Frasi sul vino
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“Non è detto il vino vecchio sia sempre il migliore, però nemmeno è sempre aceto.”

Gardner Dozois (1947–2018)

dalla prefazione di Astronavi e avventure, traduzione di Vittorio Curtoni, Urania 1402, Mondadori, 2000, p. 12

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“Egle: Beata quella vite, ond'è uscì fuore | Così soave umore [Il vino].”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto I, Scena III
Egle

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“Sileno: Il vino è medicina a ogni cura: | E che impossibil è, che chi beve, | Con ogni grave duol non faccia tregua.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto I, Scena IV

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“Egle: Se sapeste che cosa è il ber vino, | I fiumi e i fonti vi verriano a noja.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto III, Scena I
Egle

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“Najadi: È un velen dolce | Il vino, e fa, come serpente ascoso, | Che quando il pensi men, ti dà di morso.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto III, Scena I
Egle

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“Vino senz'anima.”

Alessandro Baricco (1958) scrittore e saggista italiano

I Barbari

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“La verità è che la Chiesa Cattolica è sorta intorno all'Eucarestia. Cristo ci ha comandato: "Fate questo in memoria di me". E da allora l'abbiamo fatto: celebrando l'Eucarestia, cambiando il pane e il vino nel Corpo e Sangue così che il Buon Pastore possa continuare a nutrire il suo gregge.”

Sean Patrick O'Malley (1944) cardinale e arcivescovo cattolico statunitense

Ricordati di santificare le feste: la Famiglia nel Giorno del Signore http://www.zenit.org/it/articles/santificare-la-festa-la-famiglia-nel-giorno-del-signore, Congresso Internazionale Teologico Pastorale di Milano, 1 giugno 2012

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“Guai se la plebe comincia a gustare il sangue! È un ubbriaco che più beve, più desidera il vino.”

Cesare Cantù (1804–1895) storico, letterato e politico italiano

da Il sacro macello di Valtellina

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“Non riesco ancora a rendermi conto di quello che significa aver vinto un Tour. Comunque oggi me ne accorgo più di ieri, e domani più di oggi.”

Cadel Evans (1977) ciclista su strada e biker australiano

da La Gazzetta dello Sport, 25 luglio 2011

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“Chi ha vinto è là che vomita il suo vino | e quel che conta in fondo è l'intestino.”

Roberto Vecchioni (1943) cantautore, paroliere e scrittore italiano

da Aiace
Saldi di fine stagione

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“Ma il vino spara fulmini | e barbariche orazioni | che fan sentire il gusto | delle alte perfezioni.”

Paolo Conte (1937) cantautore, paroliere e polistrumentista italiano

da Cuanta pasión, n. 1
Live Arena di Verona

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“Ci sarà allegria anche in agonia col vino forte: | porterà sul viso l'ombra d'un sorriso tra le braccia della morte.”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

da La città vecchia, n. 6
Tutto Fabrizio De André

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“Il vino, specialmente in Italia, è la poesia della terra.”

Mario Soldati (1906–1999) scrittore e regista italiano

Il vino di Carema
La messa dei villeggianti

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“Me lo ha detto il vino, | E il vin non erra!”

Emilio Praga (1839–1875) scrittore, poeta e pittore italiano

da Notte di carnevale, in Penombre

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“Metto all'asta la mia verginità per un milione di euro. Voglio proprio vedere se c'è qualcuno che tiri fuori questa somma per avermi. Non so che cosa significhi fare sesso. Se qualcuno pagherà un milione di euro per me, sarò di certo imbarazzata. Ma con questi soldi potrò realizzare i miei sogni. Comprarmi una casa a Roma e pagarmi un corso di recitazione. Se lui non mi piacerà, manderò giù un bicchiere di vino.”

Raffaella Fico (1988) modella e attrice italiana

Origine: Dall'intervista a Chi; citata in «Metto all'asta la mia verginità per un milione di euro» http://www.corriere.it/spettacoli/08_settembre_16/raffaelle_fico_verginita_asta_un_milione_2d53eaf6-83e0-11dd-8a6a-00144f02aabc.shtml, Corriere.it, 16 settembre 2008.

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“[Gli inglesi] Dotati più di ogni altra nazione al mondo dell'abilità di versare il vino nuovo nelle bottiglie vecchie senza spaccarle.”

Clement Attlee (1883–1967) politico britannico

citato in Antonio Caprarica, Dio ci salvi dagli inglesi... o no!?, ERI RAI-Sperlig

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“Tra i benefizi che ci ha fatto Iddio, | Non è mica il minor quelle del vino.”

Niccolò Forteguerri (1674–1735) accademico e presbitero italiano

XVII, 1
Ricciardetto
Origine: Citato in Harbottle, p. 428.

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“Chi ha buon vino in casa, ha sempre i fiaschi alla porta.”

Le sottilissime astuzie di Bertoldo, Detti sentenziosi di Bertoldo innanzi la sua morte

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“Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d'industria.”

Luigi Veronelli (1926–2004) enologo e cuoco italiano

da A noi il Barolo piace eccelso, La Stampa, 25 aprile 1997, p. 71
Origine: Questo concetto è espresso in un articolo del 1956.

