Frasi su origine
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“Per completare la mia esposizione precedente devo aggiunger che fin dall'inizio ho esercitato l'ipnosi per uno scopo che nulla aveva a che fare con la suggestione ipnotica. Mi sono avvalso dell'ipnosi per interrogare il malato sulla genesi dei suoi sintomi, genesi sulla quale nello stato di veglia egli non era spesso in grado di dire alcunché, o comunque troppo poco. Questo procedimento non solo si rivelò più efficace del mero comando o divieto, ma aveva inoltre il vantaggio di offrire soddisfazione alla brama di sapere del medico, che dopo tutto aveva il diritto di apprendere qualcosa circa l'origine di quel fenomeno che cercava di eliminare mediante il monotono procedimento della suggestione. A quest'altro modo di usare l'ipnosi ero giunto per la via seguente. Quando ancora lavoravo nel laboratorio di Brücke avevo conosciuto il dottor Josef Breuer, uno dei medici di famiglia più stimati di Vienna … Già prima del mio viaggio a Parigi, Breuer mi aveva parlato di un caso d'isteria da lui sottoposto, dal 1880 al 1882, a un trattamento particolare, per mezzo del quale era riuscito a penetrare profondamente nella motivazione e nel significato dei sintomi isterici … Quando era ricorsa alle cure di Breuer la paziente offriva un quadro sintomatico complesso e variopinto: paralisi con contratture, inibizioni e stati di confusione psichica. Un'osservazione casuale permise al medico di scoprire che la malata poteva essere liberata da tali turbamenti della sua coscienza se e quando veniva indotta a dare espressione verbale alle fantasie affettive che in quel momento la dominavano. Breuer trasse da questa scoperta un metodo terapeutico. Ripetutamente, dopo aver sottoposto la paziente a ipnosi profonda, la invitò a raccontare ciò da cui l'animo suo si sentiva oppresso. Dominati in tal modo gli accessi di ottenebramento depressivo, fece uso di questo stesso procedimento per eliminare le inibizioni e i disturbi somatici. Durante lo stato di veglia la giovinetta, al pari di qualsiasi altro malato, non sapeva dir nulla sull'origine dei suoi sintomi né ravvisava alcun legame fra questi ultimi e le impressioni della sua vita … Quando dunque la malata rammentava allucinatoriamente in ipnosi una di queste situazioni e portava finalmente a compimento l'atto psichico a suo tempo represso, dando libero sfogo ai propri affetti, ecco che il sintomo scompariva per sempre.”

Sigmund Freud (1856–1939) neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi

Origine: Autobiografia (1925), p. 87 e s.

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“Nella visione monadica ci domandiamo il motivo, l'origine la causa, quindi il "perché", nella visione pragmatica ci chiediamo "ciò" che accade qui e ora.”

Paul Watzlawick (1921–2007) psicologo e filosofo austriaco

Origine: Da Il codino del Barone di Münchhausen.

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“Nel Diavolo in corpo la pianta misteriosa che fu Radiguet racconta il segreto delle proprie origini. Nel Ballo del conte d'Orgel, essa fiorisce. E il suo profumo è parola.”

Jean Cocteau (1889–1963) poeta, saggista e drammaturgo francese

citato in Roberto Cantini, introduzione a Raymond Radiguet 1975

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“Il desiderio di individuare uno scopo in ogni dove è naturale in un animale che vive circondato da macchine, da opere d'arte, da strumenti e da manufatti aventi una precisa destinazione; un animale, per di più, i cui pensieri sono costantemente dominati dai propri obiettivi personali. Un'automobile, un apriscatole, un cacciavite o un forcone giustificano tutti la domanda: "A che cosa serve?". È probabile che i nostri predecessori pagani si siano posti il medesimo interrogativo sul tuono, sulle eclissi, sulle rocce e sui corsi d'acqua. Oggi ci facciamo vanto di esserci scrollati di dosso questo animismo primitivo. Se una pietra che si trova nel mezzo di un ruscello si rivela un comodo punto di appoggio per attraversarlo, noi consideriamo la sua utilità come un beneficio casuale, non come un vero e proprio scopo. Ma la tentazione atavica riaffiora prepotentemente quando veniamo colpiti da una tragedia (la parola stessa "colpiti" ha un'eco animistica): "Perché, perché il cancro/il terremoto/l'uragano ha colpito proprio mio figlio?". E la medesima tentazione può diventare addirittura motivo di compiacimento quando il dibattito verte su argomenti come l'origine di tutte le cose o le leggi fondamentali della fisica, nel qual caso culminerà puntualmente nella vuota domanda esistenziale "Perché vi è qualcosa invece del nulla?"”

