Frasi su impossibile
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“È impossibile parlare del razzismo di oggi se non si ricorda il razzi­smo di ieri.”

Gian Antonio Stella (1953) giornalista e scrittore italiano

da Corriere della sera, 25 novembre 2009

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“Tolga quell'affare da lì!"
"Impossibile: provocherei la sfiducia degli investitori internazionali.”

Francesco Tullio Altan (1942) fumettista, disegnatore e sceneggiatore italiano

Vignetta dell'ombrello

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“[…] Qui c'è anzitutto molta Asia nell'atmosfera… non per nulla si devono brulicare i tipi della Mongolia moscovita! Questa gente" e Settembrini accennò col mento dietro a sé, "non si regoli spiritualmente su di loro, non si lasci contagiare dai loro concetti, ponga invece la sua natura, la sua superiore natura contro la loro, e consideri sacro tutto quanto a lei, figlio dell'Occidente, del divino Occidente, figlio della civiltà, è sacro per natura e tradizione, per esempio il tempo! Codesta liberalità, codesta barbara larghezza del consumo del tempo è stile asiatico… e forse per questo I figli dell'Oriente si trovano così bene quassù. Non ha mai notato che quando russo dice: "quattro ore" non dice più di quando uno di noi dice "una"? Non è difficile immaginare che la noncuranza di costoro in riferimento al tempo dipenda dalla selvaggia vastità del loro paese. Dove c'è molto spazio c'è molto tempo… infatti si dice che sono il popolo che ha tempo può aspettare. Noi no, noi europei non possiamo. Abbiamo poco tempo, come il nostro nobile continente, articolato con tanto garbo, ha poco spazio, noi dobbiamo ricorrere alla precisa amministrazione dell'uno e dell'altro, allo sfruttamento, caro ingegnere! Prenda per simbolo le nostre grandi città, centri e fuochi della civiltà, crogioli del pensiero! Come il terreno vi rincara, È lo spreco di spazio diventa impossibile, nella stessa misura, noti, anche il tempo diviene sempre più prezioso. Carpe diem! Lo disse uno che viveva in una metropoli. Il tempo è un dono di Dio, dato all'uomo affinché usi… ne usi, ingegnere, al servizio dell'umano progresso!”

1992, p. 402-403
La montagna incantata

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“A nessuno importerà quali individui siano stati modificati per costruire un romanzo. Lo so, c’è sempre un certo tipo di lettore che si sentirà in dovere di chiedere: Ma che cosa è successo veramente? La risposta è semplice: gli amanti sopravvivono, felici. Finché resterà anche una sola copia, un unico dattiloscritto della mia stesura finale, la mia Arabella dall'animo sincero e il suo principe-dottore sopravviveranno per amarsi. Il problema in questi cinquantanove anni è stato un altro: come può una scrittrice espiare le proprie colpe quando il suo potere assoluto di decidere dei destini altrui la rende simile a Dio? Non esiste nessuno, nessuna entità superiore a cui possa fare appello, per riconciliarsi, per ottenere il perdono. Non c’è nulla al di fuori di lei. È la sua fantasia a sancire i limiti e i termini della storia. Non c’è espiazione per Dio, né per il romanziere, nemmeno se fossero atei. È sempre stato un compito impossibile, ed è proprio questo il punto. Si risolve tutto nel tentativo. […] Mi piace pensare che non sia debolezza né desiderio di fuga, ma un ultimo gesto di cortesia, una presa di posizione contro la dimenticanza e l'angoscia, permettere ai miei amanti di sopravvivere e vederli riuniti alla fine. Ho regalato loro la felicità, ma non sono stata tanto opportunista da consentire che mi perdonassero, non proprio, non ancora.”

