Frasi sui morti
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“Apparteniamo a un'epoca in cui cinema e Tv si sostituiscono alla parola scritta, al racconto scritto, e nel dialogo con il mondo i registi anzi gli attori si sostituiscono agli scrittori. Nessuno infatti, neanch'io, resiste al narcotico richiamo dello schermo, al perpetuo svago offertoci da un sistema di comunicazione che trasforma in pubblico trastullo anche la sacra intimità del sesso e la inviolabile solennità della morte. Soggiogati, ipnotizzati dalla moderna Medusa, passiamo ore a guardar le sue immagini e ascoltare i suoi suoni. Di conseguenza leggiamo assai meno, e molti non leggono più. Ritengono che si possa vivere senza leggere cioè senza la parola scritta, il racconto scritto, gli scrittori. Invece no. No, e non tanto perché lo stesso cinema e la stessa Tv non prescindono dalla parola scritta, dal racconto scritto, dagli scrittori, quanto perché lo schermo non permette e non permetterà mai di pensare come si pensa leggendo: le sue immagini e i suoi rumori distraggono troppo, impediscono di concentrarsi. Oppure suggeriscono riflessioni troppo superficiali e passeggere. Inoltre si preoccupa troppo di stupire e divertire, lo schermo, diverte e stupisce con mezzi troppo rudimentali e giocattoleschi: se ne frega delle tue meningi. È superfluo ricordare che per leggere ci vuole un minimo di meningi cioè di intelligenza e cultura, superfluo sottolineare che qualsiasi idiota o qualsiasi analfabeta con due occhi e due orecchi può guardare le immagini e ascoltare i suoni della moderna Medusa. Ma per vivere, per sopravvivere, è necessario pensare! Per pensare è necessario produrre idee, fornirle! E chi più dello scrittore produce idee? Chi più di lui le fornisce? Lo scrittore è una spugna che assorbe la vita per risputarla sotto forma di idee, è una mucca eternamente incinta che partorisce vitelli sotto forma di idee, è un rabdomante che trova l'acqua in qualunque deserto e la fa zampillare sotto forma di idee: è un mago Merlino, un veggente, un profeta. Perché vede cose che gli altri non vedono, sente cose che gli altri non sentono, immagina e anticipa cose che gli altri non possono né immaginare né anticipare… E non solo le vede, le sente, le immagina, le anticipa: le trasmette. Da vivo e da morto. Cara, nessuna società s'è mai evoluta al di fuori degli scrittori. Nessuna rivoluzione (buona o cattiva che fosse) è mai avvenuta al di fuori degli scrittori. Nel bene e nel male, sono sempre stati gli scrittori a muovere il mondo: cambiarlo. Sicché scrivere è il mestiere più utile che ci sia. Il più esaltante, il più appagante del creato.”

il Professore: II, VI, IV; pp. 416–418
Insciallah

“Quando tu 'l vedesti morto | ne[lla] croce, 'l tuo diporto, | la speranza fu conforto | de te, donna cognoscente.”

Garzo poeta e scrittore italiano

Origine: Ave, Vergene gaudente, p. 37

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“Sono sempre stato anticomunista. Morto il comunismo, non lo sono più.”

Giovanni Sartori (1924–2017) politologo italiano

Citazioni tratte da interviste

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“Non c'è materiale organico, vivente o morto o decomposto, che non abbia trovato un amatore fra i coleotteri.”

