Frasi su grasso
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“Le donne nere sono meno attraenti delle altre perché sono molto più grasse.”

Satoshi Kanazawa (1962) psicologo statunitense

Origine: Da Why Are Black Women Less Physically Attractive Than Other Women?, Psychology Today, 15 maggio 2011; citato in GQ.com http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/5/satoshi-kanazawa-le-donne-nere-sono-meno-attraenti.

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“Ci si attacca anche ai posti peggiori. Proprio come il grasso si attacca sul fondo della padella.”

Joël Egloff (1970) scrittore e sceneggiatore francese

Lo stordimento

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“I PRETI «Il prete grasso è una contraddizione, oserei dire una bestemmia incarnata.»”

Anacleto Verrecchia (1926–2012) filosofo italiano

Diario del Gran Paradiso

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“Penetrando nel museo, la scorsi subito in fondo ad una sala, e bella proprio come l'avevo immaginata. Non ha la testa, le manca un braccio; mai tuttavia la forma umana mi è parsa più meravigliosa e più seducente. Non è la donna vista dal poeta, la donna idealizzata, la donna divina o maestosa, come la Venere di Milo, è la donna così com'è, così come la si ama, come la si desidera, come la si vuole stringere. È robusta, col petto colmo, l'anca possente e la gamba un po' forte, è una Venere carnale che si immagina coricata quando la si vede in piedi. Il braccio caduto nascondeva i seni; con la mano rimasta, solleva un drappeggio col quale copre, con gesto adorabile, i fascini più misteriosi. Tutto il corpo è fatto, concepito, inclinato per questo movimento, tutte le linee vi si concentrano, tutto il pensiero vi confluisce. Questo gesto semplice e naturale, pieno di pudore e di impudicizia, che nasconde e mostra, che vela e rivela, che attrae e che fugge, sembra definire tutto l'atteggiamento della donna sulla terra. Ed il marmo è vivo. Lo si vorrebbe palpeggiare, con la certezza che cederà sotto la mano, come la carne. Le reni soprattutto sono indicibilmente animate e belle. Si segue, in tutto il suo fascino, la linea morbida e grassa della schiena femminile che va dalla nuca ai talloni, e che, nel contorno delle spalle, nelle rotondità decrescenti delle cosce e nella leggera curva del polpaccio assottigliato fino alle caviglie, rivela tutte le modulazioni della grazia umana. Un'opera d'arte appare superiore soltanto se è, nello stesso tempo, il simbolo e l'esatta espressione di una realtà. La Venere di Siracusa è una donna, ed è anche il simbolo della carne. Dinnanzi al volto della Gioconda, ci si sente ossessionati da non so quale tentazione di amore snervante e mistico. Esistono anche donne viventi i cui occhi ci infondono quel sogno di tenerezza irrealizzabile e misteriosa. Si cerca in esse qualcos'altro dietro le apparenze, perché sembrano contenere ed esprimere un po' di quell'ideale inafferrabile. Noi lo inseguiamo senza mai raggiungerlo, dietro tutte le sorprese della bellezza che pare contenere un pensiero, nell'infinito dello sguardo il quale è semplicemente una sfumatura dell'iride, nel fascino del sorriso nato da una piega delle labbra e da un lampo di smalto, nella grazia del movimento fortuito e dell'armonia delle forme. Così i poeti, impotenti staccatori di stelle, sono sempre stati tormentati da una sete di amore mistico. L'esaltazione naturale di un animo poetico, esasperato dall'eccitazione artistica, spinge quegli esseri scelti a concepire una specie di amore nebuloso, perdutamente tenero, estatico, mai sazio, sensuale senza essere carnale, talmente delicato che un nonnulla lo fa svanire, irrealizzabile sovrumano. E questi poeti sono, forse, i soli uomini che non abbiano mai amato una donna, una vera donna in carne ossa, con le sue qualità di donna, i suoi difetti di donna, la sua mente di donna, ristretta ed affascinante, i suoi nervi di donna e la sua sconcertante femminilità. Qualsiasi creatura davanti a cui si esalta il loro sogno diventa il simbolo di un essere misterioso, ma fantastico: l'essere celebrato da quei cantori di illusioni. E la creatura vivente da loro adorata è qualcosa come la statua dipinta, immagine di un dio di fronte al quale il popolo cade in ginocchio. Ma dov'è questo dio? Qual è questo dio? In quale parte del cielo abita la sconosciuta che quei pazzi, dal primo sognatore fino all'ultimo, hanno tutti idolatrata? Non appena essi toccano una mano che risponde alla stretta, la loro anima vola via nell'invisibile sogno, lontano dalla realtà della carne. La donna che stringono, essi la trasformano, la completano, la sfigurano con la loro arte poetica. Non sono le sue labbra che baciano, bensì le labbra sognate. Non è in fondo agli occhi di lei, azzurri o neri, che si perde così il loro sguardo esaltato, è in qualcosa di sconosciuto e di inconoscibile. L'occhio della loro dea non è altro che un vetro attraverso cui essi cercano di vedere il paradiso dell'amore ideale. Se tuttavia alcune donne seducenti possono dare alle nostre anime una così rara illusione, altri non fanno che eccitare nelle nostre vene l'amore impetuoso che perpetua la razza. La Venere di Siracusa è la perfetta espressione della bellezza possente, sana e semplice. Questo busto stupendo, di marmo di Paros, è - dicono - La Venere Callipigia descritta da Ateneo e Lampridio, data da Eliogabalo ai siracusani. Non ha testa! E che importa? Il simbolo non è diventato più completo. È un corpo di donna che esprime tutta l'autentica poesia della carezza. Schopenhauer scrisse che la natura, volendo perpetuare la specie, ha fatto della riproduzione una trappola. La forma di marmo, vista a Siracusa, è proprio l'umana trappola intuita dall'artista antico, la donna che nasconde rivela l'incredibile mistero della vita. È una trappola? Che importa! Essa chiama la bocca, attira la mano, offre ai baci la tangibile realtà della carne stupenda, della carne soffice bianca, tonda e soda e deliziosa da stringere. È divina, non perché esprima un pensiero, bensì semplicemente perché è bella.”

