Frasi sul Male
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“Mi sembra che la morte sia un male.”

I, 5, 9
Malum mihi videtur esse mors.
Philippicae, Tusculanae disputationes

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“[Su Stephan Lichtsteiner] Sono felice di averlo in Nazionale, meno male che c'è. Ormai ha raggiunto un livello top al mondo. Fa un lavoro difensivo straordinario, gioca a ritmi alti contro tutti. È un grandissimo.”

Ottmar Hitzfeld (1949) allenatore di calcio e ex calciatore tedesco

Origine: Dall'intervista Hitzfeld: "Inler, Behrami e Lichtsteiner top, ora seguo Morganella" http://www.tuttomercatoweb.com/?action=read&id=397147, Tuttomercatoweb.com, 5 novembre 2012

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“Se il male non esiste, che cosa accadrà alla letteratura?”

Victor Sawdon Pritchett (1900–1997) scrittore e critico letterario britannico

Senza fonte

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“Avere la consapevolezza che noi non siamo il nostro male [il tumore], che siamo altro, che dobbiamo sforzarci di continuare a essere le stesse identiche persone di prima costituisce la nostra speranza e la nostra fede laica.”

Emma Bonino (1948) politica italiana

Origine: Dall'intervista di Giovanna Casadio e Dario Cresto-Dina, Emma Bonino: "Raccontare il male mi ha aiutato. Ora vediamo chi la spunta" http://www.repubblica.it/politica/2015/02/16/news/emma_bonino_raccontare_il_male_mi_ha_aiutato_ora_vediamo_chi_la_spunta-107430064/, Repubblica.it, 16 febbraio 2015.

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“Ottimismo (s. m.). Dottrina o credo che vede tutto bello, incluso il brutto; tutto buono, soprattutto il male; e tutto giusto, particolarmente ciò che è sbagliato.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 131
Dizionario del diavolo

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“[Sulle stragi nazifasciste] Abbiamo il dovere di non dimenticare che tra il '43 e il '45 furono oltre 400 gli episodi di uccisioni collettive in Italia, e oltre 15mila le vittime civili. Furono bambini, furono anziani e madri, donne e uomini rastrellati, trucidati, vittime della furia nazista che ritirandosi risaliva il nostro Paese, seminando ovunque terrore e morte. Furono crimini in violazione delle leggi e delle convenzioni internazionali. Crimini contro l'umanità. […] Una barbarie che la coscienza degli uomini e la storia hanno condannato e giudicato, con un verdetto inappellabile. Conoscere e ricordare è però necessario. Ed è necessario distinguere, sapere che insieme alle SS, a compiere stragi come queste, c'erano anche degli italiani, schierati con la Repubblica di Salò a fianco di Hitler e del Terzo Reich. Ogni tentativo di confondere le ragioni e i torti, il bene e il male, è inaccettabile. Le posizioni e le scelte di allora non furono e non possono essere considerate equivalenti. Una sola era la parte giusta, ed era quella che ebbe la forza di contrapporsi a ideologie e sistemi antidemocratici, quella che aveva come obiettivo l'affermazione della libertà e della democrazia, quella di chi combatté e si oppose a un regime e a una politica che anche nel nostro Paese produsse la vergogna delle leggi razziali, la discriminazione e la persecuzione degli ebrei, la loro deportazione nei campi di sterminio. E quegli eccidi terribili, disumani, che colpirono la popolazione civile […].”

Federica Mogherini (1973) politica italiana

Origine: Dal Messaggio commemorazione strage Marzabotto http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/interventi/2014/10/20141005_mogh_marzabotto.html, Esteri.it, 5 ottobre 2014.

