Frasi su atto
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“La fede è due cose: un atto ed il suo contenuto ed oggetto: un ritenere per vero e un ritenuto per vero.”

Hans Urs Von Balthasar (1905–1988) presbitero e teologo svizzero

Nella preghiera di Dio

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“Ciò che il tuo occhio al risveglio vedrà il tuo vero amore diventerà.”

formula magica di Oberon: atto II, scena II
Sogno di una notte di mezza estate

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“Nascondi ciò che sono | E aiutami a trovare la maschera più adatta | Alle mie intenzioni.”

Viola: atto I, scena II; traduzione e cura di Agostino Lombardo, Feltrinelli, 2004
La dodicesima notte
Origine: Citato in V per Vendetta.

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“Perché la vita, per tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire.
Le assurdità della vita non hanno bisogno di parer verosimili, perché sono vere. All'opposto di quelle dell'arte che, per parer vere, hanno bisogno d'esseri verosimili. E allora, verosimili, non sono più assurdità.
Un caso della vita può essere assurdo; un'opera d'arte, se è opera d'arte, no.
Ne segue che tacciare d'assurdità e d'inverosimiglianza, in nome della vita, un'opera d'arte è balordaggine.
In nome dell'arte, sì; in nome della vita, no. […] Ma se il valore e il senso universalmente umano di certe mie favole e di certi miei personaggi, nel contrasto, com'egli dice, tra realtà e illusione, tra volto individuale ed immagine sociale di esso, consistesse innanzi tutto nel senso e nel valore da dare a quel primo contrasto, il quale, per una beffa costante della vita, ci si scopre sempre inonsistente, in quanto che, necessariamente purtroppo, ogni realtà d'oggi è destinata a scoprircisi illusione domani; ma illusione necessaria, se purtroppo fuori di essa non c'è per noi altra realtà? Se consistesse appunto in questo, che un uomo o una donna, messi da altri o da se stessi, in una penosa situazione, socialmente anormale, assurda per quanto si voglia, vi durano, la sopportano, la rappresentano davanti agli altri, finché non la vedono, sia pure per la loro cecità o incredibile buonafede; perché appena la vedono come a uno specchio che sia posto loro davanti, non la sopportano più, ne provan tutto l'orrore e la infrangono o, se non possono infrangerla, se ne senton morire? Se consistesse appunto in questo, che una situazione, socialmente anormale, si accetta, anche vedendola a uno specchio, che in questo caso ci para davanti la nostra stessa illusione; e allora la si rappresenta, soffrendone tutto il martirio, finché la rappresentazione di essa sia possibile dentro la maschera soffocante che da noi stessi ci siamo imposta o che da altri o da una crudele necessità ci sia stata imposta, cioè fintanto che sotto questa maschera un sentimento nostro, troppo vivo, non sia ferito così addentro, che la ribellione alla fine prorompa e quella maschera si stracci e si calpesti? […] L'arruffio, se c'è, dunque è voluto; il macchinismo, se c'è, dunque è voluto; ma non da me: bensì dalla favola stessa, dagli stessi personaggi; e si scopre subito, difatti: spesso è concertato apposta e messo sotto gli occhi nell'atto di concertarlo e di combinarlo: è la maschera per una rappresentazione; il giuoco delle parti; quello che vorrremmo o dovremmo essere; quello che agli altri pare che siamo, mentre quel che siamo, non lo sappiamo, fino a un certo punto, neanche noi stessi; la goffa, incerta metafora di noi; la costruzione, spesso arzigogolata, che facciamo di noi, o che gli altri fanno di noi: dunque, davvero, un macchinismo, sì, in cui ciascuno volutamente, ripeto, è la marionetta di se stesso; e poi, alla fine, il calcio che manda all'aria tutta la baracca.”

