Frasi su re
pagina 10

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“Artù andò alla porta della fucina, la spalancò e fissò il cortile. Niente vi si muoveva, a parte i soliti cani. Si voltò.
- Sei un uomo onesto, figlio - ammise a malincuore. - Un uomo onesto. Sono orgoglioso di te. Ma hai un'idea troppo buona del mondo. C'è il male là fuori, il vero male, e tu non ci credi.
- Tu ci credevi, quando avevi la mia età?
Artù riconobbe con un mezzo sorriso l'acutezza della domanda. - Quando avevo la tua età, credevo di poter rifare il mondo. Credevo che il mondo avesse bisogno solo d'onestà e di gentilezza. Credevo che il trattare bene la gente, il mantenere la pace e il praticare la giustizia sarebbero stati ricompensati con la gratitudine. Credevo che il bene avrebbe annullato il male.
Rimase pensieroso per qualche attimo. - Forse pensavo che le persone fossero simili ai cani e che, offrendo loro abbastanza affetto, sarebbero state docili - riprese, amaro. - Ma le persone non sono cani, Gwydre, sono lupi. Un re deve governare migliaia di ambiziosi e ognuno di loro inganna. Sarai adulato e, alle tue spalle, deriso. Ti giureranno fedeltà eterna e intanto trameranno alle tue spalle.
Scrollò le spalle. - E se sopravviverai ai complotti, un giorno avrai la barba grigia come me, guarderai la tua vita e ti accorgerai di non aver realizzato niente. Un bel niente. I bambini da te ammirati in braccio alle madri saranno cresciuti e diventati assassini, la giustizia da te imposta sarà in vendita, la gente da te protetta sarà ancora affamata e il nemico da te sconfitto minaccerà ancora i confini.
Parlando, era diventato sempre più furioso. Ora con un sorriso addolcì la collera. - É questo che vuoi?
Gwydre lo guardò negli occhi. Pensai per un attimo che avrebbe esitato o forse discusso con il padre, invece diede ad Artù una buona risposta.
- Quello che voglio, padre, è trattare bene le persone, dare loro la pace e offrire loro giustizia.”

La spada perduta

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“Il re leone II: il regno di Simba (1998) – doppiaggio”

Neri Marcorè (1966) attore, comico e imitatore italiano

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“Il re leone (1994) – doppiatore”

Tullio Solenghi (1948) attore e comico italiano

Film

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“Quando eravamo un regno, la Cambogia era grande. Anche senza Sihanouk, eravamo un regno, eravamo grandi. Un re non è un chef de parti politico. Per un re, c'è solo un partito; il paese, la patria. I repubblicani pensano in termini di partiti, piani politici, e così via. Non pensano agli interessi superiori del paese. Quindi, anche senza Sihanouk, ma con mio figlio instaurato come re di Cambogia, sono sicuro che la Cambogia tornerebbe alla grandezza. Abbiamo bisogno di un re, non di una repubblica. Sotto la forma di una repubblica, avevamo perso la nostra dignità nazionale; avevamo perso tutto.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

When we were a kingdom, Cambodia was great. Even without Sihanouk, when we were a kingdom, we were great. A king is not a political chef de parti. For a king, there is only one party - the country, the homeland. The Republicans, they think in terms of parties, political plans and so on. They don't think of the superior interests of the country. So even if we did not have Sihanouk, but instead my son installed as king of Cambodia, I am sure that Cambodia would be great again. We need a king, not a republic. As a republic, we lost our national dignity; we lost everything.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Quando eravamo un regno, la Cambogia era grande. Anche senza Sihanouk, eravamo un grande regno. Un re non è un chef de parti politico. Per un re, c'è solo un partito; il paese, la patria. I repubblicani pensano in termini di partiti, piani politici, e così via. Non pensano agli interessi superiori del paese. Quindi, anche senza Sihanouk, con mio figlio invece instaurato come re di Cambogia, sono sicuro che Cambogia tornerebbe alla grandezza. Necessitiamo d'un re, non una repubblica. Sotto forma di repubblica, avevamo perso la nostra dignità nazionale; avevamo perso tutto.
Origine: Capo di partito.

