Frasi su piano

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema piano, essere, vita, stesso.

Frasi su piano

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“Respiri piano per non far rumore | ti addormenti di sera e ti risvegli col sole | sei chiara come un'alba | sei fresca come l'aria.”

Vasco Rossi (1980) cantautore italiano

da Albachiara, n. 6
Non siamo mica gli americani

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“[Su Mario Balotelli] Tutti cercano di metterlo in difficoltà sul piano nervoso. È un giocatore straripante e fondamentale per noi, e quindi cercano di fermarlo in un altro modo.”

Gianluigi Buffon (1978) calciatore italiano

Origine: Citato in Buffon: "Balotelli è straripante, e allora provano a fermarlo in un altro modo" http://www.gazzetta.it/Nazionale/08-06-2013/buffon-balotelli-straripante-allora-provano-fermarlo-un-altro-modo-20540747109.shtml, Gazzetta.it, 8 giugno 2013.

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“Questo uomo chiude giù il coperchio del suo piano, e si chiude un altro dei suoi giorni messi in fila.”

Claudio Baglioni (1951) cantautore italiano

da Il sogno è sempre
Assolo

“[Su come capire quando si è davvero innamorati di qualcuno] Quando a fatica riesci a pensare ad altro, quando tua madre ti chiede ripetutamente perché stai sorridendo, quando la respirazione cambia, quando ti rendi conto che non puoi stare più lontana di un metro da lui, quando tutte le percezioni sono esasperate, quando Brad Pitt non ti fa né caldo né freddo, quando sei insospettabilmente allegra, quando ti sforzi di non rompergli le scatole ogni minuto, quando ascolti la tua voce che dice ti amo, quando ti sembra di non poter sopravvivere alla sua mancanza, quando diventi pazza per ogni suo piccolo gesto, quando ti senti di essere di sua proprietà esclusiva, quando ti incanti e ti attardi a guardare un albero, il cielo, una tenda, il muro o anche la punta delle tue scarpe, quando il rispetto è totale, quando, tu che odi il calcio, stai a guardare una raffica di partite fingendo di capirci qualcosa, quando ti si scioglie il cuore a un suo sottinteso, quando ti guardi e non ti vedi bella abbastanza, quando una sua chiamata sposta il ritmo del tuo cuore, quando hai voglia di urlarlo al mondo intero, quando ti rendi conto di essere più disponibile nei confronti della odiosa signora del piano di sopra, quando gli compreresti fasci di rose rosse, quando alla più piccola incomprensione piangi come un vitello, quando hai capito il motivo per il quale ti hanno messo su questa terra, quando temi per la sua incolumità fisica come se fosse un figlio, quando sei disposta a lasciare tutto pur di avere lui. Allora sei sulla buona strada.”

