Frasi su vestito
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“[A proposito del vestito di Marilyn Monroe]… non c'era altro che pelle e perline di vetro… solo che io non vidi le perline!”

Adlai Ewing Stevenson II (1900–1965) politico statunitense

citato in Mike Evans, Marilyn, p. 372

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“Mentre scendevamo mi disse: "Oh, deve stare attento, l'entrata è un po' scomoda". "Lo so, grazie," risposi. Questa storia cominciava ad annoiarmi. […] Diedi un colpo alla porta di pesante tela e mi lanciai attraverso con decisione. Naturalmente inciampai sul gradino, volai per aria e, prima di rendermi conto di cosa fosse successo, mi ritrovai con i denti ben conficcati tra una lampadina rossa e una blu in mezzo alle luci della ribalta. Stavo recitando in un teatro molto capiente, il che significa che qualunque sia la reazione degli spettatori arriva con la forza di un tuono a chi sta davanti a loro sul palcoscenico. Il volume di quella reazione specifica mi rintronò per un secondo o due. Mi rimisi in piedi in qualche modo, spolverandomi un po' i vestiti e stetti fermo per un attimo a scrutare il pubblico; poi mi girai e gettai uno sguardo a Ruby Miller che era sufficientemente professionista da non muovere un capello. Tornai a guardare il pubblico con aria supplichevole, ma non sembrava intenzionato a rinunciare così facilmente alla più grande risata del secolo. Nei molti anni trascorsi da allora a oggi ho recitato con gioia in numerose commedie […] Mi sono illuso di poter generalmente conquistare il livello di risate che io o la situazione comica meritavamo, ma ho sospirato invano; mai, proprio mai, nella mia vita ho sentito un suono così esplosivo e alto come il gioioso clamore sollevato da quel pubblico. Tutte le volte che ho pensato di avere motivo per essere soddisfatto di me stesso, il ricordo della mia prima entrata su un palcoscenico professionale ha immediatamente ristabilito il mio senso di equilibrio. Avanzai con aria miserevole sul palcoscenico verso Ruby e sedetti al suo fianco sul divano, lasciando che lei, con il suo fantastico senso della sincronizzazione, da grande esperta, facesse smettere quelle risate. […] Finalmente la mia parte sulla scena si concluse, mi alzai, mi chinai a baciare la mano a Ruby e uscii, questa volta evitando il gradino, piacevolmente accompagnato da un breve, allegro scoppiettio di applausi da parte di quel generosissimo pubblico. Al che mi montai la testa, in un allarmante risorgere di presunzione.”

Laurence Olivier (1907–1989) attore e regista britannico

Origine: Confessioni di un peccatore, pp. 36-37

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“Vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego | mentre io mi metto quello che mi pare.”

Francesco Guccini (1940) cantautore italiano

da Il sociale e l'antisociale, n. 10
Folk beat n. 1

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“Essere ben vestiti dovrebbe essere anche una affermazione di impegno nel match. Se state prendendo il match seriamente, allora è logico pensare che vi siate preparati seriamente. Questo include prendersi cura delle apparenze; è una manifestazione di rispetto per voi e per il vostro avversario.”

Allen Fox (1939)

Origine: Citato in Joel Drucker, Ma l'abito può fare il giocatore? http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2011/02/08/455694-abito_uomo_fare_anche_giocatore.shtml, traduzione di Veronica Villa, Ubitennis.com, 9 febbraio 2010.

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“Ogni tanto penso che alla mia età dovrei smetterla con i vestiti sexy e tutto quel movimento: non voglio diventare la nonna del rock. Ma il pubblico continua a seguirmi. E allo specchio non mi vedo vecchia. Al contrario! Io mi sento sempre 30 anni, sono piena di energia che viene da dentro.”

Tina Turner (1939) cantante e attrice statunitenseanno di nascita

Origine: Da Tina Turner: a 56 anni torno al rock https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1995/novembre/23/Tina_Turner_anni_torno_rock_co_0_9511236233.shtml, Corriere della Sera, 23 novembre 1995.

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“[Su Rino Gaetano] Lui voleva cantare in inglese perché voleva camuffarsi in qualche modo, tant'è vero che questa caratteristica l'ha accompagnato anche in seguito, quando lui ha debuttato ufficialmente era sempre vestito in una maniera curiosa.”

