Frasi su legale

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema legale, essere, legge, cosa.

Frasi su legale

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“All'età di diciannove anni per mia sola deliberazione ed a mie spese formai un esercito con il quale restituii la libertà alla repubblica dominata e oppressa da una fazione. Per questo il senato con decreti mi accolse nell'ordine suo attribuendomi il diritto di esprimere fra i consolari la mia sentenza e mi conferì il comando militare; e ordinò che io provvedessi, in qualità di pretore, insieme con i consoli, affinché lo stato non patisse danno. Il popolo in quell'anno medesimo mi fece console, essendo in guerra entrambi i consoli caduti, e triumviro con l'incarico di riordinare la repubblica.
Quelli che il mio padre trucidarono mandai in esilio punendo il loro delitto con procedimenti legali; e movendo poi essi guerra alla repubblica li vinsi due volte in battaglia. Guerre per terra e per mare civili ed esterne in tutto il mondo combattei spesso; e vincitore lasciai in vita tutti quei cittadini che implorarono grazia. Quasi cinquecentomila cittadini romani in armi sotto le mie insegne; dei quali più di trecentomila inviai in colonie o rimandai nei loro municipi, compiuto il servizio militare; e a essi tutti assegnai terre o donai denaro in premio del servizio.
Due volte ricevette l'onore trionfale dell'ovazione e tre curili trionfi celebrai; e fui ventuno volte acclamato imperator, pur decretando altri numerosi trionfi a me il senato, ai quali tutti io rinunziai. […] Triumviro per riordinare lo stato fui per dieci anni continui. Princeps senatus fui fino al giorno in cui scrissi queste memorie per anni quaranta. E fui pontefice massimo, augure, quidecemviro alle sacre cerimonie, settemviro degli epuloni, fratello arvale, sodale Tizio, feziale. […] Nel mio sesto e settimo consolato, dopo di aver estinto l'avvampare delle guerre civili, avendo io per consenso universale assunto il potere supremo, trasferii dalla mia persona al senato e al popolo romano il governo della repubblica. Per questo mio atto, in segno di riconoscenza, mi fu dato il titolo di Augusto per deliberazione del senato. Dopo di allora tutti sovrastai per autorità, ma potere non ebbi più ampio di quelli che in ogni magistratura mi furono colleghi.”

Augusto (-63–14 a.C.) primo imperatore romano antico

da Res gestae divi Augusti

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“1. Abolizione della proprietà privata della terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro, perché nessuno abbia il mezzo di vivere sfruttando il lavoro altrui, e tutti, avendo garantiti i mezzi per produrre e vivere, siano veramente indipendenti e possano associarsi agli altri liberamente; per l'interesse comune e conformemente alle proprie simpatie.
2. Abolizione dei Governo e di ogni potere che faccia la legge e la imponga agli altri: quindi abolizione di monarchie, repubbliche, parlamenti, eserciti, polizie, magistratura, ed ogni qualsiasi istituzione dotata di mezzi coercitivi.
3. Organizzazione della vita sociale per opera di libere associazioni e federazioni di produttori e consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti, guidati dalla scienza e dall'esperienza e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali, a cui ognuno, vinto dal sentimento stesso della necessità ineluttabile, volontariamente si sottomette.
4. Garantiti i mezzi di vita, di sviluppo, di benessere ai fanciulli ed a tutti coloro che sono impotenti a provvedere a loro stessi.
5. Guerra alle religioni ed a tutte le menzogne, anche se si nascondono sotto il manto della scienza. Istruzione scientifica per tutti e fino ai suoi gradi più elevati.
6. Guerra alle rivalità ed ai pregiudizi patriottici. Abolizione delle frontiere: fratellanza fra tutti i popoli.
7. Ricostruzione della famiglia in quel modo che risulterà dalla pratica dell'amore, libero da ogni vincolo legale, da ogni oppressione economica o fisica, da ogni pregiudizio religioso.”

Errico Malatesta (1853–1932) anarchico e scrittore italiano

L'Anarchia

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“Il Cristo venne per spiritualizzare l’amore, per scioglierlo dei legali del sangue e per infondere la forza, per dare impulso all’amore spirituale.”

