Frasi su mentire
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“Di vederti come una cosa, sono capaci di vederti come una cosa. Lo sai che vuol dire? È spaventoso, noi sappiamo quant'è spaventosa come idea, e che è sbagliato, e ci crediamo di sapere tutte queste cose sui diritti umani e la dignità umana e quant'è terribile privare qualcuno della propria umanità di quella che noi chiamiamo umanità di qualcuno, ma metti che succede a te, allora sì che lo sai per davvero. Adesso non è più solo un'idea o una causa da reazioni sterotipate. Aspetta che succeda a te e allora sì che assapori il Lato Oscuro. Non lidea di oscurità, l'autentico Lato Oscuro. E adesso ne conosci il potere. Il potere assoluto. Perché se sei davvero capace di vedere un altro soltanto come una cosa allora sei capace di fargli qualsiasi cosa, non si accettano più scommesse, umanità e dignità e diritti e correttezza…non si accettano più scommesse. Io dico…e se lei dicesse che è come un rapido costoso giretto su un versante della condizione umana di cui tutti parlano come se lo conoscessero ma in realtà manco se lo immaginano, non per davvero, a meno di non esserci passati. E se tutto si riducesse al fatto che la sua visione del mondo si è ampliata, se ti dicessi questo? Che ne diresti? E di se stessa, di come considerava se stessa. Che adesso capiva di poter essere considerata come una cosa. Ti rendi conto di quanto questo le cambierebbe…strapperebbe, di quanto questo strapperebbe via? Di se stessa, di te, di quella che pensavi fosse te stessa? Strapperebbe via tutto quanto. E poi che resterebbe?”

Origine: Brevi interviste con uomini schifosi, Brevi interviste con uomini schifosi, p. 126

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“[Su Walt Whitman] Con il suo vigore e con il grande respiro dei suoi versi, mi mette in uno stato mentale di libertà, pronto a vedere meraviglie; mi porta per così dire, in cima a una collina o al centro di una piana; mi scuote e poi mi getta addosso migliaia di mattoni.”

Henry David Thoreau (1817–1862) filosofo, scrittore e poeta statunitense

Origine: Da A proposito di Whitman; citato nella prefazione «Chi fa tanto caso a un miracolo?». Come leggere la poesia di Walt Whitman di Antonio Spadaro, p. 5 in Walt Whitman, Canto una vita immensa, a cura di Antonio Spadaro, Ancora, Milano, 2009. ISBN 88-514-0632-4

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“Se io dico a lei e alla UEFA quello che penso e quello che sento, la mia carriera finisce oggi. E siccome non posso dire quello che sento, ho solo una domanda. E spero, un giorno, di avere una risposta. La domanda è: perché? Perché? Perché Ovrebo? Perché Busacca? Perché De Bleeckere? Perché Frisk? Perché Stark? Perché? Perché ad ogni semifinale accade sempre lo stesso? Perché Ovrebo da tre anni? Perché il Chelsea non è potuto andare in finale? Perché l'anno scorso l'Inter, che è stato un miracolo? Non so se è la pubblicità dell'UNICEF, non so se è il potere del signore Villar all'interno della UEFA. Non lo so, non capisco. Loro sono arrivati a questo, gli altri non hanno nessuna possibilità. Con il Chelsea Drogba sanzionato, Bosingwa sanzionato, con l'Inter Thiago Motta che non ha giocato la finale, con l'Arsenal Wenger sanzionato, Nasri sanzionato, Robin van Persie espulso, oggi io sanzionato. Perché una squadra di questa dimensione necessita di una cosa ovvia? Per cosa? […] Io ho vinto due Champions sul campo e le ho vinte con due squadre che non erano il Barcellona, il Porto di un paese che normalmente non vince Champions l'Inter che non la vinceva da 50 anni e abbiamo vinto lottando e con lavoro. Josep Guardiola ha vinto una Champions che a me darebbe vergogna di vincere perché l'ha vinta con lo scandalo di Stamford Bridge e se quest'anno vince la seconda con lo scandalo del Bernabeu. Per questo io spero che lui un giorno abbia la possibilità di vincere una Champions intera, bianca, che merita.”

José Mourinho (1963) allenatore di calcio e calciatore portoghese

Real Madrid (2010 – 2013)

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“Gli esseri in un'età futura | potrebbero stupidamente dire della carne: | "È pura e non è sbagliato, | i buddha hanno detto che possiamo mangiarne."”

