Frasi su bello
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“No, mi dicevo, non può essere bello un mondo dove le paure e gli entusiasmi spaventano i più, tesi come sono al risparmio di sé e dei propri sentimenti.”

Walter Bonatti (1930–2011) alpinista italiano

da Una rivisitazione. Magia del Monte Bianco (1984), p. 288
Montagne di una vita

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“Quando sento parlare di scout come di personaggi un po' rimbambiti mi dico: ma perché, è così bello essere scout! Anche la vita all'interno del gruppo delle Storie Tese è tipicamente scout, con una buona dose di goliardia e un atteggiamento che porta a rendersi utili agli altri.”

Elio (cantante) (1961) cantante, compositore e polistrumentista italiano

Citazioni di Elio
Origine: Da un'intervista di Mario Masi, Cento anni di scout http://mariomasi.wordpress.com/2007/11/01/cento-anni-di-scout/, Il giornale di San Patrignano, ottobre 2007, p. 34.

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“Scar Tissue è ciò che ti porti dietro dopo essere stato in battaglia e capisci quanto sia bello essere sopravvissuto.”

Anthony Kiedis (1962) cantante statunitense

Origine: Dal programma televisivo MTV Essential, MTV; visibile su YouTube.com https://www.youtube.com/watch?v=CS8fM4xHJcc.

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“Bello è un termine che noi applichiamo a innumerevoli esseri; ma per quanta sia la differenza tra questi esseri, bisogna concludere o che noi facciamo una falsa applicazione del termine bello, o che in tutti questi esseri c'è una qualità di cui il termine bello è il segno.
Questa qualità non può rientrare nel numero di quelle che costituiscono la loro differenza specifica; poiché in questo caso non ci sarebbe che un solo essere bello, o tutt'al più una sola specie bella di esseri.
Ma fra le qualità comuni a tutti gli esseri che chiamiamo belli, quale sceglieremo per identificare la cosa di cui il termine bello è il segno? Quale? È evidente, mi sembra, che dovrà essere quella la cui presenza li rende tutti belli; la cui maggiore o minore intensità (se essa è suscettibile di maggiore o minore intensità) li rende più o meno belli; la cui assenza rende impossibile che siano belli; che non può cambiare natura senza che il bello cambi specie, e la cui qualità opposta renderebbe sgradevoli e brutti i più belli; in una parola, quella grazie alla quale la bellezza comincia, aumenta, varia all'infinito, declina e scompare. Ora, non c'è che la nozione di rapporti che abbia questa virtù.
Chiamo dunque bello fuori di me tutto ciò che contiene in sé qualcosa che possa risvegliare nel mio intelletto l'idea di rapporti; e bello per me tutto ciò che risveglia quest'idea.
Quando dico tutto, escludo però le qualità relative al gusto e all'odorato; benché queste qualità possano risvegliare in noi l'idea di rapporti, non si chiamano belli gli oggetti in cui esse risiedono, quando li si considera dal punto di vista di queste qualità. Diremo un cibo eccellente, un odore delizioso, ma non un bel cibo, un bell'odore. Dunque, quando diciamo questo è un bel pesce, questa è una bella rosa, consideriamo nella rosa e nel pesce qualità diverse da quelle relative ai sensi del gusto e dell'odorato.
Se faccio distinzione tra tutto ciò che contiene in sé qualcosa che possa risvegliare nel mio intelletto l'idea di rapporti, e tutto ciò che risveglia questa idea, è perché bisogna ben distinguere le forme che sono negli oggetti dalla nozione che io ne ho. Il mio intelletto non mette nulla nelle cose e non ne toglie nulla. Che io pensi o non pensi alla facciata del Louvre, tutte le parti che la compongono hanno ugualmente questa o quella forma e questa o quella rispondenza tra loro: che ci siano degli uomini o meno, essa è bella ugualmente, ma soltanto per possibili esseri costituiti di corpo e di spirito come noi; poiché per altri essa potrebbe non essere né bella né brutta, o anzi essere brutta. Ne consegue che, benché non ci sia un bello assoluto, ci sono due specie di bello per noi, un bello reale e un bello percepito.”