Atonement

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“Considerare il diavolo un partigiano del Male e l'angelo un combattente del Bene significa accettare la demagogia degli angeli. La faccenda, in realtà, è più complessa.
Gli angeli sono partigiani non del Bene, ma della creazione divina. Il diavolo, invece, è colui che nega al mondo divino un senso razionale.
Come si sa, angeli e demoni si spartiscono il dominio del mondo. Tuttavia, per il bene del mondo non occorre che gli angeli abbiano il sopravvento sui demoni (come credevo quando ero bambino), ma che i poteri degli uni e degli altri siano all'incirca in equilibrio. Se nel mondo c'è un eccesso di senso incontestabile (dominio degli angeli), l'uomo soccombe sotto il suo peso. Se il mondo perde tutto il suo senso (dominio dei demoni), è altrettanto impossibile vivere.
Le cose che vengono private di colpo del loro senso presunto, del posto assegnato loro nel preteso ordine delle cose (un marxista formatosi a Mosca che crede agli oroscopi), provocano in noi il riso. All'origine, il riso appartiene dunque al diavolo. Vi è in esso qualcosa di malvagio (le cose si rivelano di colpo diverse da come volevano farci credere di essere), ma anche una parte di benefico sollievo (le cose sono più leggere di come apparivano, ci lasciano vivere più liberamente, smettono di opprimerci con la loro austera serietà).
Quando l'angelo udì per la prima volta il riso del maligno, restò sbalordito. Accadde durante un banchetto, la sala era gremita e i presenti durino conquistati uno dopo l'altro dal riso del diavolo, che era contagioso. L'angelo capiva benissimo che quel riso era diretto contro Dio e contro la dignità della sua opera. Sapeva di dover reagire subito, in un modo o nell'altro, ma si sentiva debole e inerme. Non riuscendo a inventare niente di nuovo, scimmiottò il suo rivale. Aperta la bocca, emise un suono intermittente, spezzato, alle frequenze più alte del suo registro vocale […], ma dandogli un significato opposto: Mentre il riso del diavolo alludeva all'assurdità delle cose, l'angelo, col suo grido, voleva rallegrarsi che tutto, quaggiù, fosse ordinato con ragione, ben concepito, bello, buono e pieno di senso.
Così l'angelo e il diavolo si fronteggiavano e, mostrandosi l'un l'altro la bocca spalancata, emettevano all'incirca lo stesso suono, ma ciascuno esprimeva col suo clamore cose radicalmente opposte. E il diavolo guardava l'angelo ridere e rideva ancora di più, ancora meglio e con più gusto, perché l'angelo che rideva era infinitamente comico.
Un riso ridicolo è un fallimento. Ciò non toglie che gli angeli abbiano ottenuto comunque un risultato. Ci hanno ingannati tutti con un'impostura semantica. Per indicare sia la loro imitazione del riso, sia il riso originale (quello del diavolo), c'è una parola sola. Ormai non ci rendiamo nemmeno più conto che la stessa manifestazione esteriore nascoste due atteggiamenti interiori assolutamente opposti. Esistono due tipi di riso e noi non abbiamo parole per distinguerli l'un l'altro.”

The Book of Laughter and Forgetting

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“Accanto a questi uomini di passione stavano i sognatori. L'utopia fioriva in tutte le sue forme, da quella bellicosa che giustificava il patibolo, a quella innocente che sosteneva l'abolizione della pena di morte. Spettri per i troni, angeli per il popolo. In faccia a uomini di lotta, spiriti che maturano sogni. Gli uni pensano alla guerra, gli altri invocano la pace; un cervello, Carnot, crea quattro armate; un altro, Jean Derby, medita una federazione democratica universale. […] altri si occupavano di questioni di minor conto e di maggior praticità. Gyuton-Morveau studiava misure per migliorare l'attrezzatura negli ospedali, Maire l'abolizione delle servitù reali, Jean-Bon-Saint-André la soppressione delle pene restrittive per debiti e la detenzione costrittiva. […] L'arte contava fanatici e anche monomaniaci; il 21 gennaio, mentre la testa di un re cadeva sulla piazza della Rivoluzione, Bézard correva ad ammirare una testa dipinta da Rubens, quadro scoperto in un solaio di rue Saint-Lazare. Artisti, orafi, profeti, colossi come Danton e fanciulli come Cloots, gladiatori e filosofi, tutti aspiravano a una sola conquista, quella del progresso. Nulla li intiepidiva. La vera grandezza della Convenzione fu di ricreare il reale nell'impossibile. Agli estremi, Robespierre, fanatico del Diritto e Condorcet, fanatico del dovere.”