Richard Dawkins (1941) etologo, biologo e divulgatore scientifico britannico

Ormai ho perso il conto delle volte in cui qualcuno si è alzato al termine della conferenza per proclamare: "Voi scienziati siete molto bravi a rispondere alle domande sui "Come", ma dovreste ammettere di essere impotenti dinanzi alle domande sui "Perché" ".
Il Fiume della Vita

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“[L'origine delle specie di Charles Darwin è] lo strumento più potente che gli uomini hanno sottomano, dopo la pubblicazione dei Principia di Newton, per ampliare il campo della conoscenza naturale.”

Thomas Henry Huxley (1825–1895) biologo e filosofo inglese

Origine: Citato in James Dewey Watson, In principio fu il Verbo o il Dna? http://www.corriere.it/Primo_Piano/Documento/2005/09_Settembre/28/index.shtml, Corriere della Sera, 2 gennaio 2006.

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“Oltre ai significati storico-politici, la sostanza di questo dramma shakespeariano è fortemente psicologica, in quanto al centro del testo è posta la crisi – che psicanaliticamente definiremmo narcisistica – del protagonista, il quale è progressivamente condotto a fare i conti con il passaggio da una visione eroica di Sé come "anointed King", re di origine divina prescelto dal destino, a un'immagine infranta del suo Io […]. Nello scoprirsi subjected – termine da intendersi nella duplice accezione di "suddito", ma anche di "soggetto umano"”

Riccardo scopre la vanità (egli definirà hollow, "vuota", la sua corona) del suo essere e, di conseguenza, la fallacia della sua regalità legittima. Ciò che la crisi narcisistica del protagonista del dramma in ultima analisi esprime è un ben preciso messaggio di carattere culturale: alla crisi narcisistica di Riccardo fa da specchio un mutamento epocale, poiché il Re non è più tale in virtù della sua natura divina e trascendente, bensì in forza del consenso popolare e delle contingenze. Con Bolingbroke, possiamo ben dire, finisce il tempo della Cavalleria e ha inizio quello della modernità, aprendo la strada a una visione secolarizzata del potere umano e delle sue prerogative. Il capolavoro di Shakespeare fotografa questa mutazione radicale nello spirito e nella storia dell'Europa. (Cesare Catà, Eretico Potere Ieratico. Il Liber Augustalis di Federico II di Svevia e il Riccardo II di Shakespeare, in "Tabulae. Rivista del Centro Studi Federiciani", XXIV, (Dicembre 2012), pp. 137-158)
Riccardo II, Citazioni sull'opera

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“Destinato in origine al commercio, di fatto finì poi per dedicarsi alla letteratura.”

Karl Kraus (1874–1936) scrittore, giornalista e aforista austriaco

Detti e contraddetti

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“L'origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere.”

Milan Kundera (1929–2023) scrittore, saggista e poeta cecoslovacco

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“Strano che la vera e propria origine della crudeltà sia la voluttà.”

Novalis (1772–1801) poeta e teologo tedesco

Frammenti
Origine: Citato in Mario Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Ed. Sansoni.

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“Orfeo. Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. […] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. […] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti… Non vale la pena. […] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.
Bacca. E che vuol dire che un destino non tradisce?
Orfeo. Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. Nessun dio può toccarlo.”

da L'inconsolabile
Dialoghi con Leucò
Variante: Orfeo: Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo. [... ] Il mio destino non tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo. [... ] Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti... Non vale la pena. [... ] E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. È necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L'origine del mio destino è finita nell'Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.
Bacca: E che vuol dire che un destino non tradisce?
Orfeo: Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. nessun dio può toccarlo.