Guy de Maupassant (1850–1893) scrittore e drammaturgo francese

Incipit di alcune opere, Viaggio in Sicilia

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“[Su Jonah Lomu] Una mattina, alla prima trasferta, mi svegliai e vidi Lomu che si vestiva: 118 chili senza un'oncia di grasso. Ho capito che era meglio smettere di giocare.”

John Kirwan (1964) rugbista a 15 e allenatore di rugby neozelandese

Origine: Citato in Flavio Vanetti, Kirwan, un All Black in meta con gli azzurri https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2001/novembre/08/Kirwan_All_Black_meta_con_co_0_0111086975.shtml, Corriere della Sera, 8 novembre 2001, p. 47.

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“Grassa pigrizia quella per cui si chiama Dio tutto ciò che non si riesce a spiegare. Dio sarebbe la somma della nostra ignoranza?”

Ugo Ojetti (1871–1946) scrittore, critico d'arte e giornalista italiano

Origine: Sessanta, VI

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“Coloro che sono, per costituzione, assai grassi, muoiono più presto di coloro che sono magri.”

Ippocrate di Coo (-460–-370 a.C.) filosofo, medico

II, 44; p. 28
Aforismi

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“Nel testo originario di Grasso c'era un'equiparazione tra riciclaggio e autoriciclaggio […] invece ora il Parlamento ha stabilito che il reato non sussiste se il denaro è destinato al godimento personale.”

Luigi Di Maio (1986) politico italiano

Origine: Citato in Corruzione, Di Maio: "Ddl timido. Il governo ci stupisca e faccia modifiche" http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/26/corruzione-maio-ddl-timido-governo-ci-stupisca-faccia-modifiche/1540559/, il Fatto Quotidiano.it, 26 marzo 2015.

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“*Gellio udì, che lo zio solea far chiasso, | s'ei dicesse o facesse un che di grasso. | A schivar questo, ei dello zio si prese | la moglie, e così Arpocrate lo rese. | L'intento ottenne; ed or convien che taccia | lo zio, quand'anche in bocca ei gliela faccia.”
Gellius audierat patruum obiurgare solere, | si quis delicias diceret aut faceret. | Hoc ne ipsi accideret, patrui perdepsuit ipsam | uxorem et patruum reddidit Harpocratem. | Quod voluit fecit: nam, quamvis irrumet ipsum | nunc patruum, verbum non faciet patruus.