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“Nel 1939 il re imperatore Vittorio Emanuele III compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (Parte quarta La caduta di Casa Savoia”

Robert Katz (1933–2010) giornalista, scrittore e storico statunitense

1922-1946), p. 368
La fine dei Savoia
Variante: Nel 1939 il re imperatore Vittorio Emanuele III compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (Parte quarta La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 368)
Origine: Umberto I e Margherita di Savoia, genitori di Vittorio Emanuele III, erano cugini.

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“Quando ho abdicato al trono nel 1955, ho smesso di avere amanti. Da re, potevo permettermi d'essere un donnaiolo, perché ero ricco e, secondo, perché è conforme con la tradizione cambogiana per il re avere molte amanti. Ma come capo di un partito politico, ho dovuto condurre un'elezione ogni quattro anni. Non potevo essere un donnaiolo, altrimenti i nemici politici avrebbero detto che Sihanouk non era serio.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

When I abdicated the throne in 1955, I ceased having love affairs. As a king, I could afford to be a playboy, because I had wealth and, secondly, because it is in conformity with the traditions of Cambodia for the king to have many mistresses. But as chief of a political party, I had to run for election every four years. I could not be a playboy. Otherwise, political enemies would have said Sihanouk was not serious.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Quando ho abdicato al trono nel 1955, ho smesso di avere amanti. Da re, potevo permettermi d'essere un donnaiolo, perché ero ricco e, secondo, perché è conforme con la tradizione cambogiana per il re avere molte amanti. Ma come capo di un partito politico, ho dovuto condurre un'elezione ogni quattro anni. Non potevo essere un donnaiolo, altrimenti i nemici politici avrebbero detto che Sihanouk non era serio.

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“Fammi capire se ti ho compreso correttamente. Il tuo cavallo, che ho rimosso dalla scacchiera settimane fa, tu adesso sostieni dovrebbe trovarsi sulla quarta casella di Re, stando a una lettera persa nella posta ventitré mosse fa.”

Woody Allen (1935) regista, sceneggiatore, attore, compositore, scrittore e commediografo statunitense

2004
Rivincite (Getting Even), Il carteggio Gossage-Vardebedian

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“Eh già, sono molto shakespeariano, un eroe tragico con un destino tragico e un paese in una situazione tragica. I francesi hanno già scritto un dramma su di me: La terribile ma inconclusa storia di Norodom Sihanouk, re di Cambogia. Ha molto successo, come Il re ed io, solo che quella è una storia molto allegra, mentre la mia è triste, molto triste.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

Oh, yes, I am very Shakespearean, a tragic hero with a tragic destiny and a country in a tragic situation. The French already have a play about me: The Terrible but Unfinished History of Norodom Sihanouk, King of Cambodia. It is very successful, like The King and I, only The King and I is a very happy story and my story is dark, very dark.
Citazioni tratte dalle interviste

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“Rispetto la libertà degli individui, ma non capisco gli omosessuali. Non li critico. Rispetto il loro modo di vivere, ma ringrazio il cielo per avermi concesso d'essere assolutamente normale, del tutto normale. Mi piaciono solo le donne. Sapete, noi campogiani crediamo nella rinascita. Quindi, se devo tornare in questo mondo da essere umano, prego per una cosa sola: non voglio essere re. Non voglio essere il primo ministro. Voglio essere un uomo qualunque, non un debole né un omosessuale.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

I respect the freedom of individuals, but I don't understand homosexuals. I don't criticize them. I respect their way of life. But I bless heaven for allowing me to be very normal, very normal. I like only ladies. We Cambodians, you know, we believe in rebirth. So if I have to come back to this world as a human being, I pray for only one thing: I don't want to be king. I don't want to be prime minister. I want to be normal as a man. Not powerless and not homosexual.
Citazioni tratte dalle interviste
Variante: Rispetto la libertà degli individui, ma non capisco gli omosessuali. Non li critico. Rispetto il loro modo di vivere, ma ringrazio il cielo per avermi concesso d'essere assolutamente normale, del tutto normale. Mi piaciono solo le donne. Sapete, noi campogiani crediamo nella rinascita. Quindi, se devo tornare in questo mondo da essere umano, prego per una cosa sola: non voglio essere re. Non voglio essere il primo ministro. Voglio essere un uomo qualunque, non un debole né un omosessuale.

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“Un re, se vuole il suo debito fare,
Non e re veramente, ma fattore
Del popol che gli e dato a governare.”

