Frasi su audacia

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema audace, audacia, grande, vita.

Frasi su audacia

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“Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di fare, incominciala. L'audacia ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso.”

Johann Wolfgang von Goethe (1749–1832) drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d'arte e…
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“Il Mondo, me scomparso, avrà bisogno ancora dell'Idea che è stata e sarà la più audace, la più originale e la più mediterranea ed europea delle idee.”

Benito Mussolini (1883–1945) politico, giornalista e dittatore italiano

da Testamento politico di Mussolini: Dettato, corretto, siglato da lui il 22 aprile 1945, a cura di Gian Gaetano Cabella, Arti Grafiche Pedanesi, 1972

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“L'efficienza è un'ottima cosa, ma dentro vi dev'essere qualcosa di più: dev'esserci coraggio ed audacia, uniti alla determinazione di fare il proprio dovere quali che siano i rischi o i pericoli che ciò comporta.”

Robert Baden-Powell (1857–1941) militare, educatore e scrittore inglese, fondatore del movimento scout

Origine: Paddle Your Own Canoe, p. 130, da Giocare il gioco, p. 67

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“Quanto più uno è ignorante tanto più è audace e pronto a scrivere.”

Baruch Spinoza (1632–1677) filosofo olandese

L, 1974
Epistolario

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“Ogni volta che un uomo combatte per un ideale… emette una minuscola onda di speranza e queste onde, intersecandosi da un milione di centri differenti di energia e di audacia, producono una corrente in grado di spazzare via i più poderosi muri di oppressione e resistenza.”

Robert Kennedy (1925–1968) politico statunitense

da un discorso presso l'Università di Città del Capo, 6 giugno 1966
Origine: Citato in Joanne Baker, Cinquanta grandi idee di Fisica, p. 63.

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“Amo in te | l'avventura della nave che va verso il polo | amo in te | l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte | amo in te le cose lontane | amo in te l'impossibile.”

Nazım Hikmet (1902–1963) poeta, drammaturgo e scrittore turco

da Lettere dal carcere a Munevvér, 1943
Poesie d'amore

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“Per la ventesima volta ho ieri assistito al capolavoro di Bizet e ancora l'ho udito con la stessa gentile reverenza. Mi sorprende di poter così vincere la mia impazienza. Ma guardare come un'opera siffatta integri la natura di un uomo. Essa è malvagia, perversa, raffinata, fantastica, eppure avanza con passo leggero e composto; la sua raffinatezza non è quella di un individuo, bensì di una razza. Si sono mai uditi sulla scena accenti più tragici, più dolorosi? E come sono ottenuti? Senza smorfie, senza contraffazioni di alcun genere, in piena libertà dalle bugie del "grande stile". Io mi sento diventar migliore quando questo Bizet mi parla. Il mio udito si sprofonda in quella musica; ne percepisco le origini; mi par di assistere alla sua nascita e tremo davanti ai pericoli che ci accompagnano a qualunque audacia; mi trovo incantato dai felici ritrovamenti che Bizet stesso ignora. Sopra quest'opera la fatalità sta sospesa; la felicità di essa è corta, fulminea, e non conosce dilazioni. Io invidio a Bizet il coraggio di questa sua sensibilità eccezionale, che prima di adesso non aveva trovato mezzo per esprimersi nella musica colta d'Europa; il coraggio di questa sensibilità meridionale, brunita, arsa dal sole… Ah finalmente l'amore, l'amore ricondotto indietro verso la natura!… L'amore come destino, come un destino cinico, innocente, crudele, l'amore esatto nella sua forma natura. Io non conosco altro esempio dove la tragica ironia che costituisce il nocciolo dell'amore sia stata espressa con tale severità, con formula così terribile come nell'ultimo grido di José: Oui, c'est moi qui l'a tuée, Carmen, ma Carmen adorée….”