Gaio Valerio Catullo (-84–-54 a.C.) poeta romano

LXXIV
Carmi
Variante: Gellio udì, che lo zio solea far chiasso, | s'ei dicesse o facesse un che di grasso. | A schivar questo, ei dello zio si prese | la moglie, e così Arpocrate lo rese. | L'intento ottenne; ed or convien che taccia | lo zio, quand'anche in bocca ei gliela faccia.

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“Eliminare i grassi animali è sempre un toccasana.”

Umberto Veronesi (1925–2016) medico, oncologo e politico italiano

Origine: Dall'intervista di Alessandra Borella, Svezzamento vegetariano, Veronesi si schiera: "Senza carne va bene a tutte le età" http://www.repubblica.it/cronaca/2015/09/17/news/svezzamento_vegetariano_veronesi_si_schiera_senza_carne_va_bene_a_tutte_le_eta_-123107264/?refresh_ce, Repubblica.it, 17 settembre 2015.

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“Gli esseri umani non sono carnivori di natura. Quando uccidiamo gli animali per mangiarli, questi finiscono con l'uccidere noi poiché la loro carne, che contiene colesterolo e grassi saturi, non è mai stata destinata a noi, che siamo erbivori di natura.”

William C. Roberts (1932) cardiologo statunitense

Origine: Citato in Will Tuttle, Cibo per la pace, traduzione di Marta Mariotto, Sonda, Casale Monferrato, 2014, p. 76. ISBN 978-88-7106-742-1

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“Un modello immaginato per una taglia piccola diventa ridicolo su una donna grassa.”

Fernanda Pivano (1917–2009) traduttrice italiana

Origine: La mia kasbah, p. 97

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“Ero grasso. Ero il grasso Cavill. Alle medie avevo nostalgia di casa e chiamavo mia madre quattro volte al giorno. Ero un bersaglio facile. La mia versione di Superman tratta essenzialmente di un ragazzo che ha passato l'intera vita da solo.”

Henry Cavill (1983) attore britannico

Origine: Da un'intervista rilasciata a OK!; citato in Henry Cavill parla americano http://it.omg.yahoo.com/notizie/henry-cavill-parla-americano-073000174.html, Yahoo.com, giugno 2013.

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“Una persona grassa e malata di fatto è un "pozzo nero" vivente.”

Arnold Ehret (1866–1922) scrittore e insegnante tedesco

Origine: Il sistema di guarigione della dieta senza muco, p. 35

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“Piccolo seno più bianco di un uovo, | Seno di puttana, bianco, tutto nuovo.”

Clément Marot (1495–1544) poeta francese

citato in Gustave Flaubert, Memorie di un pazzo (Mémorires d'un fou), traduzione di Maurizio Grasso, introduzione di Massimo Colesanti, TEN, Roma 1996. ISBN 88-8183-324-7

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“Questa minestra, che onora Bologna, | Detta la grassa non inutilmente, | Carezza l'uomo dove gli bisogna, | Dà molta forza ai muscoli e alla mente, | Fa prender tutto con filosofia, | Piace, nutre, consola e così sia.”

Olindo Guerrini (1845–1916) poeta e scrittore italiano

da un sonetto dedicato alle tagliatelle; citato in Touring Club Italiano, Guida Gastronomica d'Italia, Milano, 1931, p. 206 http://books.google.it/books?id=EnJ5J5WYZeUC&pg=PA206

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“Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi, tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi. Non eri per niente grasso come ti sembrava. Il brano è anche conosciuto come Wear sunscreen ed è apparso per la prima volta sul web nel giugno 1997 sotto forma di catena di Sant'Antonio: il testo veniva erroneamente indicato come un discorso ai laureati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) pronunciato da Kurt Vonnegut. In realtà il vero autore del testo è proprio Mary Schmich, giornalista del Chicago Tribune che il 1º giugno 1997 pubblicò questo articolo come una sorta di "Guida alla vita per i neolaureati". Baz Luhrmann nel 1998 realizzò un singolo musicale partendo da questo testo, Everybody's free to wear sunscreen. Dopo aver visto il film Linus, nel 2002, rimase colpito dal monologo finale e decise di realizzarne una versione in italiano, Accetta il consiglio, utilizzando il testo italiano dei sottotitoli del film e lo stesso sottofondo musicale. Tale brano viene recitato da Giorgio Lopez, il quale aveva doppiato Danny DeVito in molti film ma non in The Big Kahuna.”