Luigi Pirandello (1867–1936) drammaturgo, scrittore e poeta italiano premio Nobel per la Letteratura nel 1934

dall'Avvertenza sugli scrupoli della fantasia

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“Quello che meglio insegna è sempre il marito.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Quarta
La ragazza sciocca

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“Se la donna nacque da una costola di un addormentato, non è quindi strano che anch'ella dorma.”

Lope De Vega (1562–1635) poeta, drammaturgo

Atto II, Scena Quinta
La ragazza sciocca

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“Che cos'è l'effrazione di una banca di fronte alla fondazione di una banca?”

Bertolt Brecht (1898–1956) drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco

atto III, scena 3

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“Ogni disordine morale è un atto di guerra.”

Carlo Gnocchi (1902–1956) presbitero, educatore e scrittore italiano

Restaurazione della persona umana

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“È la fede degli amanti | come l'Araba Fenice | che vi sia ciascun lo dice | ove sia nessun lo sa.”

Pietro Metastasio (1698–1782) poeta italiano

atto II, scena III
Demetrio
Origine: Qui fede ha il significato di fedeltà.

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“[Ultime parole] Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.”

Luigi Tenco (1938–1967) cantautore italiano

biglietto vergato a mano, la cui paternità è discussa, ritrovato accanto al suo corpo, nella sua camera all'Hotel Savoy di Sanremo
Origine: Citato in Simone Coacci, Luigi Tenco. Una storia sbagliata http://www.ondarock.it/italia/luigitenco.htm, Ondarock.it.

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“Il primo atto mistico politico è imparare a scrivere.”

Antonietta Potente (1958) teologa e religiosa italiana

Qualcuno continua a gridare. Per una mistica politica, La meridiana, Molfetta 2008, p. 50

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“L'idea cioè che quelle più brave a fare le cose orali siano le donne moralmente bacate. Prostitute maiale. Vorrei osservare che siamo di fronte a persone che non hanno capito un belino del mondo. Non hanno capito che il rapporto orale è qualche cosa di sacro, un modo di esprimere tenerezza, accoglienza, propensione a accudire… Il rapporto orale è una delle più grandi invenzioni dell'umanità, siamo gli unici animali (insieme ai bonobo, deliziosi scinpanzé) a praticarlo fino all'orgasmo. Negli animali infatti l'eccitazione sessuale spinge automaticamente alla penetrazione. Lo scopo dell'istinto è la procreazione. Noi abbiamo fatto del succhiare il pene e la passera un'arte nobile, una chiave per penetrare in un profondo livello emotivo, una via per l'ascesi mistica. Sì! Mistica. Non sto esagerando. Nell'età dell'oro dell'umanità, ai tempi del Matriarcato, prima dell'invenzione della guerra (tra il 12 mila e il 3500 avanti Cristo) il pompino era un atto sacro. Vi si dedicavano le sacerdotesse per iniziare alla contemplazione dell'Universo i giovani. Se qualcuno ha qualche dubbio si vada a rivedere le pitture egizie che rappresentano Iside intenta a resuscitare Osiride tramite una fellazio. Non so se ci capiamo: la dea fa pompini da far resuscitare i morti!”

Jacopo Fo (1955) scrittore, attore e regista italiano

Origine: Da Buoni pompini a tutti http://www.jacopofo.com/sesso_gratis_politici_corrotti_ministri, 9 luglio 2008.

