Frasi su Duecento

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema duecento, essere, oggi, uomini.

Frasi su Duecento

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“Quest'uomo, meglio conosciuto sotto il nome di Tigre della Malesia, che da dieci anni insanguinava le coste del mar malese, poteva avere trentadue o trentaquattro anni.
Era alto di statura, ben fatto, con muscoli forti come se fili d'acciaio vi fossero stati intrecciati, dai lineamenti energici, l'anima inaccessibile a ogni paura, agile come una scimmia, feroce come la tigre delle jungla malesi, generoso e coraggioso come il leone dei deserti africani.
Aveva una faccia leggermente abbronzata e di una bellezza incomparabile, resa truce da una barba nera, con una fronte ampia, incorniciata da fuligginosi e ricciuti capelli che gli cavedano con pittoresco disordine sulle robuste spalle. Due occhi di una fulgidezza senza pari, che magnetizzavano, attiravano, che ora diventavano melanconici come quelli di una fanciulla, e che ora lampeggiavano e schizzavano come fiamme. Due labbra sottili, particolari agli uomini energici, dalle quali, nei momenti di battaglia, usciva una voce squillante, metallica, che dominava il rombo dei cannoni, e che talvolta si piegavano a un melanconico sorriso, che a poco a poco diventava un sorriso beffardo fino al punto di trovare il sorriso della Tigre della Malesia, quasi assaporasse allora il sangue umano.
Da dove mai era uscito questo terribile uomo, che alla testa di duecento tigrotti, non meno intrepidi di lui, aveva saputo in poco volger d'anni farsi una fama sì funesta? Nessuno lo avrebbe potuto dire. I suoi fidi stessi lo ignoravano, come ignoravano pure chi egli fosse.”

Le tigri di Mompracem

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“Mi sta sul cazzo i gemelli e il cugino e duecento nomi a caso di gente | che non sa persino che io rimo.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Idee stupide, n. 15
Tradimento

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“[Mi manca] il calore delle persone [italiane]: c'è una grande facilità nella comunicazione, mentre i francesi non sono così estroversi. D'altra parte, in Francia c'è una grande vivacità nel mondo del cinema: si producono almeno duecento film all'anno e le occasioni di lavoro sono moltissime. Purtroppo non c'è paragone col cinema italiano.”

Alessandra Martines (1963) attrice italiana

Origine: Dall'intervista di Mariateresa Truncellito Alessandra Martines: Ho una vita da favola ma mi manca l'Italia, Confidenze, Mondadori, 18 maggio 2005; citato in www.truncellito.com http://www.truncellito.com/2005/alessandra-martines.

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“Murat ha tentato di riconquistare con duecento uomini quel territorio che non era riuscito a tenere quando ne aveva a disposizione ottantamila.”

Napoleone Bonaparte (1769–1821) politico e militare francese, fondatore del Primo Impero francese

a proposito del tentativo disperato di Gioacchino Murat di riconquistare il Regno di Napoli, perso a Tolentino nel maggio 1815, con lo sbarco a Pizzo Calabro nell'ottobre dello stesso anno, risoltosi con il suo arresto e la sua condanna a morte
Origine: Citato in Giuseppe Campolieti, Il re lazzarone, Mondadori, Milano, 1999, p. 416. ISBN 88-04-40528-7