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“Apparteniamo a un'epoca in cui cinema e Tv si sostituiscono alla parola scritta, al racconto scritto, e nel dialogo con il mondo i registi anzi gli attori si sostituiscono agli scrittori. Nessuno infatti, neanch'io, resiste al narcotico richiamo dello schermo, al perpetuo svago offertoci da un sistema di comunicazione che trasforma in pubblico trastullo anche la sacra intimità del sesso e la inviolabile solennità della morte. Soggiogati, ipnotizzati dalla moderna Medusa, passiamo ore a guardar le sue immagini e ascoltare i suoi suoni. Di conseguenza leggiamo assai meno, e molti non leggono più. Ritengono che si possa vivere senza leggere cioè senza la parola scritta, il racconto scritto, gli scrittori. Invece no. No, e non tanto perché lo stesso cinema e la stessa Tv non prescindono dalla parola scritta, dal racconto scritto, dagli scrittori, quanto perché lo schermo non permette e non permetterà mai di pensare come si pensa leggendo: le sue immagini e i suoi rumori distraggono troppo, impediscono di concentrarsi. Oppure suggeriscono riflessioni troppo superficiali e passeggere. Inoltre si preoccupa troppo di stupire e divertire, lo schermo, diverte e stupisce con mezzi troppo rudimentali e giocattoleschi: se ne frega delle tue meningi. È superfluo ricordare che per leggere ci vuole un minimo di meningi cioè di intelligenza e cultura, superfluo sottolineare che qualsiasi idiota o qualsiasi analfabeta con due occhi e due orecchi può guardare le immagini e ascoltare i suoni della moderna Medusa. Ma per vivere, per sopravvivere, è necessario pensare! Per pensare è necessario produrre idee, fornirle! E chi più dello scrittore produce idee? Chi più di lui le fornisce? Lo scrittore è una spugna che assorbe la vita per risputarla sotto forma di idee, è una mucca eternamente incinta che partorisce vitelli sotto forma di idee, è un rabdomante che trova l'acqua in qualunque deserto e la fa zampillare sotto forma di idee: è un mago Merlino, un veggente, un profeta. Perché vede cose che gli altri non vedono, sente cose che gli altri non sentono, immagina e anticipa cose che gli altri non possono né immaginare né anticipare… E non solo le vede, le sente, le immagina, le anticipa: le trasmette. Da vivo e da morto. Cara, nessuna società s'è mai evoluta al di fuori degli scrittori. Nessuna rivoluzione (buona o cattiva che fosse) è mai avvenuta al di fuori degli scrittori. Nel bene e nel male, sono sempre stati gli scrittori a muovere il mondo: cambiarlo. Sicché scrivere è il mestiere più utile che ci sia. Il più esaltante, il più appagante del creato.”

il Professore: II, VI, IV; pp. 416–418
Insciallah

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“Quanto male è nato dal pregiudizio che il biasimo sia intelligente e l'elogio stupido.”

Gesualdo Bufalino (1920–1996) scrittore

Origine: Il malpensante, Settembre, p. 104

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“Ricambio più facilmente il male col bene, anziché il bene col bene. Tanto mi ripugna rendere colpo per colpo.”

