Frasi su uscire
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“La mia prima impressione del mio approdo a Napoli fu quello di una città caotica. I napoletani sono insolenti e maleducati […]. In ogni momento ti assalivano gridando in dialetto "Uè Gargà vien accà" magari per fare una foto. Il "per favore" a Napoli non esiste ma è una cosa unica vivere li. La città cambia dal giorno alla notte. Se le cosa vanno bene non puoi uscire di casa, se vanno male lo stesso.”

Walter Gargano (1984) calciatore uruguaiano

Origine: Da un'intervista rilasciata alla radio messicana RG la Deportiva; citato in Gargano: "Buffon impressionante, mi tolgo il cappello. Che difesa la Juve! I napoletani sono maleducati" http://m.tuttojuve.com/altre-notizie/gargano-buffon-impressionante-mi-tolgo-il-cappello-che-difesa-la-juve-i-napoletani-sono-maleducati-295624/, TuttoJuve.com, 4 maggio 2016.

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“Tutti parlano di crisi, è un po' paradossale perché di crisi ne ho sentito sempre parlare dal '68 quando c'era una crisi culturale, poi nel 1972 si parla, con il primo rapporto di Roma, di una crisi ecologica, poi con la controrivoluzione neoliberista di Margaret Thatcher e Reagan c'è la crisi sociale e ora la crisi finanziaria e la crisi economica dopo il crollo di Lehmann Brothers. Finalmente tutte queste crisi si mescolano e siamo di fronte a una crisi di civiltà, una crisi antropologica. A questo punto il sistema non è più riformabile, dobbiamo uscire da questo paradigma e qual è questo paradigma? È il paradigma di una società di crescita. La nostra società è stata poco a poco fagocitata dall'economia fondata sulla crescita, non la crescita per soddisfare i bisogni che sarebbe una cosa bella, ma la crescita per la crescita e questo naturalmente porta alla distruzione del pianeta perché una crescita infinita è incompatibile con un pianeta finito. Si deve una vera riflessione quando si parla di crisi antropologica, si deve prendere questo sul serio perché abbiamo bisogno di una decolonizzazione dell'immaginario. Il nostro immaginario è stato colonizzato dall'economia, tutto è diventato economico. Questa è una cosa specifica all'occidente e abbastanza recente anche nella nostra storia. Siamo nel XVII secolo quando c'è questa grande svolta etica segnata dalla teoria di Bernard Mandeville. Prima si diceva che l'altruismo era una bella cosa e poi si dice: "no, dobbiamo essere egoisti, cercare di fare il più profitto possibile, l'avidità è una bella cosa."”

Serge Latouche (1940) economista e filosofo francese

Sì, per distruggere più velocemente il nostro "oikos", la nostra casa e a questo effettivamente siamo arrivati. Lo vediamo con il cambiamento climatico, con la perdita di biodiversità, con l'inquinamento dell'aria, dell'acqua, dei suoli. Siamo arrivati a un punto che non si può più continuare su questa strada. O cambiamo strada o sarà la fine dell'umanità.
Origine: Visibile in Passaparola: Una rivoluzione culturale per salvare l'umanità, di Serge Latouche http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2015/10/19/passaparola-una-rivoluzione-culturale-per-salvare-lumanita-di-serge-latouche/, BeppeGrillo.it

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“[Dopo la sua esautorazione da parte della Rada] Mi considero ancora il legittimo capo dello Stato ucraino eletto dai cittadini ucraini in libere elezioni. Sono risoluto a battermi ad oltranza per la realizzazione degli accordi di compromesso per far uscire l'Ucraina da una profonda crisi politica.”

Viktor Janukovyč (1950) politico ucraino

Origine: Citato in Crimea, blitz filorusso in Parlamento. Mosca muove le truppe verso il confine. Ianukovich: «Sono ancora io il presidente» http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/crimea_sinferopoli_barricate_filorussi_tatari/notizie/544010.shtml, Il Messaggero.it, 27 febbraio 2014.

