Frasi su azzurro
pagina 5

“La scoperta della Sicilia è uno dei motivi più fertili e frequenti della letteratura sette-ottocentesca dei «viaggiatori» stranieri in Italia. L'aspirazione al mitico, solare Sud sembra, nella immaginazione di tedeschi, inglesi francesi nordici, raggiungere l'apice più ricco di sorprese e di novità nell'esplorazione attonita, stupita (ma non per questo meno animata da vigile spirito critico e selettivo) dell'isola «del sole», della «terra del fuoco», della «terra della primavera perenne»
Ma la scoperta – come "comprensione" e serena valutazione – della Sicilia è un fatto che riguarda ancor oggi noi italiani. E possiamo compierla, completarla anche seguendo la lunga eco che il Viaggio in Sicilia ha suscitato attraverso le pagine dei viaggiatori stranieri.
Ogni scrittore, dal Settecento al Novecento, possiede una sua «retorica» della Sicilia, che è in parte la retorica del suo tempo, in parte il contributo di una propria suggestione, colma d'attesa e di speranza. E la scoperta si conclude sempre, o quasi sempre, col senso di una gioiosa meraviglia: questo sentimento di un mirabile remoto paradiso che aveva donato al Goethe il gusto dolcissimo e malinconico della sua celeberrima evocazione:
«sai tu la terra ove i cedri fioriscono?
Splendon tra le brune foglie arance d'oro
pel cielo azzurro spira un dolce zeffiro
umil germoglia il mirto, alto l'alloro…»
Da Goethe a Peyrefitte – i due estremi cronologici e spirituali di questa antologia – il senso dell'ammirata scoperta si ripete e si conferma.”

dalla prefazione a Viaggiatori stranieri in Sicilia

Vittorio Messori photo

“Nel maggio del 1949 fu istituito a Strasburgo il Consiglio d'Europa, organismo allora privo di poteri politici effettivi e incaricato solo di «porre le basi per la costruzione di una federazione europea». Così nell'atto della sua fondazione. L'anno dopo – dunque, nel 1950 – quel Consiglio bandì un concorso di idee, aperto a tutti gli artisti, per una bandiera della futura Europa unita. Un allora giovane disgnatore alsaziano, Arsène Heitz, partecipò con un bozzetto, dove dodici stelle bianche campeggiavano in un cerchio su uno sfondo azzurro. Come rivelò poi, l'idea non era casuale: devoto della Madonna, recitava ogni giorno il rosario. Proprio quando seppe del concorso europeo e decise di partecipare stava leggendo la storia di santa Catherine Labouré e – stimolato da quella lettura – si era deciso a procurarsi, per sé e per la moglie, una «Medaglia miracolosa», che sino allora non conosceva. Le stelle, dunque, del suo disegno vennero da lì: e, lì, venivano direttamente dall'Apocalisse e dalla sua «Donna vestita di sole» con la corona attorno al capo. Quanto all'azzurro, era il colore tradizionale della Vergine. Tra i 101 bozzetti giunti da tutto il mondo, «inspiegabilmente», come disse lo stesso Heitz (che aveva partecipato al concorso senza troppe speranze, quasi solo per rispondere a un impulso datogli dalla scoperta della Medaglia), il Consiglio d'Europa scelse proprio il suo. Si noti, tra l'altro, che il responsabile della commissione che procedeva alla scelta era un ebreo, Paul M. G. Lévy, direttore del Servizio di stampa e informazione del Consiglio. Non agirono, dunque, motivazioni confessionali […] Inoltre, a conferma della singolarità della scelta, contro la proposta di Heitz stava il fatto che, se dodici erano le stelle sulla bandiera proposta, non altrettanti erano allora gli Stati del Consiglio. In effetti, di fronte alle critiche, il disegnatore dovette replicare che il dodici rappresentava un «simbolo di pienezza» (e tale è, infatti, anche nell'Antico Testamento: dodici, tra l'altro, i figli di Giacobbe, come dodici le tribù di Israele; ed è perciò che dodici è il numero voluto da Gesù per i suoi apostoli, a significare che la Chiesa è il «nuovo popolo eletto»). Avendo adottato questa prospettiva simbolica, le autorità comunitarie, quando gli Stati membri dell'Europa finirono col superare la dozzina, stabilirono ufficialmente che il numero delle stelle sulla bandiera era da considerare immutabile.”

