Frasi su villaggio
pagina 2

Enzo Biagi photo
Orson Scott Card photo
Steffi Graf photo
Felice Romani photo
Lionardo Vigo Calanna photo
Mario Monti (scrittore) photo
Carmelo Bene photo
Publio Cornelio Tacito photo
Anna Stepanovna Politkovskaja photo
Giannozzo Manetti photo
Nasr Hamid Abu Zayd photo
Eileen Power photo
Silvio Berlusconi photo
Massimo Piattelli Palmarini photo

“Kant non è affatto un mangiapreti, né il classico "ateo del villaggio."”

Massimo Piattelli Palmarini (1942) professore di scienze cognitive, linguista, epistemologo italiano

Origine: Ritrattino di Kant a uso di mio figlio, Capitolo 4, Come è possibile agire bene, p. 70

Teo Mammucari photo
Goffredo Casalis photo
Rino Gaetano photo

“Tremila città, tremila villaggi, | la sagoma bianca striata dei faggi, | scordò la sua terra, scordò la sua casta, | rimase una vecchia che salta con l'asta.”

Rino Gaetano (1950–1981) cantautore italiano

da E la vecchia salta con l'asta, n. 6
Ingresso libero

Ryszard Kapuściński photo
Amerigo Vespucci photo
Eiji Aonuma photo
Tiziano Scarpa photo
Luigi Settembrini photo
Marc Monnier photo
Massimo Bontempelli photo
Georg Trakl photo

“Ombra io sono, lontana dai villaggi scuri. | Silenzio di Dio | bevvi alla fonte del bosco. || Freddo metallo mi affiora sulla fronte, | ragni cercano il mio cuore. | C'è una luce e si spegne alla mia bocca.”

Georg Trakl (1887–1914) poeta austriaco

da De profundis
Origine: In Opere poetiche, introduzione, testo e versione a cura di Ida Porena, Edizioni dell'Ateneo, Roma, 1963, p. 99.

Alfredo Oriani photo
Renato Soru photo
Lajos Áprily photo
Giuseppe Betori photo
Jean Jacques Rousseau photo
Robert Jordan photo
Michele Serra photo
Primo Levi photo
Henry Stephens Salt photo
Paolo Guzzanti photo
Giovanni Cena photo
Walt Whitman photo
Charlie Chaplin photo
Ljudmil Stojanov photo
Domenico Ciampoli photo

“Vigiak (Sorte, Foruna, Destino), che ricorda la tradizione pagana, è una delle principali feste armene, che comincia il giovedì dell'Ascensione e dura fino alla domenica di Pentecoste. Alla vigilia dell'Ascensione le ragazze del villaggio si riuniscono e scelgono fra loro una brigatella per organizzare la festa. Le prescelte prendono un'anfora di terra cotta, l'empiono d'acqua attinta a sette fonti o pozzi, ne ornano la bocca con fiori colti in sette campi diversi, poi vi gettano dentro un oggetto caro (bracciali, anelli, grani di monili o di corone, orecchini, fermagli, ecc.), facendo voti di gioia pei parenti e per l'amato, a occhi chiusi e con profondo raccoglimento. La notte dal mercoledì al giovedì, esse nascondono l'anfora in un cantuccio segreto di giardino, all'aperto, per esporla all'influsso delle stelle, e la sorvegliano, perché non sia rapita dai giovanotti, che la cercano per portarla via. Se i giovani vi riescono, le fanciulle, per riaver l'anfora, devono offrir loro gran quantità di non la rapiscano. – La domenica di Pentecoste, le ragazze si raccolgono per l'ultima volta; circondano l'anfora, e, dopo averla baciata, la mettono fra le braccia d'una di loro; poi, un'altra fanciulla, vestita da sposa, a rappresentar appunto la sposa della festa della "Vigiak", trae dal'anfora un oggetto, mentre una vecchia canta un ritornello, di felicità o di mal augurio o di burla; e così via via per ciascun oggetto gettato nell'anfora; onde le fanciulle si rallegrano o si attristano secondo il presagio lieto o triste. Nelle varie contrade dell'Armenia, la festa della Vigiak presenta qualche cambiamento; ma in tutte è deliziosamente gentile e pensosa, degna d'un popolo delle tradizioni derivate dall'India, la più poetica delle antiche nazioni.”