Mina (1940) pagina di disambiguazione di un progetto Wikimedia

dalla rubrica "Mina per voi" http://minapervoi.vanityfair.it/2011/10/28/come-si-capisce-che-e-vero-amore/, 28 ottobre 2011
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“Scrissi col lapis, sopra la punteggiatura, come vogliono appunto le convenzioni internazionali che tutelano il diritto delle genti: "Signora, robustizza pacco pentachìlo a 1/2 cedola all'uopàta evitando medicincarte et infiammabili. Pàccami lancorredo, sigartabacco e seccacastagne. Se però credi castagne ben cotte possano giovare al bambino, non inviarle. Non mi manca niente. Di una sola cosa ti prego: che la sera della vigilia di Natale tu imbandisca la tavola nel modo più lieto possibile. Fai schiodare la cassa delle stoviglie e quella della cristalleria; scegli la tovaglia migliore, quella nuovissima piena di ricami; accendi tutte le lampade. E prepara un grosso albero di Natale con tante candeline, e prepara con cura il presepe vicino alla finestra, come l'anno scorso. Signora, io ho bisogno che tu faccia questo. Il mio pensiero ogni notte varca il reticolato: lo so, ti riesce difficile figurarti il mio pensiero che varca il reticolato. Il pensiero è un soffio di niente e non ha volto: e allora figurati che io stesso, ogni notte, esca dal recinto. Figurati un Giovannino leggero come un sogno e trasparente come il vento delle serenissime e gelide notti invernali. Io, ogni notte, approfitto del sonno degli altri e mi affido all'aria e trasvolo rapido gli sconfinati silenzi di terre straniere e città sconosciute. Tutto è buio e triste sotto di me, e io affannosamente vado cercando luce e serenità. Rivedo la Madonnina del Duomo, ma le strade e le piazze non sono più quelle di un tempo, e stento a ritrovare il nostro quarto piano. Signora, non dire che sono il solito temerario se entro in casa dal tetto: anzi, loda la mia prudenza se non mi avventuro lungo le macerie della scala. E poi il tetto è scoperchiato e si fa più presto. Riconosco lo scheletro delle nostre stanze e ricerco i nostri ricordi nascosti sotto i rottami dei muri crollati. Tutto è buio, freddo e triste anche qui, e soltanto se la luna mi assiste riesco a scoprire sui brandelli delle tappezzerie che ancora pendono alle pareti, i riquadri chiari e la topografia dei nostri mobili. Per le strade deserte, cammina soltanto la paura vestita di luna. Su un brano di tappezzeria dell'ex-anticamera vedo un fiorellino. Uno strano fiore nero a cinque petali. Signora, rammenti quando Albertino decorò le nostre stanze con la piccola sciagurata mano intinta nell'inchiostro di China? Inutilmente vado a ricercare vestigia di giorni lieti fra le pareti dell'ufficio; le pareti non ci sono più, e il grande edificio è un cupo mucchio di cemento annerito dal fumo. Fuggo dalla città buia e silenziosa, e rivedo i luoghi dove, zitella, tu mi conoscesti zitello. Ma anche qui è squallida malinconia, e io mi rifugio alla fine nella casupola dove si accatastano i miei ultimi effetti e i miei primi affetti. Tu dormi, Albertino dorme, mia madre, mio padre dormono. Tutti dormono, e cercano forse di ritrovare in sogno il mio ignoto, lontano rifugio. I nostri mobili si affollano disordinatamente nelle esigue stanze immerse nell'ombra, e dentro le polverose casse del solaio le parole dei miei libri si sono gelate. Signora, io cerco un po' di luce, un po' di tiepida serenità, e invece non trovo che buio e freddo, e non posso ravvisare nel buio il volto di mio figlio, e sui laghi e sulle spiagge tutto è spento e abbandonato, tutto è silenzio, e io rinavigo verso il recinto e torno al mio pagliericcio portando il gelo nelle ossa del numero 6865. Signora, bisogna che, almeno la notte di Natale, il mio pensiero, fuggendo dal recinto, possa trovare un angolo tiepido e luminoso in cui sostare. Voglio tanta luce: voglio rivedere il vostro volto, voglio rivedere il volto dell'antica serenità. Altrimenti che gusto c'è a fare il prigioniero?" Qui ebbi la sensazione che le 24 righe stessero per finire, e mi interruppi. Le righe erano in effetti 138, e io avevo riempito le 24 mie, le 24 della risposta e altri cinque foglietti che stazionavano nei paraggi. Con estrema cura cancellai tutto e ricominciai da capo: "Signora, robustizza pacco pentachìlo a 1/2 cedola all'uopàta evitando medicincarte et infiammabili. Pàccami lancorredo, sigartabacco…"”

Giovannino Guareschi (1908–1968) scrittore italiano

Origine: Diario clandestino, pp. 31 a 34

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“[Riferito a Michael Schumacher] Mi premiò per un successo nei kart e mi emozionai. Ma rammento soprattutto l'acqua che presi con papà per andare a vederlo a una chicane di Hockenheim: passò con una Benetton gialla e non si vedeva un tubo; andava piano, però fu un momento speciale.”

Sebastian Vettel (1987) pilota automobilistico tedesco

Origine: Citato in Flavio Vanetti, Vent'anni di Schumi tra ricordi e gaffe La F1 lucida il mito https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2011/agosto/26/Vent_anni_Schumi_tra_ricordi_co_9_110826072.shtml, Corriere della Sera, 26 agosto 2011.

“Con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio.”

Lorenzo Milani (1923–1967) sacerdote, insegnante e scrittore italiano

da Esperienze Pastorali
Esperienze pastorali

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“Mentre il sole alle spalle pian piano va giù, e quel sole vorresti non essere tu.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da L'amore conta, n. 4

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“Basta non farsi mai prendere in giro o, almeno, non farsi portare lontano vedi che bella la vita basta andare più piano.”

Luca Carboni (1962) cantautore e musicista italiano

da Ci stiamo sbagliando
...intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film

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“[In risposta alla domanda se il pene troppo grande spaventa le donne] "Rocco mi fai male, non mettere dentro, fai piano, fai piano…", però poi non mi dicono mai: "Toglilo!"”

Rocco Siffredi (1964) attore pornografico, regista e produttore cinematografico italiano

Origine: Dall'intervista parallela con Eva Henger, Le Iene, Italia 1, 17 ottobre 2002.

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“La corsa ti può regalare un sogno (o un senso?) di benessere, ti può dare quella serenità che spesso rincorriamo e che non riusciamo a raggiungere. La corsa è un tempo che ti permette di raggiungere te stesso. Bisogna provare, con moderazione piano piano… L'importante, come sempre, è cominciare; e tranquilli, nessuno vi corre dietro!”