Rudolf Steiner (1861–1925) filosofo, esoterista e pedagogista austriaco

Origine: Il Vangelo di Giovanni, p. 86

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“Un bacio legale non potrà mai valere un bacio rubato.”

Origine: Da Confessioni di una donna, in Maupassant, La casa Tellier, Sansoni 1965, trad. di Mario Picchi

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“Quel che l'oggetto forma dei nostri pensieri più caro, | O cui prima fu a lungo rivolta la nostra fatica, | O che più veemente destò de lo spirito l'acume, | Ci compare sovente nei sogni. S'illude il legale | Di difender processi e norme comporre di dritto; | Il capitano vede battaglie ed eserciti…”

4. 959 e sgg., traduzione di P. Perrella, Zanichelli, Bologna, 1965
Et quo quisque fere studio devinctus adhaeret, | Aut quibus in rebus multum sumus ante morati | Atque in ea reatione fuit contenta magis mens, | In somnis eadem plerumque videum obire; | Causidici causas agere et componere leges, | Induperatores pugnare ac proelia obire...
De rerum natura, Libro IV
Origine: Citato in Sigmund Freud, L'interpretazione dei sogni, traduzione di Elvio Fachinelli e Herma Trettl, Bollati Boringhieri, 1994.

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“Quando due persone si sposano diventano agli occhi della legge una sola persona, e quest'unica persona è il marito!”

Shana Alexander (1925–2005) giornalista

da State-by-State Guide to Women's Legal Rights, McGraw-Hill, New York, 1975

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“Lo Stato protegge in primo luogo l'ordine legale, la Chiesa agisce per la riforma dell'intimo.”

Richard Gutzwiller (1896–1958)

Origine: Meditazioni su Matteo, p. 66

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“Purtroppo, non appena ti sposi, sei morto; la relazione non è viva. A quel punto, è diventata una legge, non una relazione; è un fenomeno legale, non una cosa viva.”

Osho Rajneesh (1931–1990) filosofo indiano

Origine: Il libro dei segreti, I segreti del risveglio (vol. V), p. 184

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“Questo c'è di buono", notò, "che non si soffre a lungo quando la testa viene troncata."
"Così dicono tutti, e perciò hanno inventato quella così detta ghigliottina. A me invece balenò allora il sospetto: e se invece è quello il colmo della sofferenza? Questo vi parrà strano, vi farà ridere… eppure… Prendiamo, per esempio, la tortura: strazio, piaghe, scricchiolio di ossa, dolore materiale insomma, che distrae la vittima dalle sofferenze morali, fino a che non venga la morte. Ma il dolore principale, il più forte, non è già quello delle ferite; è invece la certezza, che fra un'ora, poi fra dieci minuti, poi fra mezzo minuto, poi ora, subito, l'anima si staccherà dal corpo, e che tu, uomo, cesserai irrevocabilmente di essere un uomo. Questa certezza è spaventosa. Tu metti la testa sotto la mannaia, senti strisciare il ferro, e quel quarto di secondo è più atroce di qualunque agonia. Questa non è una mia fantasia: moltissimi ci sono che pensano come me. E ve ne dico anche un'altra. Uccidere chi ha ucciso è, secondo me, un castigo non proporzionato al delitto. L'assassinio legale è assai più spaventoso di quello perpetrato da un brigante. La vittima del brigante è assalita di notte, in un bosco, con questa o quell'arma; e sempre spera, fino all'ultimo, di potersi salvare. Si sono dati casi, in cui l'assalito, anche con la gola tagliata, è riuscito a fuggire, ovvero, supplicando, ha ottenuto grazia dai suoi assalitori. Ma con la legalità, quest'ultima speranza, che attenua lo spavento della morte, ve la tolgono con una certezza matematica, spietata. Attaccate un soldato alla bocca di un cannone, e accostatevi con la miccia: chi sa! Penserà il disgraziato, tutto è possibile… Ma leggetegli la sentenza di morte, e lo vedrete piangere o impazzire. Chi ha mai detto che la natura umana può sopportare un tal colpo senza perdere la ragione? A che dunque questa pena mostruosa e inutile? Un solo uomo potrebbe chiarire il punto; un uomo cui abbiamo letto la sentenza di morte, e poi detto:"Va', ti è fatta la grazia!". Di un tal strazio anche Cristo ha parlato… No, no, è inumana la pena, è selvaggia e non può né deve essere lecito applicarla all'uomo".”