Victor Hugo (1802–1885) scrittore francese

Ninety-Three

“Per me l'atto di pensare e quello di esprimere i pensieri non sono simultanei, e neppure necessariamente consecutivi. So di pensare e parlare nella stessa lingua, e so che in teoria non c’è ragione per cui io non possa comunicare i miei pensieri non appena si formano o immediatamente dopo; eppure la lingua in cui io penso e quella in cui parlo sembrano spesso talmente lontane che mi pare impossibile colmare il vuoto sul momento, o anche retroattivamente.
Mi ha sempre affascinato l’idea della traduzione simultanea, come alle Nazioni Unite, dove nel pubblico tutti hanno gli auricolari e si sa che nelle retrovie gli interpreti ascoltano quello che viene detto e lo trasformano in un’altra lingua. Capisco che questo sia possibile, ma per me ha del miracoloso – che le parole siano lanciate in aria in una lingua e ricadano a terra in un’altra come una palla. Credo che nel mio cervello ci sia una specie di setaccio che impedisce un rapido (e tanto meno simultaneo) travaso dei pensieri in parole. Un po’ come il filtro nello scarico della vasca da bagno; c’è qualcosa che mantiene i miei pensieri nel cervello, e così bisogna cavarli a forza, come quegli schifosi grovigli di capelli bagnati.
Riflettevo sui concetti di pensiero e di linguaggio, a quanto sarebbe stato difficile esprimerli – o quantomeno spossante, come se pensarli fosse già abbastanza e dirli fosse pleonastico o riduttivo, perché lo sanno tutti che la traduzione svilisce un testo, è sempre meglio leggere un libro nella lingua originale (À la recherche du temps perdu). Le traduzioni sono delle approssimazioni soggettive e questo è esattamente quello che provo quando parlo: quello che dico non è quello che penso ma solo quello che più gli si avvicina, con tutti i limiti e le imperfezioni del linguaggio. Quindi penso spesso che sia meglio stare zitto anziché esprimermi in modo inesatto.”

Peter Cameron (1959) scrittore statunitense
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“PENSARE ALLA PACE senza PENSARE ALLA POVERTÀ è oggi certamente impossibile.”

Wim Wenders (1945) regista tedesco

Inventare la pace

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“- Andiamo al British Museum.
Detto fatto. Per non perderci, ci demmo appuntamento a mezzogiorno in Mesopotamia. Non è una cosa da tutti i giorni poter fissare un appuntamento in un posto del genere.
In quel tipo di edifici, apprezzo ancora di più l’insieme che il dettaglio. Mi piace passeggiare, senza altra logica che il mio piacere, dall’antico Egitto alle Galapagos passando per Sumer. Ingozzarmi di tutta l’assiriologia mi rimarrebbe sullo stomaco, mentre piluccare qualche carattere cuneiforme a mo’ di aperitivo, rune come antipasto, la stele di Rosetta come piatto principale e delle mani a negativo preistoriche come dessert manda in estasi le mie papille.
Quello che non sopporto, nei musei, è il passo lento e solenne che le persone si credono obbligate in cuor loro ad adottare. Quanto a me, mi sposto con passo ginnico, abbracciando con lo sguardo vaste prospettive: che si tratti di archeologia o di pittura impressionista, ho notato i vantaggi di questo metodo. Il primo è evitare l’atroce effetto guida turistica: “Ammirate la bonarietà dello sceicco el-Beled: non vi sembra di averlo incrociato ieri al mercato?” oppure: “Una controversia oppone la Grecia e il Regno Unito a proposito del fregio del Partenone.” Il secondo è concomitante al primo: rende impossibili i commenti all’uscita dal museo. I Bouvard e Pécuchet moderni devono chiudere il becco. Il terzo vantaggio, e non il meno importante per quanto mi riguarda, è che impedisce l’insorgere del terribile mal di schiena museale.
Intorno a mezzogiorno, mi resi conto di essermi persa. Affrontai un responsabile in questi termini:
– Mesopotamia, please.
– Third floor, turn to the left – mi venne risposto nel modo più semplice possibile.
E questa è la dimostrazione che ci si sbaglia nel ritenere la Mesopotamia tanto inaccessibile.”

