Frasi su servitù
Una raccolta di frasi e citazioni sul tema servitù, liberto, essere, libero.
Frasi su servitù
Origine: Calabria grande e amara, p. 232
“Chiedere favori è una forma di servitù.”
Rogare beneficium servitus quoddammodo est.
Sententiae

da Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153
Origine: Da L'Afrique noire est mal partie, 1962; citato in Juliet Mitchell, La condizione della donna (Woman's Estate), traduzione di Giovanna Stefancich, Einaudi, Torino, 1972.

Citazione un po' troppo lunga: tagliarla
La democrazia in America
Variante: I governi democratici possono diventare violenti e anche crudeli in certi momenti di grande effervescenza e di pericolo, ma queste crisi saranno rare e passeggere.
Quando penso alle piccole passioni degli uomini del nostro tempo […] non temo che essi troveranno fra i loro capi dei tiranni, ma piuttosto dei tutori. Credo, dunque, che la forma d'oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che l'hanno preceduta nel mondo, […] poiché le antiche parole dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome.
Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria.
Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. È assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all'autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrevocabilmente all'infanzia; ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l'unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industrie, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere?
Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l'uso del libero arbitrio, restringe l'azione della volontà in più piccolo spazio e toglie a poco a poco a ogni cittadino perfino l'uso di se stesso. L'eguaglianza ha preparato gli uomini a tutte queste cose, li ha disposti a sopportarle e spesso anche considerarle come un beneficio. Così, […] il sovrano estende il suo braccio sull'intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi, della quale il governo è il pastore.
Ho sempre creduto che questa specie di servitù regolata e tranquilla, che ho descritto, possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all'ombra della sovranità del popolo.
[…] In questo sistema il cittadino esce un momento dalla dipendenza per eleggere il padrone e subito dopo vi rientra.

Origine: 2 gennaio 1972: da Oevres de Maximilien Robespierre, Phénix Éditions, Ivry, 2000, t. VIII, pp. 81-83.

Origine: Da Oeuvres, PUF, Paris, 1912-1967, vol. VII, pp. 162-63; citato in Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, 2005, p. 135.

“Noi dobbiamo servire Dio per una necessità, per escludere la servitù del demonio.”
Scritti

dalla Lettera a Giovamttista Manzo marchese di Villa, p. 82
Lettere
Origine: Calabria, p. 73

da Dio e lo Stato
Dio e lo Stato

“Un Paese che non difende i suoi valori con forza è pronto per l'oppressione e la servitù.”

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 607

Abile, ibile, ivo, p. 103
Lingua in rivoluzione

Del teatro drammatico contemporaneo

Origine: Storia del reame di Napoli, p. 209

Origine: Storia del reame di Napoli, p. 334

“Fuggir con frode il danno | può dubitar se lice | quell'anima infelice | che nacque in servitù”
atto I, scena VII
Didone abbandonata
cap. II, p. 42
Doppio ritratto
V, 4
Considerazioni sopra la storia di Sicilia dai tempi Normanni sino ai presenti, Libro 5

Origine: Pensieri di un libertino, p. 80

“La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi.”
2 gennaio 2000
Corriere della Sera, La stanza di Montanelli – rubrica

Origine: Dell'ottima congregazione umana, p. 20-21, IX
pp. 21-22
Origine: Lezioni di eloquenza sacra, p. 27

Nuove Battute sul Politecnico vecchio: p. 204
Un fulmine sul 220

Origine: Da una predica del 1511 trasmessa da Bartolomeo de Las Casas; citato in Raniero Cantalamessa, Gettate le reti: riflessioni sui Vangeli. Anno C, Piemme, Casale Monferrato, 2001, p. 17.
Origine: Cinque notti a camminare, p. 44

Origine: Ricordanze della mia vita, p. 28

Origine: Citato in Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Editori Laterza, Roma, 2008, <nowiki>ISBN 978-88-420-8741-0</nowiki>, pag. 34.

Origine: Da una lettera a Napoleone III; citato in Italo de Feo, Cavour: l'uomo e l'opera, Mondadori, 1969.

Origine: Dai Silli, fr. 48 Diels; citato in Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 65.
Il nespolo

Origine: Ricordanze della mia vita, p. 30
De profundis clamavi ad te

Origine: Citato in Revue de deux mondes dal 15 marzo al 1 maggio 1861; citato in Maxime Du Camp, La spedizione delle due Sicilie, Cappelli, Bologna, 1963 (ed. originale Bourdilliat, Parigi, 1861), pp. 374-375.
da Per il bombardamento di Genova