Primo Levi (1918–1987) scrittore, partigiano e chimico italiano

Gli scarabei, p. 147
Ranocchi sulla luna e altri animali

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“Il 20 luglio del 1973, all'apice della sua carriera, mentre sta per essere consacrato come una star internazionale, Bruce Lee muore. Post mortem diventerà comunque una star internazionale e un mito del cinema, ma sarà un mito che i suoi fan percorreranno a ritroso. Lee aveva trasformato il genere arti marziali in un fenomeno da botteghino, grazie al suo modo di concepire il genere e alla sua faccia. Quindi, siccome per gli occidentali "tutti i cinesi sono uguali", i distributori e i produttori internazionali da quel momento in poi trasformano tutti i cini che fanno Kung Fu in tanti piccoli Bruce Lee. Escono una valanga di pellicole con attori che vagamente assomigliano a Bruce Lee, nei credits e sui cartelloni vengono scritti a caratteri cubitali dei nomi assonati, tipo Bruce Li o Bruce Lai, Bruce Ly e tutti i Li che ti pare. Si replicano i plot dei film originali con Lee, se non altro per le atmosfere e le ambientazioni di base. I film bruceploitation e i film autentici di Bruce Lee si accavallano via via che il fenomeno Lee si espande in occidente. Coesistono nelle sale e nelle televisioni. Il filone si esaurisce dal 1978 in poi quando, finalmente, viene incoronata una nuova star adatta per i palati occidentali. Il suo nome è Jackie Chan e il film che chiude per sempre la bruceploitation è Snake in the Eagle's Shadow.”

Diego Cajelli (1971) fumettista e sceneggiatore italiano

Tra i vari film cloni con attori cloni, il mio preferito è: Exit the Dragon, Enter the Tiger, dove il fantasma di Bruce Lee, che è morto, chiede a Bruce Li di prendere il suo posto e vendicarlo.
Origine: Da Tutto il cinema exploitation! (prima parte) http://www.diegozilla.com/tag/documentazioni/, Diegozilla.com, 5 marzo 2015.

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“O Capitano! o mio Capitano!' sorgi, odi le campane, | sorgi, per te è issata la bandiera, per te squillano le trombe, | per te i fiori e ghirlande legate con i nastri – per te le nere rive, | perché te invoca la ondosa folla, volgendo il volto ansiosi; | ecco, o Capitano, o diletto padre, | con il braccio ti sostengo il capo, | non è che un sogno che, sopra il ponte, | sei caduto, freddo, morto.”

O Capitano! o mio Capitano!, p. 423
Foglie d'erba, In memoria del presidente Lincoln
Origine: Dedicata ad Abramo Lincoln, 16º Presidente degli Stati Uniti d'America.
Origine: La frase «O capitano, mio capitano» viene citata nel film L'attimo fuggente (1989). Il professor Keating (interpretato da Robin Williams), infatti, nelle fasi iniziali del film dice: «"O Capitano, mio Capitano!" Chi conosce questo verso? Nessuno. Non lo sapete? È una poesia di Walt Whitman, che parla di Abramo Lincoln. Ecco, in questa classe potete chiamarmi professor Keating o se siete un po' più audaci, "O Capitano, mio Capitano".» La frase viene poi ripresa anche in un episodio di How I Met Your Mother e in uno di Suits.

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“Io dovrei essere nero, suonare il piano come Thelonious Monk, essere nato a Memphis, Tennessee, baciare in quest'istante Lucrecia, essere morto.”

Antonio Muñoz Molina (1956) scrittore e saggista spagnolo

Origine: Da L'inverno a Lisbona, traduzione di E. Liverani, Feltrinelli, 2001, p. 22 https://books.google.it/books?id=neViBuz5FzAC&pg=PA22. ISBN 8807814536

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“Si tratta di un morto che non è morto abbastanza.”

Nicola Cilento (1914–1988) storico e medievista italiano

da Italia meridionale longobarda, Riccardo Ricciardi editore, Milano-Napoli, 1971<sup>2</sup>, p. 47

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“Negli spazi svanito | il lor clamore è sempre di qualche gemito eco; | memore che per l'umana scoria | sempre al mondo ripeton la stessa storia; | e, ora allegre, ora tristi, questo è certo | che anche quando segno di gloria, suonano a morto.”

Federico Balart (1831–1905) politico spagnolo

da Le campane
Origine: In Lorenzo Misuraca, Antologia della poesia religiosa spagnola. Con alcuni saggi di poesia ispano-americana, traduzione di Lorenzo Misuraca, Edizioni Paoline, Roma, stampa 1962, p. 106.