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“Cristo si è fermato a Eboli, L'Orologio, sono i momenti di un'autobiografia che non può svolgersi altrimenti che ricostruendo la storia della società italiana, dal fascismo ai primi anni del dopoguerra. Carlo Levi — qui è il centro della sua arte — non dipinge un quadro d'insieme di codesta società per poi, subito dopo, inserirvisi; non procede verso l'universale astratto. Nella sua opera il moto di universalizzazione è tutt'uno con l'approfondimento del concreto. Dai suoi inizi ci ha posto, sempre, contemporaneamente su due piani: quello della Storia e quello delle sue storie, specchiantisi l'uno nell'altro. Mi sia consentito affermare, in questa occasione, il mio totale consenso a un'arte dello scrivere cosí concepita. Io credo che, attualmente, non possiamo tentare nient'altro che collocare i nostri lettori in questa doppia prospettiva: di una vita che si singola-rizza, avida di gustare il sapore di tutte le altre vite, e di una universalità strutturata del vissuto che si totalizza soltanto nelle vite particolari. […] Quella curiosità di cui poco fa ho parlato, e che ha fatto di lui lo scrittore di cui non possiamo mai dimenticarci, è nata dalla passione di vivere, che lo induce a cogliere come un valore, in se stesso e negli altri, ogni esperienza vissuta. In Levi tutto si accorda, tutto si tiene. Medico dapprima, poi scrittore e artista per una sola identica ragione: l'immenso rispetto per la vita. E questo stesso rispetto è all'origine del suo impegno politico, cosí come alla sorgente della sua arte.”

Jean Paul Sartre (1905–1980) filosofo, scrittore, drammaturgo e critico letterario francese

Origine: Da Galleria, 3-6 (1967), pp. 259-60, a cura di Aldo Marcovecchio; citato in Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi, 1990, p. XII.

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“[Imitazione di Cristo] Questo libro, il più bello che sia uscito dalla mano dell'uomo, dappoiché l'Evangelo non ha origine umana.”

Bernard le Bovier de Fontenelle (1657–1757) scrittore e aforista francese

Ce livre, le plus beau qui soit parti de la main d'un homme, puisque l'Évangile n'en vient pas.
Origine: Da Vie de Corneille, in ab. d'Olivet, Histoire de l'Académie, to. II, Parigi 1729, p. 177; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli Editore, 1980, p. 6 http://books.google.com/books?id=HW4b2ZIC3xkC&pg=PA6.

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“Tutti i termini filosofici sono metafore, analogie, per così dire congelate, il cui significato autentico si dischiude quando la parola sia riportata al contesto d'origine, certo presente in modo vivido e intenso alla mente del primo filosofo che la impiegò.”

Hannah Arendt (1906–1975) filosofa, storica e scrittrice tedesca

Origine: Da La vita della mente, a cura di Alessandro Dal Lago, traduzione di Giorgio Zanetti, Ed. Il Mulino, 1987.

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“Tutti gli slanci dell'animo sono puri, elevati all'origine. La realtà distrugge la purezza e il piacere dello slancio.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

8 giugno 1851, p. 46

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“L'influenza di Henri Lefebvre [sui situazionisti] è innegabile (un'influenza che è stata, del resto, reciproca) ma anche quella dei dadaisti, dei surrealisti, dei lettristi e di altri gruppi di avanguardia. Questa corrente, di origine culturale, riprende la critica marxista, e in particolare quella di origine Hegeliana come è stata interpretata da Lukács.”

da Les origines du gauchisme, Editions du Seuil, Parigi 1971; citato in prefazione a Henri Lefebvre, Il marxismo e la città (La pense marxiste et la ville), a cura e traduzione di Mario Spinella, Gabriele Mazzotta editore, Milano 1976

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“Mille società sportive, piccole e grandi, si cancellano a vicenda perché il loro modo di essere era dilettantesco fin dalle origini, viveva d' emotività, di risultati, di traguardi miracolosamente raggiunti, di sfide occasionali. La Juventus: mai. Gioca nel tempo. Il suo "valore" non è in un titolo in più o in meno, ma nella durata.”

Giovanni Arpino (1927–1987) scrittore italiano

Origine: Citato in Darwin Pastorin, La Juventus di Umberto http://archiviostorico.gazzetta.it/2003/maggio/12/JUVENTUS_UMBERTO_ga_0_0305122154.shtml, la Gazzetta dello Sport, 12 maggio 2003.

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“All'origine di tutte le grandi ricchezze ci sono cose che fanno fremere.”

Louis Bourdaloue (1632–1704) gesuita e predicatore francese

citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 436