Frasi su musico
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“Pochi uccelli Stephen preferiva ai succiacapre, ma non era stato il loro canto a farlo scendere dal letto. Rimase fermo, appoggiato alla ringhiera, e poco dopo Jack Aubrey, in un padiglione presso il campo di bocce, ricominciò a suonare con grande dolcezza nel buio, improvvisando solo per sé, fantasticando sul suo violino con una maestria che Stephen non aveva mai conosciuto in lui, sebbene avessero suonato insieme per tanti anni. […] In effetti suonava meglio di Stephen, e ora che stava usando il suo prezioso Guarnieri invece del robusto strumento adatto al mare, la differenza era ancora più marcata: ma il Guarnieri non bastava a spiegarla del tutto, assolutamente no. Quando suonavano insieme, Jack nascondeva la propria eccellenza, mantenendosi al mediocre livello di Stephen […]; mentre rifletteva su questo, Maturin si rese conto a un tratto che era sempre stato così: Jack, indipendentemente dalle condizioni di Stephen, detestava mettersi in mostra. Ma in quel momento, in quella notte tiepida, ora che non vi era nessuno da sostenere moralmente, cui dare il proprio appoggio, nessuno che potesse criticare il suo virtuosismo, Jack poteva lasciarsi andare completamente; e mentre la musica grave e delicata continuava a diffondersi, Stephen si stupì una volta di più dell'apparente contraddizione tra il grande e grosso ufficiale di marina, florido e allegro […] e la musica pensosa, complessa che quello stesso uomo stava ora creando. Una musica che contrastava immensamente con il suo limitato vocabolario, un vocabolario che lo rendeva talvolta quasi incapace di esprimersi.”

The Commodore

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“All'inizio dell'anno scolastico, mi capita di chiedere ai miei studenti di descrivermi una biblioteca. Non una biblioteca pubblica. No, il mobile, quello dove si mettono i libri. E loro mi descrivono un muro. Una scogliera di sapere, rigorosamente ordinata, assolutamente impenetrabile, una parete contro la quale non si può fare altro che rimbalzare.
- E un lettore? Descrivetemi un lettore.-
- Un vero lettore?-
- Se volete, anche se non so cosa intendete per vero lettore.-
I più - rispettosi- fra loro mi descrivono il Padreterno in persona, una specie di eremita antidiluviano, seduto da sempre su una montagna di libri dei quali avrebbe succhiato il senso fino a capire il perché di tutte le cose. Altri mi abbozzano il ritratto di un individuo affetto da autismo profondo, talmente assorbito nei libri da andare a sbattere contro tutte le porte della vita. Altri ancora mi fanno un ritratto in negativo, applicandosi a enumerare tutto ciò che un lettore non è: non è sportivo, non è vivace, non è simpatico, non gli piace né il mangiare, né il vestirsi, né le auto, né la tivù, né la musica, né gli amici… altri, infine, più - strateghi- erigono davanti al professore la statua accademica del lettore consapevole dei mezzi messi a disposizione dai libri per accrescere le sue conoscenze e affinare le sue facoltà intellettuali. Alcuni mescolano questi diversi registri, ma non ce n'è uno, uno solo che descriva se stesso, o un membro della sua famiglia o uno degli innumerevoli lettori che incrocia tutti i giorni sulla metropolitana.”

