Frasi su fare
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“Se non ho sentito male, lei stava dicendo che Gesù non è mai esistito?" chiese cortesemente lo straniero. "No, non ha sentito male" disse Berlioz. Ah, com'è interessante!, e, scusate se sono importuno, voi oltretutto non credete neppure in Dio? – fece gli occhi impauriti e aggiunse – giuro che non lo dirò a nessuno". "Sì, noi non crediamo in Dio, siamo atei – rispose Berlioz sorridendo della paura del turista straniero – ma se ne può parlare con assoluta libertà". A questo punto il forestiero si alzò e strinse la mano all'allibito direttore dicendo: "Permetta che la ringrazi di tutto cuore dell'informazione che per me, viaggiatore, è eccezionalmente interessante! – e lo straniero volse lo sguardo impaurito alle case attorno, quasi temesse di vedere un ateo ad ogni finestra – ma ecco il problema che mi turba: se Dio non esiste, allora, mi domando, cosa dirige la vita umana e in generale tutto l'ordine della terra?" "L'uomo stesso li dirige" si affrettò a rispondere Bezdomnyj irritato. "Chiedo scusa – replicò dolcemente lo sconosciuto – ma per dirigere bisogna per questo avere un piano preciso per un periodo di tempo almeno rispettabile. E come può dirigere l'uomo, se non soltanto gli manca la possibilità di fare un piano anche per un periodo di, poniamo mille anni, ma non può disporre neppure del proprio domani? Immagini che lei, ad esempio, cominci a dirigere, a disporre di sé e degli altri, insomma a prenderci gusto, quando improvvisamente le capita… eh… eh… un sarcoma al polmone – e lo straniero socchiuse gli occhi come un gatto – ed ecco che tutto il suo dirigere è finito! Nessun destino, a parte il suo, le interessa più. I parenti cominciano a mentirle mentre lei si precipita prima dagli specialisti, poi dai ciarlatani, se non addirittura dalle chiromanti. E alla fine, colui che s'immaginava di dirigere qualcosa si trova a giacere in una cassa di legno, e gli altri lo cremano in un forno. E capita anche di peggio! Uno ha appena deciso di andare in villeggiatura, un progetto da nulla, sembrerebbe, ma non può attuare nemmeno quello perché tutt'un tratto scivola e finisce sotto un tram!" disse lo sconosciuto strizzando l'occhio a Berlioz, che effettivamente aveva deciso di andare in villeggiatura.”

Michail Bulgakov (1891–1940) scrittore e drammaturgo russo
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“La salute si basa sulla felicità: dall'abbracciarsi e fare il pagliaccio al trovare la gioia nella famiglia e negli amici, la soddisfazione nel lavoro e l'estasi nella natura delle arti.”

Patch Adams (1945) medico statunitense

dall'intervista di Jason Marsh, Playing Doctor: An interview with Patch Adams http://web.archive.org/web/20090426234659/http://greatergood.berkeley.edu/greatergood/2008spring/Q_A054.html , GreaterGood Magazine, vol. IV, n.° 4 http://web.archive.org/web/20080506094358/http://greatergood.berkeley.edu/greatergood/2008spring/index.html, p. 12 sg., estate 2008

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“[A Charles Brown] Mi riesce difficile dirti addio anche per lettera. Sono sempre stato goffo nel fare l'inchino.”

John Keats (1795–1821) poeta inglese

da Lettera a Charles Brown, 30 novembre 1820

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“Non lo sai che i mendicanti non possono fare gli schizzinosi?”

Mika (1983) cantautore libanese

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“[Su Stephen Chbosky] È stato importante avere come regista Stephen. Lui è l'autore del libro, ed ha anche curato l'adattamento della sceneggiatura e della regia. E anche se era la sua prima volta dietro la macchina da presa credo che nessuno avrebbe potuto fare meglio.”

Logan Lerman (1992) attore statunitense

Origine: Citato in Laura Boni, Noi Siamo Infinito: Intervista esclusiva a Logan Lerman http://www.gingergeneration.it/n/noi-siamo-infinito-intervista-esclusiva-a-logan-lerman-106971-n.htm, Gingergeneration.it, 12 febbraio 2013.

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“Preoccupiamoci di fare le cose che noi conosciamo, di farle nel migliore dei modi, con l'intensità giusta, con la cattiveria giusta, con l'umiltà giusta e con la voglia di fare fatica, questa è la cosa più importante.”

Antonio Conte (1969) calciatore e allenatore italiano

Origine: Citato in Conte integrale: "Piedi per terra: i tifosi sono stati illusi troppo in questi anni. Col Bologna sarà facile? Facile un cavolo! Vidal? Non possiamo giocare in 12. Perché non parlate di Pazienza e Marrone?" http://m.tuttomercatoweb.com/juventus/?action=read&idnet=dHV0dG9qdXZlLmNvbS02MzYxMg, Tuttomercatoweb.com, 20 settembre 2011.