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“Io sono seduto nella mia camera con la faccia rivolta al fuoco, e tutti gli oggetti che colpiscono i miei sensi sono contenuti in pochi metri intorno a me. La memoria, invero, mi fa presente l'esistenza di molti oggetti; ma questa sua testimonianza non si estende oltre la loro precedente esistenza, né i sensi né la memoria attestano la continuità del loro essere. Mentre sono ancora seduto e rivolgo per la mente questi pensieri, sento ad un tratto un rumore, come di una porta che gira sopra i suoi cardini, e poco dopo vedo il portiere che avanza verso di me. Ciò mi dà occasione a molte riflessioni e nuovi ragionamenti. Anzitutto, io non ho mai osservato che quel rumore possa provenire da altro fuorché dal movimento di una porta, e quindi concludo che il presente fenomeno sarebbe in contraddizione con tutte le precedenti esperienze, qualora io non ammettessi che la porta, che ricordo dall'altra parte della camera, continua ad esistere. Ancora: ho sempre visto che un corpo umano possiede una qualità ch'io chiamo gravità, e che gl'impedisce di volare, come questo portiere dovrebbe aver fatto per giungere nella mia camera, se pensassi che la scala, di cui ho il ricordo, fosse stata distrutta nella mia assenza. Ma non è tutto. Io ricevo una lettera: aprendola, vedo dal carattere e dalla firma che viene da un amico che mi dice esser distante duecento leghe. È evidente che non posso mai rendermi ragione di questo fenomeno in conformità della mia esperienza in altri casi, senza far passare nella mia mente tutto il mare e il continente che ci separano, e senza supporre gli effetti e l'esistenza continuata dei corrieri e dei battelli, conforme alla mia memoria e osservazione. I fenomeni, dunque, del portiere e della lettera, sotto un certo aspetto sono in contraddizione con l'esperienza comune, e possono esser giudicati come obiezioni alle massime riguardanti la connessione tra cause ed effetti. Io, infatti, sono abituato a udire un certo suono nello stesso tempo che vedo un certo oggetto in movimento; in questo caso, invece, non ho ricevuto le due percezioni insieme. Sì che queste due osservazioni sono contrarie, a meno ch'io non supponga che la porta rimanga ancora, e che sia stata aperta senza ch'io ne abbia avuto la percezione. E questa supposizione, da principio arbitraria e ipotetica, acquista forza ed evidenza per essere la sola che possa conciliare quella contraddizione. Di questi casi se ne offrono continuamente nella mia vita, e mi spingono a supporre una continuata esistenza degli oggetti al fine di collegare le passate con le presenti loro apparizioni, e dare loro quella reciproca unione che ho trovato per esperienza convenire alla loro particolare natura e alle circostanze. Io sono, così, naturalmente portato a considerare il mondo come qualcosa di reale e di durevole, che mantiene la sua esistenza anche quando cessa di esser presente alla mia percezione.”

Trattato sulla natura umana

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“Non m'interessa parlare della notte che cambiò la vita, che ha reso il mio carattere per sempre sospettoso e diffidente. Avevo visto la durezza della guerra. Il giorno prima con i miei amici, partigiani, giocavamo a calcio, il giorno dopo erano nella chiesetta, cadaveri, sfigurati in viso dagli scarponi chiodati. Ho visto la fucilazione dei gerarchi fascisti, ero a piazzale Loreto quando appesero Mussolini a testa in giù come un maiale, sapevo cos'era la cattiveria, ma ignoravo l'infamia. Ho aspettato due mesi che Compagnoni venisse a darmi una pacca sulla schiena, a dirmi che aveva fatto una fesseria, a chiedere scusa, perché può capitare di essere vigliacchi, ma deve anche capitare di ammetterlo. Invece niente, invece sono finito sul banco degli accusati, ero io la carogna, non loro che avevano mentito sull'uso delle bombole, delle maschere, sull'orario del balzo finale alla vetta. Nella relazione ufficiale di Desio che il Cai ha accettato è sbagliata la quota del mio bivacco, quella del campo di Compagnoni e Lacedelli, l'uso e la durata delle bombole di ossigeno, niente affatto esaurito prima dei duecento metri di dislivello sotto il K2, e l'ora in cui dettero l'assalto alla vetta. E tutto questo perché? Perché l'impresa oltre ad avere successo doveva essere anche eroica. Far vedere che gli italiani erano stati non solo bravi, ma anche straordinari. Ne abbiamo fatto una montagna di merda, coperta di menzogne, perfino la stampa straniera ci chiede "perché?". E tutto questo perché non riusciamo ad essere un paese pulito, dobbiamo strumentalizzare le occasioni, la verità, sporcare gli uomini. L' Italia è un paese di complici, dove non esiste solidarietà tra onesti, ma solo scambio tra diversi interessi, dove il sogno di Desio doveva restare immacolato. Dove solo io potevo essere infangato, disprezzato, accusato. Non solo, ma qualsiasi controversia non viene mai affrontata, si preferisce accantonarla, non prendere la responsabilità di una scelta. Mentre oggi agli idoli sportivi imbottiti di droga tutto viene perdonato perché sono l'immagine del paese. E se solo guardo quello che passa in tv mi viene schifo: quelle persone sull'isola, che si fanno riprendere, quella buffonata. Con quale rispetto verso i padri dell'avventura, verso chi ha cercato frontiere e parole nuove come Melville, Jack London e Stanley? Io sul K2 in una notte del '54 sono quasi morto, ma quello che mi ha ucciso è questo mezzo secolo di menzogna. Ho urlato così tanto quella notte nella mia disperazione che adesso non voglio avere più voce. La puzza del K2 la lascio a voi, io preferisco respirare […].”