Gesualdo Bufalino (1920–1996) scrittore

Origine: Il malpensante, Settembre, p. 96

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“È una macchina diabolica, l'esercito, e il militarismo un ingranaggio mortale. Lo sai qual è la ricetta per fotter le reclute fin dal momento in cui arrivano alla caserma, Bernard? Prima si schierano sul piazzale coi loro abiti borghesi affinché ricordino d'appartenere a una società priva di uguaglianza, vale a dire un consorzio nel quale c'è chi veste bene e chi veste male. Poi gli si infila l'uniforme affinché si illudano d'accedere a un sodalizio di uguali, vale a dire un consorzio nel quale tutti vestono i medesimi panni. Subito dopo si rimbecilliscono con le esercitazioni e le marce che stroncano. E-marciando-cantate-così-tenete il passo. (Però il passo non c'entra, Bernard. C'entra che a cantare non pensano, e a non pensare non s'accorgono di venir fottuti.) Infine si cancella la loro personalità, la loro individualità. Perché il soldato non deve essere un individuo, una persona: deve esser parte d un nucleo perfetto che agisce all'unisono. E lo sai qual è l'ingrediente per ottenere un nucleo perfetto o quasi perfetto? L'odio. L'odio collettivo cioè diretto verso lo stesso bersaglio, e non il bersaglio rappresentato dal nemico che la guerra ti procura o ti procurerà: il bersaglio rappresentato da un paria coi gradi di sergente. Il sergente becero, ignorante, di cui subisci la tirannia che gli è stata delegata dal tenente al quale è stata delegata dal capitano al quale è stata delegata dal maggiore al quale è stata delegata dal colonnello al quale è stata delegata dal generale al quale è stata delegata dalla Macchina, a cui hanno insegnato a berciare come a un cantante si insegna a gorgheggiare do-re-mi-fa-sol-la. Sì, gli hanno insegnato a usare la voce per comandarti e sfotterti e umiliarti, Bernard. E lui la usa nel modo prescritto. «Sei laureato, tu? Bene, allora va' a pulire i cessi.» Al contadino e all'operaio, invece: «Razza di piercolo, da che fogna vieni? Non sai nemmeno contare, somaro?» Poi dispetti, addestramenti forzati, canagliate, fino a quando laureati e contadini e operai lo odiano in uguale misura, e il nucleo quasi perfetto è ottenuto. "Quasi" perché manca il tocco finale, l'ingrediente decisivo, e indovina qual è il tocco finale. L'ingrediente decisivo. È l'amore. L'amore concentrato sullo stesso bersaglio che stavolta è il tenente o meglio ancora il capitano. Insomma l'ufficiale buono, comprensivo, paterno, che ascolta e consola e magari si rivolge a te con il Lei. «È laureato, lei? Bravo, me ne rallegro. È contadino, lei? Bravo, me ne compiaccio. È operaio, lei? Bravo, me ne complimento.» Oppure: «Sì, la rampogna del sergente è stata eccessiva: lo rimprovererò a mia volta. Voglio essere un amico, per voi, in caso di bisogno rivolgetevi a me.» Bisogno? Che bisogno? Ormai l'unico bisogno di cui hanno bisogno è ricevere amore, darlo, e dall'odio per il sergente passano all'amore per il tenente o il capitano. Il-mio-capitano. Per il loro capitano accettano qualsiasi sacrificio, qualsiasi martirio, sono pronti a crepare. Con lui salteranno fuori dalla trincea, con lui si lanceranno contro la mitragliatrice che falcia, con lui uccideranno il nemico cioè il disgraziato che dall'altra parte della barricata ha subìto l'identico trattamento, con lui creperanno come bovi al macello. E questo, inutile dirlo, senza che sospettino d'esser le vittime d'un lurido imbroglio, le ruote di un ingranaggio ben oliato e ben collaudato. Perenne.”