Nicola Pfund (1960) scrittore svizzero

Origine: Dall'intervista di Laura Mella, La corsa trasforma l’uomo in un filosofo http://www.tio.ch/News/People/People/735582/La-corsa-trasforma-l-uomo-in-un-filosofo/, Tio.ch, 14 maggio 2013.

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“La Stazione spaziale è un esempio davvero luminoso di come le differenze internazionali passino assolutamente in secondo piano quando si ha un obiettivo grande, una passione comune.”

Samantha Cristoforetti (1977) aviatrice e astronauta italiana

Origine: Citato in Davide Patitucci, Mattarella in diretta dall’Esa saluta AstroSamantha: “Esempio per tutte le donne” http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/30/mattarella-in-diretta-dallesa-saluta-astrosamantha-esempio-per-tutte-donne/1551434/, Il Fatto Quotidiano.it, 30 marzo 2015.

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“Baciami piano per favore | come se fosse vero amore.”

Gianna Nannini (1954) cantautrice e musicista italiana

da Bla bla
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Questa traduzione è in attesa di revisione. È corretto?
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“Poesia
Mereggiata Del Cuore

Onde ineluttabili su di noi
a cancellare ogni antico respiro
incompreso tra di noi,
nelle fredde folate di silenzi
celati dai risentimenti.
Onde gelate a deturpare
tutto ciò che ci circonda
sottopelle in questo mare immenso
nella sua tempesta di pieno inverno,
eppure il suo rumore
non dona sgomento
se ascoltato piano con il cuore
seppur in frantumi,
e la sua forza assume
forma nell'illusione
seppur residua
tra gli scogli della vita.
Oh, se questo mare fosse più calmo!
O almeno per un istante
tra le tue ferme braccia
ritroverei pace, ma ormai
discosta è quella stagione
in cui quiete e felicità
navigavano a pari passo
nel destino dell'anima
intrecciate nelle nostre arterie
portandoci sulla cresta
dell'onda inappuntabile,
quella dell'amore, il nostro amore!
Ormai arenato.
Oh amore, amore spento
da un cielo piombo
ostile ai nostri sogni
spazzati via con un sol colpo
da quel livido vento
tra le mani colme di fuoco
bramanti ed esigenti
dai nostri sentimenti
da donare l'un l'altro.
Oh, se questo mare fosse calmo,
non ascolterei più
il suo fragoroso vocio
mentre mi sottolinea con furore
lampi e tuoni sui nostri sguardi
sgualciti e consumati
dalla nostra fatale fine!
Se solo fosse calmo
questo mare, non ci scaraventerebbe
con inaudita violenza
alla deriva delle nostre bramosie
costringendoci alla infausta deriva
di una amara fine,
tra i nostri confini sconfinati
tra le onde di questo
impetuoso e irruente
tumultuoso mare,
come il nostro cuore
ormai inabissato inghiottito
tra le onde schiumose e veementi
dispersi nei suoi
più profondi ricordi
che solo in questo maestoso mare,
contraddittorio,
può sopravvenire!”

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“La sofferenza sul piano naturale si oppone sempre alla gioia naturale. Ma non c'è opposizione fra sofferenza naturale e la gioia soprannaturale. La gioia, nell'ordine soprannaturale, è semplicemente un aspetto della carità.”

Thomas Merton (1915–1968) scrittore e religioso statunitense

Origine: Da Ecclesia, novembre 1953, pp. 536-537; citato in Innocenzo Alfredo Russo, San Pasquale Baylòn, Edizioni Apostolato Francescano, Napoli, 1968.