Pétronille

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“La solitudine è questa situazione un po’ buffa, un po’ ridicola, un po’ aggressiva di un uomo seduto al tavolo di un ristorante turistico: l’immagine di una persona incompleta, tanto goffa da sembrare stupida o arrogante. Leo deve incominciare a difendere questa sua solitudine. Non deve permettere che gli altri lo vedano come un atomo dalle valenze aperte, come qualcuno immiserito dalla mancanza di un compagno, di un amico, di un amore. La solitudine è anche scomodità. Obbliga a rivolgersi agli altri, a fare richieste continue. Sul treno lui non può lasciare i bagagli per recarsi al ristorante. Deve cercare il controllore, o un altro passeggero, e chiedergli di dare cortesemente un’occhiata alla macchina fotografica. Negli aeroporti, con il carrello carico di valigie, non riesce a raggiungere la toilette, o la cabina del telefono soprattutto se si trovano a livelli diversi da quelli in cui è stato sbarcato e allora, scaricare i bagagli, affrontare le scale, deporli, entrare in un bagno diventa un’impresa impossibile, faticosa già mentalmente. Nei ristoranti è pressato dalla gente in coda solo perché gli altri sono in due e lui, solo, sta occupando un piccolo tavolo. Negli alberghi le camere singole sono, in genere, le più strette e le più piccole: i sottotetti o le mansardine della servitù. E per giunta c’è sempre un supplemento da pagare.
   La solitudine impietosisce gli altri. A volte lui sente lo sguardo indiscreto della gente posato sulla sua figura come un gesto di una violenza inaudita. Come se gli altri lo pensassero cieco e gli si accostassero per fargli attraversare la strada. Certe premure lo offendono più dell’indifferenza, perché è come se gli ricordassero continuamente che a lui manca qualcosa e che non può essere felice. Si vede con un lato del corpo sanguinante, una cicatrice aperta dalla quale è stata separata l’altra metà. Vorrebbe spiegare che sì, Thomas gli manca e di questo sta soffrendo. Ma che non avverte la propria solitudine come una disperazione. Si sta concentrando su di sé, si sta racchiudendo nelle proprie fantasie e nei propri ricordi. Sta cercando di abbracciare la parte più vera di se stesso recuperandola attraverso il ricordo, la riflessione, il silenzio.”

Camere separate

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“«Che bel quadretto,» commentò. «I tre evangelisti aggrappati gli uni agli altri si apprestano all'ascensione impossibile.»
«Accidenti,» disse Mathias sollevando Lucien, «perché gli abbiamo dato il terzo piano?»
«Mica sapevamo che beveva come una spugna,» disse Marc. «E poi ti ricordo che non si poteva fare diversamente. L'ordine cronologico prima di tutto: al piano terra l'ignoto, il mistero originale, il disordine generale, il magma primordiale, insomma, le stanze comuni. Al primo piano, vago superamento del caos, qualche modesto tentativo, l'uomo nudo si raddrizza in silenzio, insomma, tu, Mathias. Risalendo la scala del tempo…»
«Cosa c'è da gridare?» domandò Vandoosler il Vecchio.
«Sta declamando,» disse Mathias. «È pur sempre un suo diritto. Non ci sono orari per gli oratori.»
«Risalendo la scala del tempo,» continuò Marc, «scavalcata l'antichità, l'agevole ingresso nel glorioso secondo millennio, i contrasti, gli ardimenti e gli stenti medievali, insomma, io, al secondo piano. Dopodiché, al piano superiore, il degrado, la decadenza, il contemporaneo. Insomma, lui,» pro- seguì Marc scuotendo Lucien per un braccio. «Lui, al terzo piano, che con la sua vergognosa Grande Guerra chiude la stratigrafia della Storia e della Scala. Ancora più su il padrino, che in un modo tutto suo porta avanti lo scardinamento del presente.»
Marc si fermò e tirò un sospiro.
«Capisci che, anche se sarebbe più pratico sistemare questo qui al primo piano, non possiamo mica permetterci di sconvolgere la cronologia rovesciando la stratigrafia della scala. La scala del tempo è tutto quel che ci resta, Mathias! Vuoi buttare all'aria la tromba delle scale, che è l'unica cosa che abbiamo messo in ordine? L'unica, caro mio! Non possiamo permettercelo.»”

Fred Vargas (1957) scrittrice francese

I tre evangelisti: Chi è morto alzi la mano - Un po' più in là sulla destra - Io sono il Tenebroso

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“è qualcosa di bello, la distruzione delle parole. Naturalmente, c'è una strage di verbi e aggettivi, ma non mancano centinaia e centinaia di nomi di cui si può fare tranquillamente a meno. E non mi riferisco solo ai sinonimi, sto parlando anche dei contrari. Che bisogno c'è di una parola che è solo l'opposto di un'altra? Ogni parole già contiene in se stessa il suo opposto. Prendiamo "buono", che bisogno c'è di avere anche "cattivo"? "Sbuono" andrà altrettanto bene, anzi meglio, perché, a differenza dell'altra, costituisce l'opposto esatto di "buono". Anche se desideri un'accezione più forte di "buono", che senso hanno tutte quelle varianti vaghe e inutili : "eccellente", "splendido", e via dicendo? "Plusbuono" rende perfettamente il senso […].
Non capisci che lo scopo principale a cui tende la neolingua è quello di restringere al massimo la sfera di azione del pensiero? Alla fine renderemo lo psicoreato letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole con cui poterlo esprimere […].
Tutta le letteratura del passato sarà distrutta: Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron, esisteranno solo nella loro versione in neolingua […].
Anche la letteratura del partito cambierà, anche gli slogan cambieranno. Si potrà mai avere uno slogan come "La libertà è schiavitù", quando il concetto stesso di libertà sarà stato abolito? […].
Il pensiero non esisterà più, almeno non come lo intendiamo ora. Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa.”