Gautama Buddha (-563–-483 a.C.) monaco buddhista, filosofo, mistico e asceta indiano, fondatore del Buddhismo

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“Il mio primo scudetto all'Inter non lo abbiamo vinto in campo bensì al centro sportivo di Appiano Gentile. Era un sabato e il nostro inseguitore era il Milan, che nell'anticipo di quella sera era stato battuto rendendoci così campioni. Era la terz'ultima di campionato e noi dovevamo giocare il giorno dopo col Siena. Al centro esplose subito la baldoria, con tutta la squadra a chiedermi di andare a festeggiare in Piazza Duomo assieme ai tifosi. Io ho pensato: se ci andiamo non andremo a letto prima delle tre-quattro del mattino e poi scendiamo in campo stanchi e addormentati e la striscia di partite di fila sempre vinte finisce lì. No, non possiamo farlo: "Tutti a letto" ho tuonato. Quando già ero in camera mia pronto a coricarmi bussa alla porta Júlio Cesar. Il suo era un grido di dolore, piangeva a dirotto: "Mister, dobbiamo andarci in Piazza Duomo, ci aspettano in migliaia. Se non ci andremo tu in vita tua non vincerai più niente". Parole che sembravano una maledizione. Ho pensato: "Sono fregato". Non sono superstizioso, ma quelle parole mi hanno lasciato traballante. Bene. Andiamoci tutti: e così è avvenuto. I tifosi quando ci hanno scoperto sono diventati pazzi. Siamo tornati ad Appiano verso le tre di domenica e nel pomeriggio i giocatori sono stati fantastici, dando tutto per non perdere l'imbattibilità e per non consentire agli avversari di dire che avevano battuto i neocampioni d'Italia. Questi ricordi, lo ripeto, mi procurano tanta nostalgia. Gioisco per i successi dell'Inter e soffro quando l'Inter viene battuta o fermata, com'è successo in queste ultime settimane… Fra l'altro, l'unica volta in vita mia in cui ho vinto ai rigori è stata la Supercoppa Italiana conquistata contro la Roma, il primo dei miei trofei nerazzurri. È che quando si va ai rigori per decidere il vincitore mi assale il panico. Così perdo sempre, comprese due finali di Champions League. Soltanto l'Inter mi ha regalato anche questa gioia.”

José Mourinho (1963) allenatore di calcio e calciatore portoghese

Real Madrid (2010 – 2013)

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“Frequentare Chiese orientali mi ha confermato (se ce ne fosse stato bisogno) che la liturgia è l'archetipo supremo del destino e non solo del destino dei destini, quello di Cristo, ma del destino, semplicemente. È, per così dire, la suprema fiaba, quella a cui non si può resistere…”

Cristina Campo (1923–1977) scrittrice, poetessa e traduttrice italiana

Origine: Da Lettera a Rodolfo Quadrelli, Vigilia di Pentecoste, 1967, in Appassionate Distanze. Letture di Cristina Campo con una scelta di testi inediti, a cura di Monica Farnetti Filippo Secchieri Roberto Taioli, Tre Lune Edizioni, Mantova, 2006, p. 81. ISBN 8887355851

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“Ho premesso che le coppie dello stesso sesso vanno tutelate e riconosciute dalle legge. Ma che ci posso fare? Non sono favorevole all'adozione e, prima ancora, al matrimonio, che è per definizione l'unione di un uomo e di una donna. Non accetta il mio argomento? Provi a seguirmi. Perché, allora, il matrimonio non può essere fra tre persone? O fra quattro? O fra tre uomini, due donne e un avatar? Se la sua risposta fosse «Eh no, bisogna essere in due!», vuol dire che anche per lei esiste una definizione di matrimonio, basata su una categoria: il numero. Per me ce n'è un'altra: la differenza di sesso. Non lo chiede solo la religione cattolica; lo suggeriscono il buon senso, la storia e la natura (che punta, implacabile, alla procreazione e alla conservazione della specie). Aggiungo: l'adozione da parte di coppie omosessuali mi lascia perplesso; molto perplesso quando ha risvolti pubblici e mondani, come nel caso di Elton John. Un bambino ha bisogno di mamma e papà, figure diverse e complementari. Può accadere che debba crescere solo con una o solo con l'altro. Ma svantaggiarlo da subito mi sembra ingiusto. Solo nel caso di adolescenti, la cui l'adozione si rivelasse difficile, sono pronto a rivedere il mio parere. Questo fa di me un troglodita politico? Non credo. Forse, in parte, un conservatore. Credo infatti che qualcosa da conservare ci sia, nella tradizione e nella fabbrica sociale degli uomini. Molto altro, invece, si può e si deve cambiare. E in Italia non lo facciamo, porca miseria.”