Walter Bonatti (1930–2011) alpinista italiano
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“Garbato, naso fino, duro però nel mettere assieme i suoi versi. Il suo difetto? Eccolo: in un'ora, come fosse gran cosa, dettava sovente duecento versi, e reggendosi su un piede soltanto. Siccome scorreva fangoso, c'erano cose che avresti voluto levare; era ciarliero e insofferente della fatica di scrivere, di scrivere bene. ”
Facetus, emunctae naris, durus conponere versus. nam fuit hoc vitiosus: in hora saepe ducentos, ut magnum, versus dictabat stans pede in uno; cum flueret lutulentus, erat quod tollere velles; garrulus atque piger scribendi ferre laborem, scribendi recte.

Quinto Orazio Flacco (-65–-8 a.C.) poeta romano

da III, 4, 7-13 - Mario Labate

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“Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo.”

Filippo apostolo (5–80) apostolo di Gesù

da Vangelo di Giovanni
Vangelo secondo Giovanni

“I duecento metri mondiali di Mennea per noi sono stati rabbia e poesia, talento e geometria, insofferenza e razionalità. E la sua maniera di correrli ci ha sempre fatti restare appesi al finale, meglio di un film giallo: ce la farà o sarà preso prima del traguardo? E lui lì ad arrancare, almeno così sembrava, e invece ecco che lui spuntava dalla curva, ecco che quando lo davano per finito lui cominciava a mangiare i metri e lì veramente cominciavano a scoppiare i cuori, anche quelli più introversi. E lui che finalmente aveva combattuto e vinto il mostro interno che lo azzannava alzava il dito. Non come il padrone che reclama una sua proprietà, ma come uno schiavo che si libera delle catene e mostra orgoglioso il frutto della sua liberazione. Non era un'Italia atletica quella di Mennea: jogging, esercizio fisico, palestra non andavano ancora di moda. E non era un'Italia mentalmente attrezzata ad affrontare alla pari gli avversari. Con Mennea qualcosa cambiò: il suo record dimostrò che non eravamo solo un paese pieno di talenti, spesso incompiuti, ma che avevamo anche la scienza e l'applicazione per costruire un primato che sarebbe durato quasi vent'anni. Lo sprint non era più Little Italy. In questo Mennea è stato e continua ancor oggi ad essere la nostra diversità. Ci ha fatti correre, soffrire, vincere. E soprattutto vivere controvento la nostra fragilità.”

Emanuela Audisio (1953) giornalista e scrittrice italiana

la Repubblica
Origine: Da Mennea. Il campione controvento http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/12/08/mennea-il-campione-controvento.html, 8 dicembre 1999.