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“La grande riputazione acquistatasi da Alaimo non potea non destar sospetti nell' animo dell' infante don Giacomo, precoce mirabilmente nella cattiveria, ed al quale bene appropriava il Muntaner il proverbio catalano: «Spina non punge se non nasce acuta (2)». Certamente contribuiva a renderlo sgradito all' infante e alla corte la superbia della moglie Macalda, la quale pare che molto potesse sull' oramai vecchio marito. Ella niegava di dare a Costanza il nome di regina; chiamavala «la madre di don Giacomo». In corte non andava quasi mai, o se qualche volta mostravasi era per fare sfoggio de' suoi vestiti di porpora e de' suoi ricchi adornamenti (3). Essendo incinta, come maggiore ad ogni legge, volle far soggiorno nel convento de Frati minori, che piacevale per l'amenità del luogo, e quivi partorì. Costanza andò a visitarla e fa sgarbatamenie ricevuta: si profferì col figlio a tenere al fonte battesimale il fanciullo: rispose la madre che temea il freddo dell' acqua gli nuocesse così piccino; e tre dì dopo lo fece battezzare dandolo a tenere ad uomini del popolo. Un' altra volta fu notato, che essendosi la regina, perché inferma, fatta portare su di una barella da Palermo al santuario di Morreale, l'indomani Macalda, ne inferma ne per cagione di divozione, si fece portare per le vie di Palermo in barella coperta di scarlatto, e di poi viaggiò in quella guisa da quella città fino a Nicosia, il che parve strana e superba cosa in quei tempi. Spiacque anco molto in corte, che viaggiando per l'isola 1 infante don Giacomo con iscorta di trenta cavalli, ella, che volle accompagnarlo, ne menasse seco trecento, e si arrogasse l'autorità di maestro giustiziere, ufficio stato conceduto al marito. Ne le parole raffrenava, e sappiamo che un dì disse al Loria, uomo alla corte devotissimo, e dell'autorità e fama di Alaimo invido e nemico: «Bel compenso ci rende il vostro re don Pietro! Noi lo chiamammo compagno e non re, ed egli, assumendo il dominio del regno, noi che siamo compagni tratta come servi (d)». Aggiungono gli storici a questi fatti palesi e certi altri oscuri e forse finti, cioè che Macalda facesse giurare il marito non darebbe consigli contro i Francesi, procurerebbe il loro ritorno in Sicilia (2). Queste femminili vanità ed intemperanze, se non cagionarono, sollecitarono la rovina di Alaimo, il quale avendo molto contribuito ad assicurare la corona di Sicilia a' reali di Aragona, dovea da costoro essere odiato, perché somiglianti beneficj si pagan sempre colla ingratitudine. Giacomo raduna segretamente in Trapani tutti i suoi fedeli e tutti i Catalani eh' erano ne' dintorni. Quivi egli chiama a sé Alaimo, gli espone i pericoli del regno se il padre non mandi solleciti aiuti : egli solo potrebbe ottener tutto: vada in Catalogna; le galere sono nel porto apparecchiate: salvi alla patria la libertà e al re la corona. Allora tutti i cortigiani circondano Alaimo, e lo priegano con grave istanza e lo sollecitano a partirsi. È li fissa in viso, comprende il suo stato, non vede scampo, risponde che andrà, e nel medesimo dì monta in nave e naviga verso Barcellona, ove Pietro lo accoglie onorevolmente, loda, promette e lo ritiene seco con segni di affetto non sì bene simulati che Alaimo dell' infingimento non s'accorgesse (4).”

Giuseppe La Farina (1815–1863) patriota e scrittore italiano

Vol VI: 1250-1314, Cap. LV Della rovina di Alaimo di Lentini e di sua moglie Macalda, pp. 303-304
Storia d'Italia narrata al popolo italiano

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“Bisogna fare un passo avanti e bisogna mettere a punto la moto, a quel punto potrò diventare un protagonista.”

Daniel Pedrosa (1985) pilota motociclistico spagnolo

GP d'Italia 2010

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“I miei cinque sensi si sono ritrovati di colpo a fare a meno di lei, e la reclamavano.”

Lorenzo Licalzi (1956) scrittore e psicologo italiano

Che cosa ti aspetti da me?

“Una delle cose che mi impressionano di più è che al giorno d'oggi non è tanto l'eresia quanto l'ortodossia a fare notizia.”

Giacomo Biffi (1928–2015) cardinale e arcivescovo cattolico italiano

Pecore e pastori

“L'accidia è pigrizia, negligenza nel fare il bene, nel compiere i propri doveri verso se stessi e verso la collettività.”