I, IV, I; pp. 110–112
Insciallah

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“Quanto all'Occidente, osservava in imbarazzato silenzio e chi aveva salutato con entusiasmo l'avvento dell'ayatollah confessava quasi a denti stretti il proprio errore o pentimento. La cosiddetta sinistra, quella sinistra per cui una rivoluzione va sempre assolta e chi non è d'accorso su questo è un fascista, tentava addirittura di giustificare lo scempio. «Devi capire che la rivoluzione non è un invito a nozze.» «Pensa a Robespierre e alle migliaia di ghigliottinati durante il Terrore, pensa a Lenin e alle centinaia di migliaia liquidati con le Grandi Purghe.» «Non dimenticare che certi eccessi sono inevitabili e necessari. Non è la prima volta che la rivoluzione divora i propri figli.» Non avevano detto le stesse cose, del resto, quando la libertà era stata assassinata in Polonia e in Cecoslovacchia e in Ungheria e nella Germania dell'Est, quando i sogni erano stati traditi a Cuba e in Vietnam? Non s'erano forse macchiati della stessa malafede, gli ipocriti, non s'erano forse rifugiati dietro la stessa disonestà, lo stesso timore d'apparir reazionari? Lo sapevo ben io che fino al giorno in cui avevo raccontato le infamie viste a Saigon, le colpe degli americani e dei sudvietnamiti e dei Loan, me l'ero cavata benissimo: conquistando orde di ammiratori e di amici. «Gran giornalista, grande scrittrice, gran donna.» Però appena avevo raccontato le infamie viste ad Hanoi, le colpe dei nordvietnamiti e dei vietcong e dei Giap, ero stata linciata sui loro giornali. E gli ammiratori s'erano trasformati in dispregiatori, gli amici in nemici: «Mascalzona, calunniatrice, serva del Pentagono. Ha offeso la rivoluzione!».
La rivoluzione. È dalla presa della Bastiglia che l'Occidente vive nella bugia chiamata rivoluzione. È da allora che questa parola equivoca ci ricatta come una parola santa, in quanto tale ci viene imposta come sinonimo di libertà-uguaglianza-fraternità, simbolo del riscatto e del progresso, speranza per gli oppressi. È da allora che le stragi compiute in suo nome vengono assolte, giustificate, accettate, che i suoi figli vengono macellati dopo aver macellato: convinti che essa sia la cura di ogni cancro, la panacea di ogni male. Ma rispettosamente la pronunciamo, rispettosamente la studiamo a scuola, rispettosamente la analizziamo nei trattati di politologia e nei saggi di filosofia. Rispettosamente non osiamo contestarla, rifiutarla, sbugiardarla sputando in faccia agli imbecilli e ai violenti che se ne servono per carriera.”

Origine: Intervista con il Potere, pp. 36–37

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“La sofferenza è sofferenza, che venga inflitta ad un uomo o ad una bestia; e la creatura che la patisce, sia uomo o bestia, avvertendo l'infelicità che ne deriva finché essa dura, subisce un male: e subire un male, senza averlo meritato, senza averlo provocato, quando nessuna offesa è stata arrecata, e assolutamente nessun bene se ne ricaverà, ma solo per dar prova del potere, di soddisfare la malvagità, è segno di crudeltà e di ingiustizia in chi lo infligge.”

Humphry Primatt (1735–1776) sacerdote anglicano e scrittore inglese

Origine: Da A Dissertation on the Duty of Mercy and Sin of Cruelty to Brute Animals, 1776; citato in Henry S. Salt, I diritti degli animali, traduzione di Cinzia Picchioni, in Aa. Vv., Diritti animali, obblighi umani, Gruppo Abele, Torino, 1987, pp. 177-178. ISBN 88-7670-097-8

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“Gli uomini sono una razzaccia. Sono bestiacce cupide, libidinose, avare, senza fede, senza gratitudine, egoiste, nella maggior parte dei casi esseri senza forza di spirito, incapaci di seguire il bene o il male, incerti e pronti a cedere al più forte, senza sentimento di responsabilità, vittime del primo partito che capita.”

Giuseppe Prezzolini (1882–1982) giornalista, scrittore e editore italiano

Da Vita di Machiavelli
Origine: Citato in Guglielmo Lo Curzo, Prezzolini grande maestro, L'osservatore politico letterario, anno 29, n° 4, maggio 1983, pp. 33-46; disponibile anche su Circe.lett.unitn.it http://circe.lett.unitn.it/le_riviste/riviste/bibliografia_spe/biblio/locurzo.pdf.

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“Non fa male.”

Arria donna romana, famosa per essersi suicidata assieme al marito, condannato a morte

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 498-499

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“Il papa ama riposarsi in compagnia della moglie di Gaetanino […] una donna che può avere trentasei anni, non è né bene né male.”