Comme un roman

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“Chi sa ballare alla persiana?” domando. Tutte si voltano a guardare Sanaz. Lei si schermisce, fa di no con la tessta. Cominciamo ad insistere, a incoraggiarla, formiamo un cerchio intorno a lei. Quando inizia a ballare, piuttosto a disagio, battiamo le mani e ci mettiamo a canticchiare. Nassrin ci chiede di fare più piano. Sanaz riprende, quasi vergognandosi, a piccoli passi, muovendo il bacino con grazia sensuale. Continuiamo a ridere e a scherzare, e lei si fa più ardita; muove la testa a destra e sinistra, e ogni parte del suo corpo vibra; balla anche con le dita e le mani. Sul suo volto compare un'espressione particolare, spavalda, ammicante, che attrae, cattura, e al tempo stesso sfugge e si nasconde. Appena smette di ballare, tuttavia, il suo potere svanisce.
Esistono varie forme di seduzione, ma quella che emana dalle danze tradizionali persiane è unica, una miscela di impudenza e sottigliezza di cui non mi pare esistano eguali nel mondo occidentale. Ho visto donne di ogni estrazione sociale assumere lo stesso sguardo di Sanaz, sornione, seducente e l'ho ritrovato anni dopo sul viso di Leyly, una mia amica molto sofisticata che aveva studiato in Francia, vedendola ballare al ritmo di una musica piena di parole come naz e eshveh e kereshmeh, che potremmo tradurre con “malizia”, “provocazione”, “civetteria”, senza però riuscire a rendere l'idea.
QUesto tipo di seduzione è al tempo stesso elusiva, vigorosa e tangibile. Il corpo si contorce, ruota su se stesso, si annoda e si snoda. Le mani si aprono e si chiudono, i fianchi sembrano avvitarsi e poi sciogliersi. Ed è tutto calcolato: ogni passo ha il suo effetto, e così il successivo. È un ballo che seduce in un modo che Daisy Miller non si sognava neanche. È sfacciato, ma tutt'altro che arrendevole. Ed è tutto nei gesti di Sanaz. La veste nera e il velo - che ne incorniciano il volto scavato, gli occhi grandi e il corpo snello e fragile - conferiscono uno strano fascino ai suoi movimenti. Con ogni mossa, Sanaz sembra liberarsene: la vesta diventa sempre più leggera, e aggiunge mistero all'enigma della danza.”

Reading Lolita in Tehran

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“Dice che, a pensarci, è curioso che persone normali, intelligenti, possano credere a una cosa tanto pazzesca come la religione cristiana, una cosa in tutto e per tutto identica alla mitologia greca o alle favole. […]
Eppure viene creduta. Sono in molti a crederci. Durante la messa recitano il Credo, ogni frase del quale è un insulto al buonsenso, e lo recitano nella loro lingua, che si presume capiscano. Quand’ero piccolo, la domenica mio padre mi portava in chiesa e gli dispiaceva che la messa non fosse più in latino, un po’ per passatismo, e un po’ perché, ricordo ancora le sue parole, «in latino non ci si accorgeva che scemenza fosse». Ci si può rassicurare dicendo: non ci credono. Come non credono a Babbo Natale. Fa parte di un retaggio, di abitudini secolari e belle alle quali sono attaccati. Tramandandole, affermano un legame, di cui vanno fieri, con ciò che ha ispirato le cattedrali e la musica di Bach. Borbottano quelle parole perché è la consuetudine, come noialtri radical-chic, per i quali il corso di yoga della domenica mattina ha preso il posto della messa, borbottiamo un mantra seguendo il maestro prima di cominciare la pratica. In questo mantra, tuttavia, ci auguriamo che la pioggia cada al momento giusto e tutti gli uomini vivano in pace, nient’altro che pii desideri, probabilmente, i quali però non offendono la ragione, e questa è una differenza sostanziale con il cristianesimo.”

Le Royaume

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“Sono convinto - ma forse è un pregiudizio da parte mia - che un divano rivela molto sul suo proprietario. Un divano costituisce un modo compatto e inviolabile. Questa però è una cosa che possono capire soltanto le persone che sono cresciute sedendosi su buoni, comodi divani. Come si cresce leggendo buoni libri o ascoltando buona musica. Da divano comodo nasce divano comodo, da divano scomodo nasce divano scomodo. Così funzionano le cose.”

Hard-Boiled Wonderland and the End of the World
Variante: Sono convinto - ma forse è un pregiudizio da parte mia - che un divano rivela molto sul suo proprietario. Un divano costituisce un mondo compatto e inviolabile. Questa però è una cosa che possono capire soltanto le persone che sono cresciute sedendosi su buoni, comodi divani. Come si cresce leggendo buoni libri o ascoltando buona musica. Da divano comodo nasce divano comodo, da divano scomodo nasce divano scomodo. Così funzionano le cose.

