Frasi su civile
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“Più che di corruzione o di concussione, si deve parlare di "dazione ambientale", ovvero di una situazione oggettiva in cui chi deve dare il denaro non aspetta più nemmeno che gli venga richiesto; egli, ormai, sa che in quel determinato ambiente si usa dare la mazzetta o il pizzo e quindi si adegua.”

Antonio Di Pietro (1950) politico e avvocato italiano

Origine: Da un articolo su Società civile, maggio 1991; citato in Mani pulite, anno zero http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/mani_pulite.html, Micromega, 2004.

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“La condizione civile, per Kant, poggia su tre princípi dati a priori, cioè prima e al di sopra di ogni ordinamento positivo: libertà, uguaglianza, indipendenza.”

Maria Chiara Pievatolo (1963) accademica italiana

Origine: Annotazioni della curatrice nel paragrafo Una teoria liberale: i tre princípi della condizione civile.
Origine: Sette scritti politici liberi, p. 136

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“[Sulla segregazione razziale] È facile cantare in tempi felici. Ma è duro farlo di fronte agli insulti, alle paure, alla minaccia della violenza, in mezzo all'odio o al silenzio dell'inazione: gli inni dei diritti civili aiutarono la causa di un popolo.”

Barack Obama (1961) 44º Presidente degli Stati Uniti d'America

2010
Origine: Citato in Paolo Valentino, Dalla Baez a Bob Dylan In scena alla Casa Bianca la musica dei diritti civili https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2010/febbraio/11/Dalla_Baez_Bob_Dylan_scena_co_8_100211022.shtml, Corriere della Sera, 11 febbraio 2010, pp. 18-19.

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“Con le guerre non si risolvono i problemi. Se ne creano dei nuovi. Tutte le guerre creano nuovi problemi, in particolare quelle grandi, quelle mondiali. E in fondo la guerra è ingiusta. Di solito sono leader incapaci e avventati a causare le guerre, ma poi sono le popolazioni civili e i soldati, per lo più innocenti, che le patiscono. La Grande Guerra, in seguito detta Prima guerra mondiale, è un chiaro esempio di questo tragico assunto. Non era necessaria, non era inevitabile. Il mondo e l'umanità non erano destinati a questa deriva morale. Ma così fu deciso dai leader politici e militari, erroneamente convinti che la guerra avrebbe risolto problemi e sarebbe stata di breve durata. Niente di tutto questo era vero. Questa ecatombe mondiale durata quattro anni non risolse alcun problema. Al contrario, nuovi problemi si aggiunsero. Fino al punto che, dopo venti anni, l'umanità venne travolta da un altro, ancor più terribile conflitto mondiale. E questo fu così incomprensibilmente mostruoso da cancellare la memoria storica dell'orrore della Prima guerra mondiale.”

Sergio Mattarella (1941) 12º Presidente della Repubblica Italiana

2016
Origine: Dall<nowiki>'</nowiki> Intervento del Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor in occasione dell'inaugurazione di una targa commemorativa dei caduti sloveni nella Prima Guerra Mondiale a Doberdò del Lago http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=465, Doberdò del Lago, 26 ottobre 2016.

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“Un Paese che affida gli umori della sua vita civile al giustizialismo dei media è un Paese che ha preso una china molto pericolosa, un Paese profondamente ipocrita che ci costringe a firmare tonnellate di ridicoli moduli per tutelare la nostra privacy, ma che in realtà ci controlla in ogni nostro passo.”

Susanna Tamaro (1957) scrittrice italiana

Origine: Da Campagne di odio e proposte indecenti https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2010/febbraio/26/Campagne_Odio_Proposte_Indecenti_co_9_100226020.shtml, Corriere della sera, 26 febbraio 2010,

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“Con i criteri usati dalla maggior parte degli studiosi, l’invasione dell’Iraq da parte di Bush e Blair nel 2003 ha causato almeno 700.000 vittime – in un paese che non aveva storia di jihadismo. I curdi avevano ottenuto concessioni politiche e territoriali; sunniti e sciiti avevano classi e differenze settarie, ma erano in pace; i matrimoni misti erano comuni. Tre anni prima dell’invasione, ho guidato per tutta la lunghezza dell’Iraq senza paura. Nel tragitto ho incontrato gente fiera, soprattutto di essere irachena, erede di una civiltà che a loro pareva una presenza fisica.Bush e Blair hanno fatto a pezzi tutto questo. L’Iraq odierno è un nido di jihadisti. Al Qaeda – come i “jihadisti” di Pol Pot – ha colto l’opportunità fornita dall’assalto di ‘Shock and Awe’ e dalla guerra civile che ne seguì. La “ribelle” Siria ha offerto loro benefici ancora maggiori. Con la CIA e gli stati del Golfo che offrono logistica e denaro per il traffico d’armi attraverso la Turchia, l’arrivo di reclute straniere era inevitabile.”