Mary Schmich (1953)

Origine: L'articolo da cui sono tratte queste citazioni costituisce anche il monologo finale del film The Big Kahuna (2000). Tale monologo viene letto dalla voce fuori campo di Danny DeVito in lingua inglese (sia nel doppiaggio originale sia in quello italiano) che scandisce il testo al ritmo di un sottofondo musicale. Nel frattempo scorrono le immagini finali del film e la parte iniziale dei titoli di coda e vengono mostrati man mano anche i sottotitoli in italiano del monologo. La traduzione qui indicata si rifà a tali sottotitoli.<br >

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“Il senatore Dell'Utri è un vero bibliofilo. In quanto tale, non si fa scappare niente: libri falsi, libri tarocchi, libri farlocchi. Aveva cominciato con i diari di Benito Mussolini, autentica araba Fenice letteraria del Novecento, comprati attraverso transazioni complicate: meritevoli comunque di una memorabile, in quanto breve e definitiva, demolizione filologica di Luciano Canfora. Ma uno non è un bibliofilo per nulla, non si ferma di fronte a certe inezie. Dell'Utri è andato in giro per l'Italia a presentare i presunti diari del cavalier Benito, in mezzo a radunate di gente nostalgica che godeva al pensiero che Mussolini non fosse così fesso. Incoraggiato dai successi di pubblico, se non proprio di critica, Dell'Utri ha recuperato il capitolo mancante del Petrolio di Pier Paolo Pasolini. Libro forse ancor più misterioso dei diari di Mussolini, libro misteriosissimo. Che nei suoi capitoli più misteriosi potrebbe rivelare sviluppi singolari sulla morte di Enrico Mattei, e forse sul ruolo avuto nella vicenda da Eugenio Cefis. Ma si sa che il petrolio è materia grassa, è una possibile macchia antiecologica che imbratta le pagine. Sicché l'ultimo capitolo dell'opus magnum pasoliniano, grazie a Dell'Utri, potrebbe rivelare un libro unto. Petrolio, senatore, una macchia nera nella letteratura italiana!”

Edmondo Berselli (1951–2010) giornalista e scrittore italiano

Origine: Da Il petrolio di Dell'Utri http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/03/06/il-petrolio-di-dell-utri.html, la Repubblica, 6 marzo 2010.

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“I borghesi son tutti dei porci, | più sono grassi e più sono lerci, | più son lerci e più c'hanno i milioni, | i borghesi son tutti…”

Giorgio Gaber (1939–2003) cantautore, commediografo e regista teatrale italiano

da I borghesi, n. 1
I borghesi

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“Questa è la fattoria Hale.
Ecco la vecchia stalla per la mungitura, l’entrata buia che dice Vieni a cercarmi.
Ecco la banderuola, la catasta di legna.
Ecco la casa, echeggiante di storie.
È presto. Il falco vola lento nel cielo sgombro. Una sottile piuma blu volteggia nel vuoto. L’aria è fredda, limpida. La casa è silenziosa, come la cucina, il divano di velluto blu, la piccola tazza da tè bianca.
Da sempre la fattoria canta per noi, le sue famiglie perdute, i suoi soldati e le mogli. Durante la guerra, quando arrivarono con le baionette, entrando con la forza, gli stivali infangati sulle scale. Patrioti. Banditi. Mariti. Padri. Dormivano nei letti freddi. Razziavano la cantina in cerca di barattoli di pesche sciroppate e barbabietole da zucchero. Accendevano grandi fuochi nel campo, e le fiamme si contorcevano, schioccando alte verso il cielo. Fuochi che ridevano. Le facce calde brillavano e le mani erano in tasca, al riparo. Arrostivano un maiale e strappavano la carne dolce e rosea dall’osso. Dopo, si succhiavano via il grasso dalle dita, un sapore familiare, strano.
Ce ne sono stati altri – molti – che hanno rubato, smantellato e saccheggiato. Perfino i tubi di rame, perfino le mattonelle di ceramica. Quello che potevano prendere, prendevano. Hanno lasciato solo i muri, i pavimenti spogli. Il cuore pulsante in cantina.
Noi aspettiamo. Siamo pazienti. Aspettiamo notizie. Aspettiamo che ci venga detto qualcosa. Il vento sta provando a farlo. Gli alberi ondeggiano. È la fine di qualcosa; lo sentiamo. Presto sapremo.”

