come l'unica occupazione degna di rispetto. E capii che il senso che veniva attribuito a quella vita era la verità, e l'accettai.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

cap. X

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“Il problema della classe dominante è quello di subordinare la scuola alle esigenze del sistema produttivo. Di conseguenza, la scuola diventa un fondamentale strumento di integrazione preposto all'asservimento dell'intero mondo del lavoro e delle professioni. L'ingegnere, il medico, il filologo, tutti i vari tecnici e professionisti escono dalle scuole provvisti di una preparazione strettamente specialistica, ma incapaci di coscienza critica", sicché "la scuola perpetua e approva delle differenze sociali che non hanno affatto corrispondenza nella realtà produttiva. La vita universitaria è vissuta come corsa all'acquisizione di un privilegio da conseguire attraverso la memorizzazione acritica di nozioni che verranno presto dimenticate". In perfetta coerenza con questo suo uso capitalistico, la scuola diventa "strumento di selezione" e "strumento di subordinazione". In essa a tutti i livelli, "la didattica autoritaria sopprime le esigenze culturali e le istanze politiche, nega la loro autonomia e vi sostituisce la loro subordinazione e l'accettazione delle imposizioni dell'autorità e il conformismo dell'ordine costituito". Da queste premesse, l'indicazione strategica: "La prospettiva di movimento della lotta studentesca è quella del diritto allo studio espressa dalla contestazione globale all'assetto del sistema"”

Giuseppe Carlo Marino (1939) storico e accademico italiano

Origine: Biografia del sessantotto, p. 293-94

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“Se il dibattito sulle lenzuola sostituisce quello politico, come è accaduto in Italia negli ultimi sei mesi, l'unica a non giovarsene è la democrazia.”

Bruno Vespa (1944) giornalista, conduttore televisivo e scrittore italiano

dalla premessa, p. 6
Donne di cuori

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“Il maestro si limita a «muovere», a stimolare il discepolo e il discepolo solo se risponde a questo stimolo – sia durante che dopo l'esposizione del maestro – arriva ad un vero apprendimento.”

Tommaso d'Aquino (1225–1274) frate domenicano

Origine: Citato in Albino Luciani, Illustrissimi, p. 135, premessa di Igino Giordani, commento di Giovanni Mocchetti, Edizioni A.P.E., Mursia, Milano, 1979.

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“Il filosofo, oggi, deve non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere, e in primo luogo, il mestiere dell'uomo.”

Benedetto Croce (1866–1952) filosofo, storico e politico italiano

Origine: Da Lettere a Vittorio Enzo Alfieri (1925-1952), premessa, pagg. X-XI, Edizioni Spes, 1976.

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“Chi enuncia delle conseguenze che non sono contenute nelle premesse, potrà fare della poesia, ma non della matematica.”

Giuseppe Peano (1858–1932) matematico, logico e glottoteta italiano

Origine: Citato in Umberto Bottazzini, Va' pensiero, Il Mulino, 1994, pag. 258

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“Ciò premesso, va riconosciuto che "Hegel", nella babele di parole (in coerenza con la loro negazione i testi non sono allegati al disco per il semplice fatto che esse non esistono), con un tappeto sonoro modernissimo, è meno brutto dei precedenti”

Mario Luzzatto Fegiz (1947) giornalista, critico musicale e saggista italiano

forse ci stiamo abituando
Origine: Da Con Battisti "Hegel" rimane ostico https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1994/settembre/29/con_Battisti_Hegel_rimane_ostico_co_0_94092912971.shtml, Corriere della Sera, 29 settembre 1994.

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