Origine: Ipotesi su Maria, pp. 107-108

Enzo Biagi photo
Julien Green photo

“Nel canto XI tale linguaggio, ma d'un'ebbrezza divina che conserva tutta la sua lucidità. Manca a Dante il balbettamento del mistico che esce dall'estasi; questo uomo cammina nell'azzurro come su una strada.”

Julien Green (1900–1998) scrittore e drammaturgo statunitense

dalla nota di diario del 27 giugno 1941, p. 92
Diario 1940 – 1943

Ambrose Bierce photo
Famke Janssen photo

“Mi sono sempre sentita un po' diversa, quasi come i personaggi di X-Men. Io, brunetta, in una famiglia olandese di biondi con gli occhi azzurri. Ero alta, magra e con due piedi enormi.”

Famke Janssen (1964) attrice olandese

Origine: Citato in Famke Janssen, l'olandese volante http://velvet.repubblica.it/dettaglio/Famke-Janssen-lolandese-volante/11441, velvet.repubblica.it, 13 luglio 2007.

Valerij Jakovlevič Brjusov photo
Andrzej Sapkowski photo
Salvatore Morelli photo
Edward Lear photo
Lauro de Bosis photo
John Ronald Reuel Tolkien photo
Anastacia photo
Karel Čapek photo
Else Lasker-Schüler photo

“[…] una volta San Peter Hille ha detto: "Peter Baum è la persona più sensibile che abbia mai conosciuto. Peter Baum è completamente azzurro"”

Else Lasker-Schüler (1869–1945) poetessa tedesca

che tradotto significa: è un poeta. (da Peter Baum, p. 141)
Il mio cuore e altri scritti

Giovanni Verga photo
Guido Piovene photo
Domenico Tumiati photo
Pablo Neruda photo
Annemarie Schwarzenbach photo
Georg Trakl photo
Giovanni Pascoli photo
Enrico Brizzi photo
Guy de Maupassant photo
Herta Müller photo
Cesare Prandelli photo
Georg Trakl photo
Giovanni Pascoli photo
Luigi Pulci photo
Harrison Salisbury photo
Alfred Edmund Brehm photo
Giuseppe Furino photo
Georg Trakl photo
Eugenio Montale photo
Giancarlo De Cataldo photo
Ljudmil Stojanov photo
Elio Vittorini photo
Anders Österling photo
Jeffrey Moussaieff Masson photo
Antonio Pennacchi photo
Ljudmil Stojanov photo
Lucio Battisti photo

“Acqua azzurra, acqua chiara | con le mani posso finalmente bere. | Nei tuoi occhi innocenti | posso ancora ritrovare | il profumo di un amore puro, | puro come il tuo amor.”

Lucio Battisti (1943–1998) compositore, cantautore e produttore discografico italiano

da Acqua azzurra, acqua chiara, lato B, n. 2
Emozioni

Ally Condie photo
Jack Kerouac photo
Marcel Proust photo
Pietro Paolo Parzanese photo
Louis Couperus photo
Zadie Smith photo
Dino Buzzati photo

“Fino allora egli era avanzato per la spensierata età della prima giovinezza, una strada che da bambini sembra infinita, dove gli anni scorrono lenti e con passo lieve, così che nessuno nota la loro partenza. Si cammina placidamente, guardandosi con curiosità attorno, non c'è proprio bisogno di affrettarsi, nessuno preme dietro e nessuno ci aspetta, anche i compagni procedono senza pensieri, fermandosi spesso a scherzare. Dalle case, sulle porte, la gente grande saluta benigna, e fa cenno indicando l'orizzonte con sorrisi di intesa; così il cuore comincia a battere per eroici e teneri desideri, si assapora la vigilia delle cose meravigliose che si attendono più avanti; ancora non si vedono, no, ma è certo, assolutamente certo che un giorno ci arriveremo. Ancora molto? No, basta attraversare quel fiume laggiù in fondo, oltrepassare quelle verdi colline. O non si è per caso già arrivati? Non sono forse questi alberi, questi prati, questa bianca casa quello che cercavamo? Per qualche istante si ha l'impressione di sì e ci si vorrebbe fermare. Poi si sente dire che il meglio è più avanti e si riprende senza affanno la strada. Così continua il cammino in un'attesa fiduciosa e le giornate sono lunghe e tranquille, il sole risplende alto nel cielo e sembra non abbia mai voglia di calare al tramonto. Ma a un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno. Allora si sente che qualcosa è cambiato, il sole non sembra più immobile ma si sposta rapidamente, ahimè, non si fa in tempo a fissarlo che già precipita verso il confine dell'orizzonte, ci si accorge che le nubi non ristagnano più nei golfi azzurri del cielo ma fuggono accavallandosi l'una all'altra, tanto è il loro affanno; si capisce che il tempo passa e che la strada un giorno dovrà pur finire. Chiudono a un certo punto alla nostre spalle un pesante cancello, lo rinserrano con velocità fulminea e non si fa in tempo a tornare.”