Stendhal (1783–1842) scrittore francese

Origine: Citato in Claudio Rendina, I peccati del Vaticano, Newton Compton, 2009, p. 151

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“Il catenaccio non esiste più, nessuno ne parla in Italia. Parlarne è essere in male fede o non essere informati. Le ricordo che ho giocato la semifinale di Coppa del Mondo contro la Germania con quattro attaccanti: Totti, Iaquinta, Del Piero e Gilardino. Le mie squadre giocano all'attacco, con aggressività… e ora in Cina, Evergrande fa lo stesso. Quindi, smettiamo di parlare ancora di catenaccio.”

Marcello Lippi (1948) allenatore di calcio e calciatore italiano

El catenaccio ya no existe, nadie habla de eso en Italia. Hablar de eso es o tener mala fe o no estar informado. Le recuerdo que yo he jugado la semifinal del Mundial contra Alemania con cuatro delanteros: Totti, Iaquinta, Del Piero y Gilardino. Mis equipos juegan al ataque, con desdoblamientos, agresivos... y ahora en China, el Evergrande actúa igual. Por tanto, dejemos de hablar ya del catenaccio.
Citazioni in altre lingue

“Il male è che la generosità può anche essere un buon affare.”

Ugo Ojetti (1871–1946) scrittore, critico d'arte e giornalista italiano

CCLXXVI
Sessanta

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“Molte cose vanno male perché la gente non prende più la professione come scopo, ma come mezzo.”

Alphonse Karr (1808–1890) giornalista e scrittore francese

Origine: Aforismi sulle donne, sull'uomo e sull'amore, p. 92

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“[Sul rapporto con Bagheria] È inevitabilmente intenso. Se hai vissuto 22 anni come ho fatto io, non è facilmente estirpabile, nel bene e nel male. È intenso come può essere con un vecchio amore, anche con gli amori che ti hanno tradito.”

Ferdinando Scianna (1943) fotografo italiano

Origine: Citato in Intervista a Ferdinando Scianna. “Quando vengo cerco il pane e panelle” http://www.lavocedibagheria.it/2014/01/intervista-a-ferdinando-scianna-quando-vengo-cerco-il-pane-e-panelle/, La Voce di Bagheria.it, 19 gennaio 2014.

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“Se le cose del capitalismo vanno male, è colpa del capitalismo, ma è colpa del capitalismo anche se vanno male le cose del comunismo.”

Antonio Martino (1942) economista e politico italiano

da un'intervista di Roberto Gervaso del 20 luglio 2005
Origine: Citato in Roberto Gervaso, Ve li racconto io, Milano, Mondadori, 2006, p. 266. ISBN 88-04-54931-9

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“E il governo è in se stesso un male finché reca in sé la tendenza a degenerare in tirannia.”

Albert Einstein (1879–1955) scienziato tedesco

Origine: Einstein rispose con questo articolo alla lettera aperta Le idee sbagliate del dott. Einstein, sottoscritta dagli scienziati sovietici Sergej Ivanovič Vavilov, Alexander Frumkin, Abram Ioffe e Nikolay Semyonov; pubblicata sul New Times, Mosca, ottobre 1947. Pensieri, idee e opinioni, pp. 234 e 238.
Origine: Out of My Later Years, p. 146

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“Il male terribile dell'italia, la vera patologia è la politicizzazione della magistratura, cioè l'uso politico della giustizia. C'è una grande maggioranza di giudici tuttavia che non appartiene a questa banda di talebani.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

2010
Origine: Citato in Caso Mills, Berlusconi all'attacco dei giudici: "Siamo in mano a una banda di talebani" http://www.repubblica.it/politica/2010/02/26/news/polemica_mills-2438314/, Repubblica.it, 26 febbraio 2010.

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“Pentimento (s. m.). Un sentimento che di rado turba la gente, almeno finché le cose non cominciano ad andare male.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 137
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“ERCULE. Rara cosa è che insieme la virtù con la pecunia in un subietto stiano; anzi sì male insieme si accordano, che dove una cresce, l'altra minuisce.”