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“La signorina Julie è un carattere moderno e non perché in ogni epoca non ci siano state è un tipo che si spiana la strada, che oggi si vende per il potere, le onorificenze, distinzioni e diplomi, come in passato per i soldi, ed è un sintomo di degenerazione. Non è un buon elemento perché non ha resistenza, anche se purtroppo si perpetua con la sua pochezza; pare, infatti, che i degenerati sovente la preferiscano a livello inconscio, permettendole di riprodursi, generando esseri incerti che penano a sopravvivere e fortunatamente infine periscono, ora incapaci di adeguarsi alla realtà ora a causa dell'ineluttabile affioramento degli istinti repressi ora per la disperazione di non poter raggiungere il maschio. Il tipo è tragico, offre il quadro di un atroce conflitto contro la natura, è tragico come retaggio romantico, ormai indebitamente carpito dal naturalismo che persegue soltanto la felicità, quella felicità che solo le razze sane e vigorose possono attingere. Ma la signorina Julie è anche un resto di antica aristocrazia guerriera che oggi viene soppiantata dalla nuova aristocrazia dei nervi e del cervello; una vittima delle disarmonie familiari create dalla «colpa» di una madre, una vittima dei traviamenti di un'epoca, delle contingenze, nonché della sua costituzione debole, ciò che nel suo complesso corrisponde all'arcaico concetto di Destino ovvero di Legge Universale. Certo il naturalista ha eliminato, insieme a Dio, la colpa, tuttavia le conseguenze di un atto, pena, prigione o paura della galera, non possono essere rimosse”

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La signorina Julie, Prefazione

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“Il sipario si alza; ascolto attenta questi bei versi concisi e fermi che comprendo più facilmente della lingua parlata: è scultura greca e romana. Nei drammi di Alfieri, che chiamerei volentieri stoici, a forza di sobrietà nell'azione e di laconicità nel linguaggio, la commozione vi coglie, per così dire, senza che ve ne rendiate conto, s'impone a grandi tratti attraverso alcune figure che personificano con semplicità sentimenti eterni. Nell'Oreste, è prima di tutto Elettra che s'impossessa della nostra anima. Il suo lutto filiale, la sua angoscia incessante per un fratello che ritrova, ma che il trionfante assassino del loro padre cerca bramosamente e minaccia, sostengono l'azione fino al quarto Atto. Allora l'azione prorompe spaventosa e sublime; essa vi associa a tutti i combattimenti e a tutte le lacerazioni delle passioni umane: è come una mischia sconvolgente di istinti e dolori contrari […] Questo quarto atto dellOreste di Alfieri è una delle cose più belle che abbia visto a teatro: ascoltandolo pensavo alle puerili dispute di scuola, alle ingiustizie e agli accecamenti reciproci dei due campi che rinchiudono il sublime in uno stampo arbitrariamente prescritto. Il sublime piomba su noi come un uccello divino; si abbatte dall'alto, ci rapisce sulle sue ali che fremono e planano; noi ci abbandoniamo alla sua imperiosa ascesa, incuranti della forma e del colore delle sue penne: così fece la folla quella sera.”

Louise Colet
Oreste, Citazioni sull<nowiki>'</nowiki>Oreste

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“Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente dai due genitori. Se no è un atto animalesco e criminoso. Un essere umano diventa tale non per il casuale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e d’amore da parte degli altri. Se no, l’umanità diventa – come in larga parte già è – una stalla di conigli. Ma non si tratta più della stalla «agreste», ma d’un allevamento «in batteria» nelle condizioni d’artificialità in cui vive a luce artificiale e con mangime chimico.
Solo chi – uomo e donna – è convinto al cento per cento d’avere la possibilità morale e materiale non solo d’allevare un figlio ma d’accoglierlo come una presenza benvenuta e amata, ha il diritto di procreare; se no, deve per prima cosa far tutto il possibile per non concepire e se concepisce (dato che il margine d’imprevedibilità continua a essere alto) abortire non è soltanto una triste necessità, ma una decisione altamente morale da prendere in piena libertà di coscienza «…».
Nell’aborto chi viene massacrato, fisicamente e moralmente, è la donna; anche per un uomo cosciente ogni aborto è una prova morale che lascia il segno, ma certo qui la sorte della donna è in tali sproporzionate condizioni di disfavore in confronto a quella dell’uomo, che ogni uomo prima di parlare di queste cose deve mordersi la lingua tre volte.”

Italo Calvino (1923–1985) scrittore italiano
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“L'atto sessuale è un atto religioso & quando si verifica senza Dio è finzione o al più un atto vuoto.”

