Frasi su console

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema console, dio, vita, ancora.

Frasi su console

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“Si vive, si muore si prova dolore dal quale | non c'è un pensiero che ti consola.”

Jovanotti (1966) cantautore, rapper e disc jockey italiano

da L'elemento umano, n. 7
Ora

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“All'età di diciannove anni per mia sola deliberazione ed a mie spese formai un esercito con il quale restituii la libertà alla repubblica dominata e oppressa da una fazione. Per questo il senato con decreti mi accolse nell'ordine suo attribuendomi il diritto di esprimere fra i consolari la mia sentenza e mi conferì il comando militare; e ordinò che io provvedessi, in qualità di pretore, insieme con i consoli, affinché lo stato non patisse danno. Il popolo in quell'anno medesimo mi fece console, essendo in guerra entrambi i consoli caduti, e triumviro con l'incarico di riordinare la repubblica.
Quelli che il mio padre trucidarono mandai in esilio punendo il loro delitto con procedimenti legali; e movendo poi essi guerra alla repubblica li vinsi due volte in battaglia. Guerre per terra e per mare civili ed esterne in tutto il mondo combattei spesso; e vincitore lasciai in vita tutti quei cittadini che implorarono grazia. Quasi cinquecentomila cittadini romani in armi sotto le mie insegne; dei quali più di trecentomila inviai in colonie o rimandai nei loro municipi, compiuto il servizio militare; e a essi tutti assegnai terre o donai denaro in premio del servizio.
Due volte ricevette l'onore trionfale dell'ovazione e tre curili trionfi celebrai; e fui ventuno volte acclamato imperator, pur decretando altri numerosi trionfi a me il senato, ai quali tutti io rinunziai. […] Triumviro per riordinare lo stato fui per dieci anni continui. Princeps senatus fui fino al giorno in cui scrissi queste memorie per anni quaranta. E fui pontefice massimo, augure, quidecemviro alle sacre cerimonie, settemviro degli epuloni, fratello arvale, sodale Tizio, feziale. […] Nel mio sesto e settimo consolato, dopo di aver estinto l'avvampare delle guerre civili, avendo io per consenso universale assunto il potere supremo, trasferii dalla mia persona al senato e al popolo romano il governo della repubblica. Per questo mio atto, in segno di riconoscenza, mi fu dato il titolo di Augusto per deliberazione del senato. Dopo di allora tutti sovrastai per autorità, ma potere non ebbi più ampio di quelli che in ogni magistratura mi furono colleghi.”

Augusto (-63–14 a.C.) primo imperatore romano antico

da Res gestae divi Augusti

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“Cos'è che rende un uomo grande, ammirato dal creato, gradevole agli occhi di Dio? Cos'è che rende un uomo forte, più forte del mondo intero; cos'è che lo rende debole, più debole di un bambino? Cos'è che rende un uomo saldo, più saldo della roccia; cos'è che lo rende molle, più molle della cera? È l'amore! Cos'è che è più vecchio di tutto? È l'amore. Cos'è che sopravvive a tutto? È l'amore. Cos'è che non può essere tolto, ma toglie lui stesso tutto? È l'amore. Cos'è che non può essere dato, ma dà lui stesso tutto? È l'amore. Cos'è che sussiste, quando tutto frana? È l'amore. Cos'è che consola, quando ogni consolazione viene meno? È l'amore. Cos'è che dura, quando tutto subisce una trasformazione? È l'amore. Cos'è che rimane, quando viene abolito l'imperfetto? È l'amore. Cos'è che testimonia, quando tace la profezia? È l'amore. Cos'è che non scompare, quando cessa la visione? È l'amore. Cos'è che chiarisce, quando ha fine il discorso oscuro? È l'amore. Cos'è che dà benedizione all'abbondanza del dono? È l'amore. Cos'è che dà energia al discorso degli angeli? È l'amore. Cos'è che fa abbondante l'offerta della vedova? È l'amore. Cos'è che rende saggio il discorso del semplice? È l'amore. Cos'è che non muta mai, anche se tutto muta? È l'amore, e amore è solo quello che mai si muta in qualcos'altro.”