Denis Diderot (1713–1784) filosofo, enciclopedista, scrittore e critico d'arte francese

2001, pp. 39-41
Trattato sul bello

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“[…] quando il pianto non è avvelenato dalla vergogna, il dolore fa bello e fortifica.”

Giuseppe Giusti (1809–1850) poeta italiano

dalla lettera a Giacinto Collegno, 10 dicembre 1847, vol. II, n. 323, p. 303
Epistolario

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“Berlinguer l'ho preso in braccio, Veltroni l'ho baciato. Rutelli è il più bello di tutti: che stia attento, appena lo vedo lo violento.”

Roberto Benigni (1952) attore, comico, showman, regista, sceneggiatore e cantante italiano

Origine: Citato in Buzzanca: spero vinca il sindaco http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/11/04/buzzanca-spero-vinca-il-sindaco.html?ref=search, La Repubblica, 4 novembre 1997.

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“Donna: mistero senza fine bello!”

La signorina Felicita ovvero la Felicità, [citation needed]
I colloqui

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“Domanda: "Cosa c'è fuori dal bar?". Risposta: "Fuori dal bar c'è fuori dal bar". Non ci sono più bottiglie allineate sotto la specchiera. C'è il disordine e, se ti vuoi specchiare, devi farlo in una vetrina di un negozio. Le auto vanno chissà dove. Rallentano come belve domate da un semaforo… poi ripartono. I bambini escono dalle scuole dove li aspettano le mamme e i maniaci. Tra qualche anno li aspetteranno le fidanzate e gli spacciatori di droga. Meglio così. È bello avere qualcuno che ti aspetta. Fuori del bar c'è il resto del mondo con la sua colonna sonora di clacson e di "stronzo, io venivo da destra". Fuori dal bar sei più basso. Nel bar eri più alto del juke-box, fuori sei più basso del grattacielo di fronte. Fuori dal bar ci sono i mendicanti sciolti sugli angoli come pupù di cani dopo la pioggia. Fuori del bar c'è il sole o la luna, a seconda di a che ora esci dal bar, a testimoniarti che il tempo è passato mentre tu finivi la birra, e che diventerai vecchio, vecchio, coi capelli bianchi come la schiuma della birra che hai bevuto per non pensarci. Fuori dal bar ci sono i cani randagi, quelli che vorrebbero avere un collare e al momento, purtroppo, hanno solo le pulci. Fuori dal bar ci sono gli ubriachi: quelli che sono stati buttati fuori dal bar. Fuori dal bar c'è un deserto pieno di gente. Meglio stare nel bar.”

Andrea G. Pinketts (1961–2018) scrittore, giornalista e drammaturgo italiano

da Spara pure, è un papero, in Sangue di yogurt

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“Più bello il fiore cui la pioggia estiva | lascia una stilla dove il sol si frange.”

Giovanni Pascoli (1855–1912) poeta italiano

Frammento da Pianto, da Pensieri
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“[Su Sergio Mattarella] È molto bello un uomo che si ricorda degli altri esseri umani. Quell'uomo, che avevo visto solo quando tirava fuori il corpo del fratello dalla macchina, adesso è Presidente della Repubblica. Avevamo fatto una decina di foto, io e Franco Zecchin. Oggi questa foto non è più la foto di allora, non è più mia, è entrata dentro la storia. Un Presidente della Repubblica che ha questo background non ci abbandona. Quello che non hanno fatto in precedenza gli altri, lo farà lui.”

