Frasi su cliente

Una raccolta di frasi e citazioni sul tema cliente, due-giorni, vita, essere.

Frasi su cliente

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“Vi racconto una piccola atroce storia per capire quale possa essere talvolta la posizione del potere politico dentro una vicenda mafiosa, una storia vecchia di alcuni anni fa e che oggi non avrebbe senso e che tuttavia in un certo modo interpreta tutt'oggi il senso politico della mafia. Nel paese di Camporeale, provincia di Palermo, nel cuore della Sicilia, assediato da tutta la mafia della provincia palermitana, c'era un sindaco democristiano, un democristiano onesto, di nome Pasquale Almerico, il quale essendo anche segretario comunale della DC, rifiutò la tessera di iscrizione al partito ad un patriarca mafioso, chiamato Vanni Sacco ed a tutti i suoi amici, clienti, alleati e complici. Quattrocento persone. Quattrocento tessere. Sarebbe stato un trionfo politico del partito, in una zona fino allora feudo di liberali e monarchici, ma il sindaco Almerico sapeva che quei quattrocento nuovi tesserati si sarebbero impadroniti della maggioranza ed avrebbero saccheggiato il Comune. Con un gesto di temeraria dignità, rifiutò le tessere.
Respinti dal sindaco, i mafiosi ripresentarono allora la domanda alla segreteria provinciale della DC, retta in quel tempo dall'ancora giovane Giovanni Gioia, il quale impose al sindaco Almerico di accogliere quelle quattrocento richieste di iscrizione, ma il sindaco Almerico, che era medico di paese, un galantuomo che credeva nella DC come ideale di governo politico, ed era infine anche un uomo con i coglioni, rispose ancora di no. Allora i postulanti gli fecero semplicemente sapere che, se non avesse ceduto, lo avrebbero ucciso, e il sindaco Almerico, medico galantuomo, sempre convinto che la Dc fosse soprattutto un ideale, rifiutò ancora. La segreteria provinciale s'incazzò, sospese dal partito il sindaco Almerico e concesse quelle quattrocento tessere. Il sindaco Pasquale Almerico cominciò a vivere in attesa della morte. Scrisse un memoriale indirizzato alla segreteria provinciale e nazionale del partito denunciando quello che accadeva e indicando persino i nomi dei suoi probabili assassini. E continuò a vivere nell'attesa della morte. Solo, abbandonato da tutti. Nessuno gli dette retta, lo ritennero un pazzo visionario che voleva continuare a comandare da solo la città emarginando forze politiche nuove e moderne.
Talvolta lo accompagnavano per strada alcuni amici armati per proteggerlo. Poi anche gli amici scomparvero. Una sera di ottobre mentre Pasquale Almerico usciva dal municipio, si spensero tutte le luci di Camporeale e da tre punti opposti della piazza si cominciò a sparare contro quella povera ombra solitaria. Cinquantadue proiettili di mitra, due scariche di lupara. Il sindaco Pasquale Almerico venne divelto, sfigurato, ucciso e i mafiosi divennero i padroni di Camporeale. Pasquale Almerico, per anni, anche negli ambienti ufficiali del partito venne considerato un pazzo alla memoria.”

Giuseppe Fava (1925–1984) scrittore, giornalista e drammaturgo italiano

da I Siciliani, gennaio 1983

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“Occorre prestare attenzione al sacrificio che, spesso inconsapevolmente, richiediamo agli animali per sfamarci. Voi direte: è la catena alimentare. Io vi dico che è una catena alimentare non alla pari: un formichiere può mangiare solo formiche, un uomo può scegliere. La possibilità di scelta fa la differenza.
Basterebbe ascoltare anche una volta sola come si lamentano le aragoste, per non aver più voglia di mangiarne nemmeno un boccone. Ho letto con apprensione il saggio di uno scrittore americano, David Foster Wallace, dal titolo Considera l'aragosta. L'autore dedica decine di pagine al consumo del famoso crostaceo raccontando con dovizia scientifica, dati alla mano, che la prelibata bestiola dei fondali marini, quando viene immersa viva nell'acqua bollente non solo soffre, ma soffre lentamente perché non muore di colpo. Motivo in più per lasciar perdere, e lasciar vivere.
Io, da quando mi sono imbattuto in quella lettura, non le mangio. Evito i ristoranti con l'acquario in bella mostra, quelle specie di galere acquatiche in cui l'aragosta è segregata con le chele bloccate da un lacciolo, fino a quando un cliente non la sceglie, decretando la sua fine. Unica consolazione mi proviene dal conto sicuramente salato che quel commensale si troverà a fine pasto. Ma è una magra consolazione.”

