Frasi su interrogativo

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema interrogativo, essere, punto, risposta.

Frasi su interrogativo

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“Indiscreto e sfacciato. Non lo nego. Ma io sono un investigatore privato. Mi pagano perché sia indiscreto e sfacciato. Non spesso né in abbondanza come vorrei, ma io sono comunque professionalmente indiscreto e sfacciato.»
«Che peccato. Io trovo che sia molto più divertente essere indiscreti e sfacciati per hobby. E così lei è un professionista e io una dilettante a livello olimpionico. Lei non ha l'aria di un investigatore privato.»
«Nessun investigatore privato ha l'aria dell'investigatore privato. Questa è una delle regole fondamentali dell'investigazione privata.»
«Ma se nessun investigatore privato ha l'aria dell'investigatore privato, come fa l'investigatore privato a sapere che aria non deve avere? A me pare che qui nasca un problema.»
«Sì, ma non così grosso da tenermi sveglio la notte» ribatte Dirk esasperato. «Comunque, io non sono come gli altri investigatori privati. I miei metodi sono olistici e, nel senso proprio della parola, caotici. Io opero investigando la fondamentale interconnessione tra tutte le cose.»
Sally Mills non disse nulla, batté solo le palpebre.
«Ogni particella dell'universo» continuò Dirk infervorandosi e cominciando a mostrare un certo sguardo spiritato «influisce su ogni altra particella, per quanto debolmente o indirettamente. Ogni cosa è interconnessa con ogni altra cosa. Il battito delle ali di una farfalla in Cina può influire sul percorso di un uragano nell'Atlantico. Se io potessi interrogare la gamba di questo tavolo in un modo che avesse senso per me o per la gamba del tavolo, essa potrebbe darmi la risposta a ogni interrogativo sulla natura dell'universo. Potrei porre a una persona qualsiasi, scelta a caso, tutte le domande che mi vengono in mente; e le sue risposte, o l'assenza delle risposte, sarebbero in qualche modo pertinenti al problema di cui sto cercando la soluzione. È solo questione di sapere come interpretarle. Anche lei, che ho incontrato in modo del tutto casuale, probabilmente è a conoscenza di cose che hanno un'importanza fondamentale per la mia investigazione, se solo sapessi che cosa chiederle, cosa che non so, e se solo me ne prendessi la briga, cosa che non voglio.”

capitolo 10
Serie di Dirk Gently, La lunga oscura pausa caffè dell'anima

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“Per qual motivo l'astinenza dal cibo animale sarà appunto il primo atto del digiuno e della vita morale, è stato detto ottimamente: e non da un uomo soltanto, ma da tutta quanta l'umanità, nella persona dei suoi migliori rappresentanti, e ininterrottamente, fin da quando l'uomo ha cominciato ad affacciarsi alla consapevolezza. Ma allora perché, se l'illegittimità, ovverosia l'immoralità del cibo animale è nota all'umanità da così gran tempo, gli uomini non sono ancora pervenuti alla consapevolezza di questa legge? domanderanno gli uomini che per loro natura si lasciano guidare non tanto dalla loro ragione, quanto piuttosto dall'opinione comune. La risposta a questo interrogativo è che tutto il cammino percorso dagli uomini nella scoperta della morale, il quale cammino costituisce il fondamento d'ogni cammino umano, lo si è potuto percorrere e lo si percorre soltanto lentamente; ma che indizio certo d'un progredire autentico, e non accidentale, lungo questo cammino, è la sua continuità e la sua costante accelerazione.
Tale è appunto il progredire del vegetarianesimo. Esso ha trovato espressione in tutti i pensieri che gli scrittori vi hanno dedicato e nella vita stessa dell'umanità, che inconsapevolmente sta passando sempre più dal carnivorismo ai cibi vegetali, mentre consapevole espressione di ciò sono le dimensioni sempre maggiori e la particolare forza che va assumendo il movimento vegetariano.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo
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“Mi avvicino a questi interrogativi a malincuore, come fossero ferite, ma nessuna cura può essere effettuata senza sfiorarli e discuterli.”