Vincenzo Micocci (1923–2010) produttore discografico italiano

Origine: Dal programma televisivo Rino vive! – Ma il cielo è sempre più blu di Antonio Carella, La storia siamo noi, Rai Tre, 19 novembre 2007. ( Link Youtube Parte 3 http://www.youtube.com/watch?v=8Mwnw4l6Bp4)

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“L'italiano è per il divorzio, l'aborto, la pillola, la fecondazione artificiale, ma spende un milione per il vestito della figlia che va alla prima comunione.”

Cesare Marchi (1922–1992) scrittore, giornalista e personaggio televisivo italiano

Origine: Non siamo più povera gente, p. 14

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“Guardali bene. Guardali negli occhi. Hanno bei vestiti, belle etichette, begli incarti, ma sono velenosi.”

Stefano Benni (1947) scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano

Margherita dolcevita

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“Vent'anni fa, Leopold Mapple era il giovane scienziato più brillante del nostro corso per studenti superdotati all'Istituto di Scienze di Londra. Era un ragazzone di cento chili, roseo e ben vestito. Lo si sarebbe potuto prendere per un ricco rampollo nullafacente: invece era lo scienziato più importante nella ricerca sulla fisica subatomica. Ma era anche il più inveterato gaudente, mangione, bevitore, tabagista, donnaiolo e cultore di ogni altra cosa dai più chiamata vizio. Spesso veniva richiamato dal nostro rettore, gran lucertolone calvinista, ad un atteggiamento più morale, ma Apple gli rispondeva sempre: "Sono uno scienziato e ho studiato con attenzione il mondo: e dico mai, nelle mie osservazioni, né col microscopio, né con con la camera a bolle, né con le analisi chimiche, né coi raggi X ho mai visto apparirmi una cosa chiamata 'morale'. Era infatti Leopold Mapple, l'uomo più radicalmente ateo, più rigidamente materialista, più lontano da qualsiasi sbavatura filosofica o mistica, che io avessi conosciuto. Per lui tutto era materia, numero, osservazione, confronto, realtà: su tutto il resto egli spargeva abbondantemente la sua risata fragorosa, ben conosciuta in tutte le birrerie londinesi. "C'è un solo mezzo", egli ripeteva spesso, "per elevarsi da questa terra: ed è possedere una velocità superiore a 11,45 chilometri al secondo: tutto il resto è carburante per la superstizione e l'ignoranza." E a questo suo monolitico approccio all'esistenza, egli si manteneva coerente. Radunava un gruppo di amici, io, il dottor Hyde, e Bohr, e Fermi e Jacobson e ci trascinava nella Londra notturna. Mangiava e beveva smodatamente: "Nulla teoria, sine hosteria,"diceva e aggiungeva: "Certo non ci si ciba in fondo che di molecole, ma tra un piatto di idrogeno e un pasticcio di maiale, c'è una bella differenza." E a chi gli diceva che diventa sempre più grasso, rispondeva: "Nell'Universo, le cose grosse sono più rare delle piccole: pochi elefanti, molte zanzare, pochi grandi stelle, tanti pianetini." Insomma, un tipo piuttosto bizzarro, l'avrete capito: ma l'eccezionale bravura scientifica e l'allegria contagiosa, lo rendevano simpatico a tutti. Piaceva anche alle donne, anche se lui ripeteva spesso:"Considero ogni parola detta a letto, oltre le sei, come una conferenza, e come tale mi riservo di abbandonarla." Questo suo carattere gli causava anche qualche guaio, come una volta, quando vide alcuni bambini fermi davanti a un presepe sotto Natale. Subito volle spiegare loro: uno, che Gesù Bambino non poteva essere nato seminudo nella capanna perché sarebbe morto assiderato entro pochi minuti, due, che la Madonna non poteva averlo partorito restando vergine perché la fecondazione artificiale è stata inventata quasi duemila anni dopo, e tre, che se veramente sulla capanna fosse arrivata una cometa avrebbe ridotto tutta la Palestina a una voragine fumante. Inoltre i pastori che arrivavano con le pecore probabilmente non erano venuti per regalarle, ma per venderle come è loro abitudine, e che i tre re magi erano la più grande delle fandonie perché mai nella storia un re si è fatto una cammellata nella notte per andare a portare dei doni a un bambino nudo, magari a una bambina di sedici anni sì, ma a un neonato mai nei secoli dei secoli amen e dopo, siccome i bambini erano piuttosto choccati, li portò tutti in una pasticceria e offrì loro una montagna di kraffen dicendo: prendete e mangiate, eccovi dio infinitamente buono nella sua santa trinità di crema, marmellata di arance e cioccolato. Fu denunciato dai genitori, e si guadagnò una nota di biasimo dal rettore, che però non lo espulse perché proprio in quei mesi Mapple stava ultimando un esperimento straordinario: era riuscito a costruire una camera a bolle speciale dove era sicuro di scoprire la terza forza elementare, la forza che, diceva, sta all'origine di tutte, e non è né onda né particella, qualcosa di completamente diverso, e