Frasi su dito

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema dito, essere, dio, cosa.

Frasi su dito

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“Sbuffando il fumo verso l'infinito col pianeta sul mio dito qua mi dicono sei un mito, ma io sono come voi, non sono come vuoi.”

Gue Pequeno (1980) rapper italiano

da Forza campione
Fastlife mixtape vol. 3

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“Accetti ogni dettame | senza verificare, ti credi perspicace | ma sei soltanto un altro dei babbei.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Il dito medio di Galileo n.° 4

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“In bilico, tra accontentarvi o essere libero | tra osare o puntare al sei politico | come posso accettare il vostro spirito critico | se vi mostro la luna ma voi fissate il dito.”

Ghemon (1982) rapper italiano

da Si chiude il sipario, n. 22
E poi, all'improvviso, impazzire feat. The Love 4tet

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“Un uomo è convinto di essere morto. Dice ai familiari: «Sono morto» e i familiari lo mandano da uno specialista. Subito tra medico e paziente incomincia un'accanita discussione. Il medico fa appello ai sentimenti dell'uomo verso la vita, verso la famiglia. Poi prova a farlo ragionare, dimostrandogli l'intrinseca contraddizione di una frase come «Sono morto»: i morti non sono in grado di dire che sono morti, perché è appunto in questo che consiste l'essere morti. Alla fine il medico ricorre all'evidenza dei sensi. Domanda all'uomo: «I morti sanguinano?». «Certo che no» risponde l'uomo, spazientito dall'ottusa dabbenaggine della mente dei medici. «Lo sanno tutti che i morti non sanguinano». Al che il medico gli punge un dito. Ne esce una goccia di sangue. «Ma guarda un po', chi l'avrebbe mai detto» esclama l'uomo. «I morti sanguinano, eccome». Incorreggibile. Le percezioni e i ragionamenti confermano, anziché contraddirla, l'idea di essere morto. Il sentimento, la ragione e i dati di fatto collaborano alla costruzione di un sistema di difese volte a spiegare l'esperienza primaria, un'esperienza primaria che è uno stato di conoscenza, una realtà noetica dentro la quale il paziente è fissato e che conferisce significato a tutti gli altri eventi. «L'ambiente offre un mondo di nuovi significati. Tutta l'attività di pensiero è pensiero intorno ai significati … Si ha una conoscenza diretta e intrusiva del significato e questa appunto, in se stessa, è l'esperienza delirante.»”

James Hillman (1926–2011) psicoanalista, saggista e filosofo statunitense

La paranoia è un disturbo del significato.

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“Questo è un altro aspetto positivo del fatto che Bush se ne sia andato perché per gli ultimi 12 anni, con Reagan e Bush, abbiamo avuto dei fondamentalisti cristiani alla Casa Bianca. Cristiani fondamentalisti che credono che la Bibbia sia l'esatta parola di Dio, inclusa quella bizzarra rivelazione finale di fuoco e zolfo. Hanno avuto il loro dito sul quel fottuto bottone per 12 anni: "Dimmi quando Signore, dimmi quando. Lascia che io sia il tuo servo, Signore!". Fondamentalisti cristiani, affascinante! Queste persone realmente credono che il mondo abbia 12.000 anni. Giuro su Dio! "In base a cosa?", ho chiesto loro. "Beh, abbiamo guardato tutti i personaggi nella Bibbia e siamo risaliti fino ad Adamo ed Eva, le loro età: 12.000 anni."”

Bill Hicks (1961–1994) comico statunitense

Bene, come è scientifico cazzo, ok.
That's another good thing about Bush being gone cause for the last 12 years, with Reagan and Bush, we have had fundamentalist christians in the White House. Fundamentalist Christians who believe the Bible is the exact word of God, including that wacky fire and brimstone revelations ending. Have had their finger on the fucking button for 12 years: "Tell me when Lord, tell me when. Let me be your servant Lord!". Fundamentalist christianity, fascinating! These people actually believe that the world is 12.000 years old. Swear to God. "Based on what?", I asked them. "Well we looked at all the people in the Bible and we added them up all the way back to Adam and Eve, their ages: 12.000 years". Well, how fucking scientific, ok.
Revelations

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“…Qua probabilmente, anzi certamente ride e alza un dito, per il dominio, per la rimonta riuscita, perché Rossi ritrova Rossi, Rossi e Rossi si stringono la mano e si abbracciano reciprocamente e si dicono Rossi c'è, Rossi su Stoner…”

Guido Meda (1966) giornalista e conduttore televisivo italiano

Durante la gara classe MotoGP Rossi conquista su Stoner, il quale è arrivato secondo, il Gran Premio di Assen.
Tratte da alcune gare

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“La verità brucia come candeggina.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Il dito medio di Galileo n.° 4

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“Ho più talento io nel mio dito piccolo, di quanto ne abbia Lendl in tutto il suo corpo.”