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“Crisalo: I due Atridi sono famosi per aver compiuto un'impresa grandiosa: conquistarono dopo dieci anni Pergamo, la patria di Priamo, difesa da mura divine, con armi, cavalli, un esercito di fortissimi combattenti, una flotta di mille navi. Roba veramente da nulla rispetto a quello che farò io per espugnare il mio padrone, senza flotta e senza tutto quel grande esercito. L'ho preso, sono riuscito a portargli via l'oro per il padroncino innamorato. Prima che ritorni, voglio intonare un lamento funebre. O Troia, patria, Pergamo, o vecchio Priamo, sei bello che morto: ti sto per scucire quattrocento filippi d'oro. Le tavolette sigillate che ti ho consegnato non sono mica delle tavolette, sono il cavallo di legno degli Achei. Pistoclero, da cui le ho prese, è Epeo, il costruttore, Mnesiloco è Sinone, quello che fu lasciato indietro, ma non sta presso la tomba di Achille, è a letto con Bacchide. Quello vero un tempo accese del fuoco per dare il segnale, questo qua invece… è proprio lui a bruciare. E io sono Ulisse, grazie alla cui astuzia sta avvenendo tutto questo. Tutte le cose scritte qui, nelle tavolette, sono i soldati all'interno del cavallo, ben armati e pien di coraggio. Fino a questo momento tutto è andato per il verso giusto. Il cavallo ora dovrà attaccare non una rocca, ma un forziere: per l'oro del vecchio sarà rovina, strage, terribile lusinga. Al nostro sciocco vecchio posso dare sicuramente il nome di Ilio; al soldato è Menelao, io sono Agamennone e anche Ulisse figlio di Laerte, Mnesiloco è Paride che manda in rovina la sua patria. Ha rapito Elena, per questo sto assediando Ilio. Ho sentito che anche lì Ulisse fu coraggioso e perfido, proprio come me. Io sono stato beccato nel mezzo dei miei inganni, lui rischiò quasi di morire mentre spiava le mosse dei Troiani travestito da mendicante. Oggi a me è successo qualcosa di simile. Mi hanno incatenato, ma me la sono cavata con l'inganno: anche lui si salvò con i suoi inganni. Ho sentito che tre furono i segni del fato che preannunciavano la rovina di Troia: se fosse stata portata via la statua dalla rocca, poi la morte di Troilo, terzo, quando si fosse spaccato lo stipite superiore delle porte frigie. E tre sono anche i segnali del fato per la nostra Ilio. Primo: quando ho raccontato al vecchio la storia dell'ospite, dell'oro e della barca: in questo modo ho portato via dalla rocca la statua. Poi me ne rimanevano ancora due per prendere la roccaforte. Quando ho consegnato le tavolette al vecchio: lì ho ucciso Troilo: lui pensava che Mnesiloco fosse a letto con la moglie del soldato. Qui mi sono salvato per un pelo. Ma è come il pericolo che corse Ulisse quando, raccontano, fui riconosciuto da Elena e consegnato a Ecuba; ma, come allora Ulisse riuscì a liberarsi grazie alle sue lusinghe, convincendo Ecuba a lasciarlo andare, così io con la mia astuzia sono scampato al pericolo e ho messo nel sacco il vecchio. Poi mi son dovuto scontrare con il grande soldato che conquista le città senza armi, solo con le sue ciance, e ho sistemato anche lui. Poi altra battaglia con il vecchio. M'è bastato un solo inganno per sbaragliarlo e ho preso il bottino in un colpo solo. Ora consegerà al soldato i duecento filippi che ha promesso. Però ne servono altri duecento da spendere dopo la presa di Troia, che ci sia del vino per il trionfo dei vincitori. Questo Priamo è molto meglio dell'altro: non c'ha mica cinquanta figli, ne ha quattrocento e tutti di prima scelta, senza un solo difetto. Li farò a pezzi in due soli colpi. Se c'è qualcuno che lo compra, il nostro Priamo, io lo metto pure in vendita: penso che questo vecchio sia veramente roba da vendere, da mettere all'asta, dopo che avrò espugnato la roccaforte. Ma eccolo là il nostro Priamo, davanti alla porta. Gli vado a parlare.”

vv. 925-978; 2007
Bacchides
Origine: Il servo plautino è anche un personaggio sbruffone e strafottente. Qui celebra le proprie gesta con lessico e argomenti attinti dall'epica di Omero, che è parodiata nel monologo. Tutti i personaggi epici ivi citati: Achille, Agamennone, Ecuba, Elena, Epeo, Laerte, Menelao, Paride, Priamo, Sinone, Troilo, Ulisse.