Fëdor Dostoevskij (1821–1881) scrittore e filosofo russo

Myskin; II, 2

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“Il dispotismo naturale dell'evidenza conduce con sé il dispotismo sociale: l'ordine essenziale di ogni società è un ordine evidente; e poiché l'evidenza ha sempre la stessa autorità, non è possibile che l'evidenza di questo ordine sia manifesta e pubblica senza che essa governi dispoticamente.
Se è incontestabile che noi siamo organizzati per conoscere l'evidenza e lasciarci governare da essa; se è incontestabile che l'ordine essenziale di ogni società è un ordine evidente, risulta da queste due proposizioni che è nelle finalità della natura che il governo sociale sia un governo dispotico, e che l'uomo, in quanto è destinato a vivere in società, è destinato a vivere sotto il dispotismo. […] il dispotismo legale, che non è altra cosa se non la forza naturale e irresistibile dell'evidenza, e che per conseguenza assicura alla società l'osservanza fedele e costante del suo ordine essenziale, del suo ordine più vantaggioso, è per essa la migliore forma di governo possibile e lo Stato più perfetto che possa desiderare. […] Questa verità sarà per noi un'ulteriore prova che nell'ordine tutto si tiene; che la felicità particolare di ciascun individuo è legata alla felicità generale; che il migliore stato possibile dei sudditi diviene necessariamente il migliore stato possibile dei sovrani.”

Pierre-Paul Lemercier de La Rivière (1719–1801) economista francese

da Ordre naturel et essentiel des sociétés politiques, cap. XXII; in Miglio 2001, pp. 163 sg.
Citazioni di Pierre-Paul Lemercier de la Riviére

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“In cuor mio tutti sanno cosa penso di Calciopoli, e cioè che è stato un procedimento ridicolo. I legali mi hanno detto che non sono riusciti nemmeno a leggere tutte le carte.”

Andrea Agnelli (1975) imprenditore e dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Agnelli, bordate su Calciopoli: «Un procedimento ridicolo» http://www.gazzetta.it/Calcio/SerieA/Juventus/15-12-2010/agnelli-bordate-calciopoli-712162802540.shtml, La Gazzetta dello Sport, 15 dicembre 2010.

“Non capisco come Gerry Scotti, dopo aver accettato (immagino non per beneficenza) di condurre tre o quattro programmi, di dirigere una radio, di fare il testimonial per più ditte, possa lamentarsi di essere sfruttato da Mediaset. Ha persino confessato di essere ricorso alle vie legali per mettere un freno a questa sovraesposizione. Naturalmente la confessione è avvenuta durante la presentazione alla stampa di un suo nuovo programma, «Paperissima.»”

Aldo Grasso (1948) giornalista, critico televisivo e docente italiano

Origine: Da Gli alibi di Bonolis e Scilipoti alla radio http://www.corriere.it/spettacoli/10_dicembre_19/grasso_fil-di-rete-alibi-bonolis-scilipoti-radio_fa61a9aa-0b49-11e0-bf9a-00144f02aabc.shtml, Corriere.it, 19 dicembre 2010.

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“O polacchi! Non l'ordine legale, poiché non l'avete. Non il governo, poiché lo spregiate. Il caso solo regge la vostra Repubblica.”