John McEnroe (1959) tennista statunitense

fonte 8

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“Prendi lo sapere nello sfintere | è meglio dell'esame della prostata.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Il dito medio di Galileo n.° 4

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“[…] ma invece Lenz sulla via del ritorno si ritrova in preda a un'enorme compulsione idrolitica ad avere Green al suo fianco – o qualsiasi altra persona che non possa o non voglia andare via – vicino a sé, e a confidare a Green o a qualsiasi altro orecchio compiacente ogni esperienza e pensiero abbia mai provato. […] Lenz racconta a Green di quanto spettacolarmente obesa era sua madre, e usa le braccia per illustrare drammaticamente le dimensioni di cui sta parlando. Respira ogni terzo o quarto fatto, ergo circa una volta ogni isolato. Lenz racconta a Green le trame di molti libri che ha letto, ricamandoci sopra. […] Lenz racconta con euforia a Green che una volta gli successe di tranciarsi di netto la punta di un dito con la catena di un motorino e dopo pochi giorni di intensa concentrazione il dito gli era ricresciuto rigenerandosi come le code delle lucertole e disorientando le autorità mediche. […] Lenz spiega a Green che è una leggenda che il coccodrillo del Nilo sia il coccodrillo più temuto perché il coccodrillo dell'Estuario che può vivere anche in acque salate è un miliardo di volte più temuto da chi conosce queste cose. […] Segue un'analisi del termine disfunzione e la sua importanza nelle differenze tra, diciamo, la psicologia e la religione naturale. […] Lenz racconta il suo sogno ricorrente nel quale si trova seduto sotto uno di quei ventilatori tropicali da soffitto su una sedia di bambù e indossa un cappello da safari di L. L. Bean e ha una valigetta di vimini sulle ginocchia, e questo è tutto, questo è il suo sogno ricorrente. […] Lenz dice di ricordarsi alcuni fatti che sostiene gli siano capitati in vitro.”

David Foster Wallace (1962–2008) scrittore e saggista statunitense

pp. 667-670

“C'è veramente bisogno di ragazzi che disegnino e che imparino questo mestiere. Se penso a me, io ormai disegno da una vita, ho una matita al posto di un dito. È un mestiere faticoso che richiede molto impegno, ma è un lavoro magico.”

Guido Manuli (1939) animatore, disegnatore e regista italiano

Origine: Dall'intervista di Francesca Romana Avesani intervista con Guido Manuli http://www.divertimento.it/articoli/2001/12/18/235080.php

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“Questo mondo sensibile […] è quasi un libro scritto dal dito di Dio, cioè creato dalla virtù divina, e le singole creature sono come figure, non inventate dall'arbitrio dell'uomo, ma istituite dalla volontà divina per manifestare la sapienza invisibile di Dio. […] Buona cosa è dunque contemplare assiduamente e ammirare le opere divine.”

Ugo di San Vittore (1096–1141) filosofo, teologo

Origine: Da Eruditio didascalica, lib. VII, De tribus diebus; citato in Gino Ditadi, Introduzione: L'animale buono da pensare, in I filosofi e gli animali, vol. 1, Isonomia editrice, Este, 1994, pp. 82-83. ISBN 88-85944-12-4

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“Tu vivrai Galileo come quel Galileo messo in croce prima di te…”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Il dito medio di Galileo n.° 4

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“Come quando seguiamo nel cielo con il dito una scia sperando alla fine di trovarci Dio.”