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“Forse nessun'altra invenzione architettonica esercitò un'influenza più duratura dell'arco trionfale, che i romani eressero in tutto il loro impero: Italia, Francia, Africa settentrionale e Asia. L'architettura greca in generale era composta da elementi identici, e lo stesso si può dire anche del Colosseo: gli archi trionfali, invece, adoperano gli ordini per incorniciare e mettere in risalto il grande passaggio centrale affiancandogli aperture più strette. Era una disposizione atta a essere usata nella composizione architettonica quasi come si usa un accordo in musica. (5. I conquistatori del mondo, Romani, buddisti, ebrei e cristiani”

Ernst Hans Josef Gombrich (1909–2001) storico dell'arte austriaco

I-IV secolo d.C.), p. 117
La storia dell'arte
Variante: Forse nessun'altra invenzione architettonica esercitò un'influenza più duratura dell'arco trionfale, che i romani eressero in tutto il loro impero: Italia, Francia, Africa settentrionale e Asia. L'architettura greca in generale era composta da elementi identici, e lo stesso si può dire anche del Colosseo: gli archi trionfali, invece, adoperano gli ordini per incorniciare e mettere in risalto il grande passaggio centrale affiancandogli aperture più strette. Era una disposizione atta a essere usata nella composizione architettonica quasi come si usa un accordo in musica. (5. I conquistatori del mondo, Romani, buddisti, ebrei e cristiani (I-IV secolo d. C.), p. 117)
Origine: voce su Wikipedia

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“In casa c’era un pianoforte; alle elementari, c’era una lezione settimanale di musica, ci insegnavano le note e a mettere le mani sulla tastiera. A sei anni e mezzo ho cominciato a studiare pianoforte, non con grande trasporto; devo confessarlo, al pianoforte preferivo il pallone. Sono però sempre vissuto in un ambiente musicale, attorniato da dischi e in compagnia dei cantanti che andavano e venivano da mio padre. Non ero un genio quando ero ragazzo, e neppure un bambino prodigio; ma poco a poco cominciai a diventare sempre più bravo al pianoforte; studiavo con due maestri, una signora che si chiamava Elaine Korman ed era la moglie di Robert Keyes, un celebre maestro sostituto al Covent Garden, dal quale, invece, prendeva lezioni mio padre; Keyes era bravissimo, avrebbe potuto fare anche il concertista, ogni tanto anch’io studiavo con lui. Le sue mani ancora oggi sono famose al Covent Garden. Strana la vita: studio da ragazzo con un pianista del Covent Garden e dopo molti anni io divento il ‘boss’ del grande teatro. E allora la mia vita si è affacciata all’ambiente dell’opera. Col pianoforte mi sono perfezionato più tardi, quando siamo andati negli Stati Uniti. (da [//www. giannellachannel. info/2017/07/02/direttore-orchestra-antonio-tony-pappano-londra-castelfranco-miscano/ "Il maestro Tony Pappano riabbraccia il piccolo borgo paterno ed è subito magia"], testo di Antonio Pappano per “Tony Pappano. Direttore d’orchestra”, biografia a cura di Pietro Acquafredda, 2007)”

Antonio Pappano (1959) direttore d'orchestra inglese
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“Nella musica, venire dalla gavetta vuol dire avere imparato a suonare senza lezioni, significa essersi esercitati con lo stomaco vuoto in qualche topaia di quelle con la lampadina appesa al soffitto basso che si accende con la catenella da tirare. Sei costretto a rinunciare a tutto per inseguire quelle note che ti fanno impazzire e dimenticare tutto il resto.”

Carlo Zannetti (1960) chitarrista, cantautore e scrittore italiano

Origine: Da Ray Charles, il genio che immaginava il mondo con gli occhi di un bambino http://www.ilpopoloveneto.it/notizie/musica/2017/04/15/36672-ray-charles-genio-immaginava-mondo-gli-occhi-un-bambino, Il Popolo Veneto.it, 15 aprile 2017.