definitivo. "Farò l'ultimo strip-tease alla cosiddetta materia," ci disse, troneggiando tra macerie di lattine di birre, a una festa organizzata la sera prima dell'esperimento. "E quello che resterà alla fine, sarà il principio: altroché Buddha e Javeh e Visnù e altri figuri metà uomo e metà cane e splendenti e resuscitanti e volanti e sibilanti su e giù per il cielo. Basta con il traffico aereo degli impostori! Quello che troveremo al termine del mio esperimento, sarà Dio a tutti gli effetti di legge: ciò da cui tutto è composto, e creato, e causato: una particella, un'onda, una relazione. Non lancerà fulmini, nel suo nome nessun profeta sarà costretto a massacri, non avrà bisogno di travestirsi da toro di legno per scopare: sarà una formula, tutto lì. Gioiosa, semplice, tangibile, consistente, divulgabile nelle scuole, utilizzabile in industria. Ragazzi quel giorno andrò dal rettore e gli dirò: 'faccia mettere questa formula nel presepe al posto di Gesù Bambino. E vedrà se giuseppi e marie e pastori e pecorelle e reganti cammellari e angeli trombettieri non ci faranno la figura dei fessi!" Noi scoppiammo a ridere, qualcuno era un po' scandalizzato, ma Mapple ci travolse, beveva e cantava e petava come un cavallo gridando: "In interiore hominis vox veritatis!" e passammo in rassegna tutte le bettolacce di Sub-Chelsea e per contare i tappi di birra fatti saltare Bohr disse che ci sarebbe voluta un'equazione complessa, e tornammo a casa ubriachi fradici. Il giorno dopo, fragoroso come sempre, Mapple arrivò all'Istituto per l'esperimento. "Bene," disse "ora prendiamo un bell'atomo grassotto e prendiamolo a cazzotti finché non gli cascano giù tutti gli elettrodentoni." Era questo un suo modo colorito di definire gli esperimenti subatomici. Un giovane tecnico si calò nella grande camera a bolle, dentro la quale sarebbe avvenuto il bombardamento, fino all'ultima particella. Quella mattina Mapple era particolarmente euforico, e ben farcito di birra. Non si accorse che il tecnico si era sdraiato a terra per controllare la temperatura del suolo. Così lo chiuse senza accorgersene dentro la camera e iniziò il bombardamento. L'esperimento durò otto giorni: per quel tempo, il reparto restò chiuso a tutti. Il nono giorno ecco arrivare Mapple in smoking, reduce dalla solita notte di baldoria. C'eravamo tutti con lui, mentre si avviava alla camera nucleare: "Ragazzi", egli gridava, facendo roteare il bastone d'avorio, "le nuvole di duemila anni di incensi religiosi stanno finalmente per dissolversi. Migliaia di preti invaderanno gli uffici di disoccupazione in tutto il mondo. Nessun bambino verrà mai più atterrito da purgatori e inferni! Le marmellate in cima agli armadi verranno sterminate, senza paura di ritorsioni. Nelle chiese risuonerà, liberatorio, il tintinnio dei brindisi. Suore nude si concederanno a rabbini infoiati, ex voto, ex stole, ex messali, tiare, sottanoni e paramenti e ultime cene tutto brucerà, nello stesso fuoco in cui la chiesa ha bruciato i libri, gli eretici, i villaggi degli infedeli. L'ultima crociata è giunta! L'umanità è salva! Cristo è disceso in terra, anzi è sempre stato lì, e io ve lo mostrerò! La causa causarum, la sacra particula, il colui da cui, il primo motore, l'ordo initialis, l'uovo cosmico, il fabbro celeste, il danzatore eterno, l'occhio del Buddha, il kkien, il waugwa, il primo bit, il supremo artefice! Presto a voi in tutto il suo scientifico splendore! Seguitemi!" E noi lo seguimmo, eccitati, fin davanti la porta sigillata della camera dell'esperimento, e trattenemmo il fiato insieme a lui, quando lui aprì la porta e vide… vide… Vide il tecnico, con la barba lunga, i capelli incolti, con il viso scavato da otto giorni di digiuno, e il camice bianco strappato, che alzava al cielo le mani bruciate dalle ustioni radioattive e gridava: "Sono qui! Sono io, Mapple, finalmente mi hai trovato!" Descrivere il viso di Mapple in quel momento, non mi è possibile: diventò bianco come un marmo, gli occhi sembrarono uscirgli dalle orbite, ed egli lanciò un urlo, un urlo che fece tremare i vetri dell'Istituto, e i nostri cuori. "Nooooooooooooooooo!" Fuggì, travolgendo tutti. Nessuno di noi riuscì a raggiungerlo per spiegargli cos'era veramente successo. Sparì nel nulla e riapparve solo dopo molti giorni, la barba lunga, gli occhi rossi: capimmo subito che era uscito di senno. "Mapple," cercammo di spiegargli "quello che hai visto era solo il tecnico dell'Istituto, rimasto chiuso nella tua camera atomica per otto giorni!" "No amici," egli disse con voce ispirata, "era Dio! In fondo a ogni atomo c'è Dio." Due mesi dopo partì, con questa strana astronave, nello spazio. Da quel giorno egli vola per le galassie, portando la Religione ovunque, nelle stazioni spaziali, nei pianeti, nelle astronavi: non c'è culto o rito o confessione che egli non conosca e commerci. Cosi sia.”