Publio Cornelio Scipione (-235–-183 a.C.) politico e generale romano, appartenente alla Gens Cornelia

citato in Tito Livio, XXVIII, 27; 2010
Nunquam mihi defuturam orationem qua exercitum meum adloquerer credidi, non quo verba unquam potius quam res exercuerim, […] apud vos quemadmodum loquar nec consilium nec oratio suppeditat.
Attribuite

“Odio il punto esclamativo, questo gran pennacchio su una testa tanto piccola, questa spada di Damocle sospesa su una pulce, questo gran spiedo per un passero, questo palo per impalare il buon senso, questo stuzzicadenti pel trastullo delle bocche vuote, questo punteruolo da ciabattini, questa siringa da morfinomani, questa asta della bestemmia, questo pugnalettaccio dell'enfasi, questa daga dell'iperbole, quest'alabarda della retorica. Quando, come s'usa nei nostri tempi scamiciati, ne vedo due o tre in fila sul finir d'un periodo, che sembrano gli stecchi sul didietro di un'oca spennata, chiudo il libro perché lo sento bugiardo. Adesso v'è anche chi te l'accoppia con l'interrogativo, che par di veder Arlecchino appoggiato a Pulcinella. Tanto odio questa romantica lacrimuccia nera quando la vedo sgocciolare sulla povera candida pagina, che in essa mi immagino di scoprire or la causa or l'effetto, certo il chiaro simbolo di tutti i mali delle nostre lettere, arti e costumi. E se potessi far leggi, bandirei il punto esclamativo dalla calligrafia, dalle tipografie, dalle macchine da scrivere, dall'alfabeto Morse, con la speranza che a non vederlo più gli italiani se ne dimenticassero anche nel parlare e nel pensare, e pian piano espellessero dal loro sangue questo microbo aguzzo il quale dove arriva fa imputridire i cervelli e la ragione e rimbambisce gli adulti, accieca i veggenti, instupidisce i savi, indiavola i santi… Il punto esclamativo è il servo scemo dell'interiezione.”

Ugo Ojetti (1871–1946) scrittore, critico d'arte e giornalista italiano

Cose viste

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“Il desiderio di individuare uno scopo in ogni dove è naturale in un animale che vive circondato da macchine, da opere d'arte, da strumenti e da manufatti aventi una precisa destinazione; un animale, per di più, i cui pensieri sono costantemente dominati dai propri obiettivi personali. Un'automobile, un apriscatole, un cacciavite o un forcone giustificano tutti la domanda: "A che cosa serve?". È probabile che i nostri predecessori pagani si siano posti il medesimo interrogativo sul tuono, sulle eclissi, sulle rocce e sui corsi d'acqua. Oggi ci facciamo vanto di esserci scrollati di dosso questo animismo primitivo. Se una pietra che si trova nel mezzo di un ruscello si rivela un comodo punto di appoggio per attraversarlo, noi consideriamo la sua utilità come un beneficio casuale, non come un vero e proprio scopo. Ma la tentazione atavica riaffiora prepotentemente quando veniamo colpiti da una tragedia (la parola stessa "colpiti" ha un'eco animistica): "Perché, perché il cancro/il terremoto/l'uragano ha colpito proprio mio figlio?". E la medesima tentazione può diventare addirittura motivo di compiacimento quando il dibattito verte su argomenti come l'origine di tutte le cose o le leggi fondamentali della fisica, nel qual caso culminerà puntualmente nella vuota domanda esistenziale "Perché vi è qualcosa invece del nulla?"”

Richard Dawkins (1941) etologo, biologo e divulgatore scientifico britannico

Ormai ho perso il conto delle volte in cui qualcuno si è alzato al termine della conferenza per proclamare: "Voi scienziati siete molto bravi a rispondere alle domande sui "Come", ma dovreste ammettere di essere impotenti dinanzi alle domande sui "Perché" ".
Il Fiume della Vita

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“Il punto esclamativo, quando si affloscia, diventa interrogativo.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

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“La terra – questo puntino sotto l'interrogativo.”

Stanisław Jerzy Lec (1909–1966) scrittore, poeta e aforista polacco

Pensieri spettinati

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“[Su Richard Wagner] Un grande punto interrogativo del nostro secolo.”

La volontà di potenza
Origine: Da Volontà di potenza.

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“Mi avvicino a questi interrogativi a malincuore, come fossero ferite, ma nessuna cura può essere effettuata senza sfiorarli e discuterli.”

Scipione l'Africano: XXVIII, 27; 2010
Nunquam mihi defuturam orationem qua exercitum meum adloquerer credidi, non quo verba unquam potius quam res exercuerim, […] apud vos quemadmodum loquar nec consilium nec oratio suppeditat.
Ab urbe condita, Libro XXI – Libro XXX

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“Aldo mi ha seguito e creduto in me fin dal 2001, quando il ciclismo dei professionisti per me era soltanto un grande punto interrogativo.”

Cadel Evans (1977) ciclista su strada e biker australiano

da La Gazzetta Sportiva, 24 luglio 2011

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“La scoperta del bosone di Higgs è stato un risultato fantastico, ma non sufficiente per rispondere a tutti gli interrogativi della fisica delle particelle. È stato un po' come entrare in un ristorante a tre stelle e vedersi servire una minestrina. Noi fisici teorici attendiamo fiduciosi una seconda portata più stuzzicante.”

