Frasi su marinaio

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema marinaio, mare, due-giorni, essere.

Frasi su marinaio

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“Bisogna che non appena questa gente tenterà di sbarcare, sia congelata su questa linea che i marinai chiamano del bagnasciuga.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

Discorso del 24 giugno 1943 al Direttorio del Partito nazionale fascista
Citazioni tratte dai discorsi

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“Si sta sul chi va là | come marinai in vedetta | posseduti dalla smania | di additare per primi | la terra promessa di un germoglio.”

Lillo Gullo (1952) poeta, scrittore e giornalista italiano

Primavera, p. 34
Lo scialo dei fatti

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“Quando taci a cosa pensi? Il nostro amore è di silenzi.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da I marinai tornano tardi, n. 9
Gli Ammutinati del Bouncin

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“Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare.”

Lucio Anneo Seneca (-4–65 a.C.) filosofo, poeta, politico e drammaturgo romano

lettera 71; 1975, pp. 458-459

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“E non sai mai quando torna chi lavora nel mare, | quando ti abitui all'assenza, rieccolo lì che compare.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da I marinai tornano tardi, n. 9
Gli Ammutinati del Bouncin

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“Quand'è che mi porti con te? Voglio vedere quello che vedi.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da I marinai tornano tardi, n. 9
Gli Ammutinati del Bouncin

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“Le gioie del marinaio sono semplici come quelle dei bambini.”

Bernard Moitessier (1925–1994) navigatore e scrittore francese

Origine: La lunga rotta, p. 20

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“Un lavoratore fornisce abbondantemente agli altri ciò di cui necessitano ed essi gli procurano ampiamente ciò di cui necessita, e una generale abbondanza si diffonde attraverso tutti gli strati della società. Osserva la sistemazione del più comune artigiano o lavoratore giornaliero in un paese civile e fiorente, e ti accorgerai che del numero di persone della sua industria una parte, sebbene una piccola parte, che è stata impiegata per procurargli questa sistemazione, eccede ogni calcolo. Il cappotto di lana, per esempio, che copre i lavoratori giornalieri, grossolano e grezzo come può apparire, è il lavoro congiunto di una gran moltitudine di lavoratori. Il pastore, lo sceglitore, il pettinatore di lana o il cardatore, il tintore, il filatore, il tessitore, il lavatore, il sarto, con molti altri, devono tutti unire i loro differenti mestieri al fine di completare anche questo prodotto casalingo. Quanti mercanti e trasportatori, inoltre, devono essere impiegati nel trasportare i materiali da alcuni di questi lavoratori ad altri che spesso vivono in parti molto distanti del paese. Quanto commercio e quanta navigazione in particolare, quanti costruttori di navi, marinai, fabbricanti di vele e di funi devono essere stati impiegati al fine di mettere insieme le diverse sostanze usate dal tintore che spesso vengono dagli angoli più remoti del mondo! Che varietà di lavoro è anche necessario per produrre gli utensili del più umile di quei lavoratori! Per non parlare di quelle macchine complicate come la nave del marinaio, la fabbrica del follatore, o perfino il telaio del tessitore, consideriamo solo quale varietà di lavoro è richiesta per costruire quella semplicissima macchina, le cesoie con le quali il pastore tosa la lana. Il minatore, il costruttore delle fornaci per la fusione del minerale, il tagliaboschi, il bruciatore di carbone per far funzionare le fornaci, il produttore di mattoni, il dispositore di mattoni, i lavoratori che supervisionano la fornace, il riparatore di mulini, l'operaio della fucina, il fabbro devono tutti mettere insieme i loro differenti mestieri al fine di produrre questi. Dobbiamo esaminare allo stesso modo tutte le diverse parti del suo abito la mobilia di casa, la ruvida canottiera che indossa sulla pelle, le scarpe che coprono i suoi piedi, il letto in cui dorme, e tutte le diverse parti che lo compongono, la grata di cucina su cui prepara i suoi viveri, il carbone di cui fa uso per questo scopo, scavato dalle viscere della terra e portatogli forse attraverso un lungo trasporto per mare e per terra, tutti gli altri utensili della sua cucina, tutta la apparecchiatura del suo tavolo, i coltelli, le forchette, i piatti di coccio o di peltro sopra i quali egli serve e divide i suoi cibi, le differenti mani impiegate nel preparare il suo pane e la sua birra, le finestre di vetro che lasciano penetrare il caldo e al luce, e isolano dal vento e dalla pioggia con tutte le conoscenze e i requisiti del mestiere per preparare quella bellissima e felice invenzione senza cui queste parti nordiche del mondo avrebbero potuto scarsamente procurare un habitat confortevole, insieme con gli utensili di tutti i diversi lavoratori impiegati nel produrre queste diverse comodità; se noi esaminiamo, io dico, tutte queste cose, e consideriamo quale varietà di lavoro è utilizzato per ciascuna di esse, saremo coscienti che senza l'assistenza e la cooperazione di molte migliaia la persona più misera in un paese civilizzato non potrebbe provvedere perfino in accordo a quello che noi potremmo falsamente immaginare, la facile e semplice maniera in cui egli è comunemente sistemato.”