Beppe Severgnini (1956) giornalista italiano

Italians, Corriere.it
Origine: Da Le adozioni degli omosessuali http://italians.corriere.it/2011/02/03/le-adozioni-degli-omosessuali/, 3 febbraio 2011.

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“Il centromediano metodista era l'uomo che giocava sul centravanti avversario e una volta riconquistata la palla impostava l'azione. Nel metodo era il difensore centrale e quando il metodo è stato abbandonato, il nome è rimasto. In Brasile, paese che ha sempre avuto antipatia nel copiare i nomi dei ruoli da altri paesi (lateral invece che terzino, punta direita, invece che ala destra, punta de lança invece che trequartista, eccetera) il metodista è stato chiamato volante. E giustamente visto che il vero metodista era l'ultimo difensore, mentre il volante gioca davanti alla difesa. Il più grande tra i metodisti è stato sicuramente Luisito Monti […]. Altro grande metodista dell'epoca fu l'uruguagio Andrelo che giocava nel Bologna. Nei volanti sicuramente il più bravo va ricercato tra i brasiliani. Tra quelli che ho visto giocare sicuramente il più grande è stato Clodoaldo, che vinse il mondiale del 1970 in Messico. Questa mia impressione è stata rafforzata dalle testimonianze di chi l'ha diretto (Zagalo), da chi ci ha giocato assieme (Tostão, Rivelino e Gérson) e da chi l'ha avuto come avversario (Sandro Mazzola). Basti dire che Clodoaldo nel 1970 aveva venti anni e "comandava" una squadra dove c'erano autentici fenomeni quali Alberto Carlos, Jairzinho, Gérson, Tostão, Pelé e Rivelino.”

Franco Rossi (1944–2013) giornalista italiano

Con data
Origine: Da Il fenomeno che a 20 anni dava ordini a Pelé http://www.francorossi.com/2004/08/il-fenomeno-che-a-20-anni-dava-ordini-a-pele/, Francorossi.com, 9 agosto 2004.

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“Giocare nella Sampdoria deve essere per tutti un onore. Questo è un club prestigioso, con 67 anni di storia. E se qualcuno dei miei giocatori questa storia non la conosce gliela ricorderò io. Ricorderò ai miei giocatori, che la maglia che indossano è stata vestita in passato da grandi giocatori e grandi uomini. Sono talmente tanti che me li sono dovuti scrivere per ricordarli tutti: potremmo partire dagli anni '50 e andare avanti e citare Suarez, Skoglund, Brighenti, o dire che qui ha giocato un Ct Mondiale come Lippi. […] Questa è stata la squadra di una coppia irripetibile, tra le più grandi della storia del calcio italiano, come Vialli e Mancini, di una freccia come Lombardo, di talenti come Dossena e Salsano, di attaccanti come Chiesa e Montella. Fino a Cassano e Pazzini. E ne dimentico tanti… In panchina si sono seduti miti come Fulvio Bernardini e Vujadin Boskov, e tecnici innovatori come Eriksson. Questo club negli ultimi 30 anni è stata gestito da due grandi famiglie: Mantovani e Garrone. E io ho avuto l'onore di conoscerle entrambe. Qui solo vent'anni fa si vinceva una Coppa delle Coppe, uno scudetto e si è persa ai supplementari una Coppa dei Campioni. […] Perché nella sua storia la Samp è anche caduta ma si è sempre rialzata.”

Siniša Mihajlović (1969) allenatore di calcio e ex calciatore serbo

Origine: Dalla conferenza stampa di presentazione come nuovo allenatore della Sampdoria; citato in Sampdoria, Mihajlovic cita Kennedy: "Troveremo la strada, io sono sampdoriano" http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Sampdoria/21-11-2013/sampdoria-mihajlovic-cita-kennedy-troveremo-strada-io-sono-sampdoriano-201618672582.shtml, Gazzetta.it, 21 novembre 2013.