Giorgio Canali (1958) chitarrista, cantautore e produttore discografico italiano

da Va tutto bene
Che fine ha fatto Lazlotòz

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“Gli Italiani, quando scoprirono di essere stati derubati e grassati per anni dai loro sedicenti rappresentanti, s'incazzarono. Finché durò il fruscio delle mazzette negli orecchi degli Italiani, fu facile per loro comprendere chi fossero le vittime della Grande Ruberia: erano loro. I partiti, per mantenere i loro apparati elefantiaci ed il tenore di vita principesco di molti loro boss, imponevano il pizzo su ogni loro appalto; gli imprenditori gonfiavano i prezzi dei lavori con continue varianti in corso d'opera, lo Stato si svenava con una spesa pubblica sempre più fuori controllo, ed ogni anno veniva da noi a bussare a quattrini con leggi finanziarie sempre più giugulatorie. Nel 1993 eravamo sull'orlo della bancarotta. Lo Stato italiano non aveva letteralmente più un soldo in cassa: mancava persino di che pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Una situazione pre-Argentina, che costrinse il governo Amato a varare la più spaventosa legge finanziaria della storia d'Europa. Era, quello, lo scontrino fiscale di Tangentopoli. E toccò ai cittadini pagare il conto. Che dovevano fare i derubati? Metter mano ai portafogli e ringraziare chi li aveva ridotti così? Il minimo che si dovesse fare era quel che fecero decine di veneziani, inseguendo De Michelis per le calli della Laguna al grido di «ladròn, ladròn». E quel che fecero migliaia di romani di destra e di sinistra, lanciando banconote false contro Craxi che usciva dalla sua suite all'Hotel Raphael, cantando beffardamente sull'aria Guantanamera: «Vuoi pure queste? Bettino, vuoi pure queste?». Fu una reazione normale, e non c'è proprio nulla di cui vergognarsi. Anche perché il Craxi in questione era stato appena salvato dalla Camera dei deputati, che aveva respinto gran parte delle richieste di autorizzazione a procedere nei suoi confronti per gravi episodi di corruzione, e tutte le richieste di arresto e perquisizione avanzate dal pool di Milano. Lo stesso Craxi, pochi mesi prima, si era presentato alla Camera con l'aria dell'accusatore per tenere un discorso ricattatorio puntando il dito sui colleghi e chiamandoli a correo dei propri reati.”

La scomparsa dei fatti

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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Se tu muori e io sopravvivo, non avrò più ragione di vivere, una volta tornato al nostro distretto. Tu sei tutta la mia vita – mi dice. – Non sarei mai più felice. – Faccio per ribattere, ma lui mi mette un dito sulle labbra.”

Per te è diverso. Non sto dicendo che non sarebbe dura. Ma ci sono altre persone che renderebbero la tua vita degna di essere vissuta. (Peeta a Katniss)
La ragazza di fuoco

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“Puoi mettere tra virgolette che Frank dice che non è giusto che qualcuno possieda un pezzo di Sinatra e ne raccolga i frutti senza muovere un dito per lui.”

Frank Sinatra (1915–1998) cantante, attore e conduttore televisivo statunitense

intervista al New York Herald-Tribune, 1943

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“Lascia che il mondo vada come vuole! Non muovere un dito per impedirlo!”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco

III, Di antiche tavole e nuove, 1963, p. 180

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“Cosí diranno molti lettori, e rimprovereranno l'autore d'inverosimiglianza, o daranno dell'imbecille ai poveri funzionari, giacché l'uomo è generoso di questa parola imbecille, e pronto a somministrarla venti volte al giorno al suo prossimo. È sufficiente, di dieci lati, averne uno un po' sciocco, per esser spacciato imbecille a onta dei nove buoni. Ai lettori riesce facile trinciar giudizi guardando dal loro angolo tranquillo, da una sommità da cui è tutta aperta la visuale su tutto quanto avviene in basso, dove l'uomo scorge soltanto gli oggetti vicini. Anche negli annali universali dell'umanità vi sono addirittura molti secoli, che, si direbbe, andrebbero cancellati e annullati, come superflui. Molti errori si sono compiuti a questo mondo, tali che, si direbbe, ora non li farebbe neppure un bambino. Che strade tortuose, cieche, anguste, impraticabili, lontane dal giusto orientamento, ha scelto l'umanità nel suo conato di pervenire alla verità eterna, mentre pure aveva innanzi tutta aperta la retta via, simile a quella che conduce alle splendide stanze, destinate all'imperatore in una reggia! Piú larga di tutte l'altre vie, piú fastosa era questa, rischiarata dal sole e illuminata tutta notte dai fuochi: ma fuori di essa, nella fitta oscurità, ha proceduto il flusso degli uomini. E quante volte, già guidati da un pensiero che scendeva dai cieli, essi hanno ancora saputo deviare e smarrirsi, hanno saputo nel pieno fulgore del giorno cacciarsi un'altra volta nei fondi impraticabili, hanno saputo un'altra volta spandersi l'un l'altro negli occhi una cieca nebbia, e vagando dietro ai fuochi fatui, hanno pur saputo spingersi fin sull'orlo dell'abisso, per poi, inorridendo, domandarsi l'un l'altro: – Dov'è l'uscita? dov'è la via? – Ora tutto appare chiaro alla generazione che passa, e si meraviglia degli errori, ride della semplicità dei suoi antenati, e non vede che un fuoco celeste irradia tutti questi annali, che grida da essi ogni lettera, e che di là, penetrante, un dito s'appunta proprio su essa, su essa, la generazione che passa. Ma ride la generazione che passa, e sicura di sé, orgogliosa, dà inizio a una nuova serie di errori, sui quali a loro volta rideranno i posteri.”