Letizia Battaglia (1935) fotoreporter e politica italiana

Origine: Citato in Paolo Nicita, Letizia Battaglia, compleanno con la città. Un museo e uno spettacolo per la festa degli 80 anni http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/03/05/news/letizia_battaglia_compleanno_con_la_citta_un_museo_e_uno_spettacolo_per_la_festa_degli_80_anni-108858074/, Repubblica.it, 5 marzo 2015.

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“Lo so, sono molto bello. Ma la prego, ora cerchiamo di non pensarci.”

Jude Law (1972) attore britannico

Film The Young Pope

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“Non è il vestito bello che fa il signore, ma è piuttosto il vestito pulito.”

Carlo Collodi (1826–1890) scrittore italiano

libro Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino

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“A volte il fare uno scherzo cattivo lascia un gusto amaro, e Pin si trova solo a girare nei vicoli, con tutti che gli gridano improperii e lo cacciano via. Si avrebbe voglia d’andare con una banda di compagni, allora, compagni cui spiegare il posto dove fanno il nido i ragni, o con cui fare battaglie con le canne, nel fossato. Ma i ragazzi non vogliono bene a Pin: è l’amico dei grandi, Pin, sa dire ai grandi cose che li fanno ridere e arrabbiare, non come loro che non capiscono nulla quando i grandi parlano. Pin alle volte vorrebbe mettersi coi ragazzi della sua età, chiedere che lo lascino giocare a testa e pila, e che gli spieghino la via per un sotterraneo che arriva fino in piazza Mercato.
Ma i ragazzi lo lasciano a parte, e a un certo punto si mettono a picchiarlo; perché Pin ha due braccine smilze smilze ed è il più debole di tutti. Da Pin vanno alle volte a chiedere spiegazioni su cose che succedono tra le donne e gli uomini; ma Pin comincia a canzonarli gridando per il carrugio e le madri richiamano i ragazzi: – Costanzo! Giacomino! Quante volte te l’ho detto che non devi andare con quel ragazzo cosi maleducato! Le madri hanno ragione: Pin non sa che raccontare storie d’uomini e donne nei letti e di uomini ammazzati o messi in prigione, storie insegnategli dai grandi, specie di fiabe che i grandi si raccontano tra loro e che pure sarebbe bello stare a sentire se Pin non le intercalasse di canzonature e di cose che non si capiscono da indovinare. E a Pin non resta che rifugiarsi nel mondo dei grandi, dei grandi che pure gli voltano la schiena, dei grandi che pure sono incomprensibili e distanti per lui come per gli altri ragazzi, ma che sono più facili da prendere in giro, con quella voglia delle donne e quella paura dei carabinieri, finché non si stancano e cominciano a scapaccionarlo. Ora Pin entrerà nell’osteria fumosa e viola, e dirà cose oscene, improperi mai uditi a quegli uomini fino a farli imbestialire e a farsi battere, e canterà canzoni commoventi, struggendosi fino a piangere e a farli piangere, e inventerà scherzi e smorfie cosi nuove da ubriacarsi di risate, tutto per smaltire la nebbia di solitudine che gli si condensa nel petto le sere come quella".”

Italo Calvino (1923–1985) scrittore italiano

The Path to the Spiders' Nests

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“Ma in realtà è proprio il contrario, di più è di più è di più, più si sanguina più si dà. Queste cose, i dettagli, le storie e quant’altro, sono come la pelle di cui i serpenti si spogliano, lasciandola a chiunque da guardare. Che cosa gliene frega al serpente di dov’è la sua pelle, di chi la vede? La lascia lì dove ha fatto la muta. Ore, giorni o mesi dopo, noi troviamo la pelle e scopriamo qualcosa del serpente, quant’era grosso, quanto era lungo approssimativamente, ma ben poco altro. Sappiamo dove si trova il serpente adesso? A cosa sta pensando? No. Per quel che ne sappiamo, il serpente adesso potrebbe girare in pelliccia, potrebbe vendere matite a Hanoi. Quella pelle non è più sua, la indossava perché ci era cresciuto dentro, ma poi si è seccata e gli si è staccata di dosso, e lui e chiunque altro adesso possono vederla.