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“A me non disturba questo fatto che siamo tutti uguali, purché non ci vengano a dire che ci rassomigliamo.”

Quino (1932) fumettista

Origine: Ci è sparito l'orizzonte!, p. 181

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“I critici d'arte si vergognano di dire che Jacovitti era un genio, che ha operato una grande rivoluzione con il suo modo surreale di disegnare il vero, che questo maestro del fumetto va studiato esattamente come va studiato Picasso.”

Vincenzo Mollica (1953) giornalista e scrittore italiano

Origine: Dalla prefazione http://www.stampalternativa.it/libri.php?id=978-88-7226-996-1 al volume Coccobill – Mezzo secolo di risate western.

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“Non è vero che ci sono parole per esprimere ogni cosa. E non è neanche vero che i pensieri sono fatti sempre di parole.(…) Le regioni interiori non coincidono con il linguaggio, esse si trascinano là dove le parole non riescono a soffermarsi. Spesso sono le cose essenziali quelle su cui non si può dire più niente, e l'impulso di parlarne scorre bene perché va oltre senza fermarcisi. Solo in occidente si pensa di risolvere questo disordine parlandone. Il parlare non rimette ordine né nella vita del campo di mais né in quella sull'asfalto. E solo in occidente si pensa anche che non ha senso ciò che non si riesce a sopportare. Che cosa può fare il parlare? Quando gran parte della mia vita non quadra più, anche le parole vanno a fondo. Ho visto precipitare le parole che avevo. Ed ero certa che insieme ad esse, se le avessi avute, sarebbero precipitate anche quelle che non avevo. Le parole non esistenti sarebbero diventate come quelle esistenti che precipitavano. Non ho mai saputo di quante parole ci sarebbe stato bisogno per coprire completamente lo smarrimento della fronte. Uno smarrimento che subito si allontana di nuovo dalle parole trovate per definirlo. Ma di quali parole si tratta e come dovrebbero essere subito pronte a scambiarsi con altre per recuperare i pensieri. E che cosa significa recuperare. Il pensiero però parla con se stesso in modo del tutto diverso da come le parole parlano con esso. Il desiderio tuttavia di poterlo dire. Se non avessi avuto sempre questo desiderio, non si sarebbe arrivati a sperimentare nomi per il cardo da latte, per chiamarlo con il suo vero nome. Senza questo desiderio non avrei prodotto intorno a me quel senso di vergogna come conseguenza di una vicinanza malriuscita.”

Herta Müller (1953) scrittrice tedesca

Il re s'inchina e uccide

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“«Non credo di aver mai aperto un libro in vita mia che non avesse da dire la sua sull'incostanza delle donne. Ma forse voi obietterete che sono stati scritti tutti da uomini».

«Forse lo farò. Sì, sì, vi prego, niente riferimenti agli esempi nei libri. Gli uomini hanno avuto su di noi ogni vantaggio nel narrare la loro storia. L'istruzione è stata sempre appannaggio loro a un livello tanto più alto; la penna è stata nelle loro mani. Non sono disposta ad ammettere che i libri possano provare alcunché».”

Persuasion
Variante: «Non credo di aver mai aperto un libro in vita mia che non avesse da dire la sua sull'incostanza delle donne. Ma forse voi obietterete che sono stati scritti tutti da uomini».
«Forse lo farò. Sì, sì, vi prego, niente riferimenti agli esempi nei libri. Gli uomini hanno avuto su di noi ogni vantaggio nel narrare la loro storia. L'istruzione è stata sempre appannaggio loro a un livello tanto più alto; la penna è stata nelle loro mani. Non sono disposta ad ammettere che i libri possano provare alcunché».

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“Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell’orifizio di un lavandino.”

Métaphysique des tubes
Variante: Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio di un lavandino.

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“Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una all'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alla nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.”