The Tartar Steppe

Lorenzo Mattotti photo

“Quante volte mi sono trovato su un trampolino con sotto il mare azzurro, e non mi sono tuffato”

Lorenzo Mattotti (1954) fumettista e illustratore italiano

Fires

Joan Didion photo

“A certe latitudini c’è un arco di tempo che precede e segue il solstizio d’estate, poche settimane appena, in cui il crepuscolo diventa lungo e azzurro. […] Passi davanti a una vetrina, t’incammini verso Central Park e ti trovi a nuotare nell’azzurro: la luce è azzurra, e nel giro di un’ora questo azzurro s’infittisce, diventa più intenso proprio mentre si oscura e sbiadisce, infine si avvicina all’azzurro delle vetrate in una giornata limpida a Chartres, o all’azzurro dell’effetto Čerenkov, prodotto dalle radiazioni elettromagnetiche nelle barre di combustibile nucleare immerse nell’acqua. I francesi chiamavano questo momento del giorno «l’heure bleue». Per gli inglesi era «the gloaming», l’imbrunire. La parola stessa è densa di echi e riverberi – l’imbrunire, il crepuscolo, il tramonto – parole che evocano immagini di persiane che si chiudono, giardini che si oscurano, fiumi con argini d’erba che scivolano nell’ombra. Durante il periodo delle notti azzurre pensi che la fine del giorno non arriverà mai. Quando le notti azzurre volgono al termine (e finiranno, e finiscono) provi un brivido improvviso, un timore di ammalarti, nel momento stesso in cui te ne accorgi: la luce azzurra se ne sta andando, le giornate si son già fatte più corte, l’estate è finita. Questo libro si intitola «Notti azzurre» perché all’epoca in cui lo iniziai i miei pensieri erano sempre più concentrati sulla malattia, sulla fine della promessa, l’affievolirsi dei giorni, l’inevitabilità della dissolvenza, la morte del fulgore. Le notti azzurre sono l’opposto della morte del fulgore, ma ne sono anche l’annuncio.”

Blue Nights

Kurt Diemberger photo
Cormac McCarthy photo
Laurell K. Hamilton photo
Jonathan Coe photo
Emilio Salgari photo
Simone de Beauvoir photo
Osip Ėmil'evič Mandel'štam photo
Erri De Luca photo
Mo Yan photo