cap. 1 http://www.wsu.edu/~dee/ENLIGHT/WEALTH1.HTM
La ricchezza delle nazioni

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“[Su Luigi Pirandello] E voglio finire con un aneddoto che riguarda il Pirandello siciliano e che, nella dilagante stupidità di oggi, che tende a relegare la Sicilia in una particolare etnia (si ha il pudore di non usare la parola "razza": ma soltanto di non usarla), assume un grande significato. Nel 1932 Emilio Cecchi, che dirigeva la Cines, comunica a Pirandello l'intenzione di trarre un film dalla novella Lontano. Ma ha uno scrupolo: "nella novella come sta scritta, il marinaio norvegese si sente irresistibilmente attratto da una vita più vasta, e dai ricordi della patria, per il fatto di trovarsi legato, con il matrimonio, ad un ambiente meno che meschino; in fondo è in lui l'insofferenza dell'uomo appartenente a civiltà più energiche e libere, naufragato in un'isola abitata da gente ristretta, fra la quale egli sente mancarsi il fiato". Cecchi, scrittore che tuttora amo, era affetto da una invincibile idiosincrasia nei riguardi della Sicilia, dei siciliani: e la si può più immediatamente riscontrare nei suoi Taccuini, oltre che in questa sua lettura della novella Lontano. La novella non sta scritta come lui la leggeva; e Pirandello infatti così risponde: "Caro Cecchi, il contrasto non è tra due civiltà; ma tra due vite naturalmente diverse, quella di un uomo del Nord e quella di una donna del Sud; e il dramma che ne nasce, il dramma di restar "lontano" tra i vicini più vicini: la propria donna, il proprio figlio. Non c'è dunque da farsi scrupoli sulla natura di quelli a cui Lei mi accenna. Tutt'altro! Non era, né poteva essere nelle mie intenzioni di rappresentar barbara o di civiltà inferiore la Sicilia…"”

Leonardo Sciascia (1921–1989) scrittore e saggista italiano

Naturalmente, il film non si fece. Ma queste parole di Pirandello restano, ci restano.

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“A dir la verità, la bellezza di Napoli è un po' un inganno. Napoli non è bella, finché non la guardate da lontano. Da lontano si stende dorata nel sole, il mare è azzurro, quanto ne avete appena un'idea, qui davanti un bel pino, lì quell'azzurro è Capri, il Vesuvio soffia un batuffolo di ovatta biancastra, Sorrento splende lontana e netta – Dio, è bello. E poi scende il crepuscolo, tutto si inazzurra e spuntano le luci, adesso è tutto un semicerchio di piccole scintille, sul mare si muove una nave e splende di luci verdi, azzurre, dorate: Dio, è bello! Ma entra in città, amico mio; cammina per le strade, posa su tutto i tuoi occhi boemi e goditi quanto puoi il pittoresco di questa vita; tra un po' ne sarai nauseato. Forse queste strade sono pittoresche, ma sono decisamente bruttissime. Girovaghi sotto ghirlande di biancheria sporca, ti fai largo tra una minutaglia di ogni risma, asini, mascalzoni, capre, bambini, automobili, ceste di ortaggi, e di altre equivoche porcherie, officine che fuoriescono sul marciapiede e arrivano al centro della strada, immondizie, marinai, pesci, carrozzelle, cespi di cavolo, strilloni, ragazze con i capelli acconciati, sudici monelli stesi a terra; è tutto uno spintonarsi, uno schiamazzare, un bastonare con malagrazia gli animali, un chiamare a gran voce, offrire, urlare, schioccare la frusta, derubare.”

Karel Čapek (1890–1938) giornalista, scrittore e drammaturgo ceco

da Il popolo napoletano, paragrafo II, pp. 57-58
Fogli italiani

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“Il tenente di vascello Antonio Ursano, napoletano, è l'ufficiale in seconda, esperto organizzatore della vita di bordo; il sottotenente di vascello Remigio Benini, proveniente dalla Marina mercantile, piccolo, sempre calmo, sempre sereno, ottimo marinaio e navigatore, è l'ufficiale di rotta; il guardiamarina Armando Olcese, ligure, altro richiamato dalla Marina mercantile, ufficiale alle armi, anch'egli valido, coraggioso ed esperto marinaio. Direttore di macchina è il tenente Bonzi che sarà successivamente Sostituito dal capitano del genio navale Antonio Tajer, bel giovane questi, dal viso franco e leale, professionalmente perfetto. Ed ecco i sottufficiali, le colonne di bordo, tutti vecchi lupi di sommergibile su cui hanno fatto anni e anni di imbarco: Ravera, ottimo e fedelissimo contabile meccanico; Rapetti, coltissimo e correttissimo capo elettricista che aveva tutte le qualità per diventare ufficiale; Farina, il capo silurista, modesto ed efficace, e gli altri, i sottocapi e i marinai, tutti bravi, tutti coraggiosi, tutti professionalmente sicuri: un meraviglioso equipaggio, non costituito da uomini d'eccezione scelti ad uno d uno, ma da marinai come tutti gli altri, riuniti sullo Scirè a caso, che dimostrarono con la loro vita di marinai a guerra e poi con la morte di quali eroismi siano capaci gli italiani se ben guidati e compresi nelle loro necessità nelle loro anime.”