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“Con fantascienza ["scientifiction"] intendo il genere di storie scritto da Jules Verne, H. G. Wells ed Edgar Allan Poe: un'affascinante romance intimamente mescolato a dati scientifici e visioni profetiche. […]
Edgar Allan Poe può giustamente essere chiamato il padre della "fantascienza". Fu lui che a dare veramente inizio al romance, a intessere brillantemente nella e attorno alla storia un filo scientifico. Jules Verne, con i suoi romance strabilianti, anch'essi intessuti di un filo di scienza, venne per secondo. Poco più tardi giunse H. G. Wells, le cui storie di fantascienza, al pari di quelle dei suoi precursori, sono diventate famose e immortali.
Bisogna ricordare che viviamo in un mondo completamente nuovo. Duecento anni fa, le storie di questo tipo non erano possibili. La scienza, nelle sue varie branche di meccanica, elettricità, astronomia ecc., entra oggi così intimamente nelle nostre vite, e noi siamo così immersi in questa scienza, da essere ormai abituati a dare per scontate nuove invenzioni e scoperte. L'intero nostro modo di vivere è cambiato con l'attuale progresso e non c'è da stupirsi, perciò, se molte situazioni fantastiche – impossibili cent'anni fa – sono oggi reali. È in queste situazioni che i nuovi autori di romance trovano la loro grande ispirazione.
Non solo queste storie sbalorditive sono una lettura tremendamente interessante: esse inoltre sono sempre istruttive. Forniscono conoscenze che non potremmo ottenere in altro modo, e le forniscono in modo assai gradito al palato. Perché i migliori di quei moderni scrittori di fantascienza hanno la dote di impartire conoscenza, e anche ispirazione, senza mai farci capire che ci impartiscono un insegnamento.
E non solo! Poe, Verne, Wells, Bellamy e molti altri si sono dimostrati veri poeti. Le profezie fatte in molte delle loro storie più strabilianti sono in corso di realizzazione, o sono già state realizzate. Prendete per esempio il fantastico sottomarino della più famosa storia di Jules Verne, "Ventimila leghe sotto i mari."”

Hugo Gernsback (1884–1967) inventore, editore e scrittore lussemburghese

Ha previsto l'odierno sottomarino fin quasi all'ultimo bullone! Le nuove invenzioni ritratte per noi nell'odierna fantascienza non sono affatto impossibili da realizzarsi domani.
Origine: Estratto dall'editoriale del primo numero della rivista Amazing Stories, 5 aprile 1926; citato in Riccardo Valla, Storia della fantascienza - Hugo l'inventore http://www.fantascienza.com/delos/delos52/storia.html, Delos Science Fiction n. 52, dicembre 1999-gennaio 2000

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“Beppe Grillo ha grandi meriti da artista e da uomo d'informazione. Ha anticipato lo scandalo Parmalat e raccontato per anni un pezzo di potere che quasi nessuno, sui media, ha saputo o voluto raccontare al pubblico. Per questo la svolta da predicatore è ancora più imbarazzante. Si è messo anche lui in fila a vendere complotti. La vendita di complotti è un'attività semplice e redditizia. Piace molto al pubblico perché lava i peccati del mondo. È bello farsi raccontare da Grillo che i motori all'idrogeno sono pronti ed è soltanto la volontà assassina di tre o quattro petrolieri a impedirne il commercio. È una bufala scientifica ma ci permette di tornare a casa sulla Suv senza sensi di colpa. Il pubblico americano ha arricchito qualsiasi teorico del complotto intorno all'11 settembre, per quanto ridicole fossero le prove concrete. Michael Moore è diventato un divo spiegando che le guerre in Medioriente sono il frutto di un piano studiato a tavolino da due famiglie, Bush e Bin Laden. Purtroppo il vero complotto è ordito dai due terzi della popolazione statunitense, duecento milioni di persone, che si ostinano a consumare ogni anno un terzo delle merci mondiali, senza neppure riuscire a pagarle, e dieci volte l'energia usata dal miliardo e trecento milioni di cinesi. Hanno enorme successo i romanzi sulla mafia che narrano di spietati padrini e ignobili protettori politici. Ma da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in poi si sa benissimo che il problema della mafia non sono i clan ma la borghesia mafiosa. Nessuna oligarchia, per quanto spietata, può reggere a lungo senza intercettare grandi flussi di consenso.”

Curzio Maltese (1959) giornalista e scrittore italiano

da la Repubblica del 17 settembre 2007

“La Barbera mi disse che mi sarei fatto solo qualche mese di galera e che mi avrebbe dato duecento milioni.”

Vincenzo Scarantino (1965) criminale italiano

Origine: Citato in Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizzo, Via D'Amelio, Scarantino: "Mi costrinsero a confessare con minacce e promesse" http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/30/strage-di-via-damelio-e-scarantino-come-ti-fabbrico-un-pentito/167379/, il Fatto Quotidiano.it, 30 ottobre 2011.