Francesco Berni (1497–1535) scrittore e poeta italiano

Rifacimento of Orlando Innamorato

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“Da giovedì non abbiamo notizia di Mack dagli Abruzzi. Ciò mi fa vivere in palpiti ed in continue ambasce. Ardisco inviarvi questa sera tutto il nostro danaro di Spagna del re e mio. Essi sono 60⁄m ecco tutto il nostro avere, ma noi non abbiamo mai tesorizzato. I diamanti di tutta la famiglia, uomini e donne, verranno domani sera, per essere tutto consegnato al rispettabile ammiraglio Lord Nelson. Il generale (Acton) gli avrà parlato del nostro danaro, ma è quello per pagare l'esercito, marina ecc. Infine, la viltà, il tradimento, la paura, la costernazione generale, ed il nessun vigore mi fanno molto temere. Ciò mi rende completamente sventurata; ma adempierò a tutti i miei doveri fino alla fine. Addio, i miei complimenti al cavaliere, al rispettabile Milord, nostro liberatore. Conservatemi la vostra amicizia. Voi me ne date tante, e credetemi per la vita, la vostra sincera amica — Carolina.
Saverio, uomo fedele e sicuro accompagnerà il danaro. Questa era scritta jeri, ma sapendo la festa in casa di Nizza, non ho voluto mandare, per non incomodarvi. Lo farò stasera e v'invierò tutto,, danari e quant'occorre, perché la nostra sventura incalza. I nostrisono de' vili, degli infami, degli esseri esecrati. Il fratello d' Acton è giunto e racconta orrori. Mack è alla disperazione. Sono fra duolo e fra sbalordimento.
Addio, i miei complimenti all'eroe Nelson ed alla sua buona nazione: arrossisco dell'infame viltà della nostra. Addio, tutta vostra per la vita e per la morte — Carolina.”

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (1752–1814) regina consorte di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando I delle Due Sicilie

dalla lettera del 17 dicembre 1799, pp. 31-32
Mia cara Miledy.
Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton
Variante: Mia cara Miledy. — Da giovedì non abbiamo notizia di Mack dagli Abruzzi. Ciò mi fa vivere in palpiti ed in continue ambasce. Ardisco inviarvi questa sera tutto il nostro danaro di Spagna del re e mio. Essi sono 60⁄m ecco tutto il nostro avere, ma noi non abbiamo mai tesorizzato. I diamanti di tutta la famiglia, uomini e donne, verranno domani sera, per essere tutto consegnato al rispettabile ammiraglio Lord Nelson. Il generale (Acton) gli avrà parlato del nostro danaro, ma è quello per pagare l'esercito, marina ecc. Infine, la viltà, il tradimento, la paura, la costernazione generale, ed il nessun vigore mi fanno molto temere. Ciò mi rende completamente sventurata; ma adempierò a tutti i miei doveri fino alla fine. Addio, i miei complimenti al cavaliere, al rispettabile Milord, nostro liberatore. Conservatemi la vostra amicizia. Voi me ne date tante, e credetemi per la vita, la vostra sincera amica — Carolina.
Saverio, uomo fedele e sicuro accompagnerà il danaro. Questa era scritta jeri, ma sapendo la festa in casa di Nizza, non ho voluto mandare, per non incomodarvi. Lo farò stasera e v'invierò tutto,, danari e quant'occorre, perché la nostra sventura incalza. I nostrisono de' vili, degli infami, degli esseri esecrati. Il fratello d' Acton è giunto e racconta orrori. Mack è alla disperazione. Sono fra duolo e fra sbalordimento.
Addio, i miei complimenti all'eroe Nelson ed alla sua buona nazione: arrossisco dell'infame viltà della nostra. Addio, tutta vostra per la vita e per la morte — Carolina. (dalla lettera del 17 dicembre 1799, pp. 31-32)
Origine: Sudditi. Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton, p. 3.