John Pilger (1939) giornalista australiano

Variante: Secondo le stime della maggior parte degli studiosi, l’invasione dell’Iraq da parte di Bush e Blair nel 2003 ha causato almeno 700.000 vittime – in un paese che non aveva alcuna storia di jihadismo. I curdi avevano ottenuto concessioni politiche e territoriali; sunniti e sciiti avevano classi e differenze settarie, ma erano in pace; i matrimoni misti erano comuni. Tre anni prima dell’invasione, ho guidato lungo tutto l'Iraq senza paura. Nel tragitto ho incontrato gente fiera, soprattutto di essere irachena, erede di una civiltà che a loro pareva una presenza fisica.Bush e Blair hanno fatto a pezzi tutto questo. L’Iraq odierno è un covo di jihadisti. Al Qaeda – come i “jihadisti” di Pol Pot – ha colto l’opportunità fornita dall’assalto di ‘Shock and Awe’ e dalla guerra civile che ne seguì. La “ribelle” Siria ha offerto loro benefici ancora maggiori, insieme alla CIA e agli stati del Golfo che offrono logistica e denaro per il traffico d’armi attraverso la Turchia. L’arrivo di reclute straniere era inevitabile.

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“Miratelo, un marine: mera ombra e rimembranza d'un essere umano, uomo tumulato vivo e all'impiedi, sepolto sotto le armi, con accompagnamento di marce funebri…”

Henry David Thoreau (1817–1862) filosofo, scrittore e poeta statunitense

da Disobbedienza civile; citato in Gustav Hasford, Nato per uccidere, traduzione di Pier Francesco Paolini, Bompiani, 1989

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“I diritti civili sono in sostanza i diritti degli altri.”

Origine: Da Lo scandalo radicale http://old.radicali.it/search_view.php?id=45525, intervento preparato per il Congresso del Partito Radicale del novembre 1975, ma che non fu mai letto a causa dell'uccisione di Pasolini due giorni prima dell'evento.
Origine: Lettere luterane, p. 193

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“Il contrario di un popolo civile è un popolo creatore.”

L'estate a Algeri
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“Se oggi i popoli civili più non credono che il sole, ogni sera, si tuffi nell'oceano, non è certo merito della religione.”

Vilfredo Pareto (1848–1923) filosofo, economista, sociologo

da Trasformazioni della democrazia, 1921

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“Scuotendosi di dosso il giogo politico, la società civile si scuote di dosso i lacci che avvincevano il suo spirito egoista. L'emancipazione politica fu contemporaneamente l'emancipazione della società civile dalla politica, dalla parvenza stessa di un contenuto universale.”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

Origine: Da La questione ebraica: 1955-89, vol. I, p. 369. Citato in Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, Laterza, 2005, p. 315.

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“Il progresso della civiltà non presenta una spinta uniforme verso le cose migliori. […] Le epoche nuove emergono relativamente improvvise, se consideriamo i millenni che la storia percorre. […] Il sedicesimo secolo della nostra era ha visto la scissione della cristianità dell'Occidente e l'avvento della scienza moderna. […] La Riforma fu un'insurrezione popolare e, per un secolo e mezzo, immerse l'Europa nel sangue. L'inizio del movimento scientifico non interessò invece che una minoranza dell'aristocrazia intellettuale. […] La tesi che intendo sviluppare è che il calmo sviluppo della scienza ha virtualmente dato un nuovo stile alla nostra mentalità, così che modi di pensare eccezionali in altri tempi sono ora diffusi in tutto il mondo civile. Ma il nuovo stile ha dovuto progredire lentamente per vari secoli trai popoli europei prima di sbocciare nel rapido sviluppo della scienza, che quindi, con le sue sempre più esplicite applicazioni, lo ha ulteriormente consolidato. […] Questa nuova sfumatura dello spirito moderno sta appunto nell'interesse appassionato e risoluto nel ricercare le relazioni tra i principi generali e i fatti irriducibili e ostinati. Nel mondo intero e in tutte le epoche sono esistiti uomini di mentalità pratica, occupati nell'osservazione di tali fatti; nel mondo intero e in tutte le epoche vi sono stati uomini di temperamento filosofico intenti a tessere la trama dei princìpi generali. È proprio dall'anione dell'interesse appassionato per i particolari materiali con una non minor passione per le generalizzazioni astratte che scaturisce la novità caratteristica della nostra attuale società. […] Questo equilibrio dello spirito è ormai diventato una tradizione che caratterizza il pensiero colto. È il sale, il sapore della vita. […] L'altra caratteristica che distingue la scienza. […] è la sua universalità. La scienza moderna è nata in Europa, ma il suo ambiente naturale è il mondo intero.”