Søren Kierkegaard (1813–1855) filosofo, teologo e scrittore danese

Origine: Da Discorsi edificanti (1843), traduzione e cura di Dario Borso, Edizioni Piemme, 1998, pp. 81-82. ISBN 88-384-3179-5

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“Può darsi tu non sia come ti volevano, se ti consola, come te, ci siamo in un bel po.”

Luciano Ligabue (1960) cantautore italiano

da Con queste facce qui, n. 5
Lambrusco coltelli rose e popcorn

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“L'eccitazione è il sintomo d'amore | al quale non sappiamo rinunciare. | Le conseguenze spesso fan soffrire, | a turno ci dobbiamo consolare | e tu amica cara mi consoli | perché ci ritroviamo sempre soli.”

Lucio Battisti (1943–1998) compositore, cantautore e produttore discografico italiano

da Una donna per amico, lato B, n. 2
Una donna per amico

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“L'allegria va conservata nello champagne; mentre la cachaça tutt’al più consola dalle disgrazie, quando consola”

Jorge Amado (1912–2001) scrittore brasiliano

Tereza Batista: Home from the Wars

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“Il pensiero consola di tutto e rimedia a tutto. Se vi fa del male, domandategliene rimedio: ve lo darà.”

Nicolas Chamfort (1741–1794) scrittore e aforista francese

I, 29
Massime e pensieri

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“Sono palermitana perché Palermo è il mio capoluogo. Tutti i siciliani sono palermitani. Ogni siciliano di buon senso riconosce che il suo capoluogo è Palermo. Se parlo di Palermo, mi riferisco a tutta la Sicilia.”

Carmen Consoli (1974) cantautrice italiana

citato in Carmen Consoli: «Torno e canto la mafia e femminicidi» http://video.corriere.it/carmen-consoli-torno-canto-mafia-femminicidi/00b16a72-9fff-11e4-84eb-449217828c75, CorriereTV, 19 gennaio 2015

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“La pace del Signore è bene che consola. Si ottiene poi seguendo la Legge del Signore.”

Luigi Guanella (1842–1915) presbitero italiano

Il pane dell'anima

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“Recentemente a Teano Sedicíno arrivò il console. Sua moglie espresse il desiderio di prendere un bagno nello stabilimento riservato agli uomini. Fu dato incarico al questore di Teano Sedicíno, Marco Mario, di mettere fuori dallo stabilimento quelli che vi si stavano bagnando. La moglie riferisce poi al marito che il bagno le è stato lasciato libero con ritardo, e che non era pulito. Fu piantato allora un palo in mezzo al fòro e vi fu condotto Marco Mario, l'uomo più insigne della sua città; gli furono tolti gli abiti e fu battuto con le verghe. Quelli di Cales quando seppero la cosa decretarono che nessuno usasse più il bagno pubblico, fin tanto che fosse sul posto un magistrato romano. A Ferentino per la stessa ragione un nostro pretore ordinò l'arresto dei questori: uno si buttò giù dalle mura, l'altro fu preso e battuto con le verghe. Mi basterà un solo esempio per mostrarvi quanta sia la sfrenatezza e l'insofferenza dei giovani. Pochi anni or sono fu mandato dall'Asia, con funzione di legato, un giovane che ancora non aveva rivestito magistrature. Viaggiava in lettiga. Un bovaro di Venosa s'imbatté nel convoglio e, ignorando chi fosse il viaggiatore, per scherzo domandò se portavano un cadavere. Quello, come lo udì, ordinò di posare la lettiga e con le corregge, con cui la lettiga era legata, lo fece battere fino a che rese l'ultimo respiro.”

Gaio Sempronio Gracco (-154–-121 a.C.) politico romano

1968

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“I campi siciliani sono metropoli vegetali.”