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“Di sicuro [avere un cancro] è un'esperienza che fa uscire da un certo automatismo di comportamenti, da quell'andare avanti con inerzia, dando per scontate le cose. In queste circostanze, uno è obbligato a fermarsi e pensare.”

Janez Drnovšek (1950–2008) politico sloveno

Origine: Dall'intervista di Alessandra Longo, Ora dialogo tra Italia e Slovenia: chiudiamo l'eredità della guerra http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/05/18/ora-dialogo-tra-italia-slovenia-chiudiamo.html, la Repubblica.it, 18 maggio 2006.

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“La tua vita è un mortorio come stare in hotel, | senza uscire mai, solo col wi-fi.”

Caparezza (1973) cantautore e rapper italiano

da Kitaro, n. 14
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“Anima, troppo vento oggi soffia per uscire. | In casa resteremo con le finestre serrate | ascoltando attenti il vento nelle gole muggire. | Non esser triste. Pensa che manca poco all'estate. || E allora tutto il giorno avremo calma e sole, | e sempre potremo uscire; e andremo a veder bruciare, | appena che il sole raggiorni, sui monti le carbonare, | e a mezzogiorno, tornando, faremo, pei boschi, giaggioli. || Tu sai che nostra madre molto ama i fiori del desco. | Vedrai che felicità! Anima, non ti pervade | la pace di quei tramonti, che per godere il fresco | s'esce a coglier bluastri sugli orli delle strade? || Pensa qual gioia, d'agosto, in certi crepuscoli rossi, | sentirsi l'ombra salire su su, fino ai ginocchi! | E in quelle notti tranquille e nitide come i tuoi occhi, | Anima, non ti ricordi come brillava di casti || inviti lontani la Terra, nei fuochi delle sue stoppie? | Ora non essere triste. Osserva attraverso i vetri | delle piccole finestre della casa di campagna | il vento che pèttina gli alberi con le sue mille dita. || Guarda! Nell'orto l'erbe più esili, in mezzo al tormento, | vibrano in un palpitìo simile a quello dei campi | nei mezzogiorni d'estate. Anima, andiamo nel vento! | Pensa che i miei capelli, anch'essi così vibreranno. || Vieni via; non temere! non questo è l'urlo dei lupi. | A capo scoperto andremo, lì presso: tra quelle rupi. | E all'Ave Maria, tornando, io ti darò conforto. | Ma oggi non voglio che canti. Se mai, con la vanga, l'orto.”

Arturo Onofri (1885–1928) poeta e scrittore italiano

da Canti delle oasi, I
Origine: Citato in Alberto Asor Rosa e Alberto Abbruzzese, Cultura e società del Novecento, Antologia della letteratura italiana, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1981<sup>1</sup>, pp. 430 431.

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Leonardo Da Vinci (1452–1519) pittore, ingegnere e scienziato italiano

Origine: Aforismi, novelle e profezie, p. 65

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“Le parole a volte si bloccano e non vogliono più uscire.”