The Tartar Steppe

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“Ti scrivo mentre tu sei da qualche parte a comprare la Coca-Cola. È la prima volta in vita mia che scrivo una lettera a qualcuno seduto accanto a me su una panchina. Ma se non facessi così dubito che riuscirei a farti arrivare quello che ti voglio dire. Perché tu non ascolti niente di quello che dico, prova a dire che non è vero. “Se può interessarti, oggi tu hai fatto una cosa molto grave nei miei confronti. Non ti sei neanche accorto che ho cambiato pettinatura. Piano piano, con sacrificio, avevo aspettato che mi crescessero i capelli e lo scorso week-end finalmente mi sono fatta fare un taglio femminile. Ma tu non ci hai fatto neanche caso. Ero così sicura di essere carina nella mia nuova pettinatura che non vedevo l'ora di farti una sorpresa, tanto più che era la prima volta che ci vedevamo da tanto tempo. E tu non te ne sei nemmeno accorto! Ti rendi conto di che vuoi dire? Figuriamoci, se è per questo probabilmente non sapresti dire neanche com'ero vestita. Ma guarda che io sono una donna. Per quanti pensieri tu possa avere, potresti almeno degnarmi di uno sguardo. Sarebbe bastato poco. Se solo mi avessi detto, non dico tanto, qualcosa tipo “Carina, questa pettinatura‟, ti avrei lasciato fare come volevi, immergerti nei tuoi pensieri quanto volevi. “Perciò sto per dirti una bugia. Ti dirò che ho un appuntamento a Ginza con mia sorella. Non è vero. Pensando di restare stanotte a dormire da te mi ero portata perfino il pigiama. Sì, se lo vuoi sapere nella mia borsa ci sono pigiama e spazzolino da denti. Mi viene da ridere, se penso a quanto sono cretina. A te l'idea di invitarmi a casa tua non ti ha sfiorato nemmeno. Ma non importa. Visto che ci tieni tanto a startene da solo fregandotene altamente di me, rimani pure da solo e pensa a tutti i tuoi problemi quanto vuoi senza nessuna interferenza da parte mia. “Il guaio è che non riesco nemmeno ad avercela con te. Mi sento soprattutto sola. In fondo sei sempre stato gentile con me mentre io per te non ho fatto niente. Tu sei sempre chiuso nel tuo mondo e ogni volta che io provo a bussare e a chiamarti tu mi lanci al massimo un'occhiata e subito ti richiudi in te stesso. “Eccoti che torni con la Coca-Cola. Vieni verso di me tutto sprofondato nei tuoi pensieri. Quanto vorrei che inciampassi! Ma non inciampi, ti siedi accanto a me come prima e bevi la tua Coca. Avevo un residuo di speranza che tornando notassi qualcosa e dicessi: “Di' un po‟, ma hai cambiato pettinatura?‟ Invece niente. Se te ne fossi accorto anche in ritardo avrei strappato questa lettera e ti avrei detto: “Dai, andiamo a casa tua. Ti cucinerò una cena favolosa e poi andremo a letto felici e contenti‟. Ma tu sei ottuso come un pezzo di legno. Sayonara.
P. S. La prossima volta che ci vediamo a lezione evita di rivolgermi la parola.”

Norwegian Wood

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“Quando la gente odia con tanta foga, vuol dire che odia qualcosa che ha dentro di sé.”

Brideshead Revisited: The Sacred and Profane Memories of Captain Charles Ryder

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“Dunque," chiese, "tu non apprezzi proprio la fedeltà? La fedeltà alle proprie memorie?"
"Io credo che solo il presente abbia importanza, non il passato. Lasciamolo perdere il passato. Se cerchiamo di mantenerlo in vita, lo alteriamo, lo vediamo in una prospettiva sbagliata… esageriamo sempre."
"Ma io ricordo a perfezione ogni parola e ogni incidente di quei giorni!" esclamò David con passione.
"E non dovresti, caro: perché così rivivi quei giorni col sentimento di un ragazzo, mentre dovresti giudicarli con l'equilibrio e la maturità di un uomo."
"E che importa?"
Hilda esitò. Si rendeva conto che non era saggio proseguire, eppure desiderava troppo dire certe cose.
"Ecco… io credo che tu continui a veder tuo padre come un… mostro. Ne fai una specie di personificazione del male… Probabilmente invece, se lo vedessi oggi, ti renderesti conto che è un uomo qualunque, un uomo forse dominato dalle passioni, non esente da biasimo, ma sempre e soltanto un uomo, non una specie di mostro inumano."
"Non capisci… Il modo in cui ha trattato mia madre…"
"Vi è una certa forma di dolcezza, di sottomissione," disse Hilda gravemente, "che stimola i peggiori istinti di un uomo, mentre lo stesso uomo affrontato con spirito deciso diventerebbe una creatura tutta diversa."
"Dunque, secondo te, è colpa della mamma…"
"No, no," lo interruppe Hilda. "Sono certa che tuo padre deve averla trattata molto male, ma… ma il matrimonio è una cosa specialissima e non credo che un estraneo - sia pure un figlio - abbia il diritto di giudicare tra i coniugi. Comunque, il tuo risentimento attuale non può più aiutare in nulla tua madre… Tutto è finito, ormai: non rimane che un vecchio malandato in salute che desidera rivedere suo figlio per Natale."
"E tu vuoi che io vada?"
Ancora una volta Hilda esitò. Poi si decise.
"Sì," disse. "Desidero che tu vada, e la faccia finita una volta per tutte.”