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“Il vino è il canto della terra verso il cielo.”

Luigi Veronelli (1926–2004) enologo e cuoco italiano

dall'intervista Il nettare della libertà, il manifesto, 1° dicembre 2004

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“E avremo pane per non morire e rabbia per proseguire e vino e vino per chi ci seguirà…”

Daniele Silvestri (1968) cantautore italiano

da Unò-duè
Unò Dué

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“Qual vino gusti di più?" gli [Diogene di Sinope] chiesero. " L'altrui!".”

Diogene Laerzio (180–240) storico greco antico

Vite dei Filosofi, VI, 54

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“Crisalo: I due Atridi sono famosi per aver compiuto un'impresa grandiosa: conquistarono dopo dieci anni Pergamo, la patria di Priamo, difesa da mura divine, con armi, cavalli, un esercito di fortissimi combattenti, una flotta di mille navi. Roba veramente da nulla rispetto a quello che farò io per espugnare il mio padrone, senza flotta e senza tutto quel grande esercito. L'ho preso, sono riuscito a portargli via l'oro per il padroncino innamorato. Prima che ritorni, voglio intonare un lamento funebre. O Troia, patria, Pergamo, o vecchio Priamo, sei bello che morto: ti sto per scucire quattrocento filippi d'oro. Le tavolette sigillate che ti ho consegnato non sono mica delle tavolette, sono il cavallo di legno degli Achei. Pistoclero, da cui le ho prese, è Epeo, il costruttore, Mnesiloco è Sinone, quello che fu lasciato indietro, ma non sta presso la tomba di Achille, è a letto con Bacchide. Quello vero un tempo accese del fuoco per dare il segnale, questo qua invece… è proprio lui a bruciare. E io sono Ulisse, grazie alla cui astuzia sta avvenendo tutto questo. Tutte le cose scritte qui, nelle tavolette, sono i soldati all'interno del cavallo, ben armati e pien di coraggio. Fino a questo momento tutto è andato per il verso giusto. Il cavallo ora dovrà attaccare non una rocca, ma un forziere: per l'oro del vecchio sarà rovina, strage, terribile lusinga. Al nostro sciocco vecchio posso dare sicuramente il nome di Ilio; al soldato è Menelao, io sono Agamennone e anche Ulisse figlio di Laerte, Mnesiloco è Paride che manda in rovina la sua patria. Ha rapito Elena, per questo sto assediando Ilio. Ho sentito che anche lì Ulisse fu coraggioso e perfido, proprio come me. Io sono stato beccato nel mezzo dei miei inganni, lui rischiò quasi di morire mentre spiava le mosse dei Troiani travestito da mendicante. Oggi a me è successo qualcosa di simile. Mi hanno incatenato, ma me la sono cavata con l'inganno: anche lui si salvò con i suoi inganni. Ho sentito che tre furono i segni del fato che preannunciavano la rovina di Troia: se fosse stata portata via la statua dalla rocca, poi la morte di Troilo, terzo, quando si fosse spaccato lo stipite superiore delle porte frigie. E tre sono anche i segnali del fato per la nostra Ilio. Primo: quando ho raccontato al vecchio la storia dell'ospite, dell'oro e della barca: in questo modo ho portato via dalla rocca la statua. Poi me ne rimanevano ancora due per prendere la roccaforte. Quando ho consegnato le tavolette al vecchio: lì ho ucciso Troilo: lui pensava che Mnesiloco fosse a letto con la moglie del soldato. Qui mi sono salvato per un pelo. Ma è come il pericolo che corse Ulisse quando, raccontano, fui riconosciuto da Elena e consegnato a Ecuba; ma, come allora Ulisse riuscì a liberarsi grazie alle sue lusinghe, convincendo Ecuba a lasciarlo andare, così io con la mia astuzia sono scampato al pericolo e ho messo nel sacco il vecchio. Poi mi son dovuto scontrare con il grande soldato che conquista le città senza armi, solo con le sue ciance, e ho sistemato anche lui. Poi altra battaglia con il vecchio. M'è bastato un solo inganno per sbaragliarlo e ho preso il bottino in un colpo solo. Ora consegerà al soldato i duecento filippi che ha promesso. Però ne servono altri duecento da spendere dopo la presa di Troia, che ci sia del vino per il trionfo dei vincitori. Questo Priamo è molto meglio dell'altro: non c'ha mica cinquanta figli, ne ha quattrocento e tutti di prima scelta, senza un solo difetto. Li farò a pezzi in due soli colpi. Se c'è qualcuno che lo compra, il nostro Priamo, io lo metto pure in vendita: penso che questo vecchio sia veramente roba da vendere, da mettere all'asta, dopo che avrò espugnato la roccaforte. Ma eccolo là il nostro Priamo, davanti alla porta. Gli vado a parlare.”

vv. 925-978; 2007
Bacchides
Origine: Il servo plautino è anche un personaggio sbruffone e strafottente. Qui celebra le proprie gesta con lessico e argomenti attinti dall'epica di Omero, che è parodiata nel monologo. Tutti i personaggi epici ivi citati: Achille, Agamennone, Ecuba, Elena, Epeo, Laerte, Menelao, Paride, Priamo, Sinone, Troilo, Ulisse.