“In biblioteca, attraverso la porta aperta, vide Blay e Saxton che parlavano. Poi suo cugino fece un passo avanti e prese Blay tra le braccia. Rimasero cosi, stretti l'uno contro l'altro; Qhuinn fece un respiro profondo e si sentì morire un pochino anche lui. Ecco come siamo finiti, pensò. Vite separate, futuri separati. Difficile credere che all'inizio erano inseparabili… All'improvviso gli occhi azzurri di Blay incrociarono i suoi.
E ciò che Qhuinn vi colse lo fece vacillare: quel volto splendeva d'amore, un amore puro e inalterato dalla timidezza che era parte integrante del suo riserbo. Blay non distolse lo sguardo. E per la prima volta… non lo fece neanche Qhuinn. Non sapeva se quell'emozione era legata a suo cugino - probabilmente sì - ma decise di godersela: guardò Blaylock dritto negli occhi, lasciando trasparire sul suo viso tutto ciò che aveva nel cuore. Lo lasciò trapelare in piena libertà. Perché c'era una lezione nella cerimonia funebre di quella sera: possiamo perdere in un batter d'occhio quelli che amiamo. E quando succede, c'è da scommetterci, non pensiamo a tutti i motivi che avrebbero potuto dividerci: pensiamo a tutti i motivi che ci univano. E di sicuro rimpiangiamo amaramente di non aver avuto più tempo a disposizione, anche se abbiamo avuto secoli e secoli… Da giovani pensiamo che il tempo sia un peso, qualcosa da scaricare il prima possibile per poter crescere. Ma è un tragico errore… da adulti capiamo che i minuti e le ore sono la cosa più preziosa che abbiamo. Nessuno ha a disposizione tutta l'eternità ed è un delitto sprecare il tempo che ci è dato da vivere. Basta, pensò Qhuinn. Basta con le scuse, basta scappare, basta cercare di essere qualcun altro, chiunque altro. Anche se restava fregato, anche se il suo prezioso piccolo ego e il suo stupidissimo cuoricino andavano in mille pezzi, era ora di piantarla con le stronzate. Era ora di comportarsi da persona matura. Esatto, amico, pensò Qhuinn vedendo che Blay cominciava a raddrizzarsi come se avesse colto il messaggio. Il nostro futuro è arrivato.”

Jessica Bird (1969) scrittrice statunitense

Lover Reborn

Victor Hugo photo
Nelly Sachs photo
Claudio Marchisio photo
Indro Montanelli photo
Henry De Montherlant photo
Beppe Severgnini photo

“Ventisette motivi per cui un interista deve accettare la Juventus. 1 Perché c'è. 2 Perché, se non ci fosse, bisognerebbe inventarla. Altrimenti chi potremmo invidiare/detestare/sospettare (a seconda delle circostanze)? […] 5 Perché quelle due Coppe Campioni sono state così malinconiche (1985 e 1996, entrambe dal dischetto del rigore) che adesso potrebbe anche vincere una come si deve. […] 8 Perché, senza la Juventus, ogni saga calcistico-letteraria risulterebbe incompleta. Ricapitolando. La Juve è Voldemort (l'Inter Harry Potter, il Milan Draco Malfoy). La Juve è Sauron (l'Inter Frodo Baggins, il Milan l'elfo Legolas). La Juve è il Lato Oscuro della Forza (l'Inter Obi-Wan Kenobi, il Milan Joda, che deve avere l'età di Rivaldo). 9 Perché indossa una divisa carceraria, ma lo fa con noncuranza. […] 16 Perché, insieme al cioccolato e a Macario, la Juve è una delle poche cose che riesce a far sorridere certi piemontesi. 17 Perché ha riempito l'Italia di tifosi (dieci milioni!). Dicono che ce ne sia qualcuno anche a Torino, ma la notizia è in attesa di conferma. […] 24 Perché Scirea era Scirea. 25 Perché, in maglia azzurra, i bianconeri ogni tanto combinano pasticci (Del Piero, Francia 2000), ma spesso si danno da fare anche per noi”

Beppe Severgnini (1956) giornalista italiano

Argentina 1978, Spagna 1982
Italians, Corriere.it
Origine: Da Sportweek, Gazzetta dello Sport, 24 maggio 2003; riportato in Ventisette motivi per cui bisogna accettare la Juventus. http://www.corriere.it/solferino/severgnini/03-05-24/01.spm.

Kim Il-sung photo
André Maurois photo

“Calvin Coolidge aveva i capelli rossi, gli occhi azzurri e il più marcato accento nasale che la Nuova Inghilterra avesse mai prodotto. Si diceva che la parola cow pronunciata da lui avesse almeno quattro sillabe. Ma Coolidge aveva diritto di stiracchiar le parole, dato che ne diceva pochissime. Per natura, per educazione e soprattutto perché non aveva nulla da dire era sempre stato silenzioso.”