Maurizio Costanzo (1938) giornalista, conduttore televisivo e autore televisivo italiano

Origine: Preferisco i cani (e un gatto), p. 77

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“Una delle più penose condizioni per i gelosi (e gelosi sono tutti nella nostra vita di società) è trovarsi costretti a quelle relazioni mondane che mettono in una grande e pericolosa intimità gli uomini e le donne. Bisogna diventar ridicoli oppure permettere l'intimità nei balli, l'intimità tra i medici e le loro clienti, l'intimità con gli artisti, i pittori e specialmente i musicisti. Le persone si occupano insieme della più nobile tra le arti, la musica: perciò è necessaria quella tale intimità, e quell'intimità non ha nulla di biasimevole: soltanto un marito scioccamente geloso può vedervi qualcosa di male. E intanto tutti sanno che proprio a mezzo di occupazioni, e specialmente della musica, avviene la maggior parte degli adultèri nel nostro mondo. Evidentemente li avevo messi nella medesima situazione penosa nella quale mi trovavo io: per un pezzo non mi riuscì di dir nulla. Ero come una bottiglia capovolta dalla quale l'acqua non esce perché è troppo piena. Volevo ingiuriarlo, scacciarlo, ma invece sentivo che dovevo invece mostrarmi amabile e affettuoso con lui. E così feci. Finsi di approvare tutto, per quello stesso strano sentimento che mi obbligava a rivolgermi a lui con tanta maggiore gentilezza quanto più la sua presenza mi era penosa. Gli dissi che mi affidavo al suo gusto e consigliai lo stesso a mia moglie. Egli rimase ancora un poco, quanto bastava per cancellare la sgradevole impressione che aveva prodotto la mia subitanea entrata nella stanza, con quel viso stravolto e quel mio silenzio, e poi se ne andò, figurando di aver finalmente deciso quel che si dovesse suonare. Io ero interamente persuaso che a paragone di ciò che li preoccupava la questione dei pezzi da suonare era per loro senza alcuna importanza.”

Lev Nikolajevič Tolstoj (1828–1910) scrittore, drammaturgo, filosofo, pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo

cap. XXI, 1968

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“La prostituzione in Italia non è reato quando chi la esercita è maggiorenne e lo fa per libera scelta… Chi ricorre al sesso a pagamento non è una persona squallida da punire ma un libero cittadino, spesso solo, anziano, vedovo o non particolarmente attraente.”

Vladimir Luxuria (1965) attrice, attivista e conduttrice televisiva italiana

citato in Don Benzi e Pollastrini con Amato: punire i clienti delle prostitute http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/10_Ottobre/09/dmart.shtml, Corriere.it, 10 ottobre 2006

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“Io non so se Dio esiste, ma se non esiste ci fa una figura migliore.”

Stefano Benni (1947) scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano

Galles, barista del bar "Apocalypso", ad un cliente
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“I clienti avevano una sola ragion d'essere, quella di servire da combustibile alle mie azioni.”

Amélie Nothomb (1967) scrittrice belga

Origine: Diario di Rondine, p. 61

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“I menu dei ristoranti tipici dovevano sempre avere degli errori di ortografia, in modo che i clienti si cullassero in un falso senso di superiorità.”

Terry Pratchett (1948–2015) scrittore e glottoteta britannico

Serie del Mondo Disco, 15. All'anima della musica (1994)

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“Ogni cliente può ottenere un'auto colorata di qualunque colore desideri, purché sia nero.”

Henry Ford (1863–1947) imprenditore statunitense

Origine: Traduzione letterale di una nota a riguardo del Modello T, nel 1909, pubblicato nella sua autobiografia My Life and Work (1922) Capitolo IV, [p. 71-72]

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“I medici senza clienti si chiamano scienziati.”