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“Se non ho sentito male, lei stava dicendo che Gesù non è mai esistito?" chiese cortesemente lo straniero. "No, non ha sentito male" disse Berlioz. Ah, com'è interessante!, e, scusate se sono importuno, voi oltretutto non credete neppure in Dio? – fece gli occhi impauriti e aggiunse – giuro che non lo dirò a nessuno". "Sì, noi non crediamo in Dio, siamo atei – rispose Berlioz sorridendo della paura del turista straniero – ma se ne può parlare con assoluta libertà". A questo punto il forestiero si alzò e strinse la mano all'allibito direttore dicendo: "Permetta che la ringrazi di tutto cuore dell'informazione che per me, viaggiatore, è eccezionalmente interessante! – e lo straniero volse lo sguardo impaurito alle case attorno, quasi temesse di vedere un ateo ad ogni finestra – ma ecco il problema che mi turba: se Dio non esiste, allora, mi domando, cosa dirige la vita umana e in generale tutto l'ordine della terra?" "L'uomo stesso li dirige" si affrettò a rispondere Bezdomnyj irritato. "Chiedo scusa – replicò dolcemente lo sconosciuto – ma per dirigere bisogna per questo avere un piano preciso per un periodo di tempo almeno rispettabile. E come può dirigere l'uomo, se non soltanto gli manca la possibilità di fare un piano anche per un periodo di, poniamo mille anni, ma non può disporre neppure del proprio domani? Immagini che lei, ad esempio, cominci a dirigere, a disporre di sé e degli altri, insomma a prenderci gusto, quando improvvisamente le capita… eh… eh… un sarcoma al polmone – e lo straniero socchiuse gli occhi come un gatto – ed ecco che tutto il suo dirigere è finito! Nessun destino, a parte il suo, le interessa più. I parenti cominciano a mentirle mentre lei si precipita prima dagli specialisti, poi dai ciarlatani, se non addirittura dalle chiromanti. E alla fine, colui che s'immaginava di dirigere qualcosa si trova a giacere in una cassa di legno, e gli altri lo cremano in un forno. E capita anche di peggio! Uno ha appena deciso di andare in villeggiatura, un progetto da nulla, sembrerebbe, ma non può attuare nemmeno quello perché tutt'un tratto scivola e finisce sotto un tram!" disse lo sconosciuto strizzando l'occhio a Berlioz, che effettivamente aveva deciso di andare in villeggiatura.”

Michail Bulgakov (1891–1940) scrittore e drammaturgo russo
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“So assolutamente, o soldati, che le parole non aggiungono valore e che un esercito non diventa coraggioso da vile né forte da pavido per un discorso del generale. Quanto è grande il coraggio nell'animo di ciascuno per indole o per educazione, tanto grande è solito manifestarsi in guerra. Colui che né la gloria né i pericoli incitano, lo potresti esortare invano: il timore dell'animo tappa le orecchie. Ma io vi ho convocato per ammonirvi riguardo a poche cose e contemporaneamente per esporvi il motivo del mio piano. Invero certamente sapete, o soldati, qual grave danno abbiano portato a noi la viltà e l'indolenza di Lentulo, e anche a lui stesso, e per quale modo mentre aspettavo rinforzi dalla città, non sono potuto partire per la Gallia. Ora dunque a quale punto sia la nostra situazione, voi tutti lo capite insieme a me. Due eserciti nemici ci sbarrano la strada, uno dalla città e uno dalla Gallia; rimanere più a lungo in questi luoghi, anche se il nostro animo lo desidera moltissimo, lo impedisce la mancanza di frumento e di altre cose. Dovunque ci piaccia andare, bisogna aprirsi la strada con le armi. Perciò vi esorto ad essere forti e pronti e, quando entrerete in combattimento, a ricordare che voi portate nelle vostre mani destre ricchezze, onore, gloria, senza contare la libertà e la patria. Se vinceremo, non correremo più alcun pericolo; ci saranno vettovaglie in abbondanza, municipi e colonie spalancheranno le porte. Se, causa la paura, ci saremo ritirati, quei medesimi diventeranno ostili, nessun amico, nessun luogo potrà proteggere chi le armi non siano riuscite a proteggere. Inoltre, soldati, non è il medesimo bisogno ad incombere su di noi e su di loro: noi combattiamo per la patria, per la libertà, per la vita; per loro è superfluo combattere per il potere di pochi. Perciò, attaccate con maggior audacia, memori dell'antico valore! Vi sarebbe stato concesso passare la vita in esilio con il massimo disonore: alcuni di voi avrebbero potuto bramare a Roma, dopo aver perso le proprie, le ricchezze di altri. Poiché quelle azioni sembravano turpi ed intollerabili agli uomini, avete deciso di seguire queste. Se volete abbandonare questa situazione, c'è bisogno di coraggio; nessuno, se non da vincitore, ha mai cambiato in pace una guerra. In guerra il massimo pericolo è quello di coloro che di più hanno paura; il coraggio è considerato come un muro. Quando vi guardo, o soldati, e quando considero le vostre azioni, mi prende una grande speranza di vittoria. L'animo, l'età, il valore vostri mi incoraggiano, e la necessità, inoltre, che rende coraggiosi anche i pavidi. E infatti l'inaccessibilità del luogo impedisce che la moltitudine dei nemici possa circondarci. Se la fortuna si sarà opposta al vostro valore, non fatevi ammazzare invendicati, e neppure, una volta catturati, non fatevi trucidare come bestie piuttosto che lasciare ai nemici una vittoria cruenta e luttuosa combattendo alla maniera degli eroi!”

Lucio Sergio Catilina (-109–-62 a.C.) militare e senatore romano

Citato in Gaio Sallustio Crispo 1994