André Maurois (1885–1967) scrittore francese

Variante: Calvin Coolidge aveva i capelli rossi, gli occhi azzurri e il più marcato accento nasale che la Nuova Inghilterra avesse mai prodotto. Si diceva che la parola cow pronunciata da lui avesse almeno quattro sillabe. Ma Coolidge aveva diritto di stiracchiar le parole, dato che ne diceva pochissime. Per natura, per educazione e soprattutto perché non aveva nulla da dire era sempre stato silenzioso. (p. 497)
Origine: Storia degli Stati Uniti, p. 497

Mark Twain photo
Emily Dickinson photo
Fabrizio Bentivoglio photo

“Nel 1977 a Milano si sparava, si moriva per un loden o un eskimo. Ricordo che lavoravo alla Tempesta per la regia di Strehler. Noi eravamo lì a muovere questa seta azzurra tutti vestiti di nero, al buio assoluto, e intanto da fuori, da via Larga, arrivavano i botti. C'erano loro che prendevano le manganellate, e io dentro a muovere la seta. Ma Strehler diceva che la poesia aiuta a vivere, ed aveva ragione.”

Fabrizio Bentivoglio (1957) attore italiano

Origine: Citato in Enrico Comaschi, Bentivoglio e la rivoluzione della poesia. Intervista all'autore di Lascia perdere, Johnny http://gazzettadimantova.gelocal.it/mantova/cronaca/2013/08/21/news/bentivoglio-e-la-rivoluzione-della-poesia-intervista-all-autore-di-lascia-perdere-johnny-1.7610878?ref=search, Gazzettadimantova.gelocal.it, 21 agosto 2013.

Franco Battiato photo

“Rovine inseguono i ricordi, | ma io voglio vivere il presente senza fine. | Il giorno davanti a cui fugga questa notte. | Voglio lontananze d'azzurro per me.”

Franco Battiato (1945) musicista, cantautore e regista italiano

da Lontananze d'Azzurro, n. 6
Ferro Battuto

Thomas Wentworth Higginson photo

“[Descrivendo il primo incontro con Emily Dickinson] Un passo come quello di un bambino ed ecco scivolare dentro una donna semplice e minuta con due bande lisce di capelli rossicci e un volto un po' come quello di Belle Dove; nulla di più semplice – con lineamenti non belli – in un semplicissimo e impeccabile picchè bianco e uno scialle traforato azzurro. È venuta verso di me con due gigli che mi ha messo in mano in una sorta di modo infantile e ha detto "Questi sono la mia presentazione" con una voce bassa, impaurita e ansiosa come quella di un bambino – e ha aggiunto sottovoce Mi perdoni se sono spaventata; non vedo mai estranei e a malapena so quello che dico – ma subito dopo si è messa a parlare in continuazione – e con deferenza – interrompendosi talvolta per chiedermi di parlare io invece di lei – ma ricominciando subito dopo. A metà strada tra Angie Tilton e Mr. Alcott – ma con una schiettezza e semplicità che loro non hanno, dicendo molte cose che tu avresti considerato insensate e io sagge – e altre cose che ti sarebbero piaciute. Ne scrivo alcune dall'altra parte del foglio.”

Thomas Wentworth Higginson (1823–1911) politico e patriota statunitense

Origine: Da una lettera alla moglie dopo una visita ad Emily Dickinson, 16 agosto 1870, 342a; riportata in Lettere di Emily Dickinson 331-360 http://www.emilydickinson.it/l0331-0360.html, EmilyDickinson.it, traduzione di Giuseppe Ierolli.

Emily Dickinson photo
Emily Dickinson photo
Massimo D'Azeglio photo
Alessio Tacchinardi photo
Franco Battiato photo
Fabio Aru photo
Federico Fellini photo
Adolfo Venturi (storico dell'arte) photo

“Protagonista spesso popolaresco e sempre buono, leale e generoso, robusto uomo del sud dai grandi occhi azzurri che guardavano dritto in faccia l'interlocutore, Raf Vallone fu, come star cinematografica, quasi un unicum nel cinema italiano degli ultimi anni quaranta e dei primi anni cinquanta.”

Masolino D'Amico (1939) critico teatrale, traduttore e giornalista italiano

Origine: Da Uno sguardo da Raf Vallone http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,21/articleid,0311_01_2002_0299_0025_2879969/, La Stampa, 1º novembre 2002.

Filippo Tortu photo