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“Questo poi e il colmo della bassezza vilta non si domanda l'aprovazione dell proprio Sovrano contro le cui ordine e istruzione diametralmente contrario si opera e si domanda la provazione dei Ribelli di un piccolo numero di Francesi cio mostra la viltà dei Ribelli. Invito di Nelson a Ferdinando IV di recarsi in Napoli l'inconcepibile Reita stupidita o non intelligenza dei sottoscrivendo. E questo un cosi infame trattato che se per un miracolo della Providenza non nasce qualche evento che lo rompe distrugge mi conto per perduta disonorata e credo che a costa di morire della mail aria della fatigha du/na scopetata dei Ribelli il Re da un lato il Princpe dair altro devono imediatamente armare le Province marciare contro la ribelle Citta e morire sotto le di lei rovine se vi e resistenza ma non restare ville schiavi dei Birbanti francesi e loro infami Emuli i Ribelli. Tale e lo mio sentimento questa capitolazione infame se avrà luogo mi aflige assai più della perdita del Regno ed allora assai peggiore efetti.”

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (1752–1814) regina consorte di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando I delle Due Sicilie

Origine: Osservazione di Maria Carolina alla Capitolazione concordata tra il cardinale Ruffo ed i rivoluzionari assediati nei castelli, l'osservazione è scritta in margine all'art 10 della Capitolazione. Una copia del testo della Capitolazione di Castel Nuovo e Castel dell'Ovo venne inoltrata da Nelson a Palermo e rispedita dopo poche ore con le osservazioni e le istruzioni della regina apposte in margine agli articoli; esse sono riprodotte nel testo così come vennero scritte, senza apportare correzioni.
Origine: Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton, p. 79-81

“Acclamato nei comizi al grido di "Arik, re d'Israele", Sharon pensa probabilmente a se stesso come a un Churchill o a un De Gaulle destinato a salvare il paese dal disastro e dal disonore. Ma alla sua indubbia popolarità non corrisponde un eguale peso politico.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Variante: Acclamato nei comizi al grido di "Arik, re d' Israele", Sharon pensa probabilmente a se stesso come a un Churchill o a un De Gaulle destinato a salvare il paese dal disastro e dal disonore. Ma alla sua indubbia popolarità non corrisponde un eguale peso politico.
Origine: Da I muscoli di Peres http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/11/16/muscoli-di-peres.html?ref=search, la Repubblica, 16 novembre 1985.

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“In questo momento, mia cara Miledy, interpreto la vostra amicizia, poiché mi scrivete ogni cosa, mentre che tutti i miei corrispondenti si, vedendo la mia inutilità e temendo di compromettersi. Io però spero che la mia buona amica Emma non mi affatto, benché io sia rilegata a Palermo. Ciò farà epoca. Dal canto mio non crediate affatto che non abbia voluto venire per qualche motivo, o capriccio. Vi sono stata indotta da più ragioni. D'altra parte non volendomi nessuno ho temuto far torto all'affetto ed all'entusiasmo che il re ispirerà, e che non è l'istesso per me. Infine, mille motivi di prudenza m'han fatto una legge che mi addolora grandemente. Continuerò a profittare della vostra amicizia, indirizzandovi le mie differenti lettere e ordinando agli altri che ve le portassero da parte mia. Voglio augurarmi che le cose s'accomoderanno col cardinale ma prevedo delle tempeste ed allora mi rimpiangeranno. Infine, il mio cuore trabocca ed avrei molto a dirvi. Addio, mia cara Miledy, compiangetemi e non mi dimenticate. Vi scongiuro farmi sapere tutte le cose che succederanno.
Credetemi di cuore e per la vita la vostra affettuosa e riconoscente amica — Carolina.”

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (1752–1814) regina consorte di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando I delle Due Sicilie

dalla lettera del 2 luglio 1799, pp. 91-92
Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton

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“Sorrisi di re tagliano più di fili di spade ben affilate.”

Antonio Pérez (statista) (1534–1611) politico spagnolo

Citato in Dictionary of quotation (Spanish) by Thomas Benfield Harbottle and Martin Hume

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“La Sicilia, tranne Messina e un poco anche Catania, nulla sapeva d'italianità prima del 4 aprile: seguiva al solito Palermo, che in fondo vuol sempre un re, una corte, una vita a peso dell'isola.”

Filippo Cordova (1811–1868) patriota e politico italiano

Origine: Da una lettera a Cavour, 4 gennaio 1861, ripr. in La liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d'Italia: carteggi di Camillo Cavour, Bologna 1949-54, voll. 5, vol. IV, pp. 175-76; citato in Denis Mack Smith, Il Risorgimento italiano. [Storia e testi], Gius. Laterza & Figli, 1968; edizione Club del Libro, 1981, p. 652.