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“Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Fu una guerra particolare, poiché nessun paese aveva mai fatto esperienza d'un simile bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sganciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto in modo del tutto sproporzionato rispetto ai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono nella capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente, ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e i combattimenti erano finalmente terminati. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la forza entro un ora dal loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e gli zoppi abbandonati ai margini della strada, e tutti in marcia sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, quale mai si era vista prima. I nuovi leader della Cambogia chiamarono il 1975 l'«Anno zero», l'alba di un'era in cui non ci sarebbero state famiglie, né sentimenti, né espressioni d'amore o di sofferenza, né medicine, né ospedali, né scuole, né libri, né istruzione, né vacanze, né musica, né canzoni, né posta, né moneta: solo fatica e morte.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

At 7:30 AM on April 17, 1975, the war on Cambodia was over. It was a unique war, for no country has ever experienced such concentrated bombing. On this, perhaps the most graceful and gentle land in all of Asia, president Nixon and mister Kissinger unleashed 100,000 tons of bombs, the equivalent of five Hiroshimas. The bombing was their personal decision. Illegally and secretly, they bombed Cambodia, a neutral country, back to the Stone Age, and I mean Stone Age in its literal sense. Shortly after dawn on April 17, the bombings stopped and there was silence. Then, out of the forest, came the victors, the Khmer Rouges, whose power had grown out of all proportion to their numbers. They entered the capital Phnom Penh, a city most of them had never seen. They marched in disciplined Indian file through the long boulevards and the still traffic. They wore black and were mostly teenagers, and people cheered them, nervously, naively. After all, the bombing, the fighting, was over at last. The horror began almost immediately. Phnom Penh, a city of 2.5 million people, was forcibly emptied within an hour of their coming, the sick and wounded being dragged from their hospital beds, dying children being carried in plastic bags, the old and crippled being dumped beside the road, and all of them being marched at gunpoint into the countryside and towards a totally new society, the likes of which we have never known. The new rulers of Cambodia called 1975 "Year Zero", the dawn of an age in which there would be no families, no sentiments, no expressions of love or grief, no medicines, no hospitals, no schools, no books, no learning, no holidays, no music, no songs, no post, no money, only work and death.
Variante: Alle sette e mezzo il 17 aprile 1975, la guerra contro la Cambogia si concluse. Era una guerra particolare, poiché nessun paese aveva sofferto d'un tale bombardamento. Su questa terra, forse la più graziosa e più pacifica in tutta l'Asia, il presidente Nixon e il signor Kissinger sguanciarono centomila tonnellate di bombe, l'equivalente di cinque Hiroshima. Il bombardamento fu una loro scelta personale. Illegalmente e in segreto, bombardarono la Cambogia, un paese neutrale, fino a riportarla all'età della pietra, e intendo età della pietra nel suo senso strettamente letterale. Poco dopo l'alba, il 17 aprile 1975, i bombardamenti cessarono, e regnò il silenzio. Poi, i vittoriosi, i Khmer Rossi, il cui potere era cresciuto fuori proporzione dai loro numeri, emersero dalla foresta. Entrarono la capitale, Phnom Penh, una città che molti di loro non avevano mai visto prima. Marciarono in fila indiana disciplinata lungo i viali e il traffico immobile. Si vestivano di nero, ed erano per la maggior parte adolescenti. Il popolo li acclamò ansiosamente ed ingenuamente. Dopo tutto, i bombardamenti e le sparatorie erano finiti. Il terrore cominciò quasi immediatamente. Phnom Penh, una città di 2.5 milioni d'abitanti, fu evacuata con la foza entro un ora del loro arrivo, i malati e feriti trascinati dai loro letti d'ospedale, bambini morenti trasportati in sacchi di plastica, i vecchi e zoppi lasciati per la strada, tutti marciati sotto tiro verso la campagna e una società totalmente nuova, mai vista prima. I nuovi leader di Cambogia nominarono 17 aprile «Anno zero», l'alba di un' era in cui non ci sarebbero state famiglie, niente sentimenti, nessuna espressione d'amore o lutto, niente medicine, niente ospedali, niente scuole, niente libri, niente istruzione, niente vacanze, niente musica, niente canzoni, niente posta e niente denaro: solo fatica e morte.