Vitaliano Brancati (1907–1954) scrittore, sceneggiatore

citato in Vincenzo Consolo, Delle cose di Sicilia, Palermo, Sellerio, 1986
Origine: Scritto disponibile in Le 9 liriche del grande Piccolo Vincenzo Consolo http://vincenzoconsolo.it/?p=663, Vincenzo Consolo.it, marzo 2002.

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“Non più una cultura che consoli nelle sofferenze, ma una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini.”

Elio Vittorini (1908–1966) scrittore italiano

Origine: Da Una nuova cultura, Il Politecnico, 29 settembre 1945.

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“Bisogna lasciare la ragione agli altri perché questo li consola del non avere altro.”

André Gide (1869–1951) scrittore francese

Variante: Bisogna lasciare la ragione agli altri perché questo li consola di non aver altro.

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“Chi è felice è stupido. Non è vero ma consola.”

Marcello Marchesi (1912–1978) comico, sceneggiatore e regista italiano

Origine: Il malloppo, p. 13

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“Lei sarà mia moglie, ma in compenso io sarò suo marito, e questo mi consola.”

Pierre de Marivaux (1688–1763) drammaturgo e scrittore francese

citato in Focus n. 79, p. 184

“Chi ha fatto dodici si consola con 24 miliardi.”

Giorgio Martino (1942) giornalista italiano

Origine: Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 33, ISBN 88-8598-826-2.

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“Quando vivevo a Roma andavo sempre a San Pietro, affascinata da quel puntino bianco che diceva Messa e non si sentiva nulla per l'audio modesto. Ma la bellezza delle cose ama nascondersi. Io darei una carezzina al Papa, mi fa tenerezza. Mi ricorda mio nonno Ferruccio.”

Carmen Consoli (1974) cantautrice italiana

citato in Consoli e Grandi alla festa delle star https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/30/Consoli_Grandi_alla_festa_delle_co_0_0004301820.shtml, Corriere della sera, 30 aprile 2000

“Il miglior fabbro della nostra recente narrativa (cui si rimpiange abbia arriso in vita — sia detto in pieno spirito polemico — una fortuna altrettanto diffusa e plenaria che impressionistica, tecnicamente inadeguata, tutta di blanda natura recensiva quando non agiograficamente prefatoria) lascia pressoché intatto un territorio di ricerca nel quale campeggia, ormai ineludibile, un dilemma di portata capitale: se sia lecito, e soprattutto euristicamente remunerativo, confinare il più splendido modello d'italiano degli ultimi decennî (sempreché il predicato suoni ancora laudatorio in un'epoca soggiogata, come l'attuale, dal falso idolo della semplicità e dell'uniformità denotativa) nell'alveo angusto d'un virtuosismo formalistico di matrice rondesco-dannunziana e d'una ricercatezza basata sul recupero acritico di materiali aulici e preziosissimi; o non piuttosto riconoscere in esso lo statuto d'una scrittura duttile, densa, sorprendentemente viva e vitale, capace di contrastare la dilagante mediocrità espressiva e insieme di conciliare con assoluto rigore e straordinaria intelligenza le ragioni della letterarietà tradizionale (mai, beninteso, passivamente accolte, bensì filtrate, in un folto coimplicarsi d'echi intertestuali, attraverso una sensibilità originale, austeramente selettiva) con la tensione analitica e di scavo, la trasfigurazione lirica, la compromissione estrema di chi assegna alla letteratura una funzione taumaturgica, poco meno che salvifica, essenzialmente sacrale. E tanto basti a legittimare l'equazione, se inusitata plausibilissima, letterarietà-autenticità, o, a dir tutto, artificio-affabilità comunicativa.”