Nikolaj Vasiljevič Gogol (1809–1852) scrittore e drammaturgo ucraino

I, 10; 1977, p. 210

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“La sola autentica sclerosi è la sclerosi dello spirito.”

Pitigrilli (1893–1975) scrittore e aforista italiano

da Il dito nel ventilatore

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“L'ali apersi a un sospiro, e l'infinito | Amor nel libro, dove tutto è scritto, | II mio peccato cancellò col dito.”

Vincenzo Monti (1754–1828) poeta italiano

Canto terzo, p. 22
In morte di Ugo Bass-Ville

“Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico.
Valuterei le cose non per il loro valore, ma per ciò che significano.
Dormirei poco e sognerei di più, sapendo che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si fermano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato.
Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, mi butterei per terra al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio, se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l'arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni donna che è la mia prediletta e vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini dimostrerei quanto sbagliano pensando che smettono di innamorarsi quando invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l'oblio.
Ho imparato così tanto da voi uomini…
Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel modo di salire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rialzarsi.
Sono tante le cose che ho imparato da voi, ma in verità non saranno granché utili, perché quando mi metteranno in questa valigia, purtroppo starò per morire…”

Johnny Welch (1959) comico, attore e scrittore messicano

da Lo Que Le He Enseñado a la Vida

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“Elettra quale audace acrobazia | toccare il cielo con un dito | e poi ridiscendere”

Carmen Consoli (1974) cantautrice italiana

da Elettra, n. 9
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“A dargli un dito, quello ti frega un braccio.”

Antonio Di Pietro (1950) politico e avvocato italiano

citato in Paolo Di Stefano, Quel gergo estremo della politica, Corriere della sera, 14 ottobre 2009, p. 37

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“Imputato, | il dito più lungo della tua mano | è il medio, | quello della mia | è l'indice.”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

il giudice: da Sogno numero due, n.° 5

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“Dito di Dio.”

Giacomo Margotti (1823–1887) presbitero e giornalista italiano

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 723

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“I duecento metri mondiali di Mennea per noi sono stati rabbia e poesia, talento e geometria, insofferenza e razionalità. E la sua maniera di correrli ci ha sempre fatti restare appesi al finale, meglio di un film giallo: ce la farà o sarà preso prima del traguardo? E lui lì ad arrancare, almeno così sembrava, e invece ecco che lui spuntava dalla curva, ecco che quando lo davano per finito lui cominciava a mangiare i metri e lì veramente cominciavano a scoppiare i cuori, anche quelli più introversi. E lui che finalmente aveva combattuto e vinto il mostro interno che lo azzannava alzava il dito. Non come il padrone che reclama una sua proprietà, ma come uno schiavo che si libera delle catene e mostra orgoglioso il frutto della sua liberazione. Non era un'Italia atletica quella di Mennea: jogging, esercizio fisico, palestra non andavano ancora di moda. E non era un'Italia mentalmente attrezzata ad affrontare alla pari gli avversari. Con Mennea qualcosa cambiò: il suo record dimostrò che non eravamo solo un paese pieno di talenti, spesso incompiuti, ma che avevamo anche la scienza e l'applicazione per costruire un primato che sarebbe durato quasi vent'anni. Lo sprint non era più Little Italy. In questo Mennea è stato e continua ancor oggi ad essere la nostra diversità. Ci ha fatti correre, soffrire, vincere. E soprattutto vivere controvento la nostra fragilità.”

Emanuela Audisio (1953) giornalista e scrittrice italiana

la Repubblica
Origine: Da Mennea. Il campione controvento http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/12/08/mennea-il-campione-controvento.html, 8 dicembre 1999.

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“ha solchi sul collo larghi come un dito/ i bambini gli girano intorno come a un cavallino di legno colorato.”

Ennio Rega (1953) cantautore e compositore italiano

da Lo scemo dice
Concerie

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