Pitigrilli (1893–1975) scrittore e aforista italiano
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“Avevo lasciato questo pianeta, abbandonando i poveri terrestri alle loro occupazioni tanto molteplici quanto inutili; finalmente vivevo nello splendore scintillante delle stelle, che mi apparivano grandi come milioni di soli! In altre occasioni non ero riuscito ad ottenere quel tipo di illuminazione per le scene delle mie opere: nel grande teatro dell'Opéra i fondali troppo spesso rimangono in ombra. Ormai non dovevo più rispondere alle lettere, avevo detto addio alle prime rappresentazioni, alle discussioni letterarie e a tutto ciò che vi si mescolava.
Niente giornali, niente cene, niente notti agitate!
Ah! se avessi potuto consigliare ai miei amici di raggiungermi dove mi trovavo. Non avrei esitato a chiamarli a me. Ma l'avrebbero fatto?
Prima di ritirarmi in questo soggiorno lontano avevo scritto le mie ultime volontà (un marito infelice avrebbe approfittato di questa occasione testamentaria per scrivere con voluttà «Le Mie Prime Volontà»). Avevo soprattutto espresso il desiderio di essere inumato a Egreville, vicino alla dimora familiare nella quale avevo vissuto per tanto tempo. Oh! Il buon cimitero! In aperta campagna: in un silenzio che si conviene a coloro che vi abitano.
Avevo evitato che si evitasse di appendere alla mia porta quelle tende nere, fatte apposta per i clienti. Desideravo che una vettura anonima mi facesse lasciare Parigi. Il viaggio, secondo le mie volontà, aveva avuto luogo alle otto di mattina. Un paio di giornali della sera ritennero di dover informare i loro lettori della mia morte.
Alcuni amici – ne avevo ancora la sera prima – andarono ad informarsi dal mio portinaio se la notizia era vera, e lui rispose: «Ahimè! Monsieur è partito senza lasciare indirizzo.» E la sua risposta era vera, perché non sapeva dove mi portasse quella macchina.
All'ora di pranzo, alcuni conoscenti mi fecero l'onore di condolersi; nel pomeriggio si parlò dell'avvenimento addirittura nei teatri, qua e là:
«– Adesso che è morto non lo eseguiranno più così spesso, vero?
«– Sapete che ha lasciato un'opera inedita? Ma non smetterà mai di togliere il lavoro alla gente?
«– Io, parola mia, gli volevo bene! Nelle sue opere avevo sempre dei grossi successi!
Ed era una bella voce di donna a dire quest'ultima frase.
Dal mio editore, piangevano: mi volevano tanto bene!
A casa mia, Rue de Vaugirard, mia moglie e mia figlia, i miei nipoti i miei bisnipoti erano riuniti: e nei singhiozzi quasi provavano una consolazione.
La mia famiglia doveva arrivare a Egreville la sera stessa del mio seppellimento.
E la mia anima (l'anima sopravvive al corpo) sentiva venire tutti questi rumori dalla città che avevo abbandonata. Man mano che la macchina me ne allontanava, le parole, i rumori, si confondevano, e io sapevo, visto che mi ero fatto costruire da parecchio tempo la tomba, che la fatal pietra, una volta sigillata, sarebbe diventata nel giro di poche ore la porta dell'oblio.”

Jules Massenet (1842–1912) compositore francese

da Epilogo in cielo, l'Echo de Paris, 11 luglio 1912; citato nell'epilogo a Don Quichotte, prefazione di Piero Faggioni, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli 1985, p. 84

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“Uno spauracchio per me quei salumi di quel tetro negozio che tanto hanno ispirato Bigas Luna, ero costretto a fare il "cascherino" che dalle mie parti sta per colui che porta al domicilio del cliente la spesa ordinata. Mi sentivo il cane che porta il giornale al padrone, da lì la scelta di chiamarmi Bobby. (Da Chiamami Città”

Roberto Mattioli (1963) conduttore televisivo e conduttore radiofonico italiano

quindicinale di Rimini e provincia, del 26 giugno 1996, di Giuliano Ghirardelli; http://www.robertomattioli.com/materiale/RStampa/1996ChiamamiCitta01_G.jpg)

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“Borg-McEnroe non è una rivalità. È La rivalità. E non solo nel tennis, non solo nello sport, ma nell'ideale confronto, in assoluto, fra due opposti. Il bianco e il nero, Il buono e il cattivo. Pochi esseri umani sono stati così differenti nell'aspetto e nei comportamento, come il biondo svedese di ghiaccio e l'incontrollabile americano riccioluto. Se poi ci aggiungi che sono stati due campioni e sono entrati in rotta di collisione sullo scenario più famoso ed importante, il Centre Court di Wimbledon, e in due finali consecutive, ecco che gli ingredienti della sfida diventano imbattibili. […] Lo stile Bjorn era freddo (all'apparenza) e diligentissimo, John era vulcanico e maleducato. Borg fece esplodere la popolarità del tennis come una rock-star: coi capelli lunghi da vikingo, la passata, le magliette Fila con le righine verticali, era assediato dalle adolescenti e dagli sponsor, e diventò il primo cliente del colosso dei manager sportivi, la Img; McEnroe sfoderava un marchio storico – peraltro italianissimo, Tacchini –, ma era soprattutto Genius, cioè genio e sregolatezza, l'idolo dei contestatori, la bomba ad orologeria, il Pierino, che molti odiavano e che moltissimi adoravano. Insieme, Ice-Borg e SuperMac, così diversi, ma così intimamente legati e persino amici, hanno fatto esplodere la popolarità del tennis. Che, da sport paludato e d'elite. è diventato sport mondiale, veicolo di costume ed ha invaso la tv.”

Origine: Da Con Borg-McEnroe il tennis è mondiale http://archiviostorico.gazzetta.it/2008/novembre/14/Big_match_Con_Borg_McEnroe_ga_10_081114058.shtml, Gazzetta dello Sport, 14 novembre 2008.