Stefano Benni (1947) scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano
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“Busi ha umiliato chi si aspettava di vederlo vestito di rosa e con un lavoro all'uncinetto tra le mani, comportandosi come un fiero gentiluomo, un intellettuale offeso, uno scrittore integro, senza padrini o protettori.”

Natalia Aspesi (1929) giornalista e scrittrice italiana

dal quotidiano Repubblica, 14 marzo 1990; citato nella postfazione di Carmen Covito a: Aldo Busi, Sodomie in corpo 11, Oscar Mondadori, 1992
Origine: Il commento fa riferimento all'udienza del 13 marzo 1990 presso il tribunale di Trento, ove Busi comparve imputato per oscenità in Sodomie in corpo 11. Busi si presentò in aula vestito di smoking nero, perché questo è il mio ballo delle debuttanti.

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“Aveva solo un vestito da festa | se lo metteva alle grandi occasioni | a lui gli dissero domani ai padroni | gliela faremo, faremo pagar…”

Paolo Pietrangeli (1945) cantautore e regista italiano

da Il vestito di Rossini, n. 11
Mio caro padrone – Contessa

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“Gesuiti Euclidei, | vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori, | della dinastia dei Ming.”

Franco Battiato (1945) musicista, cantautore e regista italiano

da Centro di gravità permanente, n. 6
La voce del padrone

“[Sul Palio di Siena] Il resto è una serie di immagini che non sembrano aver nesso tra loro, ordinate in rapida sequenza, come i passaggi improvvisi delle scene in un film. La luce del sole è ancora forte. Una fanfara di trombe e di tamburi che fa sporgere la gente avanti avidamente. Sessantamila persone. […] Il suono del campanone, ossessivo, un suono cupo, lugubre, da quando un fulmine ne ha modificato il timbro. […] Il resto è l'animale che striscia la testa per terra quasi rovesciandola, emettendo un gemito pietoso che pare di vedere uscire dalla bocca, i denti digrignanti; ed è come accorgersi all'improvviso che anche le bestie possano esprimere tensione, sofferenza, voglia di libertà in un palio fatto da loro ma non per loro. […] Il resto sono le finestre di una stessa casa che ti indicano: se nasci a destra sei di una contrada, se a sinistra di un'altra. I vestiti da mezzo quintale […]; le stanze che ti vengono aperte quando il sole si è abbassato e ricche di asgalani, bandiere ricamate a mano e una storia che non è cresciuta nei musei ma a Piazza del Campo, una conchiglia di nove spicchi a ricordo del governo dei Noverchi. Il resto è la storia con la maiuscola che si incrocia con la minuscola: le banche, gli uffici che avanzano e occupano il centro, il popolo che se ne va, costretto, fuori le mure, ma dentro di sé porta la vecchia contrada.”

Emanuela Audisio (1953) giornalista e scrittrice italiana

la Repubblica

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“Le tarme, abitando solitamente nel vestito buono, sono state presenti a tutti i matrimoni.”

