Frasi su facoltà
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“Chiaroveggente (s. m. o f.). Persona, di solito donna, dotata della facoltà di vedere ciò che il suo cliente non vede, cioè anzitutto che è uno stupido.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 47
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“[Parlando di Gustavo Rol] L'uomo più sconcertante che io abbia conosciuto. Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l'altrui facoltà di stupirsene.”

Federico Fellini (1920–1993) regista e sceneggiatore italiano

Origine: Citato in Alberto Bevilacqua, Nessuna meraviglia: semplicemente Rol https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/12/Nessuna_meraviglia_semplicemente_Rol_co_0_00031210356.shtml, Corriere della Sera, 12 marzo 2000, p. 34.

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“7º I sostenitori del senso interno intendono per bello l'idea che certi oggetti suscitano nella nostra anima e per senso interno del bello la facoltà che abbiamo di accogliere questa idea; osservano che gli animali hanno delle facoltà simili ai nostri sensi esterni, e che anzi le hanno qualche volta superiori alle nostre; ma che non ce n'è nessuno che mostri quello che intendiamo per senso interno. Un essere, continuano, può dunque avere interamente la nostra medesima sensazione esterna, senza cogliere però le somiglianze e i rapporti tra gli oggetti; può anche discernere quelle somiglianze e quei rapporti senza sentirne un grande piacere; d'altra parte le pure e semplici idee della figura e delle forme, ecc., sono qualcosa di distinto dal piacere. Il piacere può trovarsi là dove le proporzioni non sono considerate né conosciute, e può mancare per quanta attenzione si rivolga all'ordine e alle proporzioni. Come chiameremo dunque questa facoltà che agisce in noi senza che sappiamo bene il perché? Senso interno.
8º Questa denominazione è fondata sul rapporto tra la facoltà che essa designa e le altre facoltà. Tale rapporto consiste principalmente nel fatto che il piacere che ci fa provare il senso interno è differente dalla conoscenza dei princìpi. La conoscenza dei princìpi può accrescerlo o diminuirlo; ma questa conoscenza non si identifica con esso né è la sua causa. Questo senso dà un piacere necessario; poiché la bellezza e la bruttezza di un oggetto rimangono sempre le stesse per noi anche se abbiamo tutte le intenzioni di giudicare diversamente. Un oggetto sgradevole non ci può parere bello per il solo fatto che è utile; un bell'oggetto, anche se è nocivo, non per questo ci sembra brutto. Prometteteci il mondo intero in ricompensa per costringerci a trovare bella la bruttezza e brutta la bellezza; aggiungete al premio le più terribili minacce, voi non porterete nessun cambiamento alle nostre percezioni e al giudizio del senso interno: la nostra bocca potrà lodare o biasimare a vostro piacere; ma il senso interno rimarrà incorruttibile.”

Denis Diderot (1713–1784) filosofo, enciclopedista, scrittore e critico d'arte francese

2001, pp. 18-20
Trattato sul bello

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“A mio parere, c'è l'esigenza di comprendere le facoltà cognitive del pollo domestico più di quelle di qualsiasi altra specie perché è l'unico uccello che abbiamo scelto per l'allevamento intensivo. Il Gallus gallus domesticus è di fatto la specie aviaria più sfruttata e meno rispettata.”

Lesley Joy Rogers (1943) neuroscienziata australiana

Origine: Da The Development of Brain and Behaviour in the Chicken; citato in Jeffrey Moussaieff Masson, Il maiale che cantava alla luna: la vita emotiva degli animali da fattoria, traduzione di Giuditta Ghio, il Saggiatore, Milano, 2009, p. 64 https://books.google.it/books?id=FxVqF8tllcYC&pg=PA64. ISBN 978-885650133-9

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“Oratoria (s. f.). Congiura fra pensiero e azione ai danni delle facoltà intellettive. Una forma di tirannide in parte temperata dalla stenografia.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 129
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“Astuzia (s. f.). Facoltà che distingue gli animali o le persone deboli da quelle forti.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 31
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“[Dopo l'ordine di ritirata totalitaria in Cirenaica] Duce, gli ultimi avvenimenti hanno fortemente depresso i miei nervi e le mie forze, tanto da non consentirmi di tenere più il comando nella pienezza delle mie facoltà. Se per falso sentimento di amor proprio lo facessi, mi sentirei grandemente colpevole. Ho cercato in tutti i modi di far comprendere la verità. Non sono stato ascoltato. Sono sicuro che una nuova energia potrà rendere assai più di me nella fase risolutiva delle operazioni, che qui si preparano.”

Rodolfo Graziani (1882–1955) generale e politico italiano

Origine: da Africa Settentrionale (1940-1941), pp. 236 - 37
Origine: Citato in Angelo Del Boca, La tragica fine della X armata e del suo comandante http://www.fondazione-bondonipastorio.eu/DelBoca_TragicaFine_L.pdf, "I sentieri della ricerca. Rivista di storia contemporanea" 3, 2006, pp. 73-90.