Gualberto Alvino (1953) filologo, critico letterario e scrittore italiano

da Artificio e pietà. Contributo allo studio di Gesualdo Bufalino, in Gualberto Alvino, Tra linguistica e letteratura. Scritti su D'Arrigo, Consolo, Bufalino, introduzione di Rosalba Galvagno, Roma, Fondazione Antonio Pizzuto, 1998

“Fra tutte le colonie lombarde, quella che ha più mantenuto costumi e lingua è stata San Fratello, San Filadelfio in origine, costruita sul cocuzzolo di una montagna di 700 metri, vicina all'antica città siculo-greca Apollonia e quindi bizantina Demena”

Vincenzo Consolo (1933–2012) scrittore e saggista italiano

da cui prese il nome il Valdemone
Origine: Da Quei siciliani lombardi investiti dalla frana http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/02/25/quei-siciliani-lombardi-investiti-dalla-frana.html, la Repubblica, 25 febbraio 2010, edizione Palermo, p. 1.

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“[Riferito a un gol annullato al Bari che compromise la promozione in Serie A] Catuzzi mi consolò dicendomi che comunque potevo contare su un gruppo di ragazzi che l' Italia ci invidiava. Era un uomo onesto e perbene.”

Antonio Matarrese (1940) imprenditore e dirigente sportivo italiano

Origine: Citato in Catuzzi, il profeta del baby Bari che inventò il calcio champagne http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2006/11/30/catuzzi-il-profeta-del-baby-bari-che.html, la Repubblica, 30 novembre 2006.

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“[Caninio Rebilo restò in carica come console un giorno soltanto] Abbiamo finalmente avuto un console così vigile, che non ha dormito una sola notte durante il suo consolato.”

Marco Tullio Cicerone (-106–-43 a.C.) avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano

Origine: Citato in Storia Illustrata, Anno II N. 1, p. 30, gennaio 1958, Arnoldo Mondadori Editore.

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“Omero descrive amicizie maschili di intensità affettiva così forte da far inevitabilmente pensare a legami ben diversi da una semplice solidarietà fra compagni d'arme: e l'amicizia che a questo punto è quasi di prammatica citare è quella fra Achille e Patroclo. Un rapporto così forte da far sì che Achille, dopo la morte di Patroclo, dichiari di avere un solo scopo di vita: dopo aver vendicato l'amico, giacere con lui nella stessa fossa, per sempre, unito a lui nella morte come gli era stato in vita. Un rapporto assai diverso da quello che Achille aveva avuto con Briseide, la schiava concubina che Agamennone gli aveva sottratto quando era stato privato della schiava Criseide. Le schiave erano compagne intercambiabili: come dimostra, appunto, il gesto di Agamennone che si consola immediatamente sostituendola con un'altra, della perdita di Criseide. Il legame tra Achille e Patroclo, invece, era insostituibile: ed è non poco significativo, a questo proposito, il discorso di Teti, la madre dell'eroe, al figlio disperato ed inconsolabile: Achille, dice Teti, deve continuare a vivere e dimenticato Patrocolo, deve prendere moglie "come giusto che sia". Un rimprovero, forse? La prova che Teti riprovava l'amore omosessuale del figlio? A prima vista così potrebbe sembrare. Ma, a ben vedere, le cose stanno diversamente. Quello che risulta in realtà della parole di Teti, è che il legame con Patroclo era stata la ragione per la quale l'eroe non aveva ancora preso moglie: una conferma, dunque, del carattere amoroso del rapporto. Ma l'esortazione della madre al figlio a compiere finalmente il suo dovere sociale non è – ciononostante – una condanna assoluta della sua relazione con Patroclo. Essa sembra, piuttosto, un invito ad accettare quella che, per i greci, era una regola naturale: raggiunta una certa età, bisogna por fine alla fase omosessuale della vita e assumere il ruolo virile con una donna. E per Achille, ormai, questa età era giunta: se un rimprovero può essere colto, nelle parole di Teti, è quello di aver prolungato troppo – per eccessivo amore per Patroclo – la fase dell'amore omosessuale.”

pag. 25
Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico

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“Nel fondamentale gruppo di disegni ora a Windsor, che lo stesso Canaletto cedette al console Smith e che almeno in parte dovette eseguire per lui appositamente, mentre mancano gli appunti documentari e gli schizzi del tutto sommari, la varietà è notevole in quanto a carattere e grado di finitezza, ed è da mettere in relazione ai diversi momenti dell'artista in oltre trent'anni di lavoro. Si va da riprese sintetiche macchiate con vigore, ad altre tratteggiate regolarmente con un andamento incisorio, ed altre ancora a contorni lineari e con ombre acquarellate. Ma non basta, perché in qualche caso Canaletto si esercitò a ripetere fedelmente nella terza maniera, quasi con una diversa strumentazione, lo stesso soggetto già realizzato nella seconda: così da darci l'occasione di riflettere sulla parte dominante che talvolta dovette avere per lui la intenzione stilistica. Potrebbe darsi che i diversi modi di Canaletto disegnatore venissero in se stessi variamente apprezzati. Sarebbe sulla linea critica ormai tradizionale una preferenza agli schizzi sommari esprimenti di getto impressioni e idee in pochi tratti essenziali. Se però da tale orientamento, che certamente può essere motivato, si passasse, anche in modo non esplicito, a mettere da parte certi disegni finiti semplicemente perché tali, ciò rischierebbe di portare ad un accademismo alla rovescia e ad una incomprensione non solo della posizione storica di Canaletto ma dei risultati che egli seppe raggiungere in quei disegni. Non giova contrapporre l'estro lirico ad una meditata stesura, ma interessa piuttosto di riconoscere liberamente dove anche nei disegni più finiti la vibrazione poetica ha un battito inconfondibile, anche se tutti gli strumenti e gli accorgimenti sono stati usati, come del resto nei quadri e nelle miracolose incisioni dello stesso Canaletto.”

Vittorio Moschini (1864–1940) politico e storico dell'arte italiano

Canaletto
Origine: Citato in Canaletto, I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, pagg. 181 - 188, Milano, Rizzoli/Skira, 2003. IT\ICCU\CAG\0608462 http://opac.sbn.it/opacsbn/opaclib?db=solr_iccu&rpnquery=%2540attrset%2Bbib-1%2B%2540and%2B%2540and%2B%2B%2540attr%2B1%253D13%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522759.5%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4005%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522classici%2Bdell%2527arte%2522%2B%2B%2540attr%2B1%253D4018%2B%2540attr%2B4%253D1%2B%2522rizzoli%252Fskira%2522&totalResult=13&select_db=solr_iccu&nentries=1&rpnlabel=+Codice+Classificazione+Dewey+%3D+759.5+&format=xml&resultForward=opac%2Ficcu%2Ffull.jsp&searchForm=opac%2Ficcu%2Ferror.jsp&do_cmd=search_show_cmd&refine=4005%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7Cclassici+dell%27arte%7C%7C%7CCollezione%404018%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7Crizzoli%2Fskira%7C%7C%7CEditore&saveparams=false&&fname=none&from=11

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“C'è chi piange sul latte versato, e chi si consola sorbendosi un tè.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

Origine: Aforismi, p. 82

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“È una macchina diabolica, l'esercito, e il militarismo un ingranaggio mortale. Lo sai qual è la ricetta per fotter le reclute fin dal momento in cui arrivano alla caserma, Bernard? Prima si schierano sul piazzale coi loro abiti borghesi affinché ricordino d'appartenere a una società priva di uguaglianza, vale a dire un consorzio nel quale c'è chi veste bene e chi veste male. Poi gli si infila l'uniforme affinché si illudano d'accedere a un sodalizio di uguali, vale a dire un consorzio nel quale tutti vestono i medesimi panni. Subito dopo si rimbecilliscono con le esercitazioni e le marce che stroncano. E-marciando-cantate-così-tenete il passo. (Però il passo non c'entra, Bernard. C'entra che a cantare non pensano, e a non pensare non s'accorgono di venir fottuti.) Infine si cancella la loro personalità, la loro individualità. Perché il soldato non deve essere un individuo, una persona: deve esser parte d un nucleo perfetto che agisce all'unisono. E lo sai qual è l'ingrediente per ottenere un nucleo perfetto o quasi perfetto? L'odio. L'odio collettivo cioè diretto verso lo stesso bersaglio, e non il bersaglio rappresentato dal nemico che la guerra ti procura o ti procurerà: il bersaglio rappresentato da un paria coi gradi di sergente. Il sergente becero, ignorante, di cui subisci la tirannia che gli è stata delegata dal tenente al quale è stata delegata dal capitano al quale è stata delegata dal maggiore al quale è stata delegata dal colonnello al quale è stata delegata dal generale al quale è stata delegata dalla Macchina, a cui hanno insegnato a berciare come a un cantante si insegna a gorgheggiare do-re-mi-fa-sol-la. Sì, gli hanno insegnato a usare la voce per comandarti e sfotterti e umiliarti, Bernard. E lui la usa nel modo prescritto. «Sei laureato, tu? Bene, allora va' a pulire i cessi.» Al contadino e all'operaio, invece: «Razza di piercolo, da che fogna vieni? Non sai nemmeno contare, somaro?» Poi dispetti, addestramenti forzati, canagliate, fino a quando laureati e contadini e operai lo odiano in uguale misura, e il nucleo quasi perfetto è ottenuto. "Quasi" perché manca il tocco finale, l'ingrediente decisivo, e indovina qual è il tocco finale. L'ingrediente decisivo. È l'amore. L'amore concentrato sullo stesso bersaglio che stavolta è il tenente o meglio ancora il capitano. Insomma l'ufficiale buono, comprensivo, paterno, che ascolta e consola e magari si rivolge a te con il Lei. «È laureato, lei? Bravo, me ne rallegro. È contadino, lei? Bravo, me ne compiaccio. È operaio, lei? Bravo, me ne complimento.» Oppure: «Sì, la rampogna del sergente è stata eccessiva: lo rimprovererò a mia volta. Voglio essere un amico, per voi, in caso di bisogno rivolgetevi a me.» Bisogno? Che bisogno? Ormai l'unico bisogno di cui hanno bisogno è ricevere amore, darlo, e dall'odio per il sergente passano all'amore per il tenente o il capitano. Il-mio-capitano. Per il loro capitano accettano qualsiasi sacrificio, qualsiasi martirio, sono pronti a crepare. Con lui salteranno fuori dalla trincea, con lui si lanceranno contro la mitragliatrice che falcia, con lui uccideranno il nemico cioè il disgraziato che dall'altra parte della barricata ha subìto l'identico trattamento, con lui creperanno come bovi al macello. E questo, inutile dirlo, senza che sospettino d'esser le vittime d'un lurido imbroglio, le ruote di un ingranaggio ben oliato e ben collaudato. Perenne.”

I, IV, I; pp. 110–112
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“Questa minestra, che onora Bologna, | Detta la grassa non inutilmente, | Carezza l'uomo dove gli bisogna, | Dà molta forza ai muscoli e alla mente, | Fa prender tutto con filosofia, | Piace, nutre, consola e così sia.”

Olindo Guerrini (1845–1916) poeta e scrittore italiano

da un sonetto dedicato alle tagliatelle; citato in Touring Club Italiano, Guida Gastronomica d'Italia, Milano, 1931, p. 206 http://books.google.it/books?id=EnJ5J5WYZeUC&pg=PA206

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“Il colore è il mio vero ed unico amico, che mi consola senza mai rimproverarmi di nulla.”

Paolo Salvati (1939–2014) artista, pittore italiano

Roma, febbraio 2003
Origine: Citato in Pierandrea Saccardo, Paolo Salvati. Opera creativa e vita da Espressionista Moderno http://www.artapartofculture.net/2015/02/22/paolo-salvati-opera-creativa-e-vita-da-espressionista-moderno/, Artapartofculture.net, 22 febbraio 2015.

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“Lucas chiede:
- Non sei mai triste?
- No, perché una cosa mi consola sempre di un'altra.

(una bambina)”

Ágota Kristóf (1935–2011) scrittrice ungherese

The Notebook, The Proof, The Third Lie: Three Novels

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