Frasi su dialetto

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema dialetto, lingua, italiano, stesso.

Frasi su dialetto

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“Mi sfottono per l'accento, per i modi, per qualche parolaccia. Se lo dice Valentino Rossi, col suo dialetto, tutti ridono; se lo dico io, sono un coatto, un ignorante, un burino. Forse dispiace che un giocatore importante stia a Roma e non altrove. Il potere del calcio non è un'esclusiva del Nord, ma la musica è sempre la stessa: noi romani siamo viziati, pigri, prepotenti. La pensino come vogliono, io sono nato romano e romanista. E così morirò.”

Francesco Totti (1976) calciatore italiano

Origine: Dall'intervista di Stefano Petrucci, Totti: «Guai a chi tocca ancora la mia Ilary» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2002/luglio/29/Totti_Guai_chi_tocca_ancora_co_0_0207291833.shtml, Corriere della sera, 29 luglio 2002, p. 32.

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“La terra madre che toglie e dà la vita, questa la Sicilia di Pirandello, isola favolosa e reale che racchiude una varietà inimaginabile di tipi, di caratteri, dimentalità, oltre che di dialetti, dovuta alle diverse ondate di invasori che si sono avvicendati nel tempo.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

citato in Enzo Lauretta, Luigi Pirandello. Storia di un personaggio fuori di chiave, Milano, Ugo Mursia editore, 2008, p. 6

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“Cinquant'anni di vita unitaria sono stati in gran parte dedicati dai nostri uomini politici a creare l'apparenza di una uniformità italiana: le regioni avrebbero dovuto sparire nella nazione, i dialetti nella lingua letteraria. La Sicilia è la regione che ha più attivamente resistito a questa manomissione della storia e della libertà. La Sicilia ha dimostrato in numerose occasioni di vivere una vita a carattere nazionale proprio, più che regionale.”

Antonio Gramsci (1891–1937) politico, filosofo e giornalista italiano

Origine: Da Cronache teatrali dell'«Avanti!»; citato in Raffaele Di Florio, Gramsci, cronache teatrali dall'«Avanti!»: Angelo Musco http://www.quartaparetepress.it/2012/03/30/gramsci-cronache-teatrali-dallavanti-angelo-musco/, Quartaparetepress.it, 30 marzo 2012

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“Dopo tre anni di crisi, in cui non riuscivo più a comporre, ho scritto Come hai fatto, che era nata però napoletana, Ma cumm' ha fatto. Soltanto che mi hanno costretto a trascriverla in italiano, ma è il dialetto la vera lingua di noi.”

Domenico Modugno (1928–1994) cantautore, chitarrista e attore italiano

da un'intervista a Maura Nuccetelli e Tommaso Di Francesco, 23 ottobre 1979, riportata ne La grande evasione – Storia del festival di Sanremo di Gianni Borgna, 1980

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“Avendo fatto molti film insieme a Turi Ferro, siamo diventati molto amici e mi ha insegnato i sapori della Sicilia. Ho imparato la "parlata" catanese, che considero il vero dialetto. Vivendo con lui, ogni volta, per me era una scoperta all'insegna di questa straordinaria terra. Aveva ragione Brancati, il quale diceva "per essere siciliani bisogna essere diversi."”

Giancarlo Giannini (1942) attore italiano

Essendo poi io del nord, ho vissuto in maniera particolarmente intensa tutto questo.
Origine: Citato in Giancarlo Giannini: "Grazie a Turi Ferro amo la Sicilia" http://catania.livesicilia.it/2014/01/12/giancarlo-giannini-grazie-a-turi-ferro-amo-la-sicilia_276415/, Live Sicilia.it, 12 gennaio 2014.

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“Il secondo maestro è stato Rocco. Un uomo diverso da com'è stato raccontato. Timido, rispettoso. Sembrava burbero ma non lo era, ogni tanto gli scappava una battuta in dialetto ma era un uomo colto, che non diceva mai nulla di banale. Parlava volentieri con noi, ma non aveva mai il coraggio di avvertirci: oggi stai fuori.”

Giovanni Trapattoni (1939) allenatore di calcio ed ex calciatore italiano

Origine: Citato in Aldo Cazzullo, «Una volta c' era l' asso, ora sono tutti miliardari» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2003/novembre/09/Una_volta_era_asso_ora_co_0_031109028.shtml, Corriere della sera, 9 novembre 2003.

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“Per quanto riguarda il dialetto: è vero che nel registro alto perde qualcosa. Mentre se è vivo, come dalle mie parti, è molto vivo in basso, e ha intatte le sue caratteristiche di inventiva. Anche sul contemporaneo, che è in grado di tradurre per immagini in modo efficace. […] Negli uffici pubblici, per la strada, tra la gente comune, c'è questo dare del tu agli immigrati, che è molto fastidioso, non mi piace.”