All Things Cease to Appear

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“Il primo produttore che ho visto mi ha detto "Ma tu non sai parlare giapponese? Sei un po' grassa! (60 Kg). Magari nel campo porno, ti ci vedo bene!" Quindi ho capito che dovevo avere qualcos'altro, che dovevo avere delle skill.”

Yuriko Tiger (1993) modella e personaggio televisivo italiana

Variante: Il primo produttore che ho visto mi ha detto "Ma tu non sai parlare giapponese? Sei un po' grassa! (sessanta chili). Magari nel campo porno, ti ci vedo bene!" Quindi ho capito che dovevo avere qualcos'altro, che dovevo avere delle skill.

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“[Gli uomini] Per me sono tutti simili così come appaiono nascendo. Per me nascono simili e nudi, forti e deboli, grassi e magri e tutti li metto in eguaglianza.”

Jean de Meung (1240–1305) poeta francese

Le Roman de la Rose
Origine: In La letteratura francese, I, p. 199.

“Nei primi giorni della mia dimora a Napoli visitavo con un nobile napoletano le rovine dei templi e dei palazzi romani a Pozzuoli. "Siete ancora fieri dei tempi antichi, voi napoletani?" gli chiesi. "Signore" mi rispose il grasso marchese "i napoletani sono tutti poveri ruffiani." Udendo che io mi servivo di un operaio mi disse: "Lo paghi un tanto e non un grano di più e se fa rimostranze, non gli dia niente di più". E proseguì: "Signore, stia in guardia, tutti i napoletani sono mariuoli". "Anche lei sarebbe nel numero?" io risposi, per metà scherzando e per metà sdegnato. "Sì, sì, mezzo birbante" rispose, dalle risa. Egli aveva ordinato al servitore che stava dietro alla carrozza di portare per noi una bottiglia di vino di Siracusa. Quando la cercammo, non la trovammo. Il marchese montò in gran collera e lo chiamò asino, ladro e bestia, infine lo minacciò di detrargli qualche cosa dalla paga per il mese seguente. Questo ebbe effetto. "Eccellenza" gridò il servitore a mani giunte "mi spezzi una gamba in due, ma non mi punisca sul denaro, il denaro fa male."”

Karl August Mayer (1808–1894)

[...] Il denaro è la grande leva che muove tutti i napoletani. Per il minimo servizio, per una semplice stesa di mano, chiedono denaro. Per denaro ridono, saltano, ballano, cantano. (Da Vita popolare a Napoli nell'età romantica)
Origine: Citato in Domenico Rea, Le due Napoli; in Opere, a cura e con un saggio introduttivo di Francesco Durante e uno scritto di Ruggero Guarini, I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2005, pp. 1344-1345. ISBN 88-04-54884-3

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“Quella signora grassa mangia sei volte al giorno per mantenere la linea. La linea cotica.”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Diario futile di un signore di mezza età, p. 68

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“Sono grasso, e tanti pensano che questo mi renda debole e ottuso.”

George R. R. Martin (1948) autore di fantascienza statunitense

Wyman Manderly
2016, p. 449
I guerrieri del ghiaccio - I fuochi di Valyria - La Danza dei Draghi

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“Sono grasso e sono debole e sono codardo. Ma ho fatto il mio dovere.”

Samwell Tarly
2016, p. 256
Tempesta di spade