Ti volevo dire

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“L'introspezione, l'osservazione e la storia del comportamento umano nei tempi passati e in quelli presenti ci dicono chiaramente che il bisogno di autotrascendenza è quasi altrettanto diffuso e, qualche volta, altrettanto potente quanto il bisogno di autoaffermazione. Gli uomini desiderano intensificare la coscienza di essere ciò che essi considerano "se stessi", ma desiderano anche – e lo desiderano, molto spesso, con irresistibile violenza – la coscienza di essere qualcun altro. Insomma, essi bramano di uscire da se stessi, di oltrepassare i limiti di quel minuscolo universo-isola entro il quale ogni individuo si trova confinato. Questo desiderio di autotrascendenza non è identico al desiderio di sfuggire al dolore fisico o morale. In molti casi, è vero, il desiderio di sfuggire la pena rinforza il desiderio di autotrascendenza. Ma questo può esistere senza l'altro. Se cosí non fosse, gli individui sani e fortunati, i quali (nel linguaggio psichiatrico) «si sono adattati alla vita in maniera eccellente», non sentirebbero mai il bisogno di uscire da se stessi. Mentre lo fanno. Anche tra coloro che la natura e la ricchezza hanno piú generosamente dotati, troviamo e non infrequentemente, un orrore profondamente radicato di se stessi, un'ansia appassionata di liberarsi della piccola ripugnante identità alla quale sono stati condannati proprio dalla perfezione del loro "adattamento alla vita". Chiunque, uomo o donna, che sia felice (secondo i criteri del mondo) oppure disgraziato, può arrivare, improvvisamente o gradatamente, a ciò che l'autore della Nuvola dell'Inconoscibile chiama "la conoscenza e la sensazione nude del tuo proprio essere". Questa immediata consapevolezza di sé produce uno struggente desiderio di andare al di là dell'io isolato.”

III, 2; pp. 71-72
I diavoli di Loudun

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“[…] il centro poetico dell'opera di Pavese, tolti di mezzo gli equivoci e le giustificazioni di comodo, è nella lotta tra il desiderio di comunicare e l'esigenza di non uscire, tra la conquista della realtà e il chiudersi mitologico.”

Francesco Grisi (1927–1999) scrittore, critico letterario e giornalista italiano

Origine: Da Tra realtà e simboli la poetica di Pavese http://digital.sturzo.it/spogliogenerale/1969/19690210/26/3/traree, Il Popolo, 10 febbraio 1969.

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“Leggere e ascoltare musica: trionfi del mio uscire da me stessa.”

Susan Sontag (1933–2004) scrittrice statunitense

Origine: Da Pellegrinaggio, traduzione di Paolo Dilonardo, Archinto, Milano, 2004.

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“[Su Orazio Costa] Mi ha fatto capire proprio la necessità di fare di se stessi uno strumento per poter poi suonare la musica che si vuole suonare, perché sennò da sola può uscire per caso, invece noi dobbiamo essere totalmente padroni della tecnica.”

Roberto Herlitzka (1937) attore italiano

Origine: Da un'intervista di Andrea Esposito, Roberto Herlitzka: L'attore è come uno strumento musicale, Fanpage, 27 novembre 2014. Video disponibile https://www.youtube.com/watch?v=w2uWjbi6Lwo su YouTube.com.

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“I dittatori sono propensi alla cinefilia. Lenin, che detestava la musica perché era irritato dal fatto che lo faceva diventare sentimentale, considerava che tra tutte le arti il cinema poteva essere la più utile alla causa del proletariato. Hitler vedeva quasi tutte le sere in una sala cinematografica perfettamente attrezzata operette viennesi d'epoca e musical americani, e regalò a Eva Braun una cinepresa per girare a colori scene che ancora oggi ci gelano il sangue, un misto di ridenti immagini domestiche e igure genocide che prendono il sole sulle terrazze con vista sulle Alpi. Anche a Stalin piacevano i musical americani e i film western e, dato che soffriva d'insonnia come Hitler e si divertiva a tenere svegli i suoi cortigiani fino a notte fonda, a volte prolungava la sessione cinematografica con una festa alcolica, durante la quale osservava in silenzio adulatori e future vittime come se stesse inventando per ognuno un copione sinistro dall'epilogo ignoto a tutti tranne che a lui. Il generale Franco non andava a letto tardi e non beveva, ma la sua passione per il cinema era altrettanto forte, al punto che scrisse la sceneggiatura di un film, Raza, che era una patetica fantasia ricamata sulla sua biografia, e una dimostrazione del fatto che il cinema può rovinare l'immaginazione di chiunque. Forse ai dittatori piacciono tanto i film perché hanno pochissime opportunità di uscire la sera e perché sono costantemente circondati da persone servili di cui non sanno più che fare.”