Stefano I di Polonia (1533–1586) re di Polonia

citato in Bernard Zaydler, Storia della Polonia: fino agli ultimi tempi. Volume II

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“Non so quanto la tv australiana avesse investito sul mondiale 2006, né come abbia reagito a un'eliminazione all'ultimo secondo dell'ottavo di finale, per un calcio regalato da un arbitro spagnolo a un terzino italiano colto da svenimento. Ma scommetterei in maniera più elegante, e più sportiva, di quella che la Rai scelse di cavalcare nell'infausto 2002 coreano. […] Durò un paio di giorni, per la verità, anche lo scarico di responsabilità da parte della squadra, sotto forma di tiro al bersaglio dell'arbitro Moreno. Ma poi, salvo qualche eccezione, il comune senso del pudore, prima ancora del fair play, riprese il sopravvento e si cominciò a riconoscere che se gli arbitraggi rassicuranti, oltre che davvero imparziali, sono oggettivamente diversi, ancor più diverse sono le congiure. Quando una squadra deve perdere, secondo quanto cercarono di farci credere [I giornalisti RAI], non arriva a giocarsi due match-ball come quelli di Vieri e Gattuso a pochi minuti dalla fine. La fermano prima, alla maniera di Aston in Cile. La Rai invece, impavida, andò avanti per settimane. E più passavano i giorni, più grosse le sparava. Sino a quella, davvero memorabile, dell'azione per danni alla Fifa. Il presupposto era, ovviamente, che Byron Moreno fosse il braccio armato di Blatter, investito della missione di far andare avanti, a qualunque costo, la squadra di casa. In buona sostanza, tuonò con supremo sprezo del ridicolo un avvocato dell'ufficio legale della Rai, chiederemo a Zurigo il rimborso totale di quanto è stato pagato per i diritti, cioè settanta milioni di euro, il rimborso delle spese di produzione per la trasferta in Corea e Giappone, e i danni derivati dalla caduta negativa della pubblicità. Mancavano giusto un paio di divisioni da ammassare al confine di Chiasso. I programmi sportivi dedicati al mondiale, che ovviamente continuava, amplificarono i toni, e più di un quotidiano cadde in tentazione. Si arrivò a leggere che la causa avrebbe fatto giurisprudenza a livello mondiale, al pari della sentenza Bosman: quando l'unico rimando possibile era, con tutta evidenza, a capitan Fracassa. […] La sera del 9 gennaio 2003, Raidue portò nei propri studi in esclusiva mondiale nientemeno che il famigerato Byron Moreno. E a chi affidare la faccia? A Enzo Biagi no, perché era già in vigore l'editto di Sofia, a Minoli nemmeno, Tosatti forse aveva un impegno. Sicché prese in prestito da Sky, senza alcun diritto di riscatto, l'intramontabile José Altafini. Civile la conversazione. Ma inserita nell'ambito di uno show dal titolo Stupido Hotel, mai come in quel caso un nome una garanzia. Così l'arbitro ecuadoregno entrò in scena dalla porta girevole con una valigetta piena di soldi, rispose punto per punto alle domande non proprio asfissianti dell'intervistatore, concluse argomentando sottilmente che quella sera a Daejon era stata l'Italia, non lui, a sbagliare la partita, e fu congedato da un simpatico gavettone sulle note del coro del Nabucco: che per una rete in quota Lega rappresentava, con tutta evidenza, l'inno nazionale. Una serie di interpellanze parlamentari non riuscirono a chiarire né la ragione di quella straordinaria partecipazione, né l'entità del compenso ricevuto da Moreno, dall'ordine comunque di alcune decine di migliaia di dollari. Fatto sta che, grazie alla sportività della Rai, l'ex nemico pubblico numero uno ebbe l'opportunità di dimostrare che i buffoni, semmai, erano altrove. E il cerchio finalmente si chiuse.”

Gigi Garanzini (1948) giornalista, scrittore e conduttore radiofonico italiano

cap. La cultura della sconfitta

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Timothy Sprigge (1932–2007) filosofo britannico

Origine: Il movimento per il benessere degli animali e il fondamento della morale, p. 85