Cesare Marchi (1922–1992) scrittore, giornalista e personaggio televisivo italiano

prefazione, p. 9
Quando siamo a tavola

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“Ma il corpo giovane, una volta vecchio, ormai ha preso i capelli bianchi invece di scuri. […] Di questo io mi lamento, ma cosa fare?”

Saffo (-630–-570 a.C.) poetessa greca antica

[fr. 58, Numerazione LP. Vedi discussione voce.]
Frammenti

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“Dovrei rispettare me stesso per i miei amici, e i miei bambini. È tempo, a 56 anni, di iniziare, come minimo, a conoscere se stessi, — ed io faccio conoscere ciò che non sono, e il tuo rispetto mi ha ridestato almeno a credere nella possibilità che potrei fare ancora qualche impressione con la mia "luce" — le mie "rugiade" — le mie "brezze"”

John Constable (1776–1837) pittore inglese

i miei fiori e le freschezze, — nessuna di queste qualità è stata ancora perfezionata sulle tele di nessun pittore al mondo.
Origine: Lettera a C.R. Leslie (marzo 1833), The Letters of John Constable, R.A. to C. R. Leslie, R.A. 1826-1837 (Constable & Co., 1931), p. 104.

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“Quel che è sopra di noi, nulla ha che fare con noi.”

Socrate (-470–-399 a.C.) filosofo ateniese

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 492

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“Una favola orientale racconta di un uomo cui strisciò in bocca, mentre dormiva, un serpente. Il serpente gli scivolò nello stomaco e vi si stabilì e di là impose all'uomo la sua volontà, così da privarlo della libertà. L'uomo era alla mercé del serpente: non apparteneva più a se stesso. Finché un mattino l'uomo sentì che il serpente se n'era andato e lui era di nuovo libero. Ma allora si accorse di non saper cosa fare della sua libertà: "nel lungo periodo del dominio assoluto del serpente egli si era talmente abituato a sottomettere la sua propria volontà alla volontà di questo, i suoi propri desideri ai desideri di questo, i suoi propri impulsi agli impulsi di questo che aveva perso la capacità di desiderare, di tendere a qualcosa, di agire autonomamente. In luogo della libertà aveva trovato il vuoto, perché la sua nuova essenza acquistata nella cattività se ne era andata insieme col serpente, e a lui non restava che riconquistare a poco a poco il precedente contenuto umano della sua vita". L'analogia di questa favola con la condizione istituzionale del malato mentale è addirittura sorprendente, dato che sembra la parabola fantastica dell'incorporazione da parte del malato di un nemico che lo distrugge, con gli stessi atti di prevaricazione e di forza con cui l'uomo della favola è stato dominato e distrutto dal serpente. Il malato, che già soffre di una perdita di libertà quale può essere interpretata la malattia, si trova costretto ad aderire ad un nuovo corpo che è quello dell'istituzione, negando ogni desiderio, ogni azione, ogni aspirazione autonoma che lo farebbero sentire ancora vivo e ancora se stesso. Egli diventa un corpo vissuto nell'istituzione, per l'istituzione, tanto da essere considerato come parte integrante delle sue stesse strutture fisiche.”

Franco Basaglia (1924–1980) psichiatra e neurologo italiano

da Corpo e istituzione, 1967

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“Non c'è mai abbastanza tempo per fare tutto il niente che vuoi.”

Bill Watterson (1958) fumettista statunitense

da The Authoritative Calvin and Hobbes
There's never enough time to do all the nothing you want.
Citazioni dal fumetto Calvin & Hobbes, Calvin

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“Fare è difficile, disfare è facile. Senza questa facilità il male non esisterebbe. E neanche la morte.”

Emil Cioran (1911–1995) filosofo, scrittore e saggista rumeno

Quaderni 1957-1972

“Possiamo accomodarci. Ecco, mi sembra il luogo più adatto, pur tuttavia posso cercare di aiutarvi. Senz'altro la timidezza a volte può, diciamo, rappresentare anche un problema, ma ci sono dei percorsi terapeutici… ci sono anche delle tecniche per fare uscire gli aspetti più istintuali che sono in noi. Ecco, e questa sera posso proporvi anche a voi dei semplici esercizi che si possono anche ripetere, che anche il pubblico può fare. Sono esercizi legati a una certa concentrazione…[…]. Benissimo, allora possiamo cominciare a respirare, rilassarci chiudendo gli occhi. Respiriamo, anche il pubblico lo può fare, e possiamo veramente cercare questa parte più istintuale, questa BESTIA che è dentro di nooi. Ecco, ora respiriamo e… LOCALIZZIAMO dove si trova la BESTIA che è dentro di nooii. Ecco, può trovarsi nella testa, nella pancia, nel cuore può essere un istinto, una rabbia… può essere… qualche motore, qualche emozione, che ci SPPINNGE in avanti. Ecco, allora respiriamo, facciamolo. Tranquillamente. Abbiamo localizzato la bestia che è in noi.. benisssimo… ed ora…….. mettiamo UNA MAANO sulla bestia. Ecco, ed ora, diciamo, possiamo sentirla, possiamo coccolarla, vezzegiarla, possiamo… FARLA CRESCEERE. Ecco, facciamo ancora questo esercizio… facciamo crescere la bessstia… facciamola crescere… faccia pure!”