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“Sì; quel granel di polvere che vola | là giù, è la Terra. E pari a le funèbri | che fra poco vedrai larve di mondi | qua e là disperse, anch'ella quando fia | piena la cifra de' suoi dì fatale, | così travolta andrà per lo infinito. | Svanirà l'acqua che la bagna; l'aura | che la circonda; né scintilla alcuna | più nel suo grembo celerà di foco. | Vedovata di piante d'ogni forma | vivente, fredda, cavernosa, muta | passerà in cielo come passa in mare | naufraga nave, dove tutto è morto.”

Aleardo Aleardi (1812–1878) poeta e politico italiano

da L'immortalità dell'anima
Canti
Variante: "Sì; quel granel di polvere che vola | là giù, è la Terra. E pari a le funèbri | che fra poco vedrai larve di mondi | qua e là disperse, anch'ella quando fia | piena la cifra de' suoi dì fatale, | così travolta andrà per lo infinito. | Svanirà l'acqua che la bagna; l'aura | che la circonda; nè scintilla alcuna | più nel suo grembo celerà di foco. | Vedovata di piante d'ogni forma | vivente, fredda, cavernosa, muta | passerà in cielo come passa in mare | naufraga nave, dove tutto è morto." (da L'immortalità dell'anima)

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“Il De Flotte appartiene all'Umanità intera, poiché per lui, la patria era colà dove il popolo sofferente si moveva per la libertà. De Flotte morto per l'Italia, ha combattuto per lei, come avrebbe combattuto per la Francia.”

Giuseppe Garibaldi (1807–1882) generale, patriota e condottiero italiano

Ai miei compagni d'arme, 24 agosto 1860; p. 176
Scritti politici e militari, ricordi e pensieri inediti

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“Il più gran difetto dello scrittore vivente è di non essere ancora morto. Io appartengo alla categoria dei Melville, degli Wilde. Reietti finché sono in vita.”

Aldo Busi (1948) scrittore italiano

dall'intervista di Silvia Sereni, Perché sono il più grande, Epoca, 9 marzo 1993
Citazioni tratte da interviste

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“Quando avevo 16 anni sono stato scritturato da Stephen Sondheim per un workshop di sei settimane, Into the Woods; ricordo che un giorno Sondheim è arrivato con Giants in the Sky, mi ha puntato un dito contro e mi ha detto: 'Questo è per Bobby'. Praticamente sono morto sul posto.”

Robert Sean Leonard (1969) attore statunitense

citato in Televisionando.it http://www.televisionando.it/articolo/robert-sean-leonard-parla-della-sua-carriera-e-di-dr-house-foto-e-promo-della-quinta-stagione/6907/

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“L'aristocrazia in una repubblica è come un pollo cui è stata tagliata la testa: può correre intorno in modo vivace, ma in realtà è morto.”