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“In quest'epoca di scarsa intelligenza ed alta involuzione, | qualche scemo crede ancora che veniamo dalle scimmie, | ed il sole è soltanto una palla di fuoco, | e non si sono accorti che è una tappa di una forma di energia, | Adamo colse della frutta dall'Albero della Conoscenza, | poi l'ultima mela cadde sulla testa procurando un ematoma a Newton.”

Franco Battiato (1945) musicista, cantautore e regista italiano

da La Musica è stanca, n.6
Orizzonti Perduti
Variante: In quest'epoca di scarsa intelligenza ed alta involuzione, | qualche scemo crede ancora che veniamo dalle scimmie, | ed il sole è soltanto una palla di fuoco, | e non si sono accorti che è una tappa di una forma di energia, | Adamo colse della frutta dall'Albero della Conoscenza, | poi l'ultima mela cadde sulla testa procurando un ematoma a Newton. (da La Musica è stanca, n.6)

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“Da quando non c'è più il servizio militare obbligatorio la musica leggera italiana è decaduta. Quell'anno lontano da mamme e fidanzate aveva prodotto capolavori come i brani dei Santo California. Ma oggi è sostituito dall'Erasmus. Dodici mesi di finto studio e droghe leggere all'estero. Finora ha prodotto quella fuffa di fabiovolo e nessuna canzone.”

Tommaso Labranca (1962–2016) scrittore, autore televisivo e conduttore radiofonico italiano

Espagnia, 03/2009
Collateral
Variante: Da quando non c’è più il servizio militare obbligatorio la musica leggera italiana è decaduta. Quell’anno lontano da mamme e fidanzate aveva prodotto capolavori come i brani dei Santo California. Ma oggi è sostituito dall’Erasmus. Dodici mesi di finto studio e droghe leggere all’estero. Finora ha prodotto quella fuffa di fabiovolo e nessuna canzone. (Espagnia )

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“Il povero e umile popolo di Cambogia non mi critica. Non hanno risentimenti, perché si identificano in me. Certi profughi intelettuali dicono che il principe balla, canta e suona musica mentre il popolo soffre. Ma il popolo balla allo stesso tempo. Ho delle foto di tanti cambogiani godendo del medesimo stile di vita. Ricchi o poveri, amiamo ballare, la musica e le recitazioni. È così che viviamo. Nei campi profughi, hanno le loro orchestre tradizionali e moderne. Hanno i loro ballerini. Ballano e bevono. Questo è lo stile di vita cambogiano.”

Norodom Sihanouk (1922–2012) re della Cambogia

Variante: Il povero e umile popolo di Cambogia non mi critica. Non hanno risentimenti, perché si identificano in me. Certi profughi intelettuali dicono che il principe balla, canta e suona musica mentre il nostro popolo soffre. Ma allo stesso tempo il popolo balla. Ho delle foto di molti cambogiani che godono del medesimo stile di vita. Ricchi o poveri, amiamo ballare, la musica e le rappresentazioni artistiche. È così che viviamo. Nei campi profughi, hanno le loro orchestre tradizionali e moderne. Hanno le loro compagnie di ballo. Ballano, bevono. Questo è lo stile di vita cambogiano.

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“[Parlando di Miriam Makeba] Le sue melodie hanno dato voce al dolore dell'esilio che provò per 31 lunghi anni. Allo stesso tempo, la sua musica effondeva un profondo senso di speranza.”

Nelson Mandela (1918–2013) politico sudafricano

Origine: Citato in Muore Miriam Makeba dopo il concerto per Saviano http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/makeba-muore/makeba-muore/makeba-muore.html, Repubblica.it, 10 novembre 2008.

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“[Su Klaus Dibiasi] I tuffi prima di lui erano un'altra cosa. Klaus li ha cambiati, come i Beatles hanno cambiato la musica.”

Giorgio Cagnotto (1947) tuffatore italiano

Origine: Citato in Franco Esposito, Nel nome del padre del figlio e dello sport: Un secolo di grande Italia, Absolutely Free. EAN 9788897057833

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“Chi ha pratica di questi, e conoscenza | può dir se della musica è compagna | la gola, l'albagia, l'impertinenza.”