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“Per il sangue che hai perso, il vino pareggia.”

Erri De Luca (1950) scrittore, traduttore e poeta italiano

Il giorno prima della felicità

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“Il vino fa brutti scherzi | ma lo bevo per conto terzi e subisco.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Stango e Sbronzo, n. 4
Verità supposte

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“E i miei dischi sono come il vino | Migliorano col tempo, concentro, contemplo il divino.”

Fabri Fibra (1976) rapper, produttore discografico e scrittore italiano

da Non ditelo, n. 5
Quorum

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“Il vino riscalda il corpo, ma la Parola di Dio riscalda la mente.”

Isacco di Ninive (640–700) monaco, mistico, religioso (vescovo di Ninive)

Discorsi ascetici – prima collezione

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“[Macalda Scaletta e Alaimo da Lentini durante l'accoglienza riservata da Messina a Pietro III d'Aragona] Così lo accompagnarono al palazzo imperiale con grandissimo gaudio, sicché parea che Dio fosse sceso in terra su loro. Nella città era un prode uomo, capitano molto sperimentato e valente e che appellavasi messer Alaimo; aveva questi una mogliera molto bella e gentile, e valente del cuore e del corpo; larga nel donare, e, quando n'era luogo e tempo, valea nell'arme al par d'un cavaliero, e tutti i giorni scorreva con trenta cavalieri armati la città e la guardava, e capitanava le genti che doveano combattere alle mura e negli altri siti dove maggiore facevasi il bisogno. Quando la donna vide il re, né mai avealo innanzi veduto, ne rimase innamorata come di colui che era valente e aggraziato signore, non già per cattiva intenzione. Poiché il re ebbe preso alloggio nel suo palazzo, e i cavalieri e l'altra gente furono entrati in città, si apparecchiarono le mense, e il re, lavatosi le mani, si assise al convito con tutti i cavalieri, e tutti allegramente mangiarono. E messer Alaimo da Messina stette a mensa col re e con madonna sua mogliera; e poi servirono il re quanto meglio potettero, cosicché la donna non si staccò dal re, né quando andava cavalcando, né quando tornava a casa; e corteggiavanlo e facevangli tante gentilezze quanto più sapeano ella, il marito e tutti gli abitanti della città. Indi a poco videro giugnere a Messina ventidue galee e quattro taride del re molto riccamente armate di remi; e quei che v'erano sbarcarono e si rinfrescarono di tutto ciò che aveano bisogno. E il re facea dar loro prodigamente pane, vino e carne.”

Bernat Desclot cronista catalano

cap. XCVI, pp. 840-41
Origine: In una prima redazione della Crònica, gli attributi di Macalda erano «leale (leyal) e gentile». In seguito, il «leyal», non più utilizzabile in maniera neutra dopo la caduta in rovina per presunte istigazioni e complotti, fu rimosso e sostituito con «bella» (Ferran Soldevila i Zubiburu, Pere II el Gran: el desafiament amb Carles d'Anjou, Estudis Universitaris Catalans, IX (1915-1916). Monografia pubblicata in ritardo, con separata tiratura, il 1919 (ora in: Ferran Soldevila i Zubiburu, El desafiament de Pere el Gran amb Carles d'Anjou, Barcelona, 1960)

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“La Campagna è proporzionata alle caccie, all'uccellare mediante boschi, selve e dilettevoli colline vi è da pescare mediante l'Arno et altri fiumi. Fertilissima è la sua pianura, non più par si possa desiderare dalla Natura, moltiplicandovi il grano fino in 40 per staio, le biade tutte vi vengono felicemente. Per tre anni continui si semina il grano, o il terzo la segale, et all'ultimo mietuto che si è, subito vi si semina fagioli, o miglio con rapi per buoi. L'Invernata veniente si vanga, o si coltra per raccor l'estate fave, o fagioli con saggina, o vero si fa a poponi con altri ortaggi che più vi è terreno, che in un anno da tre raccolte, cosa che rende stupore à Forestieri. I Monti e colline amene abbondano di tutto quello che al viver umano si ricerca di olio, di vino in particolare bianco, giallo, nero, vermiglio, di tutti i sapori, dolce, amarognolo, cotognino, di viola, mammola, subastringente, sottile, pieno, tutto odorifero. Frutte similmente d'ogni sorte per l'Estate, e per l'Inverno. Per tutto si trovano fonti di buone acque fino d'acque minerali di ferro et allume. Si dice acqua buona utilissima a molte infermità. Salutifera l'aria alla vita umana per tutto. Molti sono gli Artieri e Mercanti e da questo i Montevarchini mi credo sono chiamati Industriosi et ogni Giovedì si fa il Mercato da dirsi una gran Fiera.”

Jacopo Sigoni (1579–1658) medico, religioso e storiografo italiano

da Cronica breve della Terra di Montevarchi