Pandolfo Collenuccio (1444–1504) umanista, storico e poeta italiano

da Apologo intitulato Filotimo a lo illustrissimo Principe Ercule inclito Duca di Ferrara, composto per Messer Pandolfo Coldenose da Pesaro, p. 110
Alla BERRETTA
Apologhi in volgare

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“Il campo dell'intrattenimento, la tv in primis, ci ha abituato alle finzioni. L'importante è narrare, intrattenere il pubblico. In sé non c'è nulla di male nel guardare la tv, purché si sia consapevoli che la fiction è una barriera fra noi e la conoscenza del mondo.”

Giulio Mozzi (1960) scrittore e curatore editoriale italiano

Origine: Citato in Cinzia Fiori, Il manifesto di Mozzi: «Basta finzioni, meglio la realtà» https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2002/giugno/13/manifesto_Mozzi_Basta_finzioni_meglio_co_0_0206139822.shtml, Corriere della Sera, 13 giugno 2002, p. 31.

“Gran parte degli animali superiori hanno qualcosa come desideri, pulsioni volitive e scopi rudimentali, la cui mutua soddisfazione costituisce il loro benessere o bene. Naturalmente noi possiamo avere buone ragioni per considerarli semplicemente come un peso, e negare che possiedano diritti; e per molti di loro, in particolare per le specie inferiori, abbiamo ben poche alternative rispetto all'agire in questo modo. Ma a me pare chiaro che, nonostante tutto, in generale gli animali siano tra quegli esseri i cui diritti possono significativamente asserirsi o negarsi. Ora, se si concorda con questa conclusione, cioè che gli animali sono tra quanti possono avere diritti, e se si aderisce inoltre al principio morale secondo cui noi avremmo il dovere di essere umani nei loro confronti, manca solo un'ultima considerazione per poter concludere che certi animali sono in realtà dotati di diritti. […] se decidessimo non solo di dover trattare umanamente gli animali, ma anche di dover agire così per il loro stesso interesse, se cioè decidessimo che tale trattamento è qualcosa di dovuto di cui noi siamo debitori verso di loro, qualcosa che può essere reclamato per loro conto, qualcosa il cui rifiuto sarebbe uningiustizia e un male e non solamente un motivo di fastidio, allora risulterebbe che noi attribuiamo diritti agli animali. Ho l'impressione che il senso morale di molti di noi abbia superato questo tipo di test fenomenologico, e che quindi la maggior parte di noi sia convinta che gli animali abbiano dei diritti […].”

Joel Feinberg (1926–2004) filosofo statunitense

Origine: Da Gli animali possono avere diritti?, in Aa. Vv., Diritti animali, obblighi umani, Gruppo Abele, Torino, 1987, p. 196. ISBN 88-7670-097-8. La traduzione riportata in Diritti animali, obblighi umani è tratta da Silvana Castiglione (a cura di), I diritti degli animali: prospettive bioetiche e giuridiche, il Mulino, Bologna, 1985.

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“La gente quando sta male è vera come non mai.”

Giulia Carcasi (1984) scrittrice italiana

Io sono di legno

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“Detesto il fatto che gli uomini debbano essere classificati in laburisti, conservatori, socialdemocratici o di sinistra. Le ideologie, come le fedi, hanno fatto e continuano a fare un'immensa quantità di male. Poi grazie a Dio tramontano e scompaiono.”

Doris Lessing (1919–2013) scrittrice inglese

Origine: Citato in Franco Cordelli, Doris Lessing, la scrittrice in fuga dalle ideologie, Corriere della Sera, 12 ottobre 2007, p. 57.

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“In un dente anormale non c'è niente di male | ma per colpa di uno strano destino | ci risulta dai dati che altri figli son nati | tutti quanti con lo stesso dentino.”

Giorgio Gaber (1939–2003) cantautore, commediografo e regista teatrale italiano

da Il dente della conoscenza, CD 1, n. 10
Far finta di essere sani

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“C'è in me un bisogno quasi incessante di dir male degli altri, e una grande indifferenza nel far del male agli altri.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

23 ottobre 1887; Vergani, p. 12
Diario 1887-1910