Friedrich Nietzsche (1844–1900) filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco
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“So assolutamente, o soldati, che le parole non aggiungono valore e che un esercito non diventa coraggioso da vile né forte da pavido per un discorso del generale. Quanto è grande il coraggio nell'animo di ciascuno per indole o per educazione, tanto grande è solito manifestarsi in guerra. Colui che né la gloria né i pericoli incitano, lo potresti esortare invano: il timore dell'animo tappa le orecchie. Ma io vi ho convocato per ammonirvi riguardo a poche cose e contemporaneamente per esporvi il motivo del mio piano. Invero certamente sapete, o soldati, qual grave danno abbiano portato a noi la viltà e l'indolenza di Lentulo, e anche a lui stesso, e per quale modo mentre aspettavo rinforzi dalla città, non sono potuto partire per la Gallia. Ora dunque a quale punto sia la nostra situazione, voi tutti lo capite insieme a me. Due eserciti nemici ci sbarrano la strada, uno dalla città e uno dalla Gallia; rimanere più a lungo in questi luoghi, anche se il nostro animo lo desidera moltissimo, lo impedisce la mancanza di frumento e di altre cose. Dovunque ci piaccia andare, bisogna aprirsi la strada con le armi. Perciò vi esorto ad essere forti e pronti e, quando entrerete in combattimento, a ricordare che voi portate nelle vostre mani destre ricchezze, onore, gloria, senza contare la libertà e la patria. Se vinceremo, non correremo più alcun pericolo; ci saranno vettovaglie in abbondanza, municipi e colonie spalancheranno le porte. Se, causa la paura, ci saremo ritirati, quei medesimi diventeranno ostili, nessun amico, nessun luogo potrà proteggere chi le armi non siano riuscite a proteggere. Inoltre, soldati, non è il medesimo bisogno ad incombere su di noi e su di loro: noi combattiamo per la patria, per la libertà, per la vita; per loro è superfluo combattere per il potere di pochi. Perciò, attaccate con maggior audacia, memori dell'antico valore! Vi sarebbe stato concesso passare la vita in esilio con il massimo disonore: alcuni di voi avrebbero potuto bramare a Roma, dopo aver perso le proprie, le ricchezze di altri. Poiché quelle azioni sembravano turpi ed intollerabili agli uomini, avete deciso di seguire queste. Se volete abbandonare questa situazione, c'è bisogno di coraggio; nessuno, se non da vincitore, ha mai cambiato in pace una guerra. In guerra il massimo pericolo è quello di coloro che di più hanno paura; il coraggio è considerato come un muro. Quando vi guardo, o soldati, e quando considero le vostre azioni, mi prende una grande speranza di vittoria. L'animo, l'età, il valore vostri mi incoraggiano, e la necessità, inoltre, che rende coraggiosi anche i pavidi. E infatti l'inaccessibilità del luogo impedisce che la moltitudine dei nemici possa circondarci. Se la fortuna si sarà opposta al vostro valore, non fatevi ammazzare invendicati, e neppure, una volta catturati, non fatevi trucidare come bestie piuttosto che lasciare ai nemici una vittoria cruenta e luttuosa combattendo alla maniera degli eroi!”

Lucio Sergio Catilina (-109–-62 a.C.) militare e senatore romano

Citato in Gaio Sallustio Crispo 1994

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“Nessuna grande scoperta è mai stata fatta senza una audace congettura.”

Isaac Newton (1643–1727) matematico, fisico, filosofo naturale, astronomo, teologo ed alchimista inglese

“L’estremo lembo dell’audacia è amare umilmente se stessi.”

Luigi Giussani (1922–2005) sacerdote e teologo italiano

libro Un evento reale nella vita dell'uomo: 1990-1991

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“Audacia (s. f.). Una delle più notevoli qualità dell'uomo quando è in una posizione inattaccabile.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 32
Dizionario del diavolo

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“La grande politica, quella delle risoluzioni audaci.”

Camillo Benso Cavour (1810–1861) politico e patriota italiano

da Scritti politici

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“Quando morì Papa Pacelli, nel fatale 9 ottobre del 1958, lo stesso mese e anno in cui la legge Merlin chiuse i bordelli, l'archiatra pontificio Riccardo Galeazzi Lisi, novello Griso, tradì il suo padrone fotografandolo in punto di morte e consegnando l'odioso bottino ai giornali. Fu la prima pubblica dissacrazione della più sessuale intimità: l'agonia e morte di un semidio. Ebbe così inizio l'inesorabile decadenza dell'eros in occidente. I figli dei fiori e il libero amore, le comunità promiscue e fumate, il culto della perversione, la tivù scollacciata e la moda burina, hanno propiziato la catastrofe. Che per eccitarsi, con risultati deprimenti, si faccia ricorso alle cassette porno, alla pedofilia e a tutto il resto, la dice lunga ma anche brevissima, dice frigidità. Sesso in pillole, pillole del giorno dopo che dovrebbero cancellare ogni conseguenza dell'amore e invece cancellano solo l'amore e il bambino generando odio e mostri; droghe che sforzandosi di potenziare l'eros in realtà lo anestetizzano, sicché l'urlo interiore: "chi sta scopando al mio posto!?". La parola d'ordine è "non pensare!", ma senza pensiero la sessualità langue. È il pensiero di compiere qualcosa di peccaminoso, di audace, d'irreparabile, di unico ed eterno, che conferisce all'atto sessuale una gloria incancellabile nonostante tutti gli accorgimenti. Il peccato provoca, interroga, costringe a pensare, fa sudare, stringe in una morsa dolorosa; scrollarsi di dosso il peccato, per molti l'unico appiglio al simbolico, comporta svaporare nell'immaginario più sfrangiato.”

Umberto Silva (1943) psicoanalista e scrittore italiano
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“Non conviene che il debole abbia lingua audace.”

2006, p. 245
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“Il tatto nell'audacia, è sapere fino a che punto ci si può spingere troppo avanti.”

Jean Cocteau (1889–1963) poeta, saggista e drammaturgo francese

da Il richiamo all'ordine

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“La fortuna aiuta gli audaci. Fortuna permettendo.”