Salvator Rosa (1615–1673) pittore, incisore e poeta italiano

Origine: Satire, Satira I, La musica, p. 56

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“Ad un musico bello il tutto lice: | di ciò ch'ei fa, ch'ei brama ottiene il vanto, | che un bel volto, che canta, oggi è felice.”

Salvator Rosa (1615–1673) pittore, incisore e poeta italiano

Origine: Satire, Satira I, La musica, p. 45

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“In difesa dell'individuo e del nesso fra verità e felicità (la verità, tradendo la felicità, tradisce sé stessa), Adorno è il filosofo della "vita offesa". La sua specifica tradizione di pensiero non poteva essere che quella esistenzialistica e moralistica. Molto più di Heidegger, ossessionato in astratto dal problema dell'essere e dell'ente, molto più di Gadamer, che teorizza l'ermeneutica come metodo senza praticarla come ha fatto Adorno nei suoi saggi critici, più ancora di Popper, che fa della democrazia e della società aperta un feticcio teorico, Adorno è stato un pensatore dell'esistenza, un critico della cultura e dell'arte moderna, un difensore dei prerequisiti della democrazia, uno straordinario ermeneuta nei suoi scritti su Kafka, Beckett, la poesia e la musica moderna da Wagner a Schonberg, la vita quotidiana e il linguaggio. Un filosofo, ahimè, che oggi i filosofi neoaccademici trascurano o ignorano: si occupano di problemi che non li toccano come individui e come specialisti, parlano di essere e divenire, di alfa e omega, di inizio e di cosa ultima, di Dio e degli dei, saccheggiando scolasticamente l'intera tradizione della filosofia per riproporla "in vacuum". […] Questo Adorno non lo voleva. Anche perché sapeva che il filosofo che si occupa di pensieri e problemi filosofici professionalmente pre-selezionati e filtrati tradisce il primo imperativo del pensare: affrontare e pensare il non ancora pensato, pensare quello che gli è avvenuto ieri e oggi, poiché non esistono oggetti e temi di pensiero che siano più filosofici di altri.”

Alfonso Berardinelli (1943) critico letterario e saggista italiano
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“Cage arrivò e sconvolse tutto e tutti riponendo sul tavolo il caso, l’aleatorietà, un diverso ruolo del compositore rispetto alla musica. Ora è storia e John Cage ne è uno dei grandi innovatori. Di fronte alla certezza lui introdusse il dubbio.”

Giorgio Gaslini (1929–2014) compositore, direttore d'orchestra e pianista italiano

Origine: Citato nell' interno http://www.diaforia.org/diaforiablog/files/2012/04/nc2b08_aprile_2012_cage_interno_ita.pdf della rivista diaforia n. 8, 10 aprile 2012

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“Sainte-Beuve. Piccolo, gonfio, ingiallito e accademico.
Critico, da molti anni, al Constitutionel.
Ha pubblicato versi che non mancano di poesia. Si è rimproverato a Sainte-Beuve, e a ragione, la sua prolissità e la sua monotonia; e tuttavia i suoi articoli sono ben fatti, ben scritti, ma ci si annoia di questa musica sempre carezzevole.
Sainte Beuve non si emoziona; professa – come San Paolo – che bisogna essere virtuosi sobriamente; a che scopo i grandi entusiasmi vigorosi e i divini ardori per il bene? È necessaria la virtù, non troppa ne serve, dice la canzone, abbiatene dunque solo la dose necessaria per essere senatore e accademico, aggiunge Sainte-Beuve.

Un cacciatore che ritornava a mani vuote scorge un contadino sdraiato al margine di uno stagno in cui nuotavano una ventina di rane domestiche.
Cinque franchi per te gli dice, se vuoi lasciarmi sparare sulle anatre.
E sia, risponde il contadino.
Il cacciatore tira e abbatte tre anatre.
Vuoi ricominciare, dice?
Di nuovo.
Questa volta uccide due anatre.
Il gioco si ripete due volte ancora. Il contadino, sempre sdraiato aveva ricevuto venti franchi; il cacciatore, che aveva ucciso undici anatre, gli dice allora:
Continuerei volentieri, ma non te ne resterebbero più.
–Oh, risponde il contadino, per me è lo stesso, non sono mie. Il Sig. Sainte-Beuve somiglia a quel contadino; è uno dei più amabili egoisti di Parigi, uno di quelli di cui Chamfort, credo, ha dettoche brucerebbero la vostra casa per farsi cuocere un uovo.”

