Frasi su pescatore

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema pescatore, mare, cosa, grande.

Frasi su pescatore

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“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini.”

Gesù (-7–30 a.C.) fondatore del Cristianesimo

4, 19
Nuovo Testamento, Vangelo secondo Matteo

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“O Magali, mia tanto amata, metti la testa | alla finestra, ascolta un po' quest'albada di tam- | burini e violini. || È pieno di stelle lassù, il vento è caduto: | ma le stelle impallidiranno, quando ti vedranno. || Non più che del mormorare delle frasche, | della tua albada io fo caso. Ma io me ne vo nel | mar biondo a farmi anguilla di rocca. || O Magali, se tu ti fai il pesce dell'onda, io | il pescatore mi farò, ti pescherò. || Oh, ma se tu ti fai pescatore, quando le tue | nasse getterai, io mi farò l'uccello volatore, vo- | lerò nelle lande. || O Magali, se tu ti fai l'uccel dell'aria, io il | cacciatore mi farò, ti caccerò. || Alle pernici, agli uccellini [di becco fine] se | vieni tu a tendere i lacci, io mi farò l'erba fio- | rita e mi nasconderò nelle praterie. || O Magali, se tu ti fai la margherita, io mi | farò l'acqua limpida, t'annaffierò. || Se tu ti fai l'acquetta limpida, io mi farò il | nuvolone, e me n'andrò ratto in America, lag- | giù [non mi raggiungerai] mai. || O Magali, se tu te ne vai lungi in America, | il vento del mare io mi farò, [là] ti porterò. || Se tu ti fai vento marino, io fuggirò d'un al- | tro lato, io mi farò un incandescente sbattimento | di sole, che fonde il ghiaccio. || O Magali, se tu ti fai raggio di sole, la verde | lucertola io mi farò, e ti beverò. || Se tu ti rendi la salamandra che si nasconde | nella macchia, io mi renderò la luna piena che | nella notte fa lume alle streghe. || O Magali, se tu ti fai luna serena, io bella | nebbia mi farò, t'avvolgerò. || Ma se la nebbia m'avvolgerà, non tu per ciò | mi terrai: io bella rosa verginella sboccerò nel | cespuglio. || O Magali, se tu ti fai la rosa bella, la far- | falla io mi farò, ti bacerò! || Va', seguitante, corri, corri. Giammai giam- | mai mi agguanterai. Io della corteccia d'una | gran quercia io mi vestirò nella foresta nera. || O Maddalena, se tu ti fai l'albero dei tristi, | io mi farò la rama dell'ellera, t'abbraccerò.”

Frédéric Mistral (1830–1914) scrittore e poeta francese

Origine: Da Mirèio, canto III, traduzione di Giosue Carducci in Edizione nazionale delle Opere di Giosue Carducci, volume ventinovesimo, Versioni da antichi e moderni, Nicola Zanichelli Editore, 1943, p. 343.

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“Sogna il guerrier le schiere, | Le selve il cacciator; | E sogna il pescator | Le reti e l'amo.”

Pietro Metastasio (1698–1782) poeta italiano

da Artaserse, I, 6

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“Quando cominciai a scrivere Firmino non sapevo nemmeno che Firmino fosse un topo, né che fosse a Boston, né che fosse un romanzo. Se non sto mettendo giù una storia, mi siedo davanti alla macchina da scrivere (oppure ora, al computer) e armeggio senza una vera e propria idea, l'equivalente scrittorio di passeggiare a zonzo. Spesso non ne viene fuori nulla, ma non sempre. Riscrivo un paragrafo molte volte prima di passare al prossimo. Cerco di non pensare dove stia andando il tutto, per paura di sforzare la storia in una direzione prestabilita piuttosto che lasciarla emergere dalla scrittura stessa…
Per ciò che riguarda i miei impieghi, probabilmente ne ho avuti in una quantità maggiore di tanti altri, ma devo dire di aver passato più tempo seduto in poltrona a fare quello che spesso si descrive denigratoriamente come "fissare il vuoto". Le ricchezze che tale attività (infatti è proprio una vera attività) produce non sono convertibili in moneta. Tra gli impieghi che invece mi hanno monetizzato, il mio preferito è stato lavorare come pescatore di granchi lungo la costa del Sud Carolina, dove ritornai dopo l'università. Per sei o sette ore al giorno, ero solo su una barca a navigare nei canali delle paludi, spesso senza veder anima dalla mattina alla sera. Quando spegnevo il fuoribordo per tirar su le reti, gli unici suoni che udivo erano gli uccelli, il vento, e l'acqua. Pensavo, e penso tuttora, di essere in quei momenti la persona più fortunata del mondo.
Di questi tempi, i miei piaceri sono piccoli e localizzati. Passeggio tra i laghi. Guardo dei video. Esco una o due volte alla settimana, per pranzare in qualche ristorantino. Leggo. I miei dispiaceri invece sono grandi e universali. Ho una riluttanza per i gerghi, specie quelli accademici. Sogno che un bel mattino tutte le auto della città non riusciranno a mettersi in moto. Mi dispero per guerre e carestie. Leggo le notizie in maniera ossessiva. Mi scaldo. Credo di farneticare.”

Sam Savage (1940–2019) scrittore statunitense

da un'intervista
citazione necessaria, Se sai qual è la fonte di questa citazione, inseriscila, grazie.