Roberto Gervaso (1937) storico, scrittore, giornalista

La volpe e l'uva

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“Chiamo violenza un'audacia in riposo innamorata dei pericoli.”

Jean Genet (1910–1986) scrittore

Origine: Diario di un ladro, p. 29

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“[A proposito di I Canti di Maldoror] Quest'opera è apocalisse definitiva: tutto ciò che, nel corso dei secoli, si penserà e s'intraprenderà di più audace è qui formulato in anticipo, nella sua magica legge.”

André Breton (1896–1966) poeta, saggista e critico d'arte francese

Origine: Dall'introduzione di Lautréamont/Ducasse Opere Complete, Corti, 1953.

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“Tutti gli sciocchi sono audaci.”

Baltasar Gracián (1601–1658) gesuita, scrittore e filosofo spagnolo
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“A chi desidera acquisire un'idea intuitiva e non astratta della stessa, non mi riferisco all'Elena greca e neppure alla Lucrezia romana bensì alla Santissima Trinità, non posso consigliare di meglio che sognare niente, finché non si sia addormentato, ma al contrario, di vegliare nel signore e di esaminare attentamente questo periodo, dato che in esso è compreso il concetto palese. Innalzandoci sino alla sua altezza che dista gradini dal punto in cui ci troviamo e che galleggia in alto come una nuvola, e ci si presenterà il gigantesco "non"; avviciniamoci alla sua metà e ci spaventeremo per l'enorme "niente"; quando scenderemo poi nella sua profondità, entrambi si concilieranno ancora armoniosamente nel "non" che ci si presenterà dinanzi con una fiammeggiante eretta ed audace scrittura.
"Non", "niente", "non",
questo è il concetto intuitivo della Santissima Trinità, ma chi potrebbe scoprire quello astratto, dato che: "chi sale su in cielo e ne discende?", "chi nelle sue mani tiene il vento?", "chi nella sua veste raccoglie l'acqua?", "chi ha fatto nascere tutte le terre del mondo?", "Come si chiama, e come si chiama suo figlio? Sai tu questo?"”

Karl Marx (1818–1883) filosofo, economista, storico, sociologo e giornalista tedesco

dice Salomone il saggio.
Origine: Da Scorpione e felice – Romanzo Umoristico (Einige Kapitel aus SKorpion und Felix, Humoristischer Roman), a cura di Domenico Commisso e Gianni Jotti, traduzione di Lorenzo Compagnoni, Edizione Integrale La Piramide 1970, p. 73.

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“La paura creò gli dei, l'audacia ha creato i re.”

Prosper Jolyot de Crébillon (1674–1762) poeta e drammaturgo francese

da Xersès, I, 1

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“La fortuna aiuta gli audaci.”

X, 284
Audentes fortuna iuvat.
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“[Su Gandhi] Audace idealista, che ci trova consenzienti fino a un certo punto, ma ci obbliga poi a lasciarlo solo nel suo troppo sperare e volere.”

Carlo Formichi (1871–1943) orientalista italiano

citato in Gianni Sofri, Gandhi in Italia, Il Mulino, Bologna, 1988, p. 129. ISBN 88-15-01768-2

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“Il risultato mostra che la fortuna aiuta gli audaci.”

VIII, 29; 2009
[E]ventus docuit fortes fortunam iuvare.
Ab urbe condita, Proemio – Libro X
Origine: L'espressione «La fortuna aiuta gli audaci», utilizzata da Livio anche in un altro passo dell'opera (XXXIV, 37), si trova in molti autori latini, soprattutto in Terenzio Phorm. 1, 4, 25 (203); cfr. Cicerone Tusc. 2, 4, 11. Cfr. anche Publio Virgilio Marone.

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“Le decisioni impetuose e audaci in un primo momento riempiono di entusiasmo, ma poi sono difficili a seguirsi e disastrose nei risultati.”

XXXV, 32; 1997
[C]onsilia calida et audacia prima specie laeta, tractatu dura, eventu tristia esse.
Ab urbe condita, Libro XXXI – Libro XL

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“I popoli, come gli individui, hanno particolari inclinazioni: alcuni sono portati all'ira, altri all'audacia, altri alla viltà.”

Astimede: XLV, 23; 1997
Tam civitatium quam singulorum hominum mores sunt: gentes quoque aliae iracundae, aliae audaces, quaedam timidae.
Ab urbe condita, Libro XLI – Libro CXL
Origine: Capo di una delegazione rodiese a Roma.

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“Fauno: La troppa audacia torna spesso in danno.”

Giambattista Giraldi Cinzio (1504–1574) letterato, poeta e drammaturgo italiano

Atto II, Scena II
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“I giovani dovrebbero essere audaci.”

John Lyly (1554–1606) scrittore

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“Nelle situazioni difficili l'audacia è tutto!”
In rebus dubiis plurimi est audacia.

Publilio Siro scrittore e drammaturgo romano

Nelle circostanze critiche l'audacia è tutto.
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