Alfred North Whitehead (1861–1947) filosofo e matematico britannico

Science and the modern world

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“Gl'italiani non hanno costumi: essi hanno delle usanze. Così tutti i popoli civili che non sono nazioni.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

2923, 9 luglio 1823; 1898, Vol. V, p. 80

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“Gli uomini non nascono civili, lo diventano.”

Baruch Spinoza (1632–1677) filosofo olandese

V, II, 1992

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“Nella lista dei libri caduti figurava sotto il numero trentanove un grosso volume antico dal titolo: Armamento e tattica dei lanzichenecchi. Esso era appena rotolato con gran fracasso giù dalla scaletta, che i portinai tubicini s'erano già trasformati in lanzichenecchi. Un immenso entusiasmo s'impadroni di Kien: il portiere era un lanzichenecco, che altro poteva mai essere? La figura tarchiata, la voce tonante, la fedeltà comprata a peso d'oro, la temerarietà che non rretrava davanti a nulla, nemmeno davanti alle donne, la millanteria e il continuo inconcludente sbraitare: un perfetto lanzichenecco. Da quel momento il pugno non gli fece più paura. Gli sedeva davanti un ben noto personaggio storico, e lui sapeva che cosa esso avrebbe fatto e che cosa non avrebbe fatto. Beninteso, la sua stupidità era tale da far rizzare i capelli: si comportava appunto come si addice a un lanzichenecco. Quel poveraccio, nato in ritardo, era venuto al mondo come un lanzichenecco soltanto nel ventesimo secolo e se ne stava rintanato tutto il giorno in quel suo buco oscuro, senza un libro, solo come un cane, esiliato dal secolo che era il suo e sbalestrato in un altro per il quale sarebbe sempre rimasto un estraneo. Collocato nell'innocua lontananza del XVI secolo il portiere si riduceva a niente, facesse pure il gradasso quanto voleva. Per dominare un uomo basta inquadrarlo storicamente. […] Quando s'accomiatava Kien lo trovava ridicolo. Il costume gli stava a pennello, ma ormai i tempi erano cambiati. Gli rincresceva che non sempre fosse possibile applicare il suo metodo storico. A Therese non c'era verso di trovare un posto adatto in tutta la storia dei popoli civili e incivili da lui conosciuti.”

1981, pp. 124-125
Auto da fé

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“Il principio che mi ha sempre guidato nell'attività di produttore è stato quello di realizzare film d'autore e di qualità.”

Alfredo Bini (1926–2010) produttore cinematografico italiano

da Appunti per chi ha il dovere civile, professionale e politico di difendere il cinema italiano; citato in Corsi 2001, p. 161

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“Il cinema per la sua esistenziale necessità di ricerca, di denuncia, di novità e di rinnovamento… e per la sua caratteristica irrinunciabile di spettacolo di massa… è per sua natura socialista in senso lato.”