Gian Francesco Giudice (1961) fisico italiano

Origine: Citato in Elena Dusi, Sette missioni per sette misteri http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/01/20/sette-missioni-per-sette-misteri.html, la Repubblica, 20 gennaio 2013.

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“[…] il mio punto esclamativo | piegò la schiena come un'ansa | e interrogativo diventò.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Quanto tempo ho
Viaggiatore sulla coda del tempo

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“Ma Dio conosce veramente quel che accade al peccatore in preda a una simile pena e angoscia? Per avere una risposta a questo interrogativo sentiamo Cristo che dice: "Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”

Matta El Meskin (1919–2006) monaco egiziano

Mt 26,41). "Donna … nessuno ti ha condannata? … Neanch'io ti condanno, va' e d'ora in poi non peccare più" (Gv 8,10-11). "Vuoi essere guarito?" (Gv 5,6).

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“[Lezione d'inglese] Dandini: Trasformiamo questa frase da affermativa in interrogativa: "Tu vuoi un gelato".
Lorenzo: Yes!”

Corrado Guzzanti (1965) comico, attore e sceneggiatore italiano

da Maddecheaò
Personaggi originali, Lorenzo

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“La musica è il solo mezzo di cui Schubert dispone per chiarire a se stesso l'interrogativo del proprio io e l'interrogativo delle cose create.”

Giulio Confalonieri (1896–1972) musicista, musicologo e critico musicale italiano

Origine: Storia della musica, p. 419

“Iura novit curia? L'interrogativo, più che lecito, è doveroso di fronte al principio di diritto affermato dalla I Sezione penale della Corte di cassazione nella presente sentenza (così definita dalla stessa Corte, anche se parrebbe trattarsi di una ordinanza), a proposito dei criteri di computo dei termini di durata della custodia cautelare fissati per le diverse fasi del giudizio, con particolare riguardo all'incidenza su tale computo dei giorni in cui si sono tenute le udienze. […] Perché mai la Corte di cassazione sia incorsa in un simile sbandamento interpretativo, tanto più in una vicenda processuale di estrema delicatezza, che di per sé avrebbe richiesto il massimo di ponderazione da parte dei giudici della I Sezione penale (i quali, invece, non sembrano essersi impegnati come avrebbero dovuto, almeno a giudicare dalla frettolosità e dalla modestia della motivazione addotta a sostegno della loro pronuncia), è un quesito cui non saprebbe darsi una risposta soddisfacente. Probabilmente la Corte è stata sviata, oltreché dall'andamento della discussione di fronte alla Corte d'assise d'appello, e dall'erronea impostazione già emergente dalle ordinanze impugnate), anche dalla sorprendente assenza di iniziativa mostrata dal rappresentante della procura generale, che nel chiedere l'annullamento delle medesime ordinanze non si è neppure prospettato — a quanto pare — il problema della necessaria neutralizzazione ope legis dei giorni di udienza ai sensi dell'art. 297, 4° comma c. p. p. Senonché tutto ciò non basta a giustificare il contenuto approssimativo e superficiale della decisione annotata, almeno per chi creda ancora nella Corte di cassazione quale «organo supremo della giustizia», cui compete di assicurare «l'esatta osservanza e l'uniforme interpretazione della legge». Il bilancio è mortificante, come sempre quando capita — e non è la prima volta, sebbene si tratti fortunatamente di episodi isolati — di registrare errori di diritto tanto vistosi da parte della Corte di cassazione. Ed allora, se è permesso riprendere l'interrogativo con cui si sono aperte queste brevi osservazioni «a caldo», occorre davvero domandarsi fino a che punto sia consentito ai giudici della Corte regolatrice di ignorare il diritto di cui dovrebbero essere i massimi tutori: o forse si deve ritenere che, almeno per certi giudici, debba ormai valere l'inedito brocardo per cui ignorantia legis excusat?”

Vittorio Grevi (1942–2010) giurista e editorialista italiano

da Una erronea interpretazione in tema di congelamento dei giorni di udienza ai fini dei termini di custodia cautelare nella fase del giudizio, In Giurisprudenza italiana, 1991, Disp. 5a, Parte II

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“Sul piano della lotta al terrorismo internazionale, dovremo vedere Obama alla prova, perché questo è il vero banco di prova. L'America è la democrazia di riferimento per quanti vogliano affermare i valori della libertà, minacciati dal fondamentalismo, dal terrorismo islamico. Su Obama gravano molti interrogativi; con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta.”

Maurizio Gasparri (1956) politico italiano

da un'intervista al Giornale Radio 3, 5 novembre 2008
Origine: Visisbile in video.corriere.it http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=Dall%20Italia&vxClipId=2524_4a028eb4-ab27-11dd-8f4b-00144f02aabc&vxBitrate=300 [url morto]

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“Punti interrogativi nella nebbia.”