Vitaliano Trevisan (1960) scrittore, attore e drammaturgo italiano

Citazioni di Vitalino TRevisan
Origine: Da «Tutti parliamo allo stesso modo» L'italiano perde efficacia e vivacità https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2010/gennaio/14/Tutti_parliamo_allo_stesso_modo_co_9_100114025.shtml, Corriere della Sera, 14 gennaio 2010.

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“Mio padre mi ha sempre insegnato a fare tutto. Quando gli ho detto che volevo fare l'attore, mi ha detto di studiare doppiaggio, perché secondo lui era la scuola migliore. Non l'Accademia di Arte Drammatica, che sforna a volte pessimi attori di teatro. "Gli attori di teatro – mi diceva – parlano il 'birignao.'”

Christian De Sica (1951) attore italiano

Invece bisogna parlare il dialetto, che è il vero italiano".
Origine: Citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895

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“Io non penso in italiano, penso in dialetto perché sono un popolano.”

Gianni Brera (1919–1992) giornalista e scrittore italiano

Origine: Citato in Palla lunga e pedalare, p. 43.

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“Molta parte dell'anima nostra è dialetto.”

Benedetto Croce (1866–1952) filosofo, storico e politico italiano

Origine: Citato in Renato de Falco, Del parlar napoletano http://www.tecalibri.info/D/DEFALCO-R_parlar.htm#p002, p. 13, Colonnese, Napoli, 2007 [1997]. ISBN 978-88-87501-77-3

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“I dialetti sono eterni. Gesù parlava in dialetto. Dante scriveva in dialetto. Il Padreterno, in cielo, parla in dialetto.”

Libero Bovio (1883–1942) poeta, scrittore e drammaturgo italiano

citato in Renato de Falco, Del parlar napoletano http://www.tecalibri.info/D/DEFALCO-R_parlar.htm#p002, p. 13, Colonnese, Napoli, 2007 [1997]. ISBN 978-88-87501-77-3

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“La mia prima impressione del mio approdo a Napoli fu quello di una città caotica. I napoletani sono insolenti e maleducati […]. In ogni momento ti assalivano gridando in dialetto "Uè Gargà vien accà" magari per fare una foto. Il "per favore" a Napoli non esiste ma è una cosa unica vivere li. La città cambia dal giorno alla notte. Se le cosa vanno bene non puoi uscire di casa, se vanno male lo stesso.”

Walter Gargano (1984) calciatore uruguaiano

Origine: Da un'intervista rilasciata alla radio messicana RG la Deportiva; citato in Gargano: "Buffon impressionante, mi tolgo il cappello. Che difesa la Juve! I napoletani sono maleducati" http://m.tuttojuve.com/altre-notizie/gargano-buffon-impressionante-mi-tolgo-il-cappello-che-difesa-la-juve-i-napoletani-sono-maleducati-295624/, TuttoJuve.com, 4 maggio 2016.

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“La narrativa spaziale o scientifica è diventata un dialetto per la nostra epoca.”

Doris Lessing (1919–2013) scrittrice inglese

Origine: «Space or science fiction has become a dialect for our time». Citato in The Guardian, Londra, 7 novembre 1988; citato in Robert Andrews, The New Penguin Dictionary of Modern Quotations, Penguin UK, 2003.

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“In ogni caprese c'è un fondo antico e genuino che si sente nel dialetto stretto e nella scontrosa e a volte brusca natura contadina, e una realtà più sciolta e disinvolta acquisita dal rapporto con gli ospiti stranieri che hanno amato e celebrato l'isola.”

Raffaele La Capria (1922) scrittore italiano

Origine: Da Capri, la memoria di un'Isola-Stato https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2009/settembre/28/CAPRI_MEMORIA_ISOLA_STATO_co_9_090928023.shtml, Corriere della sera, 28 settembre 2009, p. 35.

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“[Sul derby di Torino] C'era una volta il derby, verrebbe da dire. Una sfida che raccoglieva furori non soltanto calcistici, ma sociali ed economici, culturali. Già, che giorni e che emozioni! Gli anni settanta, ad esempio. La Juventus dominava l'Italia, ma spesso cadeva davanti ai cugini, che facevano di quell'appuntamento una ragione di vita e d'orgoglio. Da una parte, lo stile di Bettega e Capello, l'eleganza di Zoff, le acrobazie di Anastasi (idolo dei lavoratori della Fiat Mirafiori), la mutria severa di Beppe Furino, il palleggiare ironico di Causio, dall'altra l'agonismo e il ferro e il fuoco di Fossati, Cereser, Agroppi, capitan Ferrini, e là davanti i dioscuri Graziani&Pulici, ispirati da Claudio Sala, pronti a colpire. Il derby diventava, recuperando Jean-Paul Sartre, una metafora della vita. La Juve degli Agnelli, ma anche degli immigrati siciliani e calabresi, il Toro di Pianelli e degli impiegati piemontesi, di quelli che parlavano il dialetto duro e puro. La Juve dei tanti scudetti e il Toro che portava nelle vene, e porterà per sempre, il mito di capitan Valentino e degli altri eroi scomparsi nel rogo di Superga, e il rimpianto per la farfalla granata, Gigi Meroni. Due modi di essere.”