Alfredo Bini (1926–2010) produttore cinematografico italiano

da Appunti per chi ha il dovere civile, professionale e politico di difendere il cinema italiano; citato in Corsi 2001, p. 161-162

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“È strano, ma l'esempio che mi viene in mente è quello di un libro intitolato L'uomo che fu Giovedì. Era una sciocchezzuola un po' melodrammatica, pure conteneva una sua particolare teoria: un gruppo degli ultimi sostenitori di un ordine civile, lottano contro quello che, apparentemente, appare come un mondo in preda all'anarchia e scoprono, infine, che il misterioso capo degli anarchici è anche a capo dell'ordine costituito, la stessa creatura fiabesca che gli era apparsa piuttosto come l'orco di una pantomima. Soluzione logica (o folle) che ha indotto molti ad arguire che, in questo essere dalla natura ambigua, dovesse leggersi la descrizione della divinità, e il mio libro godette anche di un temporaneo rispetto tra coloro che amano questo tipo di intepretazione. L'errore era dovuto semplicemente al fatto che avevano letto il libro, ma non il titolo. Nel mio caso, veramente, si trattava di un sottotitolo. Il libro si chiamava L'uomo che fu Giovedì. Storia di un incubo. Non era inteso come la descrizione del mondo qual era o come io pensavo che fosse, anche quando i miei pensieri erano molto più incerti di quanto non siano ora. Era la descrizione del mondo di dubbi, di disordine e di disperazione del quale parlavano i pessimisti a quell'epoca, ma con un barlume di speranza posto proprio nell'alternativa insita in quel dubbio che anche i pessimisti, a tratti, avvertivano.”

Gilbert Keith Chesterton (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista inglese

dall' Illustrated London News del 13 giugno 1936; citato alla p. 173 de L'uomo che fu Giovedì, Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Luciana Crepax

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“[A proposito delle guerre civili] La tragedia corre per le vie.”

Jean-François Ducis (1733–1816) poeta e drammaturgo francese

in Campenon, Essais de mémories sur la vie de Ducis, Paris, 1824, p. 79

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“[Parlando dell'arte contemporanea e del Maxxi] Non vorrei fare Sgarbi, ma il quadro – purtroppo io sono un italiano che lo capisce meglio – è un quadro di ladri, di incapaci, di ignoranti, di architetti da galera, i cui nomi non voglio neanche dirli perché li ho già detti; pensa soltanto che a Milano abbiamo il Monumento "all'Ago e al Filo" del grande artista americano Oldenburg in piazza Cadorna con un orrore di Gae Aulenti che deforma una piazza che era una piazza civile. Non so se hai visto il Museo di Messina: il Museo di Messina è un luogo bellissimo, quello che c'è, un edificio storico; quel cesso che hanno fatto, una scatola di merda, non è neanche un magazzino, miliardi agli architetti! Fuksas, che è un distruttore e un fascista, prende 22 miliardi di parcella, neanche Bramante, Palladio, Michelangelo hanno preso tanto. In galera! Altro che Bertolaso per la casa da 1.500 euro al mese. Architetti ladri! Distruttori! Detto questo, però, non voglio fare Sgarbi, ma siccome conosco tutto, tu non hai idea di come è bello un museo povero. E posso dirti che io che ho fatto il più bel museo d'Italia e l'ho aperto in tre mesi, prendendoli a calci nel culo, solo con i ragazzi che lavoravano con me, ho speso, per il Museo della Mafia, 60.000 euro. Stella, che non è mai stato mio amico ma, insomma, è sempre stato il severo censore, è rimasto sedotto dal fatto che un museo bellissimo con un artista formidabile, che si chiama Inzirillo, con tante cose che verrete a vedere, spero, […] è costato 60.000 euro […] Sai quanto è costato il cesso di Zaha Hadid? 160 milioni di euro! Per un monumento a una troia irachena! […] Tu non vieni da noi, a distruggere l'Italia, per farti un monumento! Che non serve a niente! E a spendere 50 milioni di euro di opere di merda! Di opere di merda! Perché se non hai i soldi per il Colosseo, è perché hai comprato Andy Warhol, Gilbert & George, dei cacatori di merda! […] Fuksas, guarda, è bene che non venga, perché calci nel culo, in galera deve andare! In galera! In galera! Ci sono i soldi, vengono buttati! […] Ai tempi di Andreotti c'erano 40 miliardi per il Colosseo, 20 milioni di euro; oggi ne occorrono 17. Perché hanno speso… Roma ha bisogno di un museo d'arte contemporanea, 160 milioni di euro, e non ha bisogno del Colosseo? Il problema della spesa pubblica è capire che cosa è importante fare e non buttare i soldi. Lì, tra gli acquisti e il museo, hanno speso 220 milioni di euro per la merda d'artista.”

Vittorio Sgarbi (1952) critico d'arte, politico e opinionista italiano

da L'ultima parola, 5 giugno 2010
Da programmi televisivi

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