Domenico Ciampoli (1852–1929) scrittore e bibliotecario italiano
Haydar al-'Abadi photo

“La bandiera irachena sarà issata al centro di Mosul e in ogni villaggio molto presto.”

Haydar al-'Abadi (1952) politico iracheno

Citazioni di Ḥaydar Jawwād al-ʿAbādī
Origine: Citato in Bryan Denton e Michael R. Gordon, L’offensiva irachena per riprendere Mosul, The New York Times, Stati Uniti, tradotto e pubblicato in Internazionale, n. 1176, 21 ottobre 2016. Dichiarazione resa il 17 ottobre 2016.

Zdeněk Zeman photo

“[Riguardo alla sua preparazione] Voi dite che stiamo facendo lavoro duro, ma per me sono sciocchezze. Per me sono solo lunghe passeggiate nei boschi. Ma per me la preparazione è essenziale: è la base su cui costruire la stagione. Siamo qua in ritiro per lavorare, per prepararci per la stagione, è normale che si fatica. Se fossimo andati in un villaggio Valtur sarebbe stato diverso.”

Zdeněk Zeman (1947) allenatore di calcio ceco

Origine: Citato in [//www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Roma/07-07-2012/zeman-competere-il-massimo-lavoro-duro-solo-sciocchezze--911762874676.shtml Zeman, ma quale stress Zeman: "Competere per il massimo Scudetti Juve? Troppi anche 28"], Gazzetta.it, 7 luglio 2012.

Jeanette Winterson photo
Rudi Garcia photo

“Abbiamo rimesso la Chiesa al centro del villaggio.”

Rudi Garcia (1964) allenatore di calcio e ex calciatore francese

Origine: Citando un proverbio francese dopo la vittoria del Derby della Capitale.
Origine: Citato in Roma, Garcia: "Successo importantissimo". Totti: "Un derby vinto cambia la stagione" http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Roma/22-09-2013/roma-garcia-vittoria-importantissima-ma-presto-sapere-nostro-vero-livello-201212312319.shtml, Gazzetta.it, 22 settembre 2013.

Alfred Edmund Brehm photo
Lev Nikolajevič Tolstoj photo
Massimo Gramellini photo
Ferhat Mehenni photo

“Lambèse è un carcere | che fa tremare al solo nominarlo, | Tazult è il villaggio | che esso deturpa | come un gozzo deturpa un bel collo.”

Ferhat Mehenni (1951) cantante e politico algerino

da Taìult-Lambez, n. 6
Lambèse d lḥebs | Yessargagayen s tnebdar n yisem-is | Tazult d taddart | I yettcemmit | Akken yettcemmit ugazuz amgarḍ.
Canti d'acciaio, d'amore e di libertà (1994)
Origine: Traduzione di Vermondo Brugnatelli, Le canzoni cabile http://www.brugnatelli.net/vermondo/didattica/bicocca/CanzoneCabila-MI.pdf.

Alessandro Di Battista photo
Paul Kammerer photo
Carl Ulysses von Salis Marschlins photo
Gabriel García Márquez photo
Gianni Infantino photo
Jules Renard photo
Haruo Nakajima photo
Giovanni Pascoli photo
Plutarco photo

“Scrisse già Claudio Fauriel che l'Alighieri «ha voluto fare ed ha fatto di Sordello il tipo, l'ideale del patriotta in generale e più particolarmente forse del patriotta italiano; egli ne ha fatto un ghibellino, il quale non sa perdonare a Rodolfo d'Asburgo d'aver neglette le cose d'Italia, aggravandone con siffatta negligenza le condizioni; ma che tuttavia spera ed invoca ancora da un altro imperatore la salvezza della penisola». Vi sono in cotesto giudizio del dotto francese inesattezze gravi. Sordello non rappresenta già nel Purgatorio l'amor di patria in generale e neppur l'amore dell'Italia, bensì personifica, a mio avviso, nella sua forma più caratteristica, più primitiva, se così posso esprimermi, la carità verso il loco, la tenerezza, che lega indissolubilmente l'uomo al terreno dove posò pria, dove fu nudrito dolcemente, dove riposano l'ossa dell'uno e dell'altro suo parente. Dante ha voluto mostrare in lui non l'Italiano, bensì il Mantovano; e se egli sorge così impetuoso, obliando l'alterezza innata e l'abituale disdegno, ad abbracciare Virgilio, ciò è dovuto unicamente al magico suono di quel nome che spunta sul labbro del poeta: Mantua me genuit. S'egli non fosse nato tra i canneti del Mincio, se non trasse l'origine dal luogo ond'ei pure è venuto, avrebbe il cattano di Goito mutato sì prontamente contegno? No davvero. È dunque indubitabile: Sordello raffigura quel sentimento, quel vincolo che nasce dall'avere comuni, secondo dice Cicerone, i monumenti dei maggiori, i templi, i sepolcri.Ma codesto sentimento non esiste più nel petto degli italiani a' dì dell'Alighieri: esso ne è stato violentemente sradicato. In luogo suo i cuori non nutriscono che odio; e dall'odio son generate le fazioni, per colpa delle quali appaiono partiti non gli abitanti soltanto delle città tutte della penisola, ma quelli pure de' borghi, e fin de' villaggi.”