Isabella Santacroce (1970) scrittrice italiana

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“Il vero soldato mente a sé stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perché sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perché ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sé. Con la vitalità, la sfida e la scommessa e il mistero di cui essa si nutre. Sul palcoscenico della gran commedia che ha nome "pace" il mistero non esiste. Sai già che lo spettacolo si compone di alcuni atti e che dopo il primo atto vedrai il secondo, dopo il secondo vedrai il terzo: le incognite riguardano solo lo sviluppo della storia narrata e il suo epilogo. Sul palcoscenico della gran tragedia che ha nome "guerra", invece, non sai mai che cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore o interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. E il secondo è una possibilità. Il terzo, una speranza. Il futuro, un'ipotesi. Puoi morire in qualsiasi momento, alla guerra, e in qualsiasi momento puoi restar ferito cioè venire tolto dal cast o dal recinto del pubblico. Tutto è un'incognita lì, un interrogativo che tiene col fiato sospeso, ma proprio per questo ci vibri d'una vitalità esasperata. I tuoi occhi sono più attenti, alla guerra, i tuoi sensi più svegli, i tuoi pensieri più lucidi. Scorgi ogni particolare, percepisci ogni odore, ogni rumore, ogni sapore. E, se hai cervello, puoi studiarvi l'esistenza come nessun filosofo potrà mai studiarla: puoi analizzarvi gli uomini come nessun psicologo potrà mai analizzarli, capirli come non potrai mai capirli in un tempo e in un luogo di pace. Se poi sei un cacciatore, un giocatore d'azzardo, ti ci diverti come non ti sei mai divertito e non ti divertirai mai nel bosco o nella tundra o al tavolo della roulette. Perché l'atroce gioco della guerra è la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all'Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno.”

I, V, I; pp. 145–146
Insciallah

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“[Zurwan al Servitore delle Ossa] C'è un solo e unico scopo nella vita: testimoniare e comprendere per quanto possibile la complessità del mondo, la sua bellezza, i suoi misteri, i suoi interrogativi. Più si cerca di capire, più s'indaga, e più si apprezza la vita e ci si sente in pace col mondo. È questa la sostanza della vita. Tutto il resto si riduce a vacui passatempi. Se un'attività non si basa sull'amore o sulla conoscenza, non ha alcun valore. Sempre, se puoi scegliere, sii caritatevole. Ricordati dei poveri, degli affamati e dei miseri. Ricordati sempre di chi soffre e di chi è bisognoso. La più grande forza creativa di cui disponiamo sulla Terra, sia che siamo angeli, spiriti, uomini, donne o bambini, è quella di aiutare gli altri… I poveri, gli affamati, gli oppressi. Il potere più bello è quello di alleviare il dolore e dare gioia. Essere caritatevoli: questo è il miracolo umano, si potrebbe dire. È il tratto distintivo dell'umanità, e dei migliori angeli e spiriti: essere caritatevoli. Ci si può chiedere perché bisogna amare e imparare o perché sarebbe questo lo scopo della vita: voglio dire, come mai è stato deciso fare solo queste cose e con la massima dedizione? Una domanda stupida, non importa perché sia così. È così: lo scopo della vita è amare ed imparare. Proviamo a rispon­dere a questa domanda per gli altri… Perché è tanto importante amare ed imparare? Ad un uomo crudele e sciocco bisognerebbe rispondere: "È il modo meno rischioso di vivere la vita". Ad un uomo di valore bisognereb­be dire: "È il modo più appagante ed illuminante di vivere la vita". A chi è preda di un cieco egoismo, potrei dire: "Se ti ricorderai dei poveri, degli affamati, degli oppressi, se ti ricorderai degli altri, se amerai, se imparerai alla fine troverai una pace immensa."”

Per gli oppressi, la risposta è: "Allevierà la tua pena, la tua pena terribile"
Lo schiavo del tempo

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“Da molto tempo esisteva una stretta complicità fra il figlio del commerciante di tessuti di lana che visse ad Assisi all'inizio del XIII secolo [San Francesco] e la sindacalista rivoluzionaria [Simone Weil], fra il fondatore della fraternità francescana e la professoressa di filosofia che nel XX secolo, fra le due guerre mondiali, chiede una risposta all'interrogativo posto dall'esistenza del dolore umano.”

Georges Hourdin (1899–1999) giornalista e saggista francese

Origine: Da Simone Weil, traduzione di Caterina Spada, Borla, Roma, 1992, pp. 141-142. ISBN 88-263-0952-3; citato in Aa. Vv., Simone Weil: Azione e contemplazione, Effatà, Cantalupa, 2005, p. 16 http://books.google.it/books?id=-fPkB291pa0C&pg=PA16. ISBN 88-7402-204-2

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