1984

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“Prima di lasciare l’edificio, Spears fece una piccola deviazione per raggiungere una delle camere delle uova più recenti. Sul pavimento spiccavano solamente dieci, dodici uova deposte al massimo un paio di giorni prima. Grazie ai dispositivi di sor-veglianza installati ovunque, il generale sapeva di non correre alcun pericolo da parte delle creature a quello stadio di sviluppo. Inoltre, aveva dato ordine a un sottoposto di sbarrare le porte che in genere erano lasciate deliberatamente aperte in modo che i fu-chi potessero accudire le uova a loro piacimento. In tal modo, poteva concedersi di rimanere qualche minuto in quella sorta di incubatrice senza essere interrotto dai nervosi alieni addetti alla cura delle nuove generazioni.
Far visita alle uova lo riempiva di soddisfazione. I gusci elastici e carnosi, con i bordi superiori simili a petali ancora fissati strettamente l’uno all’altro per proteggere il loro prezioso contenuto toccavano una corda del suo cuore. Spears non era un uomo molto portato all’introspezione, un sognatore pronto a dispiacersi per un passato impossibile da mutare o un futuro ancora troppo lontano. Al pensiero preferiva l’azione e tuttavia in quel posto riusciva a cogliere una bellezza fredda e spietata. Davanti a sé aveva dei futuri guerrieri, discendenti dei più valorosi combat-tenti che l’uomo avesse mai conosciuto. E lui il combattimento, la lotta, la guerra ce li aveva nel sangue.”

Steve Perry (1947) scrittore statunitense

Origine: Aliens. Incubo, p. 74

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“[Sull'Udinese] Il segreto di questa società si chiama coerenza. Ha capito che in una città di provincia era impossibile puntare a giocatori importanti ma che i giocatori bisognava farli diventare importanti.”

Serse Cosmi (1958) allenatore di calcio e ex calciatore italiano

Origine: Citato in Alberto Costa, «Esporto in Europa il modello Udinese» https://archive.is/4WQZ, Corriere della Sera, 25 agosto 2005, p. 47.

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“Una pace permanente nel Medio Oriente rimarrà impossibile finché al popolo di Palestina è negata l'opportunità di determinare il suo proprio futuro e di stabilire una sua propria patria libera, e finché Israele rifiuta di rinunciare a tutti i territori arabi di cui si è impossessato con la forza durante la guerra del sessantasette.”

Menghistu Hailè Mariàm (1937) militare e politico etiope

No permanent peace is possible in the Middle East so long as the people of Palestine are denied the opportunity of determining their own futures and establish a free country of their own and so long as Israel refuses to relinquish all Arab territories seized by force during the 1967 war.
Variante: Una pace permanente nel Medio Oriente rimarrà impossibile finché al popolo di Palestina non venga negata l'opportunità di determinare il suo proprio futuro e di stabilire una sua propria patria libera, e finché l'Israele rifiuta di rinunciare a tutti i territori arabi sequestrati durante la guerra del sessantasette.

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“Sei stato colpito nell'elemento, dove hanno sede le forze più oscure, dove principia per la creatura umana la notte. Ora si tratta di radunare le forze luminose perché la ferita si rimargini, perché vivere con essa sarebbe impossibile.”