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“Sono trascorsi 5 minuti dalle ore 14 di sabato 5 ottobre. Siamo nel 2002 e i professori Francesco Mazzoleni, Cristiano Dominici, Roberto Bracaglia si riuniscono nei locali del dipartimento di Scienze ortopediche, ricostruttive e del lavoro dell'Università degli studi di Firenze. «Dopo lunga, attenta e approfondita discussione nella quale intervengono ripetutamente tutti i presenti, la commissione delibera all'unanimità vincitore della valutazione comparativa Giulia Lo Russo». Ecco il giudizio: «Ottime le qualità e l'impegno scientifico della candidata: è adatta a ricoprire il ruolo di ricercatore universitario». Alle ore 14,30 termina la seduta. Lunga discussione? Ma come: letto, approvato e sottoscritto in 25 minuti per un posto che durerà tutta la vita? Già perché la concorrente era l'unica a partecipare. Un posto per tutta la vita che fa gola solo ad una persona… Giulia Lo Russo è figlia dell'ordinario Domenico Lo Russo. Entrambi lavorano presso l'università di Firenze nella facoltà di Medicina, in Chirurgia plastica. Quindi la candidata era la figlia del prof ed è stata l'unica a presentarsi, altro che valutazione comparativa come scrivono i commissari. Che fortuna! Alla seconda prova scritta è stato "estratto" il seguente tema: «Il lembo di muscolo grande gluteo». Poteva essere estratto, e già questa è una fortuna, anche il muscolo piccolo oppure quello medio. Eppure è uscito il grande. «Che grande colpo di gluteo!»”

Origine: Parentopoli, p. 144

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“Mi resta ancora da esaminare i tre quesiti proposti ai tavoli delle firme da Beppe Grillo. Molti che hanno firmato distinguono infatti la firma di quei quesiti dall'adesione al "grillismo". La distinzione è assolutamente legittima: si può firmare anche valutando il movimento dei "Vaffa" per ciò che è. Ma esaminiamoli nella sostanza quei tre quesiti. Il primo stabilisce che tutti i cittadini che concorrono a cariche elettive debbano essere scelti attraverso elezioni primarie preliminari. Questo principio mi sembra meritevole di essere accolto. Il Partito democratico, tanto per dire, ha deciso di farlo proprio. Tutto sta a come saranno organizzate queste primarie. Grillo per esempio ha definito una "mascalzonata" l'esclusione di Pannella e di Di Pietro dalle candidature per la leadership del Pd, ignorando che entrambi fanno parte di altri partiti e anzi li guidano e non hanno accettato di abbandonarli all'atto della candidatura. Come se un nostro condomino, invocando questa qualifica, pretendesse di decidere assieme a noi e ai nostri figli questioni strettamente familiari. Dov'è la logica? Il secondo quesito vieta ai membri del Parlamento di farne parte per più di due legislature. Questo divieto è una pura sciocchezza. Ci obbligherebbe a rinunciare ad esperienze talvolta preziose. Forse anche a molti vizi acquisiti durante l'esercizio del mandato. Ma quei vizi non possono essere presupposti e affidati all'automatismo di una norma. Spetta agli elettori discernere tra vizi e virtù e decidere del loro voto. Per di più una norma automatica del genere sarebbe incostituzionale perché priverebbe l'elettore di una sua essenziale facoltà che è quella di poter votare per chi gli pare. Che cosa sarebbe successo per esempio se nei primi anni Cinquanta fosse stato impedito agli elettori democristiani di votare una terza volta per De Gasperi, a quelli comunisti per Togliatti, ai socialisti per Nenni e ai repubblicani per Pacciardi o La Malfa? Il terzo quesito – impedire ai condannati fin dal primo grado di giurisdizione di far parte del Parlamento – sembra a prima vista ineccepibile. Per tutti i reati? E fin dal primo grado di giurisdizione? La presunzione d'innocenza è un principio sancito dalla nostra Costituzione; per modificarlo ci vuole una legge costituzionale, non basta una legge ordinaria. I reati d'opinione andrebbero sanzionati come gli altri? Quando Gramsci, Pertini, Saragat, Pajetta, furono arrestati io credo che gli elettori di quei partiti li avrebbero votati e mandati in Parlamento se un Parlamento elettivo fosse ancora esistito e se quei partiti non fossero stati sciolti d'imperio. Personalmente ho fatto un'esperienza in qualche modo consimile: entrai alla Camera dei deputati nel 1968 sull'onda dello scandalo Sifar-De Lorenzo nonostante o proprio perché ero stato condannato in primo grado dal tribunale di Roma. Lo ricordo perché è un piccolissimo esempio di una proposta aberrante.”

Eugenio Scalfari (1924) giornalista, scrittore e politico italiano
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“Nel romanzo lo scrittore spiega tutte le sue facoltà, fra le quali la poesia tiene il primo posto: non vi aleggia come un angelo custode, ma ne è l'intima sostanza, proprio come facevano i nostri avi col poema.”

Aldo Palazzeschi (1885–1974) scrittore e poeta italiano

Origine: Dall'intervista di Mario Picchi, Sono nato poeta, muoio prosatore, La Fiera letteraria, IV 46, 13 novembre 1949, pp. 1-2.