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“Un filmato di quelli accelerati, i fotogrammi veloci mischiati con una musica di sottofondo. Evocativa. Mani che si avventano. Poi, solo lo scheletro, arrugginito. Forse, dopo, neanche più il palo. Distrutto, bruciato. Alla base. Penzolante. Tenuto sospeso dai fili elettrici. L'immagine perfetta. Il palo è alla mercé del vento. Ma non cade. Mentre tutti si rendono conto che c'è un motorino abbandonato, mi guardo intorno. Castel Volturno. Il mare è vicino. Anche se non si vede. L'odore. Intorno case abbandonate. Sventrate. Come se ci fossero state delle esplosioni. Ma pochi le hanno udite. Canneti, arbusti, polvere, rifiuti, cartelli. Tutto nasconde la vista del mare. Osservo il motorino. Anche gli africani, dopo i casalesi, hanno fatto una scelta. Casale di Principe sede legale. L'Africa sede legale. La sede operativa La Domitiana, Castel Volturno, e le sue terre, strade sterrate tutt'intorno. Mentre i casalesi hanno combattuto le loro guerre con gli altri clan vicini per difendere e imporre la sede operativa, gli africani non ne hanno avuto bisogno. Decenni di permanenza. Inesorabile. Protetta. Utile. A testa bassa hanno subito colpi, lamentele, repulisti generali, promesse di miglioramento e promesse di esodi biblici. Hanno accettato tutto, in silenzio. E sono rimasti. Sempre pochi a rendersene conto, gli altri in ritardo. In ritardo a cercare nel vocabolario aggettivi e sostantivi iperbolici, costrutti intelligenti, paradossi eccentrici, aforismi, per colpire la fantasia. Trovare una bellezza nell'inferno, che non c'è.”

Sergio Nazzaro (1973) scrittore e giornalista italiano

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“Credo valga la pena cominciare a parlarne seriamente. Il proibizionismo ha fallito.”

Giovanni Fava (1968) politico italiano

citato in Cannabis legale, la Lega apre in Lombardia: Maroni rilancia il tweet, ma poi si corregge http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/01/06/news/cannabis_legale_la_lega_apre_in_lombardia_maroni_rilancia_il_tweet_dell_assessore_fava-75275996/, Repubblica. it, 6 gennaio 2014

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“La definizione di "montagna legale" che ai tempi di Fanfani voleva tutelare i paesi che magari stavano in pianura ma erano poveri come quelli alpini o appenninici, va rivista. Ha presente quei prelati che al venerdì, avendo solo carne, la benedivano dicendo: "Ego te baptizo piscem?"”

Enrico Borghi (1967) politico italiano

Ecco, da noi c'è chi ha detto: "Ego te baptizo montagnam".
Origine: Citato in Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, La casta: Così i politici italiani sono diventati intoccabili, Rizzoli, 2007; citato in Comunità montane senza montagne (ma con molti sussidi) http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/04_Aprile/29/stella_montagne.html, Corriere.it, 29 aprile 2007.

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“A lui non frega nulla di Eluana. A lui interessa affermare il principio che una sentenza definitiva può essere ribaltata per decreto, o per legge ordinaria, o per legge costituzionale. A lui non frega nulla della vita e della morte. A lui interessa compiacere il Vaticano con un decreto impopolare ma a costo zero, fatto già sapendo che il Quirinale non lo firmerà, dunque senza pagare alcun prezzo di impopolarità. A lui non frega nulla delle questioni etiche. A lui interessa coprire il colpo di mano contro la giustizia e la civiltà: i medici trasformati in questurini e delatori contro i malati clandestini; le ronde illegali legalizzate; le intercettazioni legali proibite; gli avvocati promossi a padroni del processo, che faranno durare decenni convocando migliaia di testimoni inutili per procacciare ai clienti ricchi l'agognata prescrizione; i pm degradati ad «avvocati dell'accusa», come negli stati di polizia, dove appunto la polizia, braccio armato del governo, fa il bello e il cattivo tempo senza controlli della magistratura indipendente; dulcis in fundo, abolito l'appello del pm contro l'assoluzione o la prescrizione in primo grado, ma non quello del condannato (non hai vinto? Ritenta, sarai più fortunato), sempre all'insegna della «parità fra difesa e accusa». Tutte leggi incostituzionali che, dopo il no del Quirinale al decreto contra Eluana, hanno molte possibilità in più di passare. Per giunta, inosservati. Parlare di colpo di Stato è puro eufemismo. E poi, che sarà mai un colpo di Stato? Se la Costituzione non lo prevede, si cambia la Costituzione.”

Marco Travaglio (1964) giornalista, saggista e scrittore italiano

Tecnica di un colpo di Stato, 11 febbraio 2009
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