Hercule Poirot's Christmas

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“L'amore è completamente sordo a quello che può dire il resto del mondo, è appunto da questo che lo si riconosce.”

Milan Kundera (1929–2023) scrittore, saggista e poeta cecoslovacco

Life is Elsewhere

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“In realtà il patibolo, quando è lì, drizzato, ha alcunché d'allucinante. Si può avere una certa indifferenza a proposito della pena di morte, non pronunciarsi, dire di sì e no, fino a quando non si è visto coi propri occhi una ghigliottina; ma se avviene d'incontrarne una, la scossa è violenta e bisogna decidersi a prendere partito pro o contro di essa. Taluni, come il De Maistre, ammirano; altri, come il Beccaria, esecrano. La ghigliottina concreta la legge: si chiama vendetta, ma non è neutra e non vi permette di restar neutro. Chi la scorge freme del più misterioso dei fremiti. Tutte le questioni sociali drizzano intorno alla mannaia il loro punto interrogativo. Il patibolo è una visione; ma non è una costruzione, ma non è una macchina, ma non è un inerte meccanismo fatto di legno, di ferro e di corde. Sembra ch'esso sia una specie d'essere con non so qual cupa iniziativa; si direbbe che quella costruzione veda, che quella macchina senta, che quel meccanismo capisca, che quel legno, quel ferro e quelle corde vogliano. Nella spaventosa fantasticheria in cui la sua presenza getta l'anima, il patibolo appare terribile e sembra partecipe di quello che fa.
È il complice del carnefice: divora, mangia la carne,
beve il sangue. Il patibolo è una specie di mostro fabbricato dal giudice e dal falegname, uno spettro che sembra vivere d'una specie di vita spaventevole, fatta di tutta la morte che ha dato.”

Les Misérables

“Di solito non parlo con gli sconosciuti. Non mi piace parlare con chi non conosco. E non per via della famosa frasa Non Dare Confidenza Agli Sconosciuti che ci ripetono continuamente a scuola, che tradotto vuol dire non accettare caramelle o un passaggio da uno sconosciuto perché vuole fare sesso con te. Non è questo che mi preoccupa. Se un estraneo mi toccassse lo colpirei immediatamente, e io so colpire molto forte. Come per esempio quella volta che ho preso a pugni Sarah perché mi aveva tirato i capelli e l’ho fatta svenire e le è venuta una commozione cerebrale e avevano dovuto portarla al pronto soccorso. E poi ho sempre con me il mio coltellino svizzero che ha una lama a seghetto in grado di tranciare le dita a un uomo.
Non mi piacciono gli estranei perché non mi piacciono le persone che non conosco. Sono difficili da capire. È come essere in Francia, dove andavamo qualche volta in campeggio quando mio madre era ancora viva. E io odiavo la Francia perché se entravo in un negozio o in un ristorante o andavo in spiaggia non capivo quel che dicevano, e la cosa mi terrorizzava.

Ci metto un sacco di tempo per abituarmi alle persone che non conosco. Per esempio, quando c’è una persona nuova che viene a lavorare a scuola non le parlo per settimane e settimane. Rimango a osservarla finché non sono certo di potermi fidare. Poi le faccio delle domande su di lei, sulla sua vita, del tipo se ha degli animali e qual è il suo colore preferito e cosa sa dell’Apollo e le chiedo di disegnarmi una piantina della sua casa e voglio sapere che macchina ha, così imparo a conoscerla. Da quel momento in poi non mi preoccupo più se mi capita di trovarmi nella stessa stanza con questa persona e non sono più obbligato a stare all’erta.”

The Curious Incident of the Dog in the Night-Time

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