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“A Firenze, Gentile, l'apparatore magnifico, riversa fiori nelle gotiche cornici, popola di cavalli, di cani, di scimmie, di uccelli la scena dellAdorazione dei Magi. Passano i Re sul fondo, di contrada in contrada, scendono le erte montane, varcano i ponti levatoi de' castelli, seguiti da cortigiani col falco in pugno, da cacciatori col. Il più vecchio si prostra, bacia un piede al divin Bambino che gli pone una manina sulla testa calva; e gli altri due Re offrono riverenti i doni chiusi come in gotici reliquiarî. Vesti di broccato e di damasco, cinture gemmate e con caratteri cufici, come ne' vasi ageminati della Persia, bardature e fornimenti d'oro de' cavalli, risplendono in quella scena strabocchevole di ricchezza, dove il pittore fa la ruota, pavone dalle iridiscenti penne occhiute.”

Adolfo Venturi (storico dell'arte) (1856–1941) storico dell'arte e accademico italiano

vol. 7, parte 1, pp. 196-198
Storia dell'arte italiana, La pittura del Quattrocento
Variante: A Firenze, Gentile, l'apparatore magnifico, riversa fiori nelle gotiche cornici, popola di cavalli, di cani, di scimmie, di uccelli la scena dellAdorazione dei Magi. Passano i Re sul fondo, di contrada in contrada, scendono le erte montane, varcano i ponti levatoi de' castelli, seguiti da cortigiani col falco in pugno, da cacciatori col. Il più vecchio si prostra, bacia un piede al divin Bambino che gli pone una manina sulla testa calva; e gli altri due Re offrono riverenti i doni chiusi come in gotici reliquiarî. Vesti di broccato e di damasco, cinture gemmate e con caratteri cufici, come ne' vasi ageminati della Persia, bardature e fornimenti d'oro de' cavalli, risplendono in quella scena strabocchevole di ricchezza, dove il pittore fa la ruota, pavone dalle iridiscenti penne occhiute. (vol. 7, parte 1, pp. 196-198)

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“Infine, una severità esatta, pronta, giusta. L'istesso si farà per le donne che si sono distinte nella rivoluzione, e ciò senza pietà. Non v'è bisogno di una giunta di Stato. Non è processo, né opinione : è un fatto avvenuto provato, stampato: o gli scellerati si all'imponente forza dell'ammiraglio, o bisognerà riunire i corpi di truppe, farne venire anche da fuori se fa uopo, avvisare le povere donne e fanciulli di uscire, prendendo per forza i due castelli secondo le norme della guerra con coloro che son dentro, e cosi terminare questa colpevole e pericolosa resistenza.
Il cardinale non deve nominare nessun impiegato senza proporlo. I sedili, sorgente di tutti i mali, e vera prima riunione dei ribelli, che hanno rovinato il regno e detronizzato il re, restano per sempre aboliti, come pure i diritti, e giurisdizioni baronali per sollevare dalla schiavitù un popolo fedele che ha rimesso il re sul trono, donde il tradimento, la fellonia e la colpevole indifferenza dei nobili l'hanno cacciato. Ciò non piace, ma è d'assoluta necessità; senza ciò il re non governerà sei mesi tranquillamente. I popoli aspettano dalla sua giustizia d'esser sollevati dopo aver fatto tanto per lui. Infine mia cara Miledy, raccomando a Milord Nelson di trattar Napoli come se fosse una città ribelle d'Irlanda che si fosse condotta così. Non bisogna aver riguardo al numero, le migliaia di scellerati di meno renderanno la Francia più debole e noi staremo meglio. Essi avranno meritato d'esser gettati in Africa, in Crimea. Gettarli in Francia sarebbe una carità. Meriterebbero d'esser bollati, affinché nessuno fosse ingannato da loro; cosi è un bene che gli si concede. Vi raccomando dunque, mia cara Miledy, la più gran fermezza, forza, vigore, rigore; ne va della nostra considerazione e futura tranquillità: il popolo fedele lo desidera. Vi raccomando di darmi spesso vostre nuove: potete immaginare la mia premura.
Credetemi per la vita, la vostra più che sensibile, affettuosa riconoscente amica — Carolina.”