Junio Valerio Borghese (1906–1974) militare e politico italiano

Origine: Decima Flottiglia Mas, p. 58

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“Sembra un vociare, per la calma, fioco, | di marinai, ch'ad ora ad ora giunga | tra 'l fievole sciacquio della risacca.”

Giovanni Pascoli (1855–1912) poeta italiano

frammento da I puffini dell'Adriatico, da Ricordi
Myricæ

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“Il vero pilota è il marinaio che naviga sul fondo più che alla superficie.”

traduzione Di Vittorio Orazi
I lavoratori del mare, Citazioni da altre edizioni

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“E Gesù fu marinaio | finché camminò sull'acqua.”

Fabrizio De André (1940–1999) cantautore italiano

da Suzanne, n.° 5. 1972

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“Da mesi penso ai miei marinai del «Tazzoli» che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è più con loro che con i traditori e i ladruncoli che ci circondano.”

Carlo Fecia di Cossato (1908–1944) militare italiano

dalla lettera di addio alla madre; citato in Achille Rastelli, Carlo Fecia di Cossato: l'uomo, il mito e il marinaio, Mursia, 2001, p. 150

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“Nel corso degli anni ho potuto parlare e conoscere gente del mio staff con partner dello stesso sesso, che ha cresciuto i figli insieme. Quando penso ai nostri soldati, ai nostri aviatori, ai nostri marinai che hanno dovuto lottare tanto per i loro diritti. Sì, a un certo punto ho concluso che per me personalmente è importante andare avanti e affermare che le coppie dello stesso sesso hanno il diritto di sposarsi.”

Barack Obama (1961) 44º Presidente degli Stati Uniti d'America

2012
Origine: Citato in Angelo Aquaro, Matrimoni gay, la rivoluzione di Obama "Quelle coppie hanno diritto a sposarsi" http://www.repubblica.it/esteri/2012/05/09/news/obama_matrimoni_gay-34809291/?ref=HREC2-9, la Repubblica, 9 maggio 2012.

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“Un marinaio in mezzo al mare | con una barca ed un cannone. | È andato là per fare la sua guerra | ad un nemico | che non ha mai visto. | Con sé ha portato il ritratto di una donna | con qualche lettera, | con i suoi sogni.”

Luigi Tenco (1938–1967) cantautore italiano

da La ballata del marinaio, n.º 9
Luigi Tenco canta Tenco, De André, Jannacci, Bob Dylan
Origine: Tenco stesso indica questo brano come la prima delle "ballate" composte per il programma televisivo Le comare e pubblicate postume nel 1972. Enrico De Angelis, Luigi Tenco. Io sono uno. Canzoni e racconti

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“Ma tu non farti ingannare, le parole sanno come tradire.”

Murubutu (1975) rapper italiano

da I marinai tornano tardi, n. 9
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“Fu un soldato. Fu un pastore. Fu un mendicante e fu un sovrano. Fu contadino, menestrello, marinaio, falegname. Nacque, visse e morì come Aiel. Morì pazzo, morì putrido, morì di malattia, d'incidente, di vecchiaia. Fu messo a morte davanti a una folla esultante. Si proclamò il Drago Rinato e sventolò nel cielo il proprio stendardo; si sottrasse al Potere e si nascose; visse e morì senza sapere di poterlo toccare. Tenne a bada per anni la pazzia e il male; cedette nel periodo di due inverni. A volte Moiraine venne a portarlo via dai Fiumi Gemelli, da solo o con i suoi amici sopravvissuti alla Notte d'Inverno; a volte non venne. A volte vennero altre Aes Sedai. A volte quelle dell'Ajah Rossa. Egwene lo sposò; Egwene, dal viso austero, con la stola da Amyrlin Seat, guidò le Aes Sedai che lo domarono; Egwene, con le lacrime agli occhi, gli piantò nel cuore un pugnale e nel morire lui la ringraziò. Amò altre donne, sposò altre donne. Elayne; Min; la bionda figlia d'un contadino incontrata lungo la strada per Caemlyn; donne che non aveva mai visto prima di vivere queste vite possibili. Cento vite. Mille. Tante da non riuscire a contarle. E al termine di ogni vita, mentre giaceva in punto di morte, mente esalava l'ultimo respiro, una voce gli bisbigliò all'orecchio: «Ho vinto di nuovo, Lews Therin.»”

Robert Jordan (1948–2007) scrittore statunitense

capitolo 37
La ruota del tempo. La grande caccia

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