Francesco Novati (1859–1915) filologo italiano

Origine: Citato in Maria Acrosso, La critica letteraria, pp. 78-79

Max Brod photo
Edward Lear photo
Richard Bach photo
Pietro Pensa photo
Pietro Pensa photo

“L'abitato superiore, con necropoli di incinerati che rivelano la presenza di guerrieri-pastori giustificata da necessità di difera della strada rivierasca che vi passava, era chiamato in dialetto Crées, nome celtico pure, indicante la presenza di abitazioni in pietra; quello inferiore, con sepolture più tarde di inumati era invece Piaàg, di probabile derivazione latina da plaga. Ebbene, la popolazione del primo villaggio era estroversa, allegra, malleabile, piuttosto variabile nelle opinioni e nei rapporti sociali, a costituzione familiare in cui l'uomo faceva sentire maggiormente la propria podestà; alla sera le vie del paese erano animate sino alla mezzanotte; al mattino, in compenso, gli uomini si levavano tardi e andavano al lavoro sulla montagna a giorno fatto; non era raro il caso che sue bisticciassero oggi, venendo anche alle mani, e che domani li si incontrasse a braccetto. Al contrario la gente di sotto era piuttosto taciturna, sensibilmente introversa. Se nasceva uno screzio tra famiglie, ne veniva un'avversione che durava talora per generazioni. La donna era più considerata che nell'altro villaggio e il marito le si rivolgeva con il "voi", anziché col "tu" come lassù. Al mattino – e io ho fra i ricordi della mia fanciullezza il battere a notte sul selciato sotto le mie finestre degli scarponi di chi passava – gli uomini andavano al lavoro prima che baluginasse l'alba; alla sera, viceversa, dopo le otto le vie del paese diventavano deserte. La parola data era sempre mantenuta e assai difficile era far mutar parere. […] I diversi caratteri dei due paesi portarono, all'inizio di questo secolo, a comportamenti assai diversi di fronte alla depressione in atto. Mentre la gente di sotto emigrava piuttosto che contrarre un debito, quelli di sopra ipotecarono con facilità anche le terre, allorché accennò il ruttiamo e, buoni muratori quali erano, costruirono case d'affitto procurandosi denaro a prestito. Rimontarono la china mentre, di sotto, il paese, un tempo più fiorente per territorio ricco di campi e di boschi, si spopolava.”

Pietro Pensa (1906–1996) ingegnere e dirigente d'azienda italiano

Origine: Noi gente del Lario, p. 496

Aldo Palazzeschi photo
Mouloud Mammeri photo
Concita De Gregorio photo

“Villarbasse è uno di quei villaggi della campagna torinese che sono immersi nella storia, ma ancora fuori dalla modernità.”

Giorgio Bocca (1920–2011) giornalista italiano

Origine: Da È la stampa, bellezza!, Feltrinelli Editore, 2008.

Leonard Woolley photo
Ljudmil Stojanov photo
Alfred Edmund Brehm photo
Ignazio Silone photo
Mario Rigoni Stern photo
Eraldo Isidori photo

“Il carcere è un penitenziario… non è un villaggio di vaganza… si deve scontare la sua pena perscritta… che gli aspetta… lo sapeva prima fare il reato… io ritengo come Lega… di non uscire prima della sua pena erogata, grazie.”