"E tu saresti il serpente?"
Certo. Io sono il serpente. E dunque, il serpente dovrebbe portare la pelle con sé, tenersela sempre sotto braccio? Dovrebbe farlo?

"No?"
No, certo che no! Non ha braccia, un serpente! Come cazzo fa a portarsi in giro la pelle? Per favore. Ma proprio come il serpente, io non ho braccia – metaforicamente parlando, voglio dire – per portare con me tutto quanto. E poi non sono più cose mie. Nessuna è mia. Mio padre non è mio, non in quel senso, almeno. La sua morte e quello che ha fatto non è roba mia. Né lo sono il modo in cui sono stato educato, né la mia città, né le sue tragedie. Come potrebbero essere mie cose del genere?
Ritenermi responsabile di mantenere il segreto su queste cose mi parrebbe ridicolo. Sono nato in una città e in una famiglia, e questa città e questa famiglia mi sono capitate. Non le possiedo. Sono di tutti. In condivisione. E mi piace, mi piace l’idea di averne fatto parte, morirei o ucciderei per proteggere coloro che ne fanno parte, ma non reclamo nessuna esclusività. Eccovi tutto. Prendetevelo. Fatene ciò che volete. Fatene buon uso. È come ottenere elettricità dai rifiuti. Fin troppo bello per essere vero, l’idea di poter creare qualcosa di buono da roba come questa.”

A Heartbreaking Work of Staggering Genius

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“Pertanto la nostra evoluzione naturale, con tutti i nostri impulsi e i nostri istinti più profondi, è avvenuta al fine di risolvere il problema economico. Ove questo fosse risolto, l'umanità rimarrebbe priva del suo scopo tradizionale. Sarà un bene? Se crediamo almeno un poco nei valori della vita, si apre per lo meno una possibilità che diventi un bene. Eppure io penso con terrore al ridimensionamento di abitudini e istinti dell'uomo comune, abitudini e istinti concresciuti in lui per innumerevoli generazioni e che gli sarà chiesto di scartare nel giro di pochi decenni.
Per adoperare il linguaggio moderno, non dobbiamo forse attenderci un "collasso nervoso" generale? […] Per chi suda il pane quotidiano il tempo libero è un piacere agognato: fino al momento in cui l'ottiene. Ricordiamo l'epitaffio che scrisse per la sua tomba quella vecchia donna di servizio: "Non portate il lutto, amici, non piangete per me che finalmente non farò niente, niente per l'eternità." Questo era il suo paradiso. Come altri che aspirano al tempo libero, la donna di servizio immaginava solo quanto sarebbe stato bello passare il tempo a fare da spettatore. C'erano, infatti, altri due versi nell'epitaffio: "Il paradiso risuonerà di salmi e di dolci musiche ma io non farò la fatica di cantare." Eppure la vita sarà tollerabile solo per quelli che partecipano al canto: e quanto pochi di noi sanno cantare!
Per la prima volta dalla sua creazione, l'uomo si troverà di fronte al suo vero, costante problema: come impiegare la sua libertà dalle cure economiche più pressanti, come impiegare il tempo libero che la scienza e l'interesse composto gli avranno guadagnato, per vivere bene, piacevolmente e con saggezza. […] Per ancora molte generazioni l'istinto del vecchio Adamo rimarrà così forte in noi che avremo bisogno di un qualche lavoro per essere soddisfatti. Faremo, per servire noi stessi, più cose di quante ne facciano di solito i ricchi d'oggi, e saremo fin troppo felici di avere limitati doveri, compiti, routines. Ma oltre a ciò dovremo adoperarci a far parti accurate di questo "pane" affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito tra quanta più gente possibile. Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono più che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi.”