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“Il prezzo di Pogba lo ha fatto Florentino Pérez, acquistando Gareth Bale per cento milioni. A questo punto, Pogba vale almeno il doppio. Non sono io, sia chiaro, che faccio la valutazione: è stato il Real Madrid e la legge del mercato a dire che Pogba oggi vale duecento milioni.”

Mino Raiola (1967) procuratore sportivo italiano

Origine: Citato in Juventus, Raiola: "Pogba vale il doppio di Bale. È prezioso come un Salvador Dalì" http://www.gazzetta.it/Calciomercato/27-08-2013/juventus-raiola-pogba-vale-doppio-bale-prezioso-come-salvador-dali-201046044966.shtml, Gazzetta.it, 27 agosto 2013.

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“Lo portarono via in duecento, | peccato fosse solo quando se ne andò.”

Francesco De Gregori (1951) cantautore italiano

da Festival, n. 9
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“[Gaffe] Sono in assoluto il maggiore perseguitato dalla magistratura di tutte le epoche, di tutta la storia degli uomini, in tutto il mondo, perché ho subito più di duemilacinquecento udienze e ho la fortuna, avendo lavorato bene nel passato, avendo messo da parte un patrimonio importante, di avere potuto spendere più di duecento milioni di euro per consulenti e giudici. La persecuzione naturalmente… Ehm, avvocati.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2009
Origine: Da una conferenza stampa del 9 ottobre 2009 (video disponibile su Corriere.it http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_09/berlusconi_quirinale_napolitano_collaborazione_48da983c-b49b-11de-939a-00144f02aabc.shtml); citato in Berluskalendar, Lulu.com, 2010, p. 5 https://books.google.it/books?id=iH5GAgAAQBAJ&pg=RA1-PA5. ISBN 1445263130

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“Nel 1939 il re imperatore Vittorio Emanuele III compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (Parte quarta La caduta di Casa Savoia”

Robert Katz (1933–2010) giornalista, scrittore e storico statunitense

1922-1946), p. 368
La fine dei Savoia
Variante: Nel 1939 il re imperatore Vittorio Emanuele III compì settant'anni. Da duecento anni ormai nessun principe regnante sabaudo era vissuto tanto a lungo da raggiungere quell'età; ed era un risultato genetico notevole per un primogenito del ramo Carignano della dinastia; ramo in cui i primogeniti morivano solitamente giovani. La sua sfida alle leggi della longevità e la povertà del sangue che scorreva nelle sue vene, dovuta ad un amore tra consanguinei, si rifletteva nel suo aspetto, negli occhi e nella pelle incartapecorita del volto. Rughe profonde percorrevano la sua fronte, i capelli erano caduti e i pochi rimasti dietro le orecchie, così come i baffetti ben arricciolati sulle labbra in perfetto stile fascista, erano diventati candidi. La sua mascella tremava più di prima, due borse violacee pendevano sotto gli occhi e la bocca era serrata in una smorfia grinzosa di fastidio, come se tutto quello che gli si era accumulato dentro fosse aggrovigliato in un nodo di incessante pena. (Parte quarta La caduta di Casa Savoia (1922-1946), p. 368)
Origine: Umberto I e Margherita di Savoia, genitori di Vittorio Emanuele III, erano cugini.