Gene Gnocchi (1955) comico, conduttore televisivo e ex calciatore italiano

Origine: Il mondo senza un filo di grasso, p. 65

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“Poi l'inverno ti aiuta a cambiare i vestiti che hai.”

L'Aura (1984) cantautrice italiana

da Ritorna l'estate, 2011
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“New York è stupefatta, sconvolta nelle antiche regole e nelle convinzioni. Le luminarie natalizie sono meno festose, in giro non si vedono i soliti disoccupati vestiti da Babbo Natale. […] Le bancarelle con i poster conciliano dolore e commercio, c'è la memoria della paura.”

Enzo Biagi (1920–2007) giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano

Speciale Il Fatto "New York senza stelle" (24 dicembre 2001)
Con Michail Gorbacev; un bilancio della perestroika, L'11 settembre: nella New York ferita

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“Laggiù i ragazzini danzano o si azzuffano, vestiti di pelle di serpente, con movimenti sicuri, eseguono l'E Street Shuffle.”

Bruce Springsteen (1949) musicista e cantautore statunitense

The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle

“Vestire di gioia un dovere non costa; un dovere vestito di gioia non pesa più.”

Andrea Gasparino (1923–2010) presbitero e scrittore italiano

Il segreto della gioia

“Come un'iniezione di iconografia pop, V per Vendetta tiene incollati alla poltrona, anche se manca l'implacabile virtuosismo da videogioco che ha contribuito al successo della trilogia Matrix. Come film, tuttavia, non è niente di eccezionale, con una fondamentale debolezza drammatica: Evey, nonostante tutte le attenzioni che il suo rivoluzionario Svengali le tributa, rimane essenzialmente una spettatrice, e Portman, con la testa rasata, la fa sembrare una tremolante Giovanna d'Arco vestita da boy-scout. C'è una sequenza sorprendente, in cui la falsa apparizione del cancelliere in uno spettacolo di varietà diventa uno sketch di Benny Hill tetro come la notte. C'è anche uno svolazzo "nella tana del coniglio"”

ha a che fare con la reclusione e la tortura di Evey – che poteva risultare molto più incisivo, se il film avesse fatto quello che sembrava, per un attimo, stesse facendo: proiettare V in una luce moralmente ambigua. Ma lui rimane il più santo dei guerriglieri, un Batman che ha capito che Gotham è troppo sporca per essere ripulita e quindi è meglio farla saltare in aria.
As a fix of pop iconography, V for Vendetta is eyeball grabbing, even if it lacks the relentless videogame bravura that sold the Matrix films. As a movie, however, it's merely okay, with a pivotal dramatic weakness: Evey, for all the attentions of her revolutionary Svengali, remains, in essence, a bystander, and Portman, her head shaved, plays her like Joan of Arc as a tremulous Girl Scout. There's one startling sequence in which the chancellor's fake appearance on a variety show becomes a black-as-midnight Benny Hill sketch. There's also a down-the-rabbit-hole flourish — it has to do with Evey's confinement and torture — that would bend your mind a lot more if the film did what it appears, for a moment, to be doing: cast V in a morally ambiguous light. But he remains the saintliest of guerrillas, a Batman who realizes Gotham is too dirty to be cleaned up and must be blown up instead.
Origine: Da V for Vendetta http://www.ew.com/ew/article/0,,1173457,00.html, Entertainment Weekly.com, 15 marzo 2006.

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“Le donne siano vestite con decoro, adorne con modestia e verecondia.”

Paolo di Tarso (5–67) apostolo, martire e santo cristiano

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“È tutto giallo: l'arbitro è vestito di giallo, ha tirato fuori un cartellino giallo e siccome non si sa perché, questo è un giallo.”

José Altafini (1938) calciatore brasiliano

Origine: Citato in Luca Bottura, Il giallo delle battute di Altafini https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/20/giallo_delle_battute_altafini_co_9_081020072.shtml, Corriere della Sera, 20 ottobre 2008.

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“Io sono suo azionista. La pago anch'io. Capito? […] Lei anziché stare tre, quattro sere a settimana deve stare al massimo una sera. A confezionare vestiti su misura per i suoi ospiti, eh? Sempre a leccare i piedi ai potenti, eh?”

Piero Ricca (1971) attivista, blogger e giornalista italiano

a Bruno Vespa, 7 dicembre 2007
Origine: http://www.youtube.com/watch?v=p8_SjvXKBL0

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