Maria Carolina d'Asburgo-Lorena (1752–1814) regina consorte di Napoli e Sicilia, moglie di Ferdinando I delle Due Sicilie

dalla lettera da Palermo del 25 giugno 1799, pp. 74-75
Carteggio di Maria Carolina Regina delle due Sicilie con Lady Emma Hamilton
Variante: Infine, una severità esatta, pronta, giusta. L'istesso si farà per le donne che si sono distinte nella rivoluzione, e ciò senza pietà. Non v'è bisogno di una giunta di Stato. Non è processo, né opinione : è un fatto avvenuto provato, stampato: o gli scellerati si all'imponente forza dell'ammiraglio, o bisognerà riunire i corpi di truppe, farne venire anche da fuori se fa uopo, avvisare le povere donne e fanciulli di uscire, prendendo per forza i due castelli secondo le norme della guerra con coloro che son dentro, e cosi terminare questa colpevole e pericolosa resistenza.
Il cardinale non deve nominare nessun impiegato senza proporlo. I sedili, sorgente di tutti i mali, e vera prima riunione dei ribelli, che hanno rovinato il regno e detronizzato il re, restano per sempre aboliti, come pure i diritti, e giurisdizioni baronali per sollevare dalla schiavitù un popolo fedele che ha rimesso il re sul trono, donde il tradimento, la fellonia e la colpevole indifferenza dei nobili l'hanno cacciato. Ciò non piace, ma è d'assoluta necessità; senza ciò il re non governerà sei mesi tranquillamente. I popoli aspettano dalla sua giustizia d'esser sollevati dopo aver fatto tanto per lui. Infine mia cara Miledy, raccomando a Milord Nelson di trattar Napoli come se fosse una città ribelle d'Irlanda che si fosse condotta così. Non bisogna aver riguardo al numero, le migliaia di scellerati di meno renderanno la Francia più debole e noi staremo meglio. Essi avranno meritato d'esser gettati in Africa, in Crimea. Gettarli in Francia sarebbe una carità. Meriterebbero d'esser bollati, affinchè nessuno fosse ingannato da loro; cosi è un bene che gli si concede. Vi raccomando dunque, mia cara Miledy, la più gran fermezza, forza, vigore, rigore; ne va della nostra considerazione e futura tranquillità: il popolo fedele lo desidera. Vi raccomando di darmi spesso vostre nuove: potete immaginare la mia premura.
Credetemi per la vita, la vostra più che sensibile, affettuosa riconoscente amica — Carolina. (dalla lettera da Palermo del 25 giugno 1799, pp. 74-75)

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“Dissimulare: virtù di re e di cameriera.”

Voltaire (1694–1778) filosofo, drammaturgo, storico, scrittore, poeta, aforista, enciclopedista, autore di fiabe, romanziere e s…

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Origine: Citato in L'ipocrisia, in Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti (a cura di), Dizionario delle citazioni, Rizzoli, 2013.

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“Un uomo che vuole fare il re dei conigli, è bene che si metta in testa un paio di orecchie flosce.”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

Ben Plumm) (2016, p. 55
I guerrieri del ghiaccio - I fuochi di Valyria - La Danza dei Draghi

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“Ciò che un re riesce a erigere, un altro re lo può abbattere.”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

Illyrio Mopatis
2016, p. 47
I guerrieri del ghiaccio - I fuochi di Valyria - La Danza dei Draghi

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“La giustizia… è la ragione di esistere dei re.”

Daenerys Targaryen
2016, p. 395
Tempesta di spade

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“Il tuoi crimini sconfiggono il perdono, Sterminatore di re.”

Brienne di Tarth
a Jaime Lannister
2016, p. 168
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“Mondo pazzo, re pazzi, patto pazzo!”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Filippo il Bastardo, atto II, scena I
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“Temo di avere un debole per criticare re e principi. Vedo poco da ammirare o ossequiare in loro. Ma ora stiamo arrivando a un uomo che, sebbene fosse un re e un imperatore, era grande e degno di ammirazione. Era Ashoka, nipote di Chandragupta Maurya.”

I am afraid I am a little too fond of running down kings and princes. I see little in their kind to admire or do reverence to. But we are now coming to a man who, in spite of being a king and emperor, was great and worthy of admiration. He was Ashoka, the grandson of Chandragupta Maurya.
Origine: Glimpses of World History, p. 61