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“Prima che sulla coppia, Eyes wide shut è né più né meno che un film sulla borghesia - ieri e oggi, dopo Barry Lyndon e l'89 di duecento e passa anni fa - e dunque, visto che il potere è sempre saldo nelle mani di questa classe, assistita o appena contrastata, oggi come oggi, solo da poteri più esoticamente criminali di essa, è un film sul potere, […] il Potere Borghese e Maschile sul corpo della donna e del ricco sul corpo del povero. […] Che cos'è questo film, in definitiva, se non una classica storia di "presa di coscienza", che a metà pone il protagonista di fronte a una crisi e lo costringe a cominciare a vedere? Con procedimenti non immemori di Hitchcock e di Lang, Bill è ora mosso nelle sue azioni dal senso di colpa, che però non è "cattolico" come nei due maestri, o metafisico alla Kafka, o psicoanalitico-edipico-freudiano, bensì precisamente e chiaramente sociale. E il clou ne sarà la conversazione con Ziegler (Pollack), il borghese cinico che sa e che ha scelto e che è "dentro" la grande rete nascosta del potere. Quello che prima era tutto freddezza di professionista acciuffadenari che esorcizza la morte e il male con il censo e il sesso, cambierà, sarà un'altra persona e un altro medico. […] È poco? È tantissimo almeno da dentro il mondo borghese di cui Kubrick parla e da cui proviene e in cui si era nevroticamente installato. Se i Bill e Alice del mondo lo capissero tutti, il mondo sarebbe diverso. […] A fine secolo, Kubrick non rinuncia quindi a "farci la morale" e noi gliene siamo grati, anche perché ci lascia qualcosa in cui credere. Di fronte a questo, che la prima lettura del film sia per i Bill e Alice del mondo meno godibile… affari loro. Chi ha occhi per vedere veda, sia pure tra sonno e veglia, e gli altri dormano pure l'immenso meschino complice doppio sogno del consumo e del consenso.”

Goffredo Fofi (1937) saggista, attivista e giornalista italiano
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“Qui in Africa, disponiamo di tutto il necessario per diventare un continente potente, moderno e industrializzato. Gli investigatori dell'Onu hanno recentemente dimostrato che l'Africa, lungi dal disporre di risorse inadeguate, è probabilmente meglio equipaggiata per l'industrializzazione di quasi qualsiasi altra regione del mondo. Le riserve potenziali di minerale ferroso, per esempio, potrebbero durare per circa duemila anni. I depositi di carbone sono stimati a quattromilacinquecento milioni di tonnellate. Si pensa che le riserve petrolifere del Sahara siano pari a quelle della penisola araba. Il gas naturale è abbondante nelle profondità del Sahara. Da quanto risulta la Rhodesia del Nord possiede giacimenti di vanadio secondi per grandezza nel mondo. L'energia idroelettrica potenziale è quasi illimitata. In Ghana disponiamo di riserve di bauxite calcolate a circa duecento milioni di tonnellate. Ho accennato solo a una manciata delle nostre risorse naturali; molti altri dati, ugualmente impressionanti, potrebbero essere forniti. Quando il rilevamento geologico dell'intero continente sarà completato, verranno senza dubbio scoperte nuove immense ricchezze. Il vero motivo della lentezza dello sviluppo industriale in Africa sta nella politica del periodo coloniale. Praticamente tutte le nostre risorse naturali, per tacere del commercio, la navigazione, la finanza, l'edilizia e così via, caddero e rimangono tuttora nelle mani di stranieri intenti ad arricchire gli investitori stranieri, e a frenare l'iniziativa economica locale.”

Kwame Nkrumah (1909–1972) rivoluzionario e politico ghanese

Africa Must Unite

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“Per ammazzare una settantina di esseri umani e per ferirne quasi duecento bisogna sparare parecchio. Ma gli afrikaner non lesinavano i mezzi per imporre l'Apartheid, istituzionalizzato al fine di separare lo sviluppo di bianchi e neri, vale a dire di segregare i neri, privati dei diritti civili e politici riservati ai bianchi.”

Bernardo Valli (1930) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Quando Mandela prese le armi http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/12/07/quando-mandela-prese-le-armi.html?ref=search, la Repubblica, 7 dicembre 2013.

“Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a bar, ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la Belle Époque, non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora.”

Alberto Consiglio (1902–1973) giornalista, politico e sceneggiatore italiano

Variante: Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a bar, ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la Belle Époque, non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora.
Origine: Dall'introduzione a Erminio Scalera, I caffè napoletani, Napoli, 1967; citato in (Monumenti e Miti della Campania Felix – Il Mattino), Il caffè, postfazione di Lejla Mancusi Sorrentino, Pierro, 1997, pp. 108, 110.

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“Già da duecento anni abbiamo fatto sparire i ghiacciai dalle regioni polari – replicò – Hymnos.”

Noi siamo padroni del clima e il freddo è stato cancellato dalla faccia della terra, salvo che nei punti nei quali abbiamo consentito a mantenerlo. (p. 191)
Il Cronastro