John Maynard Keynes (1883–1946) economista britannico

Prospettive economiche per i nostri nipoti
Variante: La nostra evoluzione naturale, con tutti i nostri impulsi e i nostri istinti più profondi, è avvenuta al fine di risolvere il problema economico. Ove questo fosse risolto, l’umanità rimarrebbe priva del suo scopo tradizionale. Sarà un bene? Se crediamo almeno un poco nei valori della vita, si apre per lo meno una possibilità che diventi un bene. Eppure io penso con terrore al ridimensionamento di abitudini e istinti dell’uomo comune, abitudini e istinti concresciuti in lui per innumerevoli generazioni e che gli sarà chiesto di scartare nel giro di pochi decenni.
Per adoperare il linguaggio moderno, non dobbiamo forse attenderci un ‘collasso nervoso’ generale’?... Per chi suda il pane quotidiano il tempo libero è un piacere agognato: fino al momento in cui l’ottiene. Ricordiamo l’epitaffio che scrisse per la sua tomba quella vecchia donna di servizio: "Non portate il lutto, amici, non piangete per me che finalmente non farò niente, niente per l’eternità." Questo era il suo paradiso. Come altri che aspirano al tempo libero, la donna di servizio immaginava solo quanto sarebbe stato bello passare il tempo a fare da spettatore. C’erano, infatti, altri due versi nell’epitaffio: "Il paradiso risuonerà di salmi e di dolci musiche ma io non farò la fatica di cantare." Eppure la vita sarà tollerabile solo per quelli che partecipano al canto: e quanto pochi di noi sanno cantare!
Per la prima volta dalla sua creazione, l’uomo si troverà di fronte al suo vero, costante problema: come impiegare la sua libertà dalle cure economiche più pressanti, come impiegare il tempo libero che la scienza e l’interesse composto gli avranno guadagnato, per vivere bene, piacevolmente e con saggezza.... Per ancora molte generazioni l’istinto del vecchio Adamo rimarrà così forte in noi che avremo bisogno di un qualche lavoro per essere soddisfatti. Faremo, per servire noi stessi, più cose di quante ne facciano di solito i ricchi d’oggi, e saremo fin troppo felici di avere limitati doveri, compiti, routines. Ma oltre a ciò dovremo adoperarci a far parti accurate di questo ‘pane’ affinché il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito tra quanta più gente possibile. Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono più che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che è in ciascuno di noi.

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“Com'è bello essere nelle Tombe | dove l'Umore della Natura non penetra | né proiettile mai arriva.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

J1172 – F1246, vv. 5-8
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“Ma da dentro il bar | il cielo è grande solo la metà | Ma da dentro il bar | il cielo è bello solo la metà”

Gazzelle (cantante) (1989) cantautore italiano

da Démodé, n.6
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“È più dolce che il Mezzogiorno sia bello piuttosto che lo sia il Mattino, perché il Mezzogiorno è il culmine, e anche se il tuo Mattino avesse la Rugiada, non potresti scambiarlo.”

Emily Dickinson (1830–1886) scrittrice e poetessa inglese

a Mrs. Joseph A. Sweetser, inizio primavera 1884, 892
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“Se avessi fatto il vaccino non avrei avuto la malattia. Io adesso dico che è tutto bello, però so cosa si passa. Io ho avuto la fortuna di esserci, però il 97% delle persone di meningite muore. Di quel 3% che ci sono, molti sono depressi o chiusi in casa. Io sono la minima, minima parte di chi è riuscito a reagire.”

Beatrice Vio (1997) schermitrice italiana

Origine: Da un'intervista a Sky Tg 24; citato in Bebe Vio: il vaccino per la meningite? Me l'avevano sconsigliato, voi fatelo http://www.lastampa.it/2017/01/13/multimedia/italia/bebe-vio-il-vaccino-per-la-meningite-me-lavevano-sconsigliato-voi-fatelo-hMeomgS7fJ05W6gir2F0RN/pagina.html, Lastampa.it, 13 gennaio 2017.