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“Ci sono tante persone e tanti professionisti dell'aiuto al Terzo mondo, a cominciare dai signori o da certe signore che vediamo dottoreggiare nelle trasmissioni in prima serata, che in realtà sono più che altro clienti degli hotel a 5 stelle. Alla faccia dei veri poveri.”

Mario Borghezio (1947) politico italiano

Origine: Borghezio sulla Urru: "Volontariato nel Terzo mondo moda cattocomunista", 5 marzo 2012 http://frontierenews.it/2012/03/caso-urru-borghezio-volontariato-nel-terzo-mondo-dannosa-moda-cattocomunista/,

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“I clienti sono interessati soprattutto a qualità, assistenza e valore.”

Philip Kotler (1931) economista statunitense

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“Le aziende vincenti trasformano in vincenti anche i propri clienti.”

Philip Kotler (1931) economista statunitense

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“Il cliente, il pubblico, è un bambino di undici anni, neppure tanto intelligente.”

Silvio Berlusconi (1936) politico e imprenditore italiano

citato in Curzio Maltese, Come ti sei ridotto, Feltrinelli, Milano 2006

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“Io credo che la posizione di Buffon sia totalmente da giustificare e comprendere. Lui è pagato per giocare, è pagato soltanto per fare il risultato sul campo. Ci sono gli arbitri, i guardialinee, il quarto uomo, eccetera che possono decidere se una cosa è regolare o non regolare, corretta o non corretta. Quindi io giustifico perfettamente Buffon, come giustifico, tanto per toccare la mia professione, un avvocato che pur magari a conoscenza della responsibilità del proprio cliente lo difende cercando di utilizzare gli strumenti che la legge gli consente.”

Maurizio Paniz (1948) avvocato e politico italiano

dalla trasmissione radiofonica alla puntata del La Zanzara, Radio24, 27 febbraio 2012 http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=palermo-notav-lega-nord-primarie-pd-buffon-mills-berlusconi-prescrizioni; citato in Alessandro Gilioli, Piovono rane, Coming out http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/02/28/coming-out/, Espresso.it, 28 febbraio 2012

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“La mafia non ha mai strangolato il proprio cliente, la mafia prende il pizzo, il 10 per cento. Qui siamo nella mafia che ha preso un'altra dimensione, strangola la propria vittima.”

Beppe Grillo (1948) comico, attore, attivista, politico e blogger italiano

Origine: Citato in Giuseppe Pipitone, Per Beppe Grillo la politica strangola, Cosa nostra no. "Parole da mafioso" http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04/30/beppe-grillo-politica-strangola-mafia-parla-come-mafioso-senza-essere-originale/213609/, Il Fatto Quotidiano, 30 aprile 2012.

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“Chiaroveggente (s. m. o f.). Persona, di solito donna, dotata della facoltà di vedere ciò che il suo cliente non vede, cioè anzitutto che è uno stupido.”

Ambrose Bierce (1842–1914) scrittore, giornalista e aforista statunitense

1988, p. 47
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“Strano uomo, Pogo. Un vago alcolismo e certe fissazioni lo facevano apparire a un osservatore superficiale, come uno strambo trentenne, signore e padrone del proprio taxi e della propria vita. Un caratterista. Una macchietta di Rorschach.
Poi improvvisamente, nel corso di una conversazione casuale, ciò che era sembrato pittoresco, folcloristico, diventava inquietante, e Pogo, da qualche misterioso recesso da qualche sacca di conoscenze acquisite forse in qualche sua precedente vita, confondeva Arquà Petrarca, nei Colli Euganei, con Arqa Tagh nella catena del Kum Lun in cui si trova l'Ulugh Muz Tag coi suoi 7.723 metri d'altezza. I suoi interlocutori sbigottivano: che Pogo conoscesse tutti i nomi delle strade di Milano, era giustificato dal provvisorio ruolo di taxista, ma che Pogo annoverasse tra le informazioni in suo possesso, insospettabili, dettagliatissime notizie sulle catene montuose della Cina occidentale, sui grandi mammiferi, sulla lavorazione del vetro, sui crostacei decapodi bracuri, e su Randit Singh, il leone del Punjab, colorava il mistero di mistero.
Pogo era antico. Forse c'era sempre stato. E poteva essere pericoloso come una creatura abissale di Lovecraft. Il cliente di Pogo gli chiedeva: "Mi potrebbe portare a Premadio. È una frazione di…" si sentiva immediatamente rispondere: "Del comune di Valdidentro. Dove c'è la centrale idroelettrica che ha, se non sbaglio, una potenza di 144 megawatt".
"È sorprendente. Come fa a saperlo?"
"Saranno cazzacci miei. Babbo di minchia."”

Origine: Il senso della frase, p. 47

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“Non vi è peggior schiavitù di quella che s'ignora.”

Salvatore Veca (1943) filosofo italiano

p. 7

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