Flannery O'Connor (1925–1964) scrittrice statunitense

Origine: Diario di preghiera, p.45

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“L'uomo è molto più atto ad affrontare il dolore che ad accogliere il godimento.”

Anthelme Brillat-Savarin (1755–1826) giurista, politico, gastronomo

Fisiologia del Gusto

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“Chi muore senza portar nella tomba una pedata, dono di un amico?”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Apemanto: atto I, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber
Timone di Atene

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“Gli uomini chiudono la propria porta contro il sole che tramonta.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Apemanto: atto I, scena II
Timone di Atene

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“Emilia: Oh, ma chi ha potuto farvi questo?
Desdemona: Nessuno… Io… da sola… Emilia addio! Ricordami al cortese mio signore. Oh addio!…”

ultime parole
atto V, scena II; traduzione di Goffredo Raponi
Emilia: O, who hath done this deed?
Desdemona: Nobody; I myself. Farewell... Commend me to my kind lord: O, farewell!
Otello

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“[ultime parole avvicinandosi al corpo di Desdemona] Prima d'ucciderti, io t'ho baciata. Non mi restava altro modo che questo: uccidermi morendo in un tuo bacio.”

Otello: atto V, scena II; traduzione di Goffredo Raponi
I kiss'd thee ere I kill'd thee: no way but this; | Killing myself, to die upon a kiss.
Otello

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“Vedo così che il tempo è il vero tiranno dei mortali, li genera e li seppellisce, a suo piacimento. A loro, inascoltati, non resta che la fatalità.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Pericle; atto II, scena III
Pericle, il principe di Tiro

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“O dèi! Perché prima ci date il cielo e poi ce lo togliete? Noi, quaggiù, non rivogliamo indietro i nostri regali, siamo più generosi di voi, noi (miserabili) mortali.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Pericle; atto III, scena I
Pericle, il principe di Tiro

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“È strano come la nostra natura sia tanto incline ad esporsi ai disagi, anche quando potrebbe farne a meno.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

1° gentiluomo; atto III, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber
Pericle, il principe di Tiro

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“Tutto il mondo è una perpetua tempesta in cui perdi via via le persone che ami.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Marina; atto IV, scena I
Pericle, il principe di Tiro

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“Una donna disonesta non è una donna.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Marina; atto IV, scena I
Pericle, il principe di Tiro

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“Il bello è brutto, il brutto è bello.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Le streghe: atto I, scena I
Fair is foul, and foul is fair.
Macbeth

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“Una bella giornata così brutta non l'avevo mai vista.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Macbeth: atto I, scena III
So foul and fair a day I haven't seen.
Macbeth

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“Ciò che l'uomo osa, io oso.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

atto III, scena IV
Macbeth

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“Vivi per essere la meraviglia e l'ammirazione del tuo tempo.”

William Shakespeare (1564–1616) poeta inglese del XVI secolo

Macduff: atto V, scena VIII
Macbeth

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“Eh, sì, tutti son buoni a farsi forti | al dolore degli altri, | eccetto chi lo deve sopportare.”

Benedetto: atto III, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber
Molto rumore per nulla

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“Ah, è cosa eccellente possedere la forza d'un gigante, ma usarla da gigante, è tirannia!”

Isabella: atto II, scena II; traduzione di Goffredo Raponi, LiberLiber
Misura per misura

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“L'idea di un gran fatto varca sempre i limiti della moderanza.”

Northumberland: atto I, scena III, p. 167
Enrico IV

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“Il mondo, mia cara Agnese, è uno strano affare.”

Molière (1622–1673) commediografo e attore teatrale francese

da L'École des femmes, atto II, scena V

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“Tutti i vizi, quando sono di moda, passano per virtù.”

Molière (1622–1673) commediografo e attore teatrale francese

da Don Giovanni, atto V