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“Si è tentato più volte, e ancora si tenta, di esprimere attraverso metafore la differenza tra il nostro mondo nordico e quello mediterraneo, suggerendo via via contrapposizioni come forma e movimento, sole e nebbia, il cipresso e la quercia, il tetto piatto e il tetto a punta. Credo che la contrapposizione fra la cisterna e la sorgente non sia meno adeguata. […] Lo stesso vale per la letteratura antica; la sua struttura complessiva non assomiglia a una rete fluviale ma a un sistema di locali chiusi collegati per mezzo di acquedotti. Di qui la straordinaria facilità di ricavarne citazioni, e di qui anche il fatto che i suoi «classici» sono tali in un senso del tutto diverso dal nostro. Questa possibilità di trovare ristoro nelle forme chiuse si riscontra anche nella grammatica; certe costruzioni participiali e soprattutto l'ablativo assoluto si incastonano nella prosa come piccole cisterne. Lo spirito della cisterna trova forse la sua rappresentazione più icatica nel racconto delle Mille e una notte sul facchino e le tre dame, mentre lo spirito della sorgente si esprime in modo insuperabile nella ballata goethiana del pescatore.
Ritrovato lo slancio, e conversando di queste cose, muovemmo verso la cima. Friedrich Georg fece qui l'osservazione che il Don Chisciotte è una vera cisterna di buon umore.”

Ernst Jünger (1895–1998) filosofo e scrittore tedesco

da Soggiorno in Dalmazia, pp. 39-40
Foglie e pietre

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“Io poi a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile. Mai combinato niente e sempre litigato con tutti. Una depressione, sempre. Veramente è una città che non mi dice niente, perciò trovo inutile venirci. Non so cosa farmene del sole mediterraneo e dell'eredità classica e dell'architettura normanna e delle semplici gioie della vita contadina e della pizza alla pescatora. Commedia dell'arte, per me no, grazie.”

Fratelli d'Italia
Origine: In Einaudi, 1976<sup>3</sup>, p. 17: "Io poi a Napoli vorrei starci sempre il meno possibile. Mai combinato niente e sempre litigato con tutti. Una depressione, sempre. L'orrore delle strade, l'orrore della gente, la compassione o l'indignazione ogni volta, ma come si fa. Davvero è un posto che non mi dice niente, non ha niente da darmi, non mi importa niente, perciò trovo inutile venirci. Quindi gran stoltezza e only myself to blame se mi lascio trascinare anche stavolta, giacché non m'interessano il sole pittoresco e i golfi folklorici, e non so cosa farmene delle furberie stradali e della pizza alla marinara. Commedia dell'arte, per me no, grazie, mi fa vomitare."

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“Il montone assalta i pesci come uno assassino: talora s'asconde all'ombra de' navili grossi, i quali stanno fermi, e aspetta se alcuno ha voglia di nuotare; e ora alzando il capo fuor dall'acqua, apposta le barchette de' pescatori, e di nascoso nuotando le mette a fondo.”

Gaio Plinio Secondo (23–79) scrittore romano

IX, 67; 1844, vol. 1, p. 896
Storia naturale
Origine: Plinio si riferiva con ogni probabilità all'orca, gli antichi infatti avevano dato a questo animale infatti il nome di "delfino montone" o "cetaceo montone". Alfred Edmund Brehm, La vita degli animali. Descrizione generale del mondo animale, Volume 2, Mammiferi, traduzioni di Gaetano Branca e Stefano Travella, Unione Tipografico-editrice torinese, 1872 p. 880 https://books.google.it/books?id=sZ3vcuUHjuUC&pg=PA880.

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“E trascorrere ho visto fanciulle | con le guance di pesca, | e pescatori pescare, | usare occhi per esca.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da 300.000.000 di topi, n. 6
Mira Mare 19.4.89

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“Ci sono a Partinico, oltre pescatori, altre migliaia di disoccupati. La Costituzione dice che il lavoro è un diritto e un dovere. Allora, che cosa fanno questi settemila disoccupati: invadono le terre dei ricchi, saccheggiano i negozi alimentari, assaltano i palazzi, si danno alla macchia, diventano banditi? No. Decidono di lavorare: di lavorare gratuitamente; di lavorare nell'interesse pubblico. Nelle vicinanze del paese si trova, abbandonata, una trazzera destinata al passo pubblico; nessuno ci passa più, perché il comune non provvede, come dovrebbe, alla sua manutenzione; è resa impraticabile dalle buche e dal fango. Allora i disoccupati dicono: «Ci metteremo a riparare gratuitamente la trazzera, la nostra trazzera. Ci redimeremo, lavorando da questo avvilimento quotidiano, da questa quotidiana istigazione al delitto che è l'ozio forzato. In grazia del nostro lavoro la strada tornerà ad essere praticabile. I cittadini ci passeranno meglio. Il sindaco ci ringrazierà». Che cosa è questo? È la stessa cosa che avviene quando, dopo una grande nevicata, se il Comune non provvede a far spalare la neve sulle vie pubbliche, i cittadini volenterosi si organizzano in squadre per fare essi, di loro iniziativa, ciò che la pubblica autorità dovrebbe fare e non fa; e la stessa cosa che avviene, e spesso è avvenuta, quando, a causa di uno sciopero degli spazzini pubblici, i cittadini volenterosi si sono messi a rimuovere dalle strade cittadine le immondizie e in questo modo si sono resi benemeriti della salute di tutti.”

Piero Calamandrei (1889–1956) politico italiano

Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Giugno 1951

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