Nancy Mitford (1904–1973) scrittrice e biografa britannica

da Noblesse Oblige; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013

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“Il Partito d'Azione è scomparso dalla scena della nostra storia politica appena vi si è affacciato. Gli azionisti hanno dato un contributo e hanno pagato un prezzo molto alto nella lotta di liberazione dell'occupazione tedesca e fascista del Norditalia. Non mi pare che siano ricordati con particolare gratitudine. Anzi, sono diventati un concetto – l'azionismo – non solo esecrabile, ma che in quanto tale si è trasformato in qualcosa che ha a che vedere esclusivamente con un atteggiamento di etica politica (questo sì ha dato e dà fastidio, a destra come a sinistra). "Azionista" racchiude tante e diverse cose: tutte brutte e ormai totalmente sganciate dalle persone e dalle azioni. L'azionismo è diventato una categoria dello spirito, una categoria culturale. Qual è l'immagine che si vuole dare dell'azionista, allora? Innanzitutto è un intellettuale elitario che, in fondo, disprezza la massa, vuole fare la lezione, per di più con la presunzione che sia per il suo bene. Poi, è una "mosca cocchiera", un'anima bella, un generale senza truppe. Infine. è un rigorista che vorrebbe portare nella politica l'etica dei princìpi e delle convinzioni, senza pragmatismi e compromessi. Insomma, dal punto di vista delle capacità politiche, è un pedagogo moralista e velleitario. Ce lo immaginiamo – questo "azionista" – anche come un tipo antropologico a sé: un vecchio trombone (se non nel corpo, nell'anima), magari un "professorone", un moralista che tratta quotidianamente con le grandi idee che non sporcano le mani, mentre gli altri si danno da fare e le mani se le sporcano e si compromettono (loro sì!) nella "feconda bassura" dell'esperienza (espressione kantiana), cioè della "vera vita": insomma, l'azionista è un morto vivente. Un vero disastro umano. In più, è anche un ipocrita perché, mentre incita gli altri all'azione (azionista, appunto) e a correre i rischi, lui se ne sta nella biblioteca di casa sua, oppure con gli amici, come lui "radical chic" che, se hanno un cane, ha il pedigree oppure, ostentatamente, è un cane di strada e coltivano rancore per il mondo e il popolo bue, a caviale e champagne (la gauche-caviar).”

Gustavo Zagrebelsky (1943) giurista italiano
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“Carlitos sente la maglia, è il giocatore del popolo. Non è morto, è stato ucciso…. Ha litigato con Grondona e Bilardo e l'hanno fatto fuori dall'Argentina.”

Diego Armando Maradona (1960) allenatore di calcio e calciatore argentino

Con data
Origine: Da un'intervista a Radio Pop; citato in Maradona: "Icardi è un traditore, ai miei tempi l'avremmo picchiato a turno" http://www.gazzetta.it/Calcio/28-12-2013/maradona-icardi-traditore-miei-tempi-avremmo-picchiato-turno-201930221462.shtml, Gazzetta.it, 28 dicembre 2013.

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“Dio è morto creandoci, noi siamo un'opera postuma.”

Gesualdo Bufalino (1920–1996) scrittore

Origine: Il malpensante, Agosto, p. 93

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“Mamma, io ti ringrazio | dalla rigida tomba entro cui siede | il mio pensiero finalmente puro.”

Lettera alla mamma di un seminarista morto
Nozze romane

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“Dei tiranni nessuno mai, dopo morto, è ritornato in vita, mentre molte città, anche dopo essere state rase al suolo, hanno riacquistato vigore e potenza.”

7; traduzione in Oratori attici minori, p. 205
Orazioni, Contro Filippide
Origine: Come si apprende dalle righe precedenti, il riferimento è ai Macedoni, in particolare al loro re Filippo.

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“Bin Laden, beh, dovrebbe essere morto due anni fa.”

Paolo Bernini (1987) politico italiano

Origine: Citato in Bernini del M5S mette in dubbio la morte di Bin Laden http://video.corriere.it/bernini-m5s-mette-dubbio-morte-bin-laden/68f92e2a-4d59-11e3-9a7d-4e5fc30b1355, Corriere.it, 14 novembre 2013.

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“Guarda jeri: che c'era? Roba andante; | Er solo morto de quer fruttarolo | Che scoperse la moje co' l'amante. | E che antro? Gnent'antro, t'aricordi? | Eppure, vedi, co' quer morto solo | Ci ho guadambiato venticinque sòrdi.”

Cesare Pascarella (1858–1940) poeta e pittore italiano

Li giornalisti, da La scoperta dell'America e altri sonetti, a cura dell'Accademia dei Lincei, Mondadori, 1951
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“Canonizzare (v. tr.). Prendere un peccatore morto e tirarne fuori un santo.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 43
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“Ah sì? Ora, mi cerca? Mandatelo affanculo!”