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“Voto (s. m.). Simbolo e strumento della facoltà che ha ogni libero cittadino di dimostrarsi uno sciocco e di rovinare il proprio paese.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 181
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“Abbiamo detto, parlando dell'anima umana, che si tratta di una sostanza provvista della facoltà di pensiero. Gli animali posseggono certamente questa facoltà. Essi hanno, quindi, un'anima. L'anima degli animali è forse immortale? Sì, e ciò le deriva proprio dalla sua natura, che è spirituale.”

Pierre Massuet (1698–1776)

Origine: Da Eléments de Philosophie moderne (1752); citato in Jean Prieur, Gli animali hanno un'anima, traduzione di Nerina Spicacci, Edizioni Mediterranee, Roma, 2006, p. 15 http://books.google.it/books?id=VneGTjLchuQC&pg=PA15. ISBN 88-272-0828-3

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“Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepción con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista) ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell’astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità; quello che non gli perdonarono mai fu l’indifferenza. L’indifferenza e l’intelligenza.”

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Variante: Il giorno in cui non lo si vide più a passeggio per le vie di Concepciòn con i suoi libri sotto il braccio, sempre correttamente vestito (al contrario di Stein, che si vestiva come un barbone), diretto alla Facoltà di Medicina o a fare la coda davanti a qualche teatro o cinema, quando si volatilizzò, insomma, nessuno ne sentì la mancanza. Molti si sarebbero rallegrati della sua morte. Non per questioni strettamente politiche (Soto era simpatizzante del Partito Socialista, ma niente di più, simpatizzante, nemmeno un elettore fedele, io direi che era un sinistroide pessimista), ma per ragioni di natura estetica, per il piacere di vedere morto chi è più intelligente e più colto di te ed è privo dell'astuzia sociale di nasconderlo. Scriverlo adesso sembra una bugia. Ma era così, i nemici di Soto sarebbero stati capaci di perdonargli persino la sua mordacità: quello che non gli perdonarono mai fu l'indifferenza. L'indifferenza e l'intelligenza.

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“All'inizio dell'anno scolastico, mi capita di chiedere ai miei studenti di descrivermi una biblioteca. Non una biblioteca pubblica. No, il mobile, quello dove si mettono i libri. E loro mi descrivono un muro. Una scogliera di sapere, rigorosamente ordinata, assolutamente impenetrabile, una parete contro la quale non si può fare altro che rimbalzare.
- E un lettore? Descrivetemi un lettore.-
- Un vero lettore?-
- Se volete, anche se non so cosa intendete per vero lettore.-
I più - rispettosi- fra loro mi descrivono il Padreterno in persona, una specie di eremita antidiluviano, seduto da sempre su una montagna di libri dei quali avrebbe succhiato il senso fino a capire il perché di tutte le cose. Altri mi abbozzano il ritratto di un individuo affetto da autismo profondo, talmente assorbito nei libri da andare a sbattere contro tutte le porte della vita. Altri ancora mi fanno un ritratto in negativo, applicandosi a enumerare tutto ciò che un lettore non è: non è sportivo, non è vivace, non è simpatico, non gli piace né il mangiare, né il vestirsi, né le auto, né la tivù, né la musica, né gli amici… altri, infine, più - strateghi- erigono davanti al professore la statua accademica del lettore consapevole dei mezzi messi a disposizione dai libri per accrescere le sue conoscenze e affinare le sue facoltà intellettuali. Alcuni mescolano questi diversi registri, ma non ce n'è uno, uno solo che descriva se stesso, o un membro della sua famiglia o uno degli innumerevoli lettori che incrocia tutti i giorni sulla metropolitana.”

Comme un roman

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“Ma io voglio che tu abbi per indubitato che a conoscere perfettamente i pregi di un’opera perfetta o vicina alla perfezione, e capace veramente dell’immortalità, non basta essere assuefatto a scrivere, ma bisogna saperlo fare quasi così perfettamente come lo scrittore medesimo che hassi a giudicare. Perciocché l’esperienza ti mostrerà che a proporzione che tu verrai conoscendo più intrinsecamente quelle virtù nelle quali consiste il perfetto scrivere, e le difficoltà infinite che si provano in procacciarle, imparerai meglio il modo di superare le une e di conseguire le altre; in tal guisa che niuno intervallo e niuna differenza sarà dal conoscerle, all’imparare e possedere il detto modo; anzi saranno l’una e l’altra una cosa sola. Di maniera che l’uomo non giunge a poter discernere e gustare compiutamente l’eccellenza degli scrittori ottimi, prima che egli acquisti la facoltà di poterla rappresentare negli scritti suoi: perché quell’eccellenza non si conosce né gustasi totalmente se non per mezzo dell’uso e dell’esercizio proprio, e quasi, per così dire, trasferita in se stesso. E innanzi a quel tempo, niuno per verità intende, che e quale sia propriamente il perfetto scrivere. Ma non intendendo questo, non può né anche avere la debita ammirazione agli scrittori sommi.”

Giacomo Leopardi (1798–1837) poeta, filosofo e scrittore italiano

Operette Morali: Essays and Dialogues

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