Scipione (Gino Bonichi) (1904–1933) pittore e scrittore italiano

dal Diario; Historia, p. 61
Citato in di Historia, Mensile illustrato di Storia, Anno VII – N. 66 – Milano – Maggio 1963

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“— Non mi hai mai detto che c’era un androide a bordo. Perché? Non mentirmi, Carter. Ho visto il suo marchio tatuato, fuori delle docce.Burke era imbarazzato. — Be’, non mi è venuto in mente. Non capisco perché sei così sconvolta. La Compagnia impiega da anni i sintetici a bordo delle navi. Non hanno bisogno di ipersonno, ed è molto più economico che assumere un pilota umano, per coordinare i passaggi interstellari. E non dà di volta loro il cervello a lavorare tutto quel tempo da soli. Non c’è niente di strano.— Per conto mio, preferisco l’espressione “persona artificiale”, — interloquì gentilmente Bishop. — C’è qualche problema, posso fare qualcosa, forse?— Ne dubito. — Burke si ripulì le labbra sporche di uovo. — Un sintetico non ha funzionato come doveva, durante la sua ultima traversata. Ci sono stati dei morti.— Ne sono sconvolto. Quanto tempo fa?— Un bel po’, sì. — Burke non entrò nei particolari, cosa di cui Ripley gli fu grata.— Allora può essersi trattato di un modello più vecchio.— Cyberdine Systems 120-A/218.Bishop si piegò verso Ripley con fare conciliante. — Bene, questo spiega tutto. I vecchi A/2 erano sempre un po’ nervosi. Adesso come adesso non potrebbe succedere, non con l’installazione dei nuovi inibitori comportamentali. Mi è impossibile nuocere o, per omissione, permettere che sia fatto del male ad un essere umano. Gli inibitori sono stati montati in fabbrica insieme con il resto delle mie funzioni cerebrali. Nessuno può manometterli. Quindi, come può vedere, io sono totalmente innocuo. (pp. 36-37)”

Alan Dean Foster (1946) scrittore statunitense

Aliens scontro finale

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“Sì, tutto scorre, tutto muta, impossibile salire sullo stesso, immutabile convoglio.”

Vasilij Semënovič Grossman (1905–1964) giornalista e scrittore sovietico

Origine: Tutto scorre, p. 107

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“Va rafforzata la capacità delle Nazioni unite, ed è impossibile farlo senza l’appoggio dell’Ue. Un’Europa forte e unita è un pilastro fondamentale per un’Onu forte ed efficace.”

António Guterres (1949) politico portoghese

Origine: Citato in Guterres: “Un’Europa forte e coesa è pilastro fondamentale per le Nazioni Unite” http://www.eunews.it/2017/05/17/guterres-uneuropa-forte-e-coesa-e-pilastro-fondamentale-per-le-nazioni-unite/85601, EuNews.it, Parlamento Europeo, Strasburgo, 17 maggio 2017.

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“Se non fossero esistite situazioni impossibili, Dio avrebbe fatto a meno di inventare i miracoli.”

Dal libro "Ho buttato tutto ciò che potevo per fare più spazio al cuore" di Ferruccio Parrinello - Edizioni Scripsi - 2015

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“Amar chi t'odia, ell'è impossibil cosa.”

Vittorio Alfieri (1749–1803) drammaturgo italiano

Origine: Da Polinice, II, 4, 211. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 14603-X

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“Il modo migliore per ricordare ed onorare la vita dell'ultimo grande eroe del XX secolo è prenderlo da esempio. Mandela come Ghandi prima di lui e Martin Luther King hanno combattuto battaglie reputate ai tempi impossibili, e lo hanno fatto sfidando la visione del mondo tradizionale espressa dall'opinione pubblica, in nome dell'eguaglianza tra gli uomini.”

Loretta Napoleoni (1955) economista e saggista italiana

Origine: Da Nelson Mandela e la lotta alla moderna apartheid economica https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/07/nelson-mandela-e-la-lotta-alla-moderna-apartheid-economica/804316/, Ilfattoquotidiano.it, 7 dicembre 2013.

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“[Ultime parole famose] Noi con la Lega non faremo alcuna alleanza; sono culturalmente e geneticamente diversi da noi, quindi è impossibile. Anche perché noi non faremo alleanze con nessuno.”

Roberto Fico (1974) politico e attivista italiano

Origine: Dall'intervista visibile su https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/24/elezioni-fico-m5s-mai-alleati-con-la-lega-siamo-geneticamente-diversi/4113485/, 24 gennaio 2018.

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“Per me è impossibile non dire che Roger è il più grande di tutti i tempi perché gioca meglio di chiunque abbia mai giocato a tennis. E soprattutto sta ancora vincendo.”

Origine: Citato in Kevin Coulson e Dan Quarrell, Roger Federer: l'arte di reinventare il successo https://it.eurosport.com/tennis/australian-open/2018/roger-federer-l-arte-di-reinventare-il-successo_sto6470836/story.shtml, traduzione di Simone Eterno, Eurosport.com,

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