Clemente Mastella (1947) politico italiano

citato in «Mi hanno lasciato solo e ora questo governo è morto, morto, morto» http://www.senato.it/notizie/RassUffStampa/080122/gw1rt.tif, il Giornale, 22 gennaio 2008, p. 3

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“Di questa forma di poliartrite si dà un caso per mille; in tutta la mia carriera ne ho incontrato uno solo ed è morto in concetto di santità; auguro anche a lui lo stesso e, come vedo, c'è da sperarlo.”

Giuseppe Moscati (1880–1927) medico italiano

dopo una visita a Giacomo Gaglione
Origine: Citato in La Civiltà Cattolica, Volume 118, Edizione 2, 1962, p. 498 http://books.google.it/books?id=iwUZAQAAIAAJ&pg=PA498&lpg=PA498.

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“Se Platone avesse potuto conoscere il cinema, sarebbe morto di terrore.”

Mario Andrea Rigoni (1948) saggista e scrittore italiano

Variazioni sull'impossibile

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“Finché Pericle fu, durante la pace, a capo della repubblica, la guidò con moderazione e la conservò sicura, e sotto di lui essa fu potente come non mai; quando poi scoppiò la guerra, è evidente che anche allora egli ne seppe ben riconoscere la forza. Sopravvisse (allo scoppio della guerra) due anni e sei mesi; e dopoché fu morto, allora anche meglio si poté conoscere la sua antiveggenza nei riguardi della guerra. Egli infatti andava ripetendo che gli Ateniesi ne sarebbero usciti con successo qualora si fossero condotti prudentemente, avendo cura della flotta, e non cercassero di allargare con la guerra il loro impero, e non mettessero in pericolo la città stessa: ma essi fecero tutto il contrario, e giudicando altre imprese estranee alla guerra meglio rispondenti alle ambizioni private e ai privati vantaggi, mal governarono lo Stato per se stessi e per gli alleati… E la causa di tutto ciò era che Pericle, potente per dignità e per senno, manifestamente incorruttibile, dominava liberalmente la moltitudine e conseguito il potere con mezzi non illeciti, egli non era costretto a parlare per compiacerla, ma poteva, per la sua autorità, contraddirla ed affrontarne la collera… Si aveva dunque di nome la democrazia, ma di fatto il governo tenuto dal primo cittadino.”

Storie, II, 65
Origine: Citato in Giulio Giannelli, Trattato di storia greca. Patron editore, p. 240.

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“Moro non è il santino immaginario della interessata iconografia ufficiale. […] Moro è quello che vien fuori dalle sue lettere, quelle lettere che scrisse quando era prigioniero delle Br e che sono quanto di più penoso ed umiliante sia mai uscito da una prigione. Lo «statista insigne» che, al momento del dunque, sconfessa tutti i principi dello Stato di diritto, sembra considerare lo Stato ed i suoi organismi come un proprio patrimonio privato, invita gli amici del suo partito ed i principali rappresentanti della Repubblica a fare altrettanto. L'uomo che chiede pietà per sé ma, in novanta lettere, non ha una parola per gli uomini della sua scorta, morti ammazzati per lui e, anzi, l'unico accenno che ne fa è gelidamente burocratico per definirli «amministrativamente non all'altezza». Il politico che conferma la tradizione della classe dirigente italiana pronta a chiedere tutto, anche la vita, agli umili, ma mai disposta, le poche volte che capita, a pagare di persona (si pensi a Mussolini in fuga sotto un pastrano tedesco, al modo con cui il re e Badoglio abbandonano Roma). Dire queste cose d'un uomo che è morto come è morto Moro può apparire, anzi è, crudele. Ma è la verità. E poiché ho scritto queste cose quando Moro era ancora vivo («Statista insigne o pover'uomo?»”

Massimo Fini (1943) giornalista, scrittore e drammaturgo italiano

Il Lavoro 4 aprile 1978) non ho alcuna remora a ripeterle ora che è morto e che altri tasselli vengono a completarne la figura.
Origine: Da E questo era lo «statista insigne»? http://www.massimofini.it/1986/blog/pagina-2, Massimofini.it, archivio 1986.