Eugène Vermersch (1845–1878) poeta e giornalista francese

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“La musica, le mappe, la scrittura, noi stessi in quanto entità relazionali, il nostro amore, esistono allora, si costituiscono, nello spazio che Gilles Deleuze chiama la piega, i cui margini interni sono costituiti da migliaia di cavi internet, pieghe ripiegate e disposte su centinaia di migliaia di schermi.”

Paul B. Preciado (1970) filosofa spagnola

Origine: Da un articolo https://www.internazionale.it/opinione/paul-preciado/2017/01/30/tecnologia-corpi-coscienze, Libération, riportato su Internazionale.it, 30 gennaio 2017.

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“Il bello della musica è che ti lascia questo punto interrogativo, questo mistero che ognuno di noi ha. Uno suona e non sa né quello che viene fuori né quello che è. Questo mondo onirico rimane lì, sospeso, come questo mondo in cui viviamo che è un po' terreno e un po' celeste.”

Alessandra Celletti (1966) pianista e compositrice italiana

Citazioni di Alessandra Celletti
Variante: "Il bello della musica è che ti lascia questo punto interrogativo, questo mistero che ognuno di noi ha. Uno suona e non sa né quello che viene fuori né quello che è. Questo mondo onirico rimane lì, sospeso, come questo mondo in cui viviamo che è un po' terreno e un po' celeste".

“Non sento la nostalgia degli anni '80. È stato un periodo magico per chi come me ha avuto modo di crescere ascoltando Led Zeppelin, Bob Marley o Duran Duran. Solo che oggi è la vita vera a influenzarmi. A ispirare il mio ritrovato bisogno di fare musica e darmi la ricetta per trovare un mio stile personale.”

Nikka Costa (1972) cantante statunitense

Origine: Dall'intervista di Stefano Landi, Nikka Costa: «Dopo un'infanzia magica, voglio la normalità» http://www.corriere.it/spettacoli/17_giugno_02/nikka-costa-dopo-un-infanzia-magica-voglio-normalita-b2ca7100-46fa-11e7-b9f8-52348dc803b5.shtml, Corriere.it, 2 giugno 2017.

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“Mi piacerebbe che per una volta fossero ad ascoltarmi i buoni e i cattivi. Penso che la musica possa far cadere tutte le barriere ed essere un prezioso strumento per sostenere delle battaglie di civiltà.”

Alessandra Celletti (1966) pianista e compositrice italiana

Citazioni di Alessandra Celletti
Variante: Mi piacerebbe che per una volta fossero ad ascoltarmi i buoni e i cattivi. Penso che la musica possa far cadere tutte le barriere ed essere un prezioso strumento per sostenere delle battaglie di civiltà.

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“Io canto per tutti, la musica è un fatto universale. Mi interessa unicamente migliorare il livello degli spettacoli per le masse, che oggi hanno una più solida preparazione e cultura.”

Mino Reitano (1944–2009) cantautore, compositore e attore italiano

Origine: Dall'intervista Come curare la nostra canzone http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,1083_01_1978_0061_0009_19835877/, La Stampa, 17 marzo 1978.

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“Quando morirò non cambierà nulla per la musica italiana. Spero di cambiare qualcosa per la musica celeste.”

Maurizio Arcieri (1945–2015) cantante, attore e compositore italiano

Origine: La Morte Di MAURIZIO ARCIERI: Il Saluto Di Colleghi E Amici Al Genio Dei KRISMA http://www.allmusicitalia.it/news/la-morte-di-maurizio-arcieri-il-saluto-di-colleghi-e-amici-al-genio-dei-krisma.html su All Music Italia del 31 gennaio 2015

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