Darwin Pastorin (1955) giornalista italiano

Origine: Citazione da Juve-Toro, il derby smarrito http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/280000/276268.xml?key=Darwin+Pastorin&first=101&orderby=1&f=fir, l'Unità, 25 ottobre 2008, p. 54

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“Sono uno dei pochi che conoscono il dialetto. A parte qualche anziano tassista, chi lo parla più il dialetto, a Milano?”

Guido Rossi (1931–2017) giurista e avvocato italiano

Origine: Dall'intervista di Roberto Rho, Guido Rossi: "La mia Milano mai stata così vitale, non capisco perché Pisapia lasci ora" http://www.repubblica.it/cronaca/2015/05/10/news/guido_rossi_la_mia_milano_mai_stata_cosi_vitale_non_capisco_perche_pisapia_lasci_ora_-113994124/, Repubblica.it, 10 maggio 2015.

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“L'abitato superiore, con necropoli di incinerati che rivelano la presenza di guerrieri-pastori giustificata da necessità di difera della strada rivierasca che vi passava, era chiamato in dialetto Crées, nome celtico pure, indicante la presenza di abitazioni in pietra; quello inferiore, con sepolture più tarde di inumati era invece Piaàg, di probabile derivazione latina da plaga. Ebbene, la popolazione del primo villaggio era estroversa, allegra, malleabile, piuttosto variabile nelle opinioni e nei rapporti sociali, a costituzione familiare in cui l'uomo faceva sentire maggiormente la propria podestà; alla sera le vie del paese erano animate sino alla mezzanotte; al mattino, in compenso, gli uomini si levavano tardi e andavano al lavoro sulla montagna a giorno fatto; non era raro il caso che sue bisticciassero oggi, venendo anche alle mani, e che domani li si incontrasse a braccetto. Al contrario la gente di sotto era piuttosto taciturna, sensibilmente introversa. Se nasceva uno screzio tra famiglie, ne veniva un'avversione che durava talora per generazioni. La donna era più considerata che nell'altro villaggio e il marito le si rivolgeva con il "voi", anziché col "tu" come lassù. Al mattino – e io ho fra i ricordi della mia fanciullezza il battere a notte sul selciato sotto le mie finestre degli scarponi di chi passava – gli uomini andavano al lavoro prima che baluginasse l'alba; alla sera, viceversa, dopo le otto le vie del paese diventavano deserte. La parola data era sempre mantenuta e assai difficile era far mutar parere. […] I diversi caratteri dei due paesi portarono, all'inizio di questo secolo, a comportamenti assai diversi di fronte alla depressione in atto. Mentre la gente di sotto emigrava piuttosto che contrarre un debito, quelli di sopra ipotecarono con facilità anche le terre, allorché accennò il ruttiamo e, buoni muratori quali erano, costruirono case d'affitto procurandosi denaro a prestito. Rimontarono la china mentre, di sotto, il paese, un tempo più fiorente per territorio ricco di campi e di boschi, si spopolava.”

Pietro Pensa (1906–1996) ingegnere e dirigente d'azienda italiano

Origine: Noi gente del Lario, p. 496

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“Rondò Veneziano è stato una delle prime icone postmoderne che giocava con elementi stereotipati come Vivaldi, le parrucche e gli oboi per creare qualcosa di innovativo che uccideva l'elemento folcloristico. Era Venezia che citava se stessa usando non il dialetto vero, ma il linguaggio con cui parla ai turisti internazionali.”

Tommaso Labranca (1962–2016) scrittore, autore televisivo e conduttore radiofonico italiano

Postmoderno, 2008
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Variante: Rondò Veneziano è stato una delle prime icone postmoderne che giocava con elementi stereotipati come Vivaldi, le parrucche e gli oboi per creare qualcosa di innovativo che uccideva l'elemento folcloristico. Era Venezia che citava se stessa usando non il dialetto vero, ma il linguaggio con cui parla ai turisti internazionali. (Postmoderno, 2008)

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“Govi ha usato il dialetto per fare la propria fortuna, Marzari ha usato la propria bravura per fare la fortuna del dialetto.”

Vito Elio Petrucci (1923–2002) poeta, giornalista e commediografo italiano

Origine: Citato in Gian Domenico Solari, Io, Marzari ed i suoi amici, Edicolors, Genova, 2005, p. 25. ISBN 88-88929-18-5

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