Eraldo Isidori (1940–2018) politico italiano

intervento del 28 novembre 2012 alla Camera dei deputati; visibile su YouTube https://www.youtube.com/watch?v=d9EHZl1JX-0

Gianpiero Gamaleri photo

“Le frasi di McLuhan sono un po' come i geroglifici egiziani che si prestano sempre a diverse interpretazioni.”

Gianpiero Gamaleri (1940) giornalista italiano

da McLuhan, un umanista nel villaggio globale in Mediamente del 21.01.1999 http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/g/gamaleri.htm

Jules Renard photo

“Mi basta giusto un pochettino di gloria, proprio l'indispensabile per non aver l'aria di un imbecille quando attraverso le strade del mio villaggio.”

Jules Renard (1864–1910) scrittore e aforista francese

aprile 1898; Vergani, p. 145
Diario 1887-1910

Henning Mankell photo
Joanne Harris photo

“Le isole sono diverse. E se l'isola è piccola è ancora più vero. Guardate l'Inghilterra, è quasi inconcepibile che questa stretta distesa di terra sorregga tanta diversità: il cricket, il tè alla panna, Shakespeare, Sheffield, il fish and chips nel giornale imbevuto d'aceto, Soho, Oxford e Cambridge, il lungomare di Southend, le sedie a sdraio con le righe a Green Park, i Beatles e i Rolling Stone, Oxford Street, i pigri pomeriggi domenicali. Tutte contraddizioni, che marciano tutte insieme come dimostranti ubriachi che non si sono ancora resi conto che la principale causa di protesta sono proprio loro. Le isole sono pionieri, gruppi divisi, malcontento, pesci fuor d'acqua, isolazionisti naturali. Come ho detto, diverse.
Quest'isola, per esempio. Da un capo all'altro soltanto una corsa in bicicletta. Un uomo che camminasse sull'acqua riuscirebbe a raggiungere la costa in un pomeriggio. L'isola di Le Devin, uno dei molti isolotti intrappolati come granchi nelle secche lungo il litorale della Vandea, oscurata da Noirmoutier dal lato prospiciente la costa, dall'Ile d'Yen a sud; in una giornata nebbiosa si potrebbe non notarla affatto. Le carte la citano a malapena. In effetti non merita quasi lo status di isola, essendo poco più che un grappolo di banchi di sabbia con qualche pretesa, una dorsale rocciosa che la solleva dall'Atlantico, un paio di villaggi, un piccolo stabilimento dove mettono il pesce in scatola, un'unica spiaggia. Al capo estremo, casa mia, Les Salants, una fila di casette, appena sufficienti per chiamarlo paese, distribuite fra rocce e dune verso un mare che guadagna terreno a ogni brutta marea. Casa, il posto da cui non si può fuggire, il posto verso cui ruota la bussola del cuore.”

Joanne Harris (1964) scrittrice britannica

Coastliners

Ian McEwan photo
Nikos Kazantzakis photo
Victor Hugo photo
Don DeLillo photo
Chi­ma­man­da Ngo­zi Adi­chie photo
Pol Pot photo

“Perché abbiamo preso come base la campagna e perché non abbiamo preso come base di supporto le città?
La città non poteva essere la base. Certo, la popolazione là è molto grande, ma la città è piccola e infestata dal nemico. L'Assemblea, i tribunali, le prigioni, la polizia, l'Esercito - erano tutti lì. Le reti dell' apparato repressivo del nemico erano concentrate là, e la composizione sociale della città è molto complessa.
Per contro, la campagna è vasta. I nemici sono in pochi là. In alcuni villaggi, non c'è nemmeno l'ombra del nemico, militarmente o in altro modo. In certe comunità, ci sono solo uno o due soldati o poliziotti. Ciò significa che le forze nemiche nella campagna sono deboli, mentre i contadini sono molto numerosi. La composizione delle classi là è buona.”

Pol Pot (1925–1998) politico e rivoluzionario cambogiano

Why did we take the countryside as the base and why did we not take the cities as the support base?
The cities could not be the base. True, the population there is large, but the city is small, the enemy is all over it. The Assembly, the courts, the prisons, the police, the Army - they were all there. The networks of the enemy's repressive apparatus were concentrated there, and the social composition of the town is very complex.
By contrast, the countryside is vast. The enemy is spread thin there. In some villages, there is not even the shadow of the enemy, militarily or otherwise. In some communities, there are only one or two soldiers or police. This means the enemy forces in the countryside are weak. The peasants there are very numerous. The class composition is good.