Anna Marchesini (1953–2016) attrice, doppiatrice e scrittrice italiana

Personaggi, La sessuologa Merope Generosa

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“Mi sono innamorato di te | perché non avevo niente da fare, | il giorno volevo qualcuno da incontrare, | la notte volevo qualcosa da sognare.”

Luigi Tenco (1938–1967) cantautore italiano

da Mi sono innamorato di te, n. 7
Luigi Tenco (1962)
Variante: Mi sono innamorato di te | e adesso non so neppure io cosa fare | il giorno mi pento d'averti incontrato | la notte ti vengo a cercare.

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“Quel che è sopra di noi, nulla ha che fare con noi.”

Epicuro (-341–-269 a.C.) filosofo greco antico

attribuita da Tertulliano; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 492, § 1457

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“La filosofia, se così vuol chiamarsi, che s'incarna in Wuthering Heights che tutto il creato, animato o inanimato, fisico e psichico, è espressione di certi vivi principi spirituali: da un lato quel che può definirsi il principio della tempesta – l'aspro, lo spietato, il selvaggio, il dinamico – dall'altro il principio della calma – il dolce, il demente, il passivo, il mansueto. I due principi sono in contrasto, e insieme compongono un'armonia. Così osserva David Cecil (Early Victorian Novelists, Londra 1934). […] Ai personaggi della Brontë è applicabile l'ordinaria antitesi tra bene e male. Essi non cercano di por freno alle loro passioni devastatrici, non si pentono dei loro atti di distruzione; ma siccome quegli atti e quelle passioni non sgorgano da impulsi di natura distruttiva, bensì da impulsi che son distruttivi solo perché stornati dal loro corso naturale, essi non sono " cattivi ". […] Sicché il conflitto a cui assistiamo nel suo libro non è quello consueto dei romanzi vittoriani, tra bene e male; è piuttosto un contrasto tra simile e dissimile. [.. ] In verità il sesso ha poco a che fare coi personaggi della Brontë: l'amore di Catherine è esente da sensualità come la forza che attrae la marea alla luna, il ferro alla calamita, e non ha più tenerezza che fosse odio. […] Da un lato Wuthering Heights, la terra della tempesta, su nell'arida brughiera, nuda all'assalto degli elementi, naturale dimora della famiglia Earnshaw, indomiti figli della tempesta. Dall'altro, protetta dalla frondosa valle sottostante, Thrushcross Grange, l'appropriata dimora dei figli della calma, i gentili, passivi, timidi Linton. […] È la distruzione (a opera di Heathcliff) e la restaurazione di quest'armonia che, secondo l'analisi del Cecil forma il tema del racconto. Che è molto complesso: c'è infatti una seconda generazione in cui la netta distinzione tra i figli della tempesta e i figli della calma s'è smussata; essi partecipano d'entrambe le nature. […] Tale lo schema del romanzo, logico come il profilo d'una fuga musicale, per adoperare la felice similitudine del Cecil: schema da poema epico e da tragedia più che da romanzo. Forse Chesterton ha toccato la nota giusta quando ha detto (in The Victorian Age in Literature): «Wuthering Heights avrebbe potuto essere scritto da un'aquila». Sta sospeso così tra cielo e terra, più vicino al cielo che alla terra: romanzo meteorico.”

Emily Brontë (1818–1848) scrittrice e poetessa inglese

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“Nulla c'è che Dio non possa fare.”

Marco Tullio Cicerone (-106–-43 a.C.) avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano

III, 39

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“[Su Javier Zanetti] Pupi, ti voglio molto bene, lo sai, e ho grande ammirazione per tutto quello che continui a fare all'Inter.”

Diego Simeone (1970) allenatore di calcio e ex calciatore argentino

Origine: Citato in Aspettando Prima Serata: Zanetti, natura e genitori http://www.inter.it/aas/news/reader?N=59593&L=it, Inter.it, 28 settembre 2012.

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“Soprattutto se piove | non aprire l'ombrello. | Aspetta il tuo giorno di sole | non puoi fare di meglio.”

Max Gazzé (1967) cantautore e bassista italiano

da Se piove
Max Gazzè

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