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“Sarebbe bello se avessimo, come Cuba, abbastanza medici anche per esportarli in altri paesi! È meglio di quello che fanno i paesi ricchi, come esportare soldati o lanciare bombe contro le comunità povere. Da parte sua, Cuba esporta vita, amore, salute.”

Luiz Inácio Lula da Silva (1945) politico brasiliano

Origine: Citato in Lula Pens Thank You Letter to Cuban People For Their Generosity https://www.telesurenglish.net/news/Lula-Pens-Thank-You-Letter-to-Cuban-People-For-Their-Generosity-20181215-0021.html, telesurenglish.net.

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“Bello, per Dio; chi è l'autore?”

Franz Schubert (1797–1828) compositore austriaco di musica romantica

Origine: Citato in Giulio Confalonieri, La storia della musica.

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“[Riferendosi a Carlo Verdone] A Carlè, magari avessi avuto un figlio come te, anche se proprio bello nun sei… Oh, non giudicatelo dalla faccia perché Carlo è un ragazzo intelligente… A Carlè, io vorrei ave' l'età tua, cieco de n'occhio.”

Alberto Sordi (1920–2003) regista, attore, doppiatore, cantante

Origine: Citato in Roberto D'Agostino, Chi è, chi non è, chi si crede di essere, Arnoldo Mondadori, 1988. ISBN 8804313757

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“È più bello dare che ricevere. Specialmente se si tratta di gattini.”

Bing Crosby (1903–1977) attore, cantante

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“I vestiti coprono gran parte della vostra bellezza ma non nascondono ciò che non è bello.”

Khalil Gibran (1883–1931) poeta, pittore e filosofo libanese

Il Profeta

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“Tutto è assurdo e splendido simultaneamente. Delle lacrime in un sorriso: è l'aspetto più bello dell'umanità.”

Georges Clemenceau (1841–1929) politico francese

Origine: Citato in Enzo Biagi, Mille camere, Mondadori, Milano, 1984, p. 25.

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“Il bello ha l'aria facile, ed è proprio la cosa che il pubblico disprezza.”

Jean Cocteau (1889–1963) poeta, saggista e drammaturgo francese

Il gallo e l'arlecchino

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“La testimonianza dell'essere diventa incredibile per colui il quale non riesce più a cogliere il bello.”

Hans Urs Von Balthasar (1905–1988) presbitero e teologo svizzero

La percezione della forma

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“In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico del bello, c'è realmente la presenza di Dio. C'è quasi una specie di incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per questo ogni arte di prim'ordine è, per sua essenza, religiosa.”

Simone Weil (1909–1943) scrittore, filosofo

Origine: Citato in Benedetto XVI, Incontro con gli Artisti nella Cappella Sistina http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2009/november/documents/hf_ben-xvi_spe_20091121_artisti_it.html, 21 novembre 2009.

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“Liga con arte l'artefice: il bello dell'artefice è arte.”

Giordano Bruno (1548–1600) filosofo e scrittore italiano

art. 3, 2000, p. 97

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“Ligato sono da parecchie cose; sento dunque che parecchi mi ligano, perché diverse e distinte sono le gradazioni del bello.”

Giordano Bruno (1548–1600) filosofo e scrittore italiano

art. 6, 2000, p. 97

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“Tanti sono i generi e le diversità del bello, tanti, si intende, sono i generi e le diversità delle ligature.”

Giordano Bruno (1548–1600) filosofo e scrittore italiano

art. 7, 2000, p. 137

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“Dove si è stati fanciulli tutto è bello e santo.”

Origine: Bella è la gioventù, p. 31

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“Leggi quello che hai scritto, e ogni volta che trovi un passo che ti sembra particolarmente bello, cancellalo.”

Samuel Johnson (1709–1784) critico letterario, poeta e saggista britannico

citato in James Boswell, Vita di Samuel Johnson, 30 aprile 1773