Antonio Muñoz Molina (1956) scrittore e saggista spagnolo

Origine: Da El tirano cinéfilo, País; tradotto in Il tiranno cinefilo, Internazionale n. 1101, 8 maggio 2015.

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“[Bisogna] uscire definitivamente da un maledetto tempo, dai bastardi anni '70 la cui onda lunga arriva fino ad oggi. Bastardi anni '70 dove le peggiori culture secolariste si sono espresse.”

Maurizio Sacconi (1950) politico italiano

citato in Sacconi cita "quei maledetti e bastardi anni '70". E dalla platea delle Acli gli gridano: "Fascista!" http://www.ilgiornale.it/interni/sacconi_uscire_quei_maledetti_e_bastardi_anni_70_ma_platea_acli_gridano_fascista/anni_70-fascista-acli-sacconi-bastardi-maledetti/02-09-2011/articolo-id=543346, Il Giornale, 2 settembre 2011

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“, a Milano e ho detto "Ma tu, Servizio Centrale, che dovresti accudire cosa hai fatto?" Il fratello di Pasquale Galasso che l'hanno fatto ammazzare, la figlia di Felice Maniero che si butta da una finestra e tanta altra gente. I pentiti vengono trattati peggio dei cani. A me non mi hanno pagato nemmeno i contributi per 20 anni che sto con loro ma lasciamo perdere perché io ho la pensione per i 23 anni che avevo lavorato prima, perché lavoravo, facevo sia l'agricoltore sia il calcestruzzo, ma altra gente che si è fidata dello Stato, gli ha dato anche i contributi, grossi o piccoli, che sono serviti a fare i sequestri di beni ed altro, li hanno mollati. Stanno in mezzo a una strada, gente che dorme sotto i portoni. Questo è lo Stato, è uno Stato di diritto questo? Poi senti per televisione chi raccomanda a destra e chi raccomanda a sinistra: il figlio di uno, il figlio di un altro, il nipote, lo zio… tutte queste situazioni clientelari, altro che mafia. Hanno avvelenato un popolo intero. Insomma: industriali che hanno cercato di guadagnare sullo smaltimento dei rifiuti, camionisti, che io non gli do una colpa perché dovevano campare, pagare pure la rata del camion, che hanno trasportato questa roba e parecchi di loro ci sono rimasti pure, criminali con l'appoggio delle istituzioni, perché io dico poi la polizia, i carabinieri dove stavano? Quando mai hanno controllato queste industrie che facevano, per dire, diecimila fusti all'anno di rifiuti tossici? Dove stavano le fatture per lo smistamento? Non ci stanno, però tutti quei soldi in nero sono finiti all'estero. Ora si lamentano. Il popolo che non sapeva niente oggi sa, se andassero a fondo e scavassero, ne succederebbero delle belle, veramente uscirebbero con i forconi. Io non dico che devono uscire con i forconi però hanno un arma che è molto più potente: il voto. Non lasciarsi corrompere dai vari potentati politici o leccaculi politici che vanno a promettere, a fare… noi non abbiamo nemmeno il diritto alla preferenza? Noi non vi votiamo proprio il partito. Andiamo a votare qualcuno che è contro di voi, pure se andiamo peggio, però vi diamo una lezione indimenticabile. Ormai quello è l'unico sistema che ha il popolo italiano per potersi difendere.”

Carmine Schiavone (1943–2015) criminale italiano
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“Facciamo attenzione di non ridurre la Chiesa a un ricovero per anime pie. Il sale è fatto per uscire dalla saliera e ogni messa termina con un «invio», una «missione» che disperde l'assemblea cristiana in mezzo al mondo.”

Louis Evely (1910–1985) religioso (sacerdote), scrittore (scrittore spirituale cristiano)

Origine: Da Il credo dell'uomo d'oggi, Cittadella editrice, traduzione di Carla Tessore.

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