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“Ci sono quelli che vengono schiantati dal dolore, quelli che diventano pensosi. Ci sono quelli che parlano del più e del meno sull'orlo della tomba, e continuano in macchina, del più e del meno, neanche del morto, di piccole cose domestiche; ci sono quelli che dopo si suicideranno e non glielo si vede in faccia, ci sono quelli che piangono molto e cicatrizzano in fretta, quelli che annegano nelle lacrime che versano, quelli che sono contenti, sbarazzati da qualcuno; ci sono quelli che non riescono più a vedere il morto, tentano, ma non ce la fanno, il morto ha portato con sé la propria immagine, ci sono quelli che vedono il morto ovunque, vorrebbero cancellarlo, vendono i suoi tre stracci, bruciano le sue foto, traslocano, cambiano continente, ci riprovano con un vivo, ma niente da fare, il morto è sempre lì, nel retrovisore; ci sono quelli che fanno il pic-nic al cimitero e quelli che lo evitano perché hanno una tomba scavata nella testa, ci sono quelli che non mangiano più, ci sono quelli che bevono, quelli che si domandano se il loro dolore è autentico o costruito; ci sono quelli che si ammazzano di lavoro e quelli che finalmente si prendono una vacanza, ci sono quelli che trovano la morte scandalosa e quelli che la trovano naturale con-l'età-per-cui, circostanze-che-fanno-sì-che; è la guerra, è la malattia, è la moto, la macchina, l'epoca, la vita; ci sono quelli che trovano che la morte sia la vita.”

La fata Carabina

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“Sottili fili di acciaio, avvolti intorno a quella stessa sorta di viti di legno che negli strumenti musicali servono a tender le corde, tenevano aperte le labbra di quelle orrende ferite: si vedeva il cuore nudo pulsare, i polmoni dalle venature dei bronchi simili a rami d'albero, gonfiarsi proprio come fa la chioma di un albero nel respiro del vento, il rosso, lucido fegato contrarsi adagio adagio, lievi fremiti correre sulla polpa bianca e rosea del cervello come in uno specchio appannato, il groviglio degli intestini districarsi pigro come un nodo di serpi all'uscir dal letargo. E non un gemito usciva dalle bocche socchiuse dei cani crocifissi. […] A un tratto, vidi Febo. Era disteso sul dorso, il ventre aperto, una sonda immersa nel fegato. Mi guardava fisso, e gli occhi aveva pieno di lacrime. Aveva nello sguardo una meravigliosa dolcezza. Non mandava un gemito, respirava lievemente, con la bocca socchiusa, scosso da un tremito orribile. Mi guardava fisso, e un dolore atroce mi scavava il petto. "Febo" dissi a voce bassa. E Febo mi guardava con una meravigliosa dolcezza negli occhi. Io vidi Cristo in lui, vidi Cristo in lui crocifisso, vidi Cristo che mi guardava con gli occhi pieni di una dolcezza meravigliosa. "Febo" dissi a voce bassa, curvandomi su di lui, accarezzandogli la fronte. Febo mi baciò la mano, e non emise un gemito. Il medico mi si avvicinò, mi toccò il braccio: "Non potrei interrompere l'esperienza", disse, "è proibito. Ma per voi… Gli farò una puntura. Non soffrirà". […] Anche gli altri cani, distesi sul dorso nelle loro culle, mi guardavano fisso, tutti avevano negli occhi una dolcezza meravigliosa, e non il più lieve gemito usciva delle loro bocche. A un tratto un grido di spavento mi ruppe il petto: "Perché questo silenzio?", gridai, "che è questo silenzio?"”

Era un silenzio orribile. Un silenzio immenso, gelido, morto, un silenzio di neve. Il medico mi si avvicinò con una siringa in mano: "Prima di operarli", disse, "